lunedì, ottobre 28, 2024

ORISTANO: LA BOTTEGA ORAFA DEI ROCCA ALLA RIBALTA SU RAI-LINEA VERDE. I DUE MAESTRI ORAFI ORISTANESI DI ORIGINE BARBARICINA, A CONFRONTO CON LA REALTÀ ORAFA NAZIONALE.


Oristano 28 ottobre 20324

Cari amici,

Quella dei Rocca è una dinastia di argentieri, arrivati ad Oristano dall'interno dell'Isola. Nel 1° decennio dell’800, un avo di Nanni Rocca, esercitava a Gavoi la professione di notaio; abitava nella parte più segreta e antica del paese, quella di Sa Corte manna. Fu il padre di Nanni, Luisu, insieme ad Annesa e Zuannica, ad iniziare il lavoro di “Argentieri”, ovvero a lavorare l’argento, di cui era ricco il sottosuolo sardo. Fu proprio a Sa Corte manna, che l’argento lavorato dai Rocca iniziò a prendere vita, sfornando gioielli di rara bellezza.

La bottega si sviluppò presto, e, come spesso è avvenuto per tanti montagnini scesi in pianura, arrivò il trasferimento della bottega-laboratorio ad Oristano. Qui l’attività decollò alla grande, tanto che col passare degli anni la notorietà crebbe a dismisura, e oggi i gioielli dei Rocca, sono presenti anche nei quattro musei della Sardegna. Inoltre, nel loro Laboratorio Orafo, sono state realizzate meravigliose opere, destinate ai Presidenti emeriti della Repubblica Ciampi, Scalfaro e Cossiga, oltre che ad altre importanti personalità dello spettacolo e della politica italiana ed estera.

I gioielli creati dai Rocca sono autentici capolavori, come il rosario donato a Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua memorabile visita pastorale ad Oristano il 18 Ottobre 1985, e c'è da dire che anche l’aureola che adorna la Madonna di Fatima, donata alla Chiesa arborense da un’anonima benefattrice, è un'opera da loro creata. L’Orafo Nanni Rocca, ora aiutato dal figlio Pierluigi, continua il suo percorso di divulgazione e salvaguardia della storia del gioiello scaramantico sardo, riprodotto nella continuità della tradizione orafa della famiglia Rocca, con gli stessi materiali, le stesse tecniche, le stesse intenzioni e lo stesso spirito dei gioielli originali presenti in Sardegna dal 1700, sino ai giorni nostri.

Ebbene, anche la RAI, appreso della fama acquisita dai ROCCA, ha inviato le telecamere di “Linea Verde Start” nel loro laboratorio. I maestri orafi artigiani Nanni e Pierluigi Rocca sono stati i protagonisti della puntata di “Linea Verde Start”, la trasmissione televisiva condotta da Federico Quaranta, andata in onda sabato 26 ottobre su Rai 1 alle 12. Le telecamere RAI hanno, dunque, fatto tappa nella nostra Oristano, nella via Figoli sede del laboratorio, per incontrare la famiglia di orafi più antica e longeva in Sardegna, e probabilmente di tutta Italia.

La dinastia di argentieri e maestri orafi ROCCA è arrivata già alla sesta generazione di maestri filigranisti, una realtà che ha saputo coniugare passione, tradizione, innovazione, competenze, creatività e capacità di guardare al futuro, coniugando l’abilità artigiana con una capace visione imprenditoriale. La Rai ha voluto mostrare al pubblico televisivo il “saper fare artigiano sardo” elaborato dai Rocca, e lo ha fatto ripercorrendo, attraverso interviste ed immagini, le tappe della loro storia dell’impresa. Una storia che ha visto mettere in risalto anche i meravigliosi gioielli trovati a Tharros, con la riproduzione di un bracciale fenicio, rinvenuto proprio nell’area archeologica del Sinis, e perfettamente riprodotto da Pierluigi Rocca.

Amici, la famiglia Rocca è depositaria fin dal 1700 dei modelli distintivi delle collane, delle spille, dei bottoni e delle “ganciarie” (antichissimi ornamenti funzionali alla chiusura posteriore delle gonne), sapientemente riprodotti con tecniche arcaiche di modellazione e incastonatura e soprattutto di fusione negli stampi creati dai bianchissimi ossi di seppia. Notevole anche la produzione di gioielli scaramantici, che nella tradizione sarda continuano ad essere cercati e utilizzati.

Il Presidente di Confartigianato Imprese di Oristano Sandro Paderi, si è così espresso: “Siamo orgogliosi che Rai1 abbia scelto il nostro territorio per il nuovo ciclo di puntate della trasmissione Linea Verde Start, puntando l’attenzione su un comparto così rappresentativo come quello dell’arte orafa. Questa nuova edizione del programma ha un format rinnovato, che mira a valorizzare l’eccellenza dell’artigianato italiano, raccontando un settore intrecciato con le specificità territoriali attraverso le testimonianze dirette degli imprenditori di Confartigianato”.

