Oristano 24 Febbraio
2014
Cari amici,
La Chiesa del Carmine, parte
integrante del complesso dell’ex convento dei Carmelitani, si trova proprio nel
centro storico di Oristano, in via del Carmine. Le sue dimensioni non sono
grandi, anzi potremo definirla una vera e propria meravigliosa “bomboniera”, considerato
che secondo il critico d’arta Corrado Maltasericca essa è la massima
espressione del rococò in Sardegna, anzi di più: “un vero gioiello
dell’architettura rococò in Italia". La piccola Chiesa, è l’opera più
significativa dell'architetto piemontese Giuseppe Viana, presente alla fine del
Settecento in Sardegna per diverse committenze acquisite dalle due grandi famiglie
di Oristano del periodo: quella dei marchesi d’Arcais (che gli commissionarono
il palazzo sito in C.so Umberto, oggi sede di rappresentanza della Provincia) e
quella dei Vitu Soto, per i quali pare realizzò anche il monumentale portale
della loro proprietà terriera alle porte di Oristano.
La Chiesa era l’appendice
del più grande e strutturato complesso dei carmelitani di Oristano
(comprendente chiesa e convento), progettato dal Viana nel 1776. La positiva valutazione
dell’interessante progetto, fatta l’anno successivo dal Collegio degli Edili di
Torino, fece ottenere al Viana il titolo di architetto regio. L'opera,
commissionata dal nobile don Damiano Nurra, marchese d'Arcais e interamente da
lui finanziata, venne donata nel 1782 ai frati carmelitani. L’imponente opera,
ancora non del tutto completata all’atto della donazione venne terminata nel 1785. I carmelitani lo
utilizzarono quasi per un secolo: la loro permanenza durò fino al 1866.
Allievo di Benedetto
Alfieri, il Viana arrivò in Sardegna nel 1771, con incarichi di misuratore
militare alle dipendenze degli ufficiali ingegneri piemontesi facenti capo al
Corpo Reale di Artiglieria, che tanta parte ebbero non solo nelle
fortificazioni ma anche nella costruzione di importanti monumenti
architettonici dell'isola. Il complesso del Carmine, che comprende la chiesa e
il convento, si estende per una lunghezza di quasi 40 metri e un’altezza di 15
lungo la via omonima. Sulla facciata del convento si inseriscono, in modo
regolare, porte e finestre contornate da semplici cornici. All’interno un
chiostro quadrangolare è fiancheggiato su ogni lato da un porticato.
La
facciata è austera e imponente, appena movimentata dal susseguirsi delle
finestre, dal bassorilievo raffigurante la Vergine del Carmelo, collocato sul
portale d’accesso, e, sullo stesso asse, da una elegante balaustrata in ferro
battuto.
La chiesa, che si
innesta ai lati S ed E del complesso; presenta una facciata in arenaria,
scandita da lesene lisce e poco rilevate sormontate da capitelli ionici. Al
centro, sopra l'ampio portale, sono inseriti una lapide marmorea e lo stemma
della casa D'Arcais a cui apparteneva don Damiano Nurra che finanziò l'opera.
Nella parte alta della facciata una grande finestra reniforme si inserisce,
spezzandoli, tra la leggera cornice marcapiano e il timpano, al di sopra del
quale un pilastrino barocco supporta una piccola croce. In posizione arretrata
rispetto alla facciata si inseriscono la torre campanaria e la cupola, entrambe
rivestite da coloratissimi coppi maiolicati.
L'interno, ben proporzionato ed
armonioso, presenta un'unica navata, sulla quale si affacciano quattro
identiche cappelle.
Nella zona presbiteriale si aprono, illuminandola, le
arcate della galleria sopraelevata che circonda l'altare, mentre un alto e
luminoso tiburio regge la cupola ellittica, tipicamente rococò. Le numerose e
ampie aperture, le tonalità vivaci degli intonaci, le delicate penombre
all’interno delle grandi nicchie laterali e nelle tribunette che si affacciano
sulla navata e sul presbiterio, sembrano ampliare, maggiorare e movimentare,
l’esiguo spazio dell’edificio, estremamente curato anche negli arredi lignei,
marmorei e in ferro battuto. Degni di menzione, in particolare, l'altare
maggiore, con la statua della Madonna del Carmelo, e il pulpito, entrambi
marmorei.
Il complesso
conventuale, dopo l’abbandono dei Carmelitani nel 1866 divenne sede del Comado
del Carabinieri, fino alla costruzione della loro nuova sede edificata in “lottizzazione
Cualbu”. Dismesso dall’arma il complesso subì una lunga ristrutturazione ed
oggi è sede del “Consorzio Uno”, l’Università di Oristano. La Chiesa, anch’essa
dopo lunghi e pazienti restauri, è oggi sì un gioiello, ma non è aperta al
pubblico! Non essendo Parrocchia a se stante, ma gestita direttamente da parte
dell’Arcidiocesi, è affidata alle cure della Confraternita della Madonna del
Carmine, che la apre in occasione dei solenni festeggiamenti alla Madonna.
Estemporaneamente vi vengono anche svolte conferenze, celebrazioni liturgiche o
riunioni cattoliche. I Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme la utilizzarono anni fa come base del percorso processionale verso
la Cattedrale, in occasione delle investiture dei nuovi cavalieri e dame dell’Ordine.
Ecco, cari amici, un
altro grande gioiello della nostra Oristano. Spesso chiusa, questa Chiesa meriterebbe
migliore attenzione, perché la sua unicità in Sardegna, potrebbe essere un
interessante veicolo di richiamo turistico, in una Oristano che, spesso non sa
valorizzare i suoi gioielli!
Ciao a tutti.
Mario
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