Oristano 6 Febbraio
2014
Cari amici,
è già tempo di
Sartiglia! La 549^ edizione, ha preso ufficialmente il via il 2 Febbraio
scorso, giorno della Candelora, con la consegna dei ceri ai due capocorsa
designati. La Candelora da sempre rappresenta uno dei momenti più intensi della
Sartiglia. In questo giorno di inizio di Febbraio, come da tradizione, i
presidenti dei Gremi dei Contadini e dei Falegnami consegnano i ceri benedetti
ai due Componidoris che guideranno la Sartiglia di domenica 2 e di martedì 4
Marzo 2014. Per i due capocorsa, Emanuela Colombino per il Gremio dei Falegnami
e Fabrizio Pomogranato, per il Gremio
dei Contadini, sarà l’investitura ufficiale. L’antico
cerimoniale della Sartiglia assegna ai presidenti dei Gremi (s’Oberaiu Majore
del Gremio dei Contadini Nando Faedda e il Majorale en Cabo del Gremio dei
Falegnami Francesco Cadoni) il compito di comunicare ufficialmente la scelta del
cavaliere che guiderà la corsa dell’uno e dell’altro Gremio.
La designazione de
su “Componidori”, avviene proprio con la consegna al cavaliere prescelto del
cero benedetto (con i fiocchi rossi quello dei contadini e rosa e celesti per quello
dei falegnami). Stesso cerimoniale, mutuato da quello delle antiche
corporazioni, anche per Su Componidoreddu Marco Ghiani, al quale il Presidente
della Pro Loco di Oristano, Giorgio Colombino, ha affidato il compito di
guidare la Sartigliedda dei ragazzi che si correrà lunedì 3 Marzo, giorno
d’intervallo tra le due Sartiglie maggiori.
Ho già parlato in
questo blog di Sartiglia e di Sartigliedda, splendide manifestazioni ormai note
in tutto il mondo. Oggi voglio solo parlare dell’importante rito propiziatorio,
qual è quello della “Candelora”, rito che affonda le sue radici non solo nel
Cristianesimo ma anche nella precedente epoca pagana. Rivediamo insieme la
storia.
Il 2 febbraio la Chiesa cattolica celebra la
presentazione al Tempio di Gesù (Lc 2,22-39), manifestazione popolarmente
chiamata festa della Candelora,
perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce
per illuminare le genti", come il Bambino Gesù venne chiamato dal vecchio
Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme; cerimonia
rituale, quella della presentazione, che era prescritta dalla Legge giudaica
per i primogeniti maschi. La festa è anche detta della
Purificazione di Maria, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era
considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il
parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio
cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.
Questa festa, però, ha
data ben più antica, perché in realtà il fuoco delle fiaccole romane prima, e quello
dei ceri cristiani poi, fanno pensare alla Candelora come una “continuazione”
delle ben note feste del Fuoco di tradizione pagana. Il fuoco è la ripetizione
della luce nel buio, e, nel momento in cui l’Inverno ha sottratto molte ore
alla luce, ecco che l’uomo tenta di esorcizzar il buio, riportando la “luce”
sulla terra. E’ una trasposizione fatta dalla magia popolare, secondo cui come i
fuochi scaldano e danno luce agli uomini, allo stesso modo il Sole deve tornare
a illuminare e riscaldare la terra. Il falò prima e la candela poi diventano
dunque il mezzo per propiziare il ritorno del calore, della luce e dunque della
bella stagione, pronta a scacciare così l’ormai fastidioso e buio Inverno, che
deve cedere il passo ad un nuovo periodo caldo e luminoso.
