Oristano 7 Febbraio
2014
Cari amici,
il recente restauro
della Piazza Roma ad Oristano ha non solo salvato le cinque mitiche, altissime
palme che da oltre un secolo fanno parte del panorama dello spazio adiacente
alla Torre di Mariano II, ma ha anche, eliminando altre essenze, arricchito la
scarna presenza arborea mettendo a dimora altre palme (alcune da dattero) che
hanno sicuramente migliorato l’aspetto scenico della sua grande superficie. Tra
le diverse specie di palme di alto fusto, è stata messa a dimora una pianta
molto simile ad una palma, apparentemente nana, con un ombrello molto raccolto,
che sembra anch’essa una palma ma così non è: la pianta è una ”Cycas Revoluta” che non appartiene
alla famiglia delle palme (Arecaceae) ma a quella delle Cicadi (Cycadaceae),
altra famiglia vegetale, originaria del Giappone.
Ieri, mentre
passeggiavo con amici ho avuto il piacere, passandoci vicino, di osservare, posto proprio al centro
superiore della pianta, un bellissimo “cesto di frutti”, color marron dorato,
della consistenza di una grossa castagna, amorevolmente racchiusi da tenere
foglie pelosette, il cui insieme costituiva un bellissimo scrigno naturale. Poiché
uno dei frutti, già maturo, era scivolato a terra mi sono chinato a
raccoglierlo. Tra le mani, passandoci le ditta ho potuto constatarne la durezza
e la lucentezza, convincendomi sempre di più dalla grande differenza che separa
questi frutti da quelli delle palme, i datteri, che sono non solo diversi per
forma ma anche per consistenza. Poiché sono nato curioso, rientrato a casa, ho
voluto documentarmi su questa pianta che, pur vista altre volte anche ad
Oristano (all’ingresso del Mistral 2 è collocata una cycas revoluta altrettanto
bella e rigogliosa), mai mi aveva attratto in questo modo. Ecco, allora, anche
per la Vostra migliore conoscenza, le caratteristiche di questa bella pianta.
Le cycas sono arbusti
sempreverdi di dimensione media, appartenenti alla famiglia delle cycadacee; il
genere conta circa novanta specie, anche se in Italia nei giardini si coltiva
principalmente una sola di esse, la cycas revoluta. le cycadacee sono tra le
piante più antiche presenti sulla terra (sono delle gimnosperme), più vicine
come parentela alle conifere che alle palme. Il nome cycas deriva dal greco
Koikas, che significa proprio “simile alle palme”. La pianta è molto longeva ma
a crescita molto lenta; nel suo sviluppo fogliare produce in primavera una
rosetta piumosa, di colore grigiastro, che si sviluppa in un gruppo di lunghe
foglie, molto simili alle fronde delle palme: stesso colore verde brillante, di
lunghezza sino a 1,5 metri, leggermente arcuate, lucide ed appuntite (i bracci
delle foglie, rigidi e sottili, sono lunghi 8–18 cm); quelle più vicine al
fusto sono modificate e trasformate in spine. Le foglie giovani appaiono in
primavera all'apice del fusto in gruppi numerosi; al momento della fuoriuscita
dal fusto sono raggomitolate e coperte da una densa peluria biancastra, ma nel
giro di pochi giorni si dispiegano srotolandosi e raggiungono rapidamente
l'aspetto delle foglie mature.
Alla base delle foglie
verdi, disposte a spirale, si trovano delle altre foglie marroni, corte e
leggermente carnose, che fungono da protezione. Il fusto è tozzo, di colore
marron scuro e raggiunge un diametro di circa 20 cm.; la sua crescita è molto
lenta: lungo pochi centimetri nelle piante giovani, negli esemplari molto
anziani (oltre 50 anni) può raggiungere i 6–7 m di altezza. Alla base del fusto
spesso si producono piccoli poloni, che possono dare vita a nuovi esemplari. La
loro fioritura è particolarissima, considerato anche che la specie produce
piante dioiche, cioè con i fiori femminili ed i fiori maschili sviluppati da
piante differenti. Il fiore maschile è una specie di pannocchia affusolata e
allungata, lunga svariate decine di centimetri, di colore bianco o crema; il
fiore femminile ha invece forma tondeggiante, ed è costituito da strutture
simili a piccole foglie pelosette, alla cui base è ben visibili l’ovario.
