martedì, giugno 04, 2013

IL CREDITO IN SARDEGNA, 2^ PARTE. LE ORIGINI DEI MONTI (FRUMENTARI O GRANATICI E SUCCESSIVAMENTE NUMMARI), STRUTTURE CON LA FUNZIONE DI VERI E PROPRI MONTI DI PIETA’.


Oristano 4 Giugno 2013
Cari amici,
dopo una prima parte sulla tormentata storia del credito in Sardegna, apparso in questo blog in data 27 Maggio 2013, ecco ora una seconda parte, che, proseguendo nel percorso di evoluzione, esamina la natura creditizia dei “Monti di soccorso”, prima  frumentari e poi nummari, veri e propri “Monti di Pietà”, che portarono alla successiva evoluzione in vere e proprie aziende di credito.

LE ORIGINI DEI MONTI

L’idea di modernizzare il settore agricolo con l’istituzione del “Padre Censore”, di marca spagnola, non fu l’unica via tentata per cercare di dare ordine ad un’agricoltura primordiale. Se sugli effetti derivanti dall’azione di miglioramento intrapresa dalla Corona di Spagna non si hanno riscontri certi,  ( la richiesta di istituzione del Padre Censore fu accolta dal sovrano, a titolo sperimentale, per dieci anni), meglio documentata risulta, invece, l’azione già intrapresa dalla Chiesa nella stessa direzione.

Il Pontefice Leone X fin dal  1515 con la bolla “Inter multiplices” cercò di regolamentare il funzionamento dei  “Montes Pietatis”.  In Sardegna assai ben documentata è l’azione intrapresa dai vescovi di Ales.  All’atto della nomina, infatti, il Papa  invitava i Vescovi ad attivarsi fortemente per la costituzione, anche in Sardegna, dei Monti di Pietà ( procurandi erectionem Montis Pietatis). Nella diocesi di Ales uno dei primi che si impegnò in questo senso fu il vescovo Michele Beltran (1638-1641). Il problema più grave che dovette affrontare fu quello dell’usura. I contadini dovevano necessariamente ricorrere alle anticipazioni nel periodo della semina, quando pur di procurarsi le sementi dovevano ipotecare gran parte del futuro raccolto, rischiando quasi sempre la miseria. Fu promossa, perciò,  la fondazione in ogni villaggio, da parte del parroco, di un Monte di Pietà. Il Monte prevedeva il prestito, senza interesse, delle sementi. Il patrimonio granario del Monte era alimentato da una parte col grano versato dai membri della Comunità e dall’altra con il lavoro gratuito prestato  in alcune occasioni dell’anno.

La cattedrale di Ales
L’azione benefica intrapresa dal vescovo Beltran, che non aveva potuto completare il suo lavoro a causa della prematura morte, fu proseguita dai successori, soprattutto dal vescovo Francesco Masones y Nin (1693-1704), il quale divenuto poi arcivescovo di Oristano la applicò anche nella nuova Sede. Ma la figura di vescovo di Ales più legata alla diffusione dei Monti di Pietà fu quella del sassarese Giuseppe Maria Pilo (1760-1786) che si adoperò con passione ed energia al miglioramento delle miserevoli condizioni dei contadini. Il suo episcopato fu contemporaneo alla riforma avviata dal governo sabaudo sotto la guida del Ministro Giovanni Battista Lorenzo Bogino. Pilo offrì la sua collaborazione al ministro ricevendone in cambio attestazioni di grandissima stima. Il vescovo Pilo oltre che curare, in modo particolare, l’elevazione morale e culturale del clero diocesano, si prodigò con estrema dedizione nei confronti di tutto il popolo della sua diocesi. In una Sardegna piegata dalla carestia e dalla moria di bestiame, nell’inverno del 1779, non esitò ad aprire le porte dell’episcopio per accogliere le turbe degli affamati e a vendere persino l’argenteria del palazzo, diventando povero tra i poveri.

Scrive Manlio Brigaglia nel recente libro, edito dal Banco di Sardegna, “ La terra, il lavoro, il grano”:
“ Nella lunga storia dei Monti frumentari in Sardegna c’è anche la data di nascita. E’ il 4 settembre 1767: un pregone del viceré des Haydes dà una nuova organizzazione, più  razionale e più rigorosa, a una istituzione destinata a coprire l’isola con una struttura efficiente e capillare al servizio dell’agricoltura. Una istituzione come quella dei Monti, in realtà, esisteva già dal periodo spagnolo. Un documento inedito, esposto nella mostra che il Banco di Sardegna ha dedicato, nel corso del 2001 e del 2002 al tema della terra, del lavoro e del grano in Sardegna, individua in Terralba e nel 1651 il luogo e la data di nascita del primo pòsito sardo. Dai pòsitos del Seicento nascono, con un rinnovato slancio, i Monti frumentari del Settecento...”.

La felice alleanza tra il vescovo Pilo e il ministro Bogino riuscì, in una regione ad economia quasi esclusivamente agricola, ad avviare quel processo di sviluppo e modernizzazione ormai indifferibile. La garanzia di buon funzionamento la garantì la Chiesa: il Monte era amministrato da una Giunta diocesana presieduta dal Vescovo; a sua volta il Monte faceva capo a una Giunta generale con a capo un Censore generale. Uno dei più famosi Censori generali fu Giuseppe Cossu, sassarese, che intelligentemente scrisse una serie di piccoli “catechismi agrari” in sardo, proprio per aiutare i contadini dei villaggi ad essere cittadini attivi della Comunità, sposando il grande progetto del Bogino.
In pochi anni i Monti si moltiplicarono. Accanto a loro nacquero, nell’agosto del 1780, i Monti nummari (dal latino nummus, moneta), il cui compito principale era quello di prestare non sementi ma denaro, necessario per l’acquisto del bestiame da lavoro e dei mezzi agricoli. La preziosissima funzione dei Monti si svolse in crescendo fino agli inizi dell’Ottocento. Fra il 1800 e il 1812, invece,  i fondi dei Monti vennero, in gran parte, rastrellati dal governo per pagare i prestiti accesi dallo Stato. Nonostante le difficoltà create da questi espropri, che sottrassero la necessaria liquidità, che andavano di pari passo con amministrazioni poco trasparenti, la funzione dei Monti proseguì, tra alti e bassi,  fino al 1845. L’agricoltura non poteva farne a meno essendo questi gli unici istituti che praticavano in Sardegna il credito agrario.
Gli anni successivi al 1845, complice la legge del 1851 emanata per riorganizzare l’intero sistema dei Monti,  segnarono la fine di questo importante strumento. La legge in parola, nata per riorganizzare l’intero sistema dei Monti, abolì il Censorato generale e le Giunte, smontando il complesso sistema che per un secolo aveva svolto un ruolo centrale nelle comunità rurali sarde. Altre strutture creditizie si apprestavano ad entrare in lizza. Le prime ad entrare in funzione in Sardegna furono le Casse di risparmio di Cagliari e di Alghero,  che accelerarono il processo di disfacimento delle vecchie strutture.
            Il sistema creditizio sardo stava cambiando pelle e si accingeva a percorrere  vie nuove, come vedremo nella prossima terza parte, che riepiloga un percorso lungo e tormentato.
Grazie dell’attenzione!

Mario




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