Oristano 20 Febbraio 2014
Cari
amici,
quand’ero
ragazzo nel mio piccolo paese di nascita, Bauladu, le strade erano ancora poco
più che sentieri in terra battuta e ai bordi delle strade e delle case o degli
spazi non calpestati, l’erba cresceva spontanea. Nello spiazzo (chiamarla
piazza o piazzetta sarebbe troppo lusso…) dove confluiva anche la via dove
abitavo io, c’era un angolo dove crescevano rigogliose, oltre l’erba, la borragine, la cicoria e una
curiosa pianta che come frutti portava appesi dei piccoli cocomeri che al tocco
anche leggero della mano “esplodevano” catapultandosi lontano. Era ovvio che,
mancando quasi totalmente i giocattoli, l’attrazione che questa “pianta
esplosiva” esercitava su noi ragazzi era notevole. L’unico inconveniente era che
l’esplosione lanciava in aria anche il succo dei piccoli cocomeri che, colpendo
mani e viso, era particolarmente irritante; anche portarsi alla bocca le mani umide
di questo denso succo, era terribile: non solo aveva un sapore amarissimo ma
irritava ed infiammava le mucose, anche se subito dopo correvamo alla fontanella pubblica a sciacquarci
abbondantemente il viso e la bocca. Questo vegetale, che come piantina assomigliava
molto a quella del cocomero sia per le foglie che per i fiori, era da noi chiamato
“cucumbiri de moenti” (liberamente tradotto in “cetriolo d’asino”).
Allora
certo non lo avremo mai sospettato, ma questa pianta, apparentemente modesta,
era invece particolarmente evoluta sotto molti aspetti: le sue proprietà, oltre
a farne un’erba officinale, evidenziano anche un sistema di riproduzione
particolarmente avanzato. Attentamente studiata in laboratorio la pianta ha
dimostrato una capacità straordinaria di modificare la pressione idrostatica
all’interno dei sui frutti, tale da essere in grado di proiettare i semi a
notevole distanza, consentendo così una sua “riproduzione abbastanza lontana” dalla
pianta madre nel territorio circostante. Oggi, amici, è proprio di questa
pianta che voglio parlarvi: il cocomero asinino, sotto certi aspetti, è proprio
una meraviglia della natura. Ecco la sua scheda tecnica.
Il Cocomero asinino - Ecballìum elaterium (I.)
A. Rich. – appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae, la
stessa del melone, cetriolo, zucca e zucchine. E’ presente nei Paesi del
Mediterraneo ed in Italia si trova facilmente a diverse altitudini: dal mare (lungo
le coste) fino alle zone collinari, risultando più diffusa soprattutto nel
Meridione. È una specie erbacea perenne a fusto strisciante lungo più di 1 m.
con rami brevi, eretti, piuttosto grossi e carnosi. Il fusto è coperto di peli
rigidi di colore biancastro che lo rendono ruvido al tatto. Le foglie, alterne,
sono lungamente picciolate e presentano una lamina di forma ovale allungata. La
base fogliare è inciso-cordata, l’apice acuto, il margine fogliare è
dentellato. Anche la foglia presenta una superficie scabra per la presenza di
ispidi peli. I fiori (fioritura da maggio a Settembre) sono disposti
all’ascella delle foglie, suddivisi in due sessi: i maschili sono raggruppati
in piccoli racemi, i femminili invece sono solitari e presentano un peduncolo
eretto e molto allungato, che dopo la fecondazione continua a svilupparsi fino
a incurvarsi bruscamente alla sommità. I frutti sono bacche ovoidali, verdi,
ruvidamente pelosi, lunghi fino a 5 cm, a forma di cetriolo, particolarmente amari
di sapore, che contengono numerosi piccoli semi bruni; questi frutti sono
dotati di un particolare meccanismo di disseminazione: basta una leggera
pressione perché essi si stacchino dai loro peduncoli e scaglino lontano il
loro contenuto, costituito da semi e da un liquido amaro, fortemente irritante
per la pelle.
