Oristano 23 Febbraio
2014
Cari amici,
in Sardegna l’antico
detto “nemo profeta in patria”
sembra trovare particolare accoglienza. Difficile che il sardo accrediti gli
altri di capacità superiori alle sue, in
tutti i campi dello scibile, ma in particolare nel campo artistico. Nell’Oristanese,
poi, questo mancato riconoscimento sembra addirittura regola imperante,
considerato il modo in cui, solo per citare alcuni nomi, abbiamo ignorato un
commediografo come Antonio Garau, un pittore come Corriga o un letterato-poeta
come Peppetto Pau. Lo stesso oblio, sostiene la figlia di Stanis Dessy, Paola, è
stato applicato a Suo padre che in una recente intervista (in occasione della
mostra oristanese del Luglio dello scorso anno) riferendosi al padre ha
dichiarato: “Lo hanno definito il più nazionale degli artisti sardi, eppure, ancora
oggi, la sua estesa produzione non ha trovato casa. Non a Sassari, dove papà ha
vissuto e lavorato, non ad Arzana, dove è nato, non a Cagliari, il capoluogo a
vocazione turistica. Dapprima mancavano i fondi, poi gli spazi, adesso
chissà…”.
Amarezza, quella della
figlia Paola, ampiamente condivisa, se pensiamo alla “grandezza” artistica del
padre, figura poliedrica e sicuramente fra i numeri uno della Sardegna del
Novecento. Questa mia riflessione vorrebbe oggi ripercorrere con Voi la luminosa carriera di questo grande artista
che, come tutti riteniamo, meriterebbe migliore considerazione.
Stanis Dessy nasce il
24 agosto del 1900 ad Arzana (Nuoro), dove il padre è medico condotto. Dal
1906
al 1916 frequenta studi regolari a Cagliari, ma non porta a termine gli studi
classici perché decide di seguire la sua prorompente vocazione artistica.
Con
una borsa di studio messagli a disposizione dal Comune di Cagliari nel 1917 si trasferisce
a Roma, dove frequenta i corsi dell’Istituto Superiore di Belle Arti. Tra i
suoi maestri sono Duilio Cambellotti, Giovanni Prini, Paolo Paschetto, Camillo
Innocenti, Onorato Carlandi. È vicino però soprattutto ad Antonino
Calcagnadoro, che gli trasmette la passione per il disegno e l’acquerello. A
Roma frequenta gli ambienti della rivista Valori Plastici ed entra in contatto con
Balla e Marinetti.
Nel 1921 lascia Roma e
rientra a Cagliari, dove incontra artisti più maturi come Filippo Figari, Luigi
Caldanzano e Felice Melis Marini. Per qualche tempo insegna disegno presso la
Scuola di Rieducazione per Mutilati. Privo di uno studio proprio, è accolto nel
laboratorio di ceramica dello scultore Francesco Ciusa, sotto la guida del
quale sperimenta la scultura, realizzando gessi e figurine in terracotta. Nella
primavera del 1921 debutta come pittore e scultore nella Mostra del Circolo
Universitario Cattolico. Verso il 1922 esegue la decorazione per il Teatro
all’aperto del Lido di Cagliari, in uno stile futurista che risente
dell’influenza di Balla. Nel 1924 Si fidanza con Ada Dessì, figlia del
numismatico e archeologo dilettante Vincenzo Dessì, proprietario a Sassari di
una tipografia. Nel 1925 partecipa alla III Biennale Romana, alla mostra
navigante a bordo della nave “Italia” in crociera per l’America del Sud, e ad
una sua “personale” alla Mostra d’Arte Regionale di Cagliari. In questo periodo
apprende da Felice Melis Marini la tecnica dell’acquaforte.
Nel 1926 decide di
stabilirsi a Sassari. Qui entra in contatto con gli artisti Mario Delitala,
Mario Paglietti ed Eugenio Tavolara. Esegue un ciclo di paesaggi e marine per
la Sala delle Conferenze del Palazzo delle Ferrovie di Cagliari, realizza i
fregi decorativi per le facciate di alcune stazioni del Sulcis, e disegna una
serie di 50 panche per le sale d’attesa. In questi anni trova
maggior interesse per la xilografia, tecnica che aveva già iniziato ad
incuriosirlo. Grazie alla ricca biblioteca d’arte dell’amico Silvio Prunas de
Quesada, può approfondire la propria conoscenza dei grandi incisori del passato.
Si interessa anche di ceramica: ne crea alcune che vengono realizzate dalla
Bottega d’Arte Ceramica di Federico Melis, a Cagliari. Nel giugno 1929 sposa
Ada Dessì.