Quando i fiori femminili vengono impollinati, l’ovario si sviluppa divenendo
carnoso, e il fiore ricorda un cesto di piccoli frutti arancioni, simili a
prugne. Studi recenti hanno dimostrato che nella Cycas Revoluta
l'impollinazione non è solo anemofila ma avviene anche tramite insetti (c.d.
impollinazione entomofila). La riproduzione della pianta può avvenire sia per
semina che per rimozione e interramento dei polloni basali.
Questa pianta, nativa
del Giappone meridionale, è stata introdotta in Europa alla fine del 1.700: fu
messa per la prima volta a dimora nel 1793, presso l'Orto botanico di Palermo.
La pianta gradisce maggiormente i terreni sabbiosi, ben drenati, in aree con
estati molto calde (temperature medie di 30- 35 °C) ma tollera anche climi con
temperature più basse. La occasionale esposizione a temperature al di sotto
dello zero può causare danni alle foglie. il genere conta circa novanta specie,
anche se in Italia è la Cycas revoluta quella più utilizzata a scopo
ornamentale. Nonostante l’aspetto di pianta molto esotica, l’arbusto è decisamente
rustico, in grado di vivere senza problemi, sopportando senza pericoli anche temperature
minime vicine ai -10°C; il gran freddo se può rovinare le foglie, lasciando la
pianta spoglia, non la fa morire. All’arrivo delle temperature primaverili più
miti, le cycas rovinate dal gelo dell’inverno, si rinnovano producendo nuove
foglie. La pianta, al contrario, teme di più le estati troppo fresche, in
quanto per lo sviluppo rigoglioso della pianta è necessario che trascorra
almeno un paio di mesi all’anno con temperature superiori ai 30°C; per questo
motivo essa non è adatta a vivere nelle zone montuose, caratterizzate da estati
piacevolmente fresche e mai calde e afose. Prima di chiudere una particolarità
e stranezza di questa pianta.
La
pianta è da considerarsi a tutti gli effetti velenosa: in particolare i frutti
di cycas non solo non sono commestibili, ma al contrario sono estremamente
tossici e velenosi. Anche le foglie e le radici, oltre i
semi, sono pericolosi, sia per tutti gli animali che per l’uomo, in
quanto l’ingestione anche solo di piccole parti può portare alla morte, in
quanto le sostanze in essa contenute funzionano come un potente veleno, che
rapidamente rovina le cellule epatiche, e causa emorragie interne. Ebbene, nonostante
la pianta sia così velenosa, in molte zone delle isole del Pacifico le cycas
vengono chiamate “sago palm”, ovvero
palme da sago, una farina per uso alimentare. Come è possibile?
Il sago è una
sorta di amido, contenuto nel tronco delle cycas e di alcune palme. Per poterlo
utilizzare, le piante vengono abbattute e il fusto viene tagliato a pezzi; da
questo si estrae la polpa biancastra che costituisce il midollo di tali alberi riducendolo
in poltiglia. Questa viene a lungo lavata, per separare l’amido dal groviglio
delle fibre del fusto, e la pasta semiliquida così ottenuta viene fatta poi
essiccare. Il prodotto finale è una farina, che viene utilizzata come quella di
grano, per produrre pane e dolci. La cosa straordinaria è che, attraverso il
processo di estrazione mediante lavaggio dell’amido contenuto, i principi
attivi tossici presenti nella pianta vengono completamente eliminati, rendendo
commestibile il prodotto!
Che dire, cari amici,
chissà quanti di Voi non avevano mai visto la bella pianta di piazza Roma sotto
questo curioso aspetto, a partire dal fatto che, in effetti, non è una vera e
propria palma! Le piante appartengono ad un mondo straordinario: la natura,
nelle sue varianti, se è vero che ha reso le piante incapaci di muoversi, le ha
dotate di sistemi incredibilmente sofisticati, che danno la reale dimensione di
quanto l’Universo Dio la abbia creato perfetto!
Ciao!
Mario
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