Durante l’impero romano
si celebravano i Lupercalia proprio nelle Idi di febbraio, mese che per i
romani era l’ultimo dell’anno; riti che servivano a purificarsi prima
dell'avvento dell'anno nuovo e per propiziarne la fertilità. In questa
celebrazione, dedicata a Fauno Lupercus, due ragazzi di famiglia patrizia
venivano condotti in una grotta sul palatino, consacrata al Dio, al cui interno
i sacerdoti, dopo aver sacrificato delle capre, segnavano loro la fronte con il
coltello tinto del sangue degli animali. Il sangue veniva poi asciugato con
della lana bianca bagnata nel latte, operazione che vedeva i due giovani felici
e sorridenti. A quel punto i due ragazzi dovevano indossare le pelli degli
animali sacrificati; con la medesima pelle venivano quindi realizzate delle
striscie (dette februa in onore della dea Februa che altro non era che la dea “Iunio
Februata”, cioè Giunone purificata), da usare a mo' di fruste. Così acconciati
e con le strisce in mano, i due giovani dovevano correre attorno alla base del
Palatino percuotendo chiunque incontrassero, in particolare le donne che si
offrivano volontariamente ad essere sferzate per purificarsi e ottenere la
fecondità. Un altro momento particolare della festa era la 'februatio', la
purificazione della città sempre in onore della dea Giunone, in cui le donne
giravano per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce.
Con l’avvento del
cristianesimo fu avviata la trasformazione delle precedenti feste pagane in un rito
cristiano; ancora una volta viene quindi dimostra la capacità della religione
cristiana di assorbire gli antichi riti pagani, mutandoli in manifestazioni
religiose. Si presume che anche la festività della Candelora,
rito di purificazione di Maria sia stata fatta coincidere (per sostituirsi poi
del tutto o quasi) con la precedente festa pagana dedicata a Giunone e ai
Lupercalia.
Il rito cristiano di
benedizione e accensione delle candele, detta proprio “Festa delle luci” venne
introdotta tra il 492 e il 496 da Papa Gelasio I, proprio in onore della Purificazione della Madonna. Ebbe
origine nella Chiesa d’Oriente (a Gerusalemme) con il nome di ‘Ipapante’, cioè
‘Incontro’. Un’antica e importante testimonianza di questa festa ci è data da
Egeria (scrittrice romana del IV-V secolo) nel suo Itinerarium Egeriae (in cui
descrive un viaggio nei luoghi della cristianità). Egeria ci parla di un certo
“rito del Lucernare” così descrivendolo: “Si accendono tutte le lampade e i
ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24, 4). A
partire dal VI secolo la festa della Candelora si estese anche in Occidente: a
Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con carattere più festoso,
grazie alla processione delle candele, da cui “Candelora”.
L’antica tradizione che
lega la Sartiglia alla Candelora con la consegna dei ceri ai capicorsa, è un
rito augurale di buon auspicio: la luce e il calore che tradizionalmente fanno
uscire la terra dall’inverno e dal buio, devono contribuire a dare nuova “luce
e speranza”, al popolo, rappresentato dai cavalieri, guidati dal
capocorsa, che si battono per centrare
la stella, simbolo della sconfitta del buio e del vincente potere della luce,
della speranza. La rituale consegna dei ceri ai
capicorsa, scandita dalle musiche dei
tamburini e dei trombettieri, è accompagnata dalla preghiera “Santu Giuanni t’aggiudidi” da parte de
s’Oberaiu Majore dei contadini e dall’invocazione “Santu Giuseppi t’assistada”, pronunciata dal Majorale en Cabo dei
falegnami.
Ormai anche quest’anno la
complessa macchina del torneo si è rimessa in moto. Il 9 Febbraio i 120 cavalli
e cavalieri si confronteranno nelle selezioni per il numero di testiera, poi il
2 di Marzo ed Martedì successivo ad Oristano sarà praticamente solo
“Sartiglia”, perché, in quei due giorni la città penserà solo a quel grande
torneo che da oltre 500 anni, con squilli di trombe e rullo di tamburi, farà
dimenticare i piccoli e i grandi problemi che per due giorni non esisteranno,
scomparsi come per incanto!
Ciao
a tutti e…buona Sartiglia!
Mario
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