Alla
maturità, infatti, il frutto tende a staccarsi dal peduncolo: alla sua inserzione
si forma un’apertura rotonda dalla quale, per la forte pressione interna,
vengono proiettati a distanza i semi e un liquido dal sapore amarissimo.
La singolarità del sistema “eiaculatorio” di dispersione dei semi nel
cocomero asinino risponde ad un’esigenza ovvia per una pianta ecologicamente
aggressiva che vive in un habitat abbastanza arido e incolto: far crescere le
piante figlie il più lontano possibile dalla pianta madre, al fine di evitare
competizioni fratricide per suolo ed acqua e per estendere al massimo il
controllo del territorio. Il meraviglioso meccanismo previsto da madre natura
prevede una serie di sistemi ad orologeria e la produzione finale di un ordigno
esplosivo a pressione con annessa canna ad anima liscia! Il sistema di propulsione
incorporato abbina il turgore cellulare, l’osmosi e una morfologia apposita,
combinando aspetti legati alla forma ed alla disposizione dei tessuti con la
tipologia e la localizzazione di sostanze chimiche precise, come vedremo tra
poco.
II
cocomero asinino era ben noto agli antichi Greci e Romani per le sue drastiche
proprietà purgative. Viene infatti citato nei testi di Ippocrate e di
Dioscoride. Nei secoli successivi però questa pianta, altamente tossica se non
utilizzata alle dosi terapeutiche, fu per lungo tempo abbandonata. Nel sec. XIX
il cocomero asinino venne nuovamente studiato e utilizzato come purgativo,
soprattutto in Inghilterra: nella farmacopea inglese rimase presente fino ai
primi anni di questo secolo. Il principio attivo di quest’erba costituito dalla
elaterina (ne contiene di due tipi, elaterina Alfa e elaterina Beta), una
sostanza particolarmente potente e potenzialmente tossica, se non usata in dosi
severamente controllate. L’uso incontrollato dei liquidi della pianta, anche solo
per contatto, può causare fastidiose infiammazioni alle mucose, sia all'interno
della bocca che agli occhi e, se ingerito, il succo della pianta può provocare
seri disturbi gastrointestinali.
Pur nella
grande cautela necessaria, alle giuste dosi, i principi attivi della pianta hanno
proprietà terapeutiche utili: purgative (elaterina beta), per la cura
della sinusite e delle infezioni della pelle, in particolare quelle molto
contagiose come la scabbia. Il principio attivo presente
nella radice, essendo particolarmente idrosolubile, risulta avere buone proprietà
antinfiammatorie ed analgesiche. Con la radice della pianta, prima macerata e
poi bollita nell'aceto, si effettuano massaggi per attenuare i dolori da
artrite nonché il gonfiore delle gambe. Il liquido della bollitura, inoltre,
può essere impiegato per eseguire sciacqui frequenti della bocca allo scopo di
attenuare il mal di denti. Oggi, comunque, il cocomero asinino trova impiego quasi
esclusivamente in veterinaria.
Oltre le
sue “pericolose” proprietà medicinali, la pianta è stata studiata di recente anche
per il suo particolare meccanismo di espulsione dei semi. Nei laboratori si
analizza, con nuove strumentazioni, questa sua “particolare proprietà idraulica”,
capace di proiettare in modo eccellente i suoi semi per la riproduzione, anche
a distanze importanti, calcolate in diversi metri dalla pianta. I suoi frutti presentano, infatti, un pericarpo elastico, formato da
diversi strati di cellule in grado si resistere in modo dinamico (mi piego ma
non mi spezzo) alla pressione interna sempre crescente. Il tessuto che lo compone è essenzialmente un collenchima capace, grazie
ad accumuli di polisaccaridi negli spazi intercellulari, di deformarsi di
fronte ad uno stress meccanico durante il rigonfiamento ed abbastanza elastico
da restituire spinta durante lo svuotamento esplosivo, come un laccio
emostatico pieno d’acqua a ferragosto. Al suo interno i semi si trovano immersi
in un tessuto parenchimatico formato da cellule molto ampie e piene di
mucillagini, che in prossimità della maturazione incorporano per osmosi una
grande quantità di acqua, sino a raggiungere una pressione interna prossima a
14 Bar. Le loro pareti sono sottili ed al massimo del turgore risultano tese
come corde di violino o meglio, come sottilissimi diaframmi di cristallo: una
semplice vibrazione, dovuta ad un urto, ne determina la rottura a catena,
stravolgendo in pochi istanti il precario equilibrio dell’interno del frutto e
scaricando la forza della pressione sui tessuti circostanti.