Anche il Segretario di Confartigianato Marco Franceschi ha voluto esternare la sua opinione: “Nelle mani delle donne e degli uomini passa tutta intera la storia di una Comunità e anche in questa puntata verrà confermato come la tradizione dell’artigianato sardo non sia qualcosa di statico ma un elemento sempre in evoluzione”. “Orgoglio, passione, manualità e genio sono le caratteristiche delle nostre produzioni artigiane e la vera forza delle nostre imprese – ha aggiunto il Segretario – realtà che sono perlopiù familiari e proseguono la tradizione dei loro predecessori. Con questa importante iniziativa Confartigianato, in collaborazione con la Rai, dà voce e visibilità al nostro mondo artigianale, così unico e valoroso nel creare eccellenze e nel mantenere vive e vitali storia e tradizioni della nostra terra”.

Credo che non ci sia molto altro da aggiungere: il nostro mondo artigiano è stato, è e sarà sempre di grande eccellenza, nel rispetto della nostra orgogliosa tradizione!

A domani.

Mario

domenica, ottobre 27, 2024

L'ANTICO ISOLAMENTO TERMICO DELLE CASE. MATERIALI COME LANA DI PECORA, SUGHERO E TERRA CRUDA, USATI FIN DAL NEOLITICO, RISCOPERTI PER LE COSTRUZIONI DI OGGI.


Oristano 27 ottobre 2024

Cari amici,

L’isolamento termico relativo alle abitazioni ed ai luoghi comunitari, è sempre stato per l’uomo un problema importante da risolvere, sia per difendersi dal freddo che dal troppo caldo. Impedire la dispersione del calore durante l’inverno e mantenere l’ambiente fresco d’estate, è stato sempre risolto dall'uomo con intelligenza, utilizzando i materiali al momento disponibili. In Sardegna, perfino nel periodo nuragico, i nostri antenati cercarono di migliorare il confort delle costruzioni abitative addossate ai Nuraghi, inserendo del sughero tra le pareti.

Un esempio, anche se ha bisogno ancora di alcune conferme, è quello relativo al nuraghe NURADDEO, uno dei nuraghi meglio conservati della Sardegna, che si trova nelle vicinanze di Suni, dove recenti scavi lo hanno messo in luce dei frammenti di sughero disposti lungo le pareti. Se confermato dall’esame del carbonio-14, questo ritrovamento eccezionale, verrebbe a confermare che i nuragici usavano il sughero come isolante termico non solo nelle capanne, ma anche nei nuraghi.

Oggi esiste un ampio campionario di materiali da utilizzare per l’isolamento termico, sia sintetici che naturali, anche se c’è da dire che i materiali naturali si sono dimostrati "quelli da preferire" per le loro proprietà ecologiche e biodegradabili. Dopo aver saggiato, infatti, tutta una serie di materiali sintetici, negli ultimi anni si è assistito a un crescente, rinnovato interesse per le tecniche di isolamento termico ispirate ai metodi tradizionali utilizzati dai nostri antenati. Si, amici, proprio un ritorno alla natura nell’isolamento delle moderne costruzioni!

Con l’obiettivo di soddisfare anche i criteri di sostenibilità fissati per il 2030, l’Unione Europea ha invitato tutti i Paesi membri ad applicare i criteri di sostenibilità, che implicano “un benessere ambientale, sociale, ed economico costante e preferibilmente crescente, nella prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale“. Negli ultimi anni, il settore delle costruzioni ha rivolto la propria attenzione proprio verso l’uso di materiali naturali per l’isolamento termico, e, tra questi, vi è la riscoperta di materiali che non vengono utilizzati dai tempi antichi, materiali che, rielaborati in chiave moderna, possono essere egregiamente adattati alle attuali esigenze, offrendo così una valida alternativa ai materiali tradizionali inquinanti.

Un’innovativa proposta è arrivata da uno studio di architettura spagnolo, situato ad Ayerbe, chiamato Edra Arquitectura Kilómetro 0, che ha sviluppato un materiale chiamato Lana Terra, composto da lana di pecora e terra cruda, perfetto per l’uso nelle facciate e nelle pareti di edifici ecologici. Dopo oltre due anni di ricerca e test di efficienza, si può affermare che è stato creato un prodotto che non solo è sostenibile, ma anche altamente performante, privo di qualsiasi impatto ambientale negativo.

Lo studio di architettura prima ricordato ha maturato l’idea mentre si occupava della costruzione di una “Casa ecologica” nei Pirenei; l’idea alla base dell’uso di Lana Terra è nata dalla necessità di utilizzare proprio i materiali isolanti naturali, che in loco erano abbondanti e disponibili. Il team di Edra ha affrontato questa sfida, incorporando le proprie competenze nella tecnologia costruttiva a base di terra; l’aggiunta di fibre di lana ha portato notevoli miglioramenti in termini di resistenza, creando un materiale più leggero e robusto, compatibile con le costruzioni in legno attuali.

