Oristano 19 Febbraio
2014
Cari amici,
lo abbiamo visto tutti
con i nostri occhi: in Sardegna ha votato il 52,23% degli aventi diritto,
addirittura con un calo di 15 punti in meno rispetto al 2009. Non che non ci
siano ragioni a sufficienza per essere demoralizzati, stanchi, affamati e
delusi, ma la ricetta adottata per protestare è la peggiore: l’astensione.
Tanto per essere chiari il comportamento messo in atto assomiglia a quello del
malato che, stando davvero male, decide di non prendere le medicine! Potrà mai
guarire? E’ ovvio che, in quel modo, non solo non guarirà ma potrebbe presto
morire.
Il caos politico nazionale
non risparmi la Sardegna che evidenzia anch’essa
una netta spaccatura in due parti, con differenze minime di schieramento tra
destra e sinistra. Ha vinto la sinistra, frutto in parte anche di errori
commessi dall’altra parte (distacco del gruppo Pili) e del “voto disgiunto”,
per un Cappellacci poco gradito, perché la conta dei voti di lista avrebbe
dato, invece, la vittoria alla destra. Non è mia intenzione aprire su questo
blog un dibattito politico su queste elezioni, sui sottili motivi di chi ha
vinto e di chi ha perso, ma solo fare alcune semplici riflessioni da cittadino
che, guarda caso, quest’anno non ha neanche potuto esprimere il suo diritto di
voto (chi è curioso sui motivi può dare uno sguardo alla mia riflessione su
questo blog del 17.2).
Il dato più
preoccupante di questa tornata elettorale è proprio l’astensione. Mi viene un
dubbio: se il M5S avesse presentato la lista cosa sarebbe successo? Forse che,
catalizzando un bella fetta dei voti degli astenuti, sarebbe stato il primo
partito? Il dubbio è forte! Un altro
dubbio che mi tormenta è quello relativo al poco gradimento ricevuto dal
movimento “Sardegna Possibile” di Michela Murgia. Possibile che gli scontenti
di entrambi gli schieramenti, che non sono andati al voto, non abbiano voluto,
almeno per protesta, riversare tutta la
loro insoddisfazione almeno su una coalizione sarda? Pensano, forse, che ci
debba pensare il Padreterno a risolvere i problemi che assillano l’Isola?
Davvero un mistero!
Per i vincitori, dopo i
brindisi, i festeggiamenti, le nottate di baldoria, sarà necessario rimboccarsi
subito le maniche. Accredito Pigliaru di una seria capacità professionale e
morale, e sono certo che cercherà di mettersi subito al lavoro per mettere
insieme i primi atti che dovranno, senza alcun dubbio affrontare nodi terribili
che si stanno incancrenendo: lavoro per i giovani, meno burocrazia, meno tasse,
sostegno alla scuola, trasporti, continuità territoriale, costi di produzione
competitivi, a partire dall’energia. Chissà che la contemporaneità
dell’elezione di Pigliaru come Governatore e di Renzi come Presidente del Consiglio,
non ci porti, finalmente, quanto in passato ci è stato negato. La Sardegna ha
un grande potenziale che, però, è necessario saper far “fruttare” nel modo
migliore. Razionalizzando l'utilizzo delle risorse: coste, artigianato, agricoltura biologica,
archeologia, allevamento ovino e bovino, (senza dimenticare quello del
cavallo), possono diventare i settori trainanti dell’economia sarda, che
potrebbero far passare in secondo piano le pesanti e inquinanti industrie di trasformazione
(alluminio e petrolio) che in passato ci sono state pesantemente imposte.
Caro Presidente
Pigliaru, hai voluto la bicicletta? Adesso pedala, perché da sardo con forti radici
barbaricine conosci bene il DNA dei sardi: diffidenti e individualisti ma che
sanno dare l'anima: amare, soffrire e anche odiare, con una intensità ad altri sconosciuta!
Auguri! Ne hai proprio
bisogno, come ne ha bisogno la Sardegna intera!
Mario
Nessun commento:
Posta un commento