lunedì, ottobre 26, 2015

PAURA D’AMARE: PERCHÉ, SE L’AMORE È UNA COSA MERAVIGLIOSA, SPESSO SI HA PAURA DI AMARE? COME SCONFIGGERE LA PHILOFOBIA.



Oristano 26 Ottobre 2015
Cari amici,

la parola amore, come sappiamo, ha un’immensità di sfumature: dall’amore filiale a quello della sana e sincera amicizia, da quello genitoriale al più noto di tutti: quello dell’innamoramento, fisico in particolare, tra un uomo e una donna, connubio che porta alla nascita della famiglia, da secoli nucleo principe della Società. Succede però che questo nobile sentimento, quando si presenta in maniera inaspettata, scateni dentro alcuni di noi un complesso di reazioni ansiose, di paure spesso immotivate, che portano quella persona ad avere “paura di amare”. Questa paura, quest’ansia di cadere preda del sentimento amoroso, ha radici antiche: ad esempio nella civiltà greca prese il nome di Philofobia (dal greco "φιλος" (amore), e "φοβία" (fobia).

Questa fobia dell’amore, questa paura persistente, ingiustificata ed anormale, di innamorarsi o di amare una persona, trova sicura origine nelle ancestrali paure dell’uomo, in primis quella di esporsi indifeso ad un possibile nemico, di cadere in un errore di valutazione, di non essere più il padrone dei propri sentimenti, e quindi di diventare succube di un altro soggetto, quindi potenzialmente perdente. Amare, scoprire il proprio intimo, significa per molti ‘abbassare la guardia’, mostrare il petto scoperto ad un eventuale aggressore. Timori che rendono l’uomo poco disponibile a mostrare agli altri le proprie debolezze: guai a “gettare la maschera” che siamo soliti mostrare in pubblico e che spesso serve ad evidenziare la nostra forza, il nostro potere, sia nel lavoro che nella Società. Tutti cercano di apparire più forti di quello che sono, quindi nessuno è disponibile a mostrare il proprio "peso reale"! Il grande Cesare Pavese in un suo noto aforisma, sosteneva che “...un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.”
All’origine di questa nostra paura di amare nella gran parte delle volte c’è una delusione amorosa precedente. Non si vuole amare più per la paura di soffrire ancora. La delusione precedente ha creato una “frattura profonda”, un dolore difficile da guarire, ed è questo a far scattare un meccanismo di autodifesa che può tradursi, a volte, in un reale blocco psicologico; è quello che noi chiamiamo philofobia, paura angosciosa di intraprendere una nuova relazione amorosa. Questa situazione di paura, che potremmo chiamare "Mal d’amore", colpisce individui di entrambi i sessi: può riguardare sia le donne che gli uomini; presenta anche gli stessi sintomi: ansia, attacchi di panico, sudorazione eccessiva, tachicardia, nausea e altro ancora.
Di fronte a questa manifestata insicurezza non è facile trovare la giusta soluzione: direi, anzi, che i rimedi adottati spesso riescono solo a peggiorare il male. La prima reazione ad un insuccesso precedente, infatti, è quella di rinchiudersi in se stessi, evitando la gran parte delle possibili relazioni sociali; isolandoci anziché aprendoci al confronto, creiamo il deserto intorno a noi, lasciando fuori il mondo che ci circonda. Fuggire dal mondo non è mai una buona soluzione! Chi fugge non risolve mai il problema, anzi lo complica, perché la fuga non elimina la paura, anzi la intensifica. Per fare un esempio, è come quando abbiamo passato un brutto momento in mare rischiando di affogare. La paura di morire che abbiamo provato, ci porta a non entrare più in acqua, anziché riprendere immediatamente a nuotare, anche se con maggiore circospezione. La stessa cosa vale per l’amore. Il consiglio è di riprendere subito a vivere un’altra esperienza, magari con calma, senza fretta, come indicato prima per il nuoto.
Pur interessando tutte le età e le classi sociali, la paura di amare sta contagiando sempre di più il mondo dei giovani, le “Nuove Generazioni”. Forse frutto della ormai grandissima libertà che rispetto alla nostra generazione essi hanno, questo comportamento pi libero è spesso foriero di delusioni cocenti. La facilità con cui oggi nascono le prime relazioni amorose, spesso frutto più di infatuazione che di vero e proprio innamoramento, fa sì che si creino legami che spesso nascono e muoiono nell’arco di un brevissimo spazio temporale; esse portano i soggetti coinvolti a subire delle delusioni che lo inaridiscono, portandolo a negarsi ad altre successive esperienze, anche per periodi prolungati.
Cosa possiamo fare noi, adulti responsabili, per far capire ai nostri ragazzi che devono amare sempre, senza paura, senza rinchiudersi in se stessi, affrontando anche il rischio della sofferenza? Sicuramente rassicurarli, cercando così di renderli affettivamente più maturi. Dobbiamo far capire loro che la relazione amorosa implica una maturità e una libertà psicologica di cui loro spesso difettano. Per affrontare a viso aperto l’innamoramento e l’amore essi debbono in primo luogo sentirsi liberi: liberi di scegliere senza condizionamenti, liberi di fare, ciò che ritengono più giusto per loro stessi, liberi e consci di mettere sul campo anche la necessaria dose di rischio, perché si debbono rendere conto che anche l’innamoramento è un rischio, che però vale la pena di correre!
Dobbiamo insegnare Loro che entrare in relazione con un’altra persona implica “abbassare la guardia”, mostrare all’altro le proprie fragilità: insomma gettare via la maschera, quello scudo protettivo che evita di mostrarsi senza sotterfugi. Certo, aprire la barriera delle proprie difese non è facile,  perché tutti abbiamo paura di mostrare cosa e chi siamo realmente, preferendo far vedere agli altri anziché noi stessi la nostra maschera teatrale.
Cari amici, in tante altre riflessioni di questo blog ho sempre sostenuto che il “mestiere di genitore” è il più difficile del mondo. Non ci sono libri che lo possano insegnare, nè docenti che ci possono istruire: ognuno impara, giorno dopo giorno, a fare la sua parte, con responsabilità e consapevolezza. Se saremo genitori attenti e saggi cercheremo di “costruire” nei nostri ragazzi proprio quella “responsabilità affettiva” che li farà crescere e diventare più maturi, anche nelle relazioni sociali. Essi debbono imparare anche il rischio della sofferenza, perché sarà proprio questa la fiamma che li potrà temprare e rendere più forti, per poter affrontare tutte le insidie del mondo. Solo con il nostro aiuto essi potranno vincere le sfide che li attendono, compresa quella dell’amore!
Ciao, a domani.
Mario

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