In
prossimità dell’attaccatura al peduncolo i tessuti del piccolo cetriolo sono invece
meno elastici e meno resistenti e formano un “invito alla rottura programmata”,
che ricorda quello delle fialette in vetro. Per effetto dell’improvviso aumento
della pressione all’interno, il frutto si stacca dal picciolo mettendo in
comunicazione l’interno e l’esterno, con un rilascio del liquido mucillaginoso
che viene sparato fuori “a lupara”, anche grazie alla contrazione elastica di
rimbalzo delle pareti collenchimatiche. Il frutto ha sempre una posizione
inclinata, non casuale: eventuali esperti di balistica potranno confermare che
un angolo di uscita tra i 40 ed i 60° assicura la massima gittata ad un corpo
in moto parabolico. Non Vi sembra, cari amici, una straordinaria “fucilata”
naturale che neanche il laboratorio umano più sofisticato riuscirebbe a
concepire?
La
straordinaria proprietà di questa pianta è stata fonte di ispirazione per un’analoga
applicazione tecnologica da parte dell’uomo, sebbene per ora limitata alla fase
puramente sperimentale. Giusto l’anno scorso alcuni ricercatori hanno messo a
punto un sistema di nano particelle (da intendersi come sistemi di veicolazione
di farmaci) in grado di espellere il loro contenuto all’esterno mimando la
dinamica dell’Ecballìum elaterium. Questo innovativo lavoro, pubblicato su “Soft
Matter”, è un interessante esempio di ispirazione naturale applicata alla
tecnologia più avanzata. Un problema connesso alla sperimentazione di nano
particelle nel rilascio di farmaci risiede nella loro limitata stabilità
chimico-fisica e nella difficoltà a trovare un grilletto che le faccia scattare
a comando, ad aprirsi solo dove e quando vogliamo, evitando che il loro
prezioso contenuto possa degradarsi o agire dove non deve. Nello specifico, il
sistema messo a punto prevede il rilascio controllato di un principio attivo o
di un’emulsione racchiusi in una sferetta di idrogel delle dimensioni di pochi
nanometri, che funge da navicella.
Cari
amici, che dire di più? La natura è uno straordinario laboratorio che, giorno
dopo giorno, se sappiamo essere umili, ci può insegnare ancora tanto! La natura
è un sistema perfetto, creato dal Buon Dio per darci tutto ciò che ci
necessita, ma attraverso l’utilizzo della nostra ragione e delle nostre
capacità intellettive: senza esagerare, però, perché l’uomo cercando di imitare
Dio, spesso ha fatto disastri che si sono rivelati addirittura irrimediabili.
Grazie
dell’attenzione.
Mario
6 commenti:
buongiorno...grazie fratello che hai scritto cosi bello articolo ne ero interesata molto a questa pianta perche e molto difusa qiu a foiano della chiana..ma ero ammaricata che non si puo mangiare hahahah pensavo che forse cotti citriolini ancora verdi potrebbeno esse comestibili dato che se cera veleno poteva vaporizare..
Grazie Mario mi hai aiutato molto e io ricambio con la diffusione delle tue informazioni su FB Ecballìum elaterium. Leggete questo interessante articolo http://amicomario.blogspot.it/.../il-cocomero-asinino...
Visti in questi giorni per la prima volta.....sparano come dei razzetti
Trovato oggi 9 febbraio 2019 un unico esemplare in Valpolicella vr....grazie delle info
Ho visto x la prima volta questa pianta dalle parti di Ceva mi ha molto incuriosita la particolarità grazie x l'informazione
شكرا على المعلومات
النبات قد أثار فضولي
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