Gli anni ’30 lo vedono
impegnato in più fronti: mostre al museo Sanna di Sassari, mostra
internazionale d’incisione a Chicago ed alla Biennale di Venezia, a cui
aggiunge un lungo soggiorno a Parigi, con la moglie, dove studia più a fondo
gli impressionisti. Tornato a Sassari si dedica anima e corpo al suo lavoro,
dividendosi tra pittura e xilografia. La
critica nazionale vede ormai in lui uno dei protagonisti della “scuola sarda
della xilografia”, della quale gli altri maggiori esponenti sono Mario Delitala
e Remo Branca. Fra i tre artisti corrono stretti legami d’amicizia e un fitto scambio
di lettere. In questi anni suoi importanti lavoro sono: la decorazione della Cattedrale
di Alghero e la realizzazione della grande tela “S. Francesco predica agli
uccelli” per la chiesa di Orani. Si dedica anche con
passione all’acquaforte, e unitamente a Delitala e Branca, contribuisce a far
si che la scuola sarda di xilografia sia considerata fra le migliori nel campo
dell’incisione.
Gli anni della guerra
lo vedono sfollato a Padria, dove l’artista realizza numerosi acquerelli con
vedute di paesaggio. Già dal 1945 collabora con la rivista antifascista “Riscossa”
di F. Spanu Satta, e con il giornale sardista “Il Solco”. Negli anni ’50, dopo
la pausa bellica, riprende con le mostre: nel 1951 partecipa
come incisore alla Biennale di Venezia, anche se, in questo periodo, ha abbandonato
quasi completamente la xilografia per dedicarsi all’acquaforte. Nel
1953 è eletto membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Negli
anni ’60 si susseguono per Lui mostre e “personali”, sia pittoriche che di
xilografia. Nel 1965 ampio spazio è dedicato alla sua produzione
incisoria nel volume di Remo Branca, “La xilografia in Sardegna”. Negli anni
successivi collabora come critico d’arte per La Nuova Sardegna, tiene mostre e,
nel 1970, si ritira dall’insegnamento. Nel 1975 è colpito da un ictus, ma non
abbandona la sua attività: non appena dimesso riprende con forza ad incidere e
disegnare. Nel 1977 la città di Sassari gli rende omaggio con una grande mostra
antologica di incisioni, promossa dall’Amministrazione Provinciale. La sua
attività continua fino al 1986: muore, infatti, il 21 ottobre di quell’anno nella
sua casa di Sassari.
Una carriera davvero
eccezionale quella di Stanis Dessy, maturata in lunghi anni di studio ed
impegno in tutti i campi dell’arte pittorica, incisoria e decorativa. Oristano,
nel Luglio dello scorso 2013, ha voluto dedicargli una “personale”
retrospettiva alla Pinacoteca Carlo Contini che ha avuto un ampio successo.
Presente all’inaugurazione la figlia Paola, che nell’intervista rilasciata
prima dell’apertura ha dichiarato: “La Sardegna non è stata generosa con mio
padre, né con lui né con Giuseppe Biasi, ma sono convinta che non si sia trattato
di ingratitudine”. A sostegno di quanto affermato Paola ha affermato
che il
desiderio di dedicare uno spazio adeguato ai due grandi artisti c’è sempre
stato, anche se il progetto non è mai decollato a causa delle troppe beghe
politiche e dei troppi intoppi burocratici. “E pensare che mia sorella Laura Amelia,
nel caso trovassero un luogo adeguato, avrebbe intenzione di regalare un
centinaio dei suoi lavori, compreso il famoso autoritratto. Io stessa ho raccolto
tutte le incisioni, più di 500, ed è un mio profondo desiderio poter vedere
tutta la sua opera sparsa in giro per il mondo finalmente raccolta in un bel
museo”, ha continuato Paola.
120 le opere esposte ad
Oristano che hanno dato un’immagine inedita di uno dei protagonisti dell’arte
del primo Novecento in Sardegna e offerto una lettura originale dell’itinerario
artistico del maestro arzanese, attraverso un percorso espositivo fatto di oli,
acquerelli, incisioni e disegni che hanno consentito, grazie anche alla
presentazione di numerose opere inedite, il riscontro delle affinità tra temi e
tecniche espressive, permettendo di scoprire la grandezza coloristica e il
virtuosismo tecnico dell’artista.
Anche Nuoro più recentemente (nel Dicembre
dello scorso anno) ha voluta rendere omaggio al grande artista, con una
retrospettiva che abbraccia un vasto arco temporale della sua vita artistica,
allestita presso il Museo Francesco Ciusa, inaugurata alla
presenza del Sindaco e dell’Assessore alla cultura. Un omaggio dovuto, tardivo
ma efficace, per farlo conoscere ai molti, soprattutto giovani, che poco
conoscono, l’artista Stanis Dessy. Un’idea efficace è stata quella di riservare
uno spazio espositivo, un angolo della prestigiosa mostra, alla figlia Paola,
artista anch’essa, colonna del gruppo avanguardista sassarese, che dagli anni
Sessanta ha intrapreso una ricerca che l'ha vista coinvolta non solo nella
pittura ma anche nelle arti applicate, in particolare nella ceramica.
Che
dire, cari amici, nelle grandi famiglie, spesso, “Buon sangue non mente!”
Grazie dell’attenzione.
Mario
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