Amici, personalmente posso dire che in Sardegna questo antichissimo sistema (seppure al posto della lana di pecora da noi era usata la paglia di grano) è stato a lungo applicato nella costruzione delle case, realizzando sia le pareti esterne che quelle interne in mattoni crudi, con copertura della costruzione (prima della posa in opera delle tegole in terracotta), con un’intelaiatura di canne (Orrios e Cannizzada) spalmata con un impasto di terra cruda miscelata alla paglia. Questo sistema costruttivo offriva (ed offre ancora oggi) eccellenti proprietà di isolamento termico.

Tornando all’uso della  Lana Terra, il prodotto reinventato dallo studio spagnolo di architettura, questo, grazie alla combinazione della  lana di pecora e della terra cruda ha dimostrato eccellenti proprietà di isolamento sia termico che acustico. La sua alta inerzia termica permette di mantenere un ambiente confortevole, assorbendo il calore durante il giorno e rilasciandolo durante la notte. Insomma un’innovazione che, frutto dell’esperienza passata, potrebbe segnare un importante passo avanti nelle costruzioni del futuro, contribuendo a creare edifici più efficienti e con basse emissioni di CO2.

A domani.

Mario

sabato, ottobre 26, 2024

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO IMPONE UN DIVERSO UTILIZZO DELL'ACQUA, SEMPRE PIÙ SCARSA. I DIVERSI METODI DI IRRIGAZIONE DEL FUTURO.


Oristano 26 ottobre 2024

Cari amici,

Tempio nuragico dell'acqua - S. Cristina 

Da sempre la civiltà umana si è sviluppata nelle vicinanze dei corsi d’acqua: sorgenti, fiumi e laghi. L’uomo è grazie alla presenza dell’acqua dolce che ha costruito la sua vita, venerando fin dai tempi più antichi quel prezioso elemento, erigendogli addirittura dei templi ed effettuando rituali in suo onore. Sui fiumi ha poi costruito dighe, ideando sistemi di irrigazione e altre strutture per le coltivazioni, che hanno permesso alle civiltà di crescere e prosperare. Col passare del tempo, però, nel pianeta sono avvenuti diversi cambiamenti climatici, tanto che oggi i sistemi idrici di una volta sono andati in sofferenza, principalmente per la derivante siccità, causata dalle piogge sempre più scarse.

L'Omodeo in secca

Focalizzando l’attenzione sulla nostra Sardegna, che soffre particolarmente la sete, con i bacini di raccolta i cui livelli sono sempre più bassi e le falde acquifere sotterranee impoverite e alcune addirittura prosciugate, le preoccupazioni crescono a dismisura, con i conseguenti danni sia dal punto di vista alimentare che quelli causati alle coltivazioni. Insomma, si teme di arrivare ad un punto di non ritorno, senza, urgenti, interventi strutturali importanti. Forse per anni ci siamo cullati nell’idea che nel mondo l’acqua era talmente abbondante da poterla sprecare!

Si, la convinzione di tanti di noi è che l’acqua, coprendo il 70% del nostro pianeta, è un bene abbondante, praticamente infinito. Si ignora, infatti, che solo il 3% dell’acqua oggi presente del mondo è acqua dolce e due terzi di questa è nascosta nei ghiacciai o comunque non immediatamente disponibile per il nostro uso. Inoltre, la piccola percentuale residua è sempre più inquinata a causa delle attività dell’uomo. Inoltre, altro dato negativo, è che fino ad oggi è stata prelevata a ritmi eccessivi, che non consentono ai bacini idrici di ricaricarsi in tempo, considerati i sempre più lunghi periodi di siccità causati dal cambiamento climatico.

Che fare, dunque, per evitare quella che in realtà potrebbe essere definita proprio una catastrofe? La risposta è una sola: risparmiare l’acqua in ogni modo possibile, in particolare quella utilizzata per uso agricolo, in quanto tutte le produzioni alimentari dipendono dall’acqua. Si, l’agricoltura utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile nel mondo, e, cosa davvero seria, più della metà viene sprecata! Questo uso smodato della risorsa idrica sta, perciò, prosciugando fiumi, laghi e falde acquifere, con ritmi con non consentono la naturale rigenerazione. Risparmiare l’acqua è diventato un imperativo assolutamente ineludibile!

Gli studiosi stanno portando avanti nuove tecniche finalizzate al risparmio dell’acqua in agricoltura, come le tecniche di “irrigazione  sostenibile”, che  prevedono il passaggio dall’irrigazione tradizionale a quella a goccia, sottotraccia; altro suggerimento è quello di incentivare anche l’utilizzo della raccolta delle acque piovane, che potrebbero anch’esse dare una grossa mano. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo l’attuale spreco di acqua, aumentandone l’efficienza, in modo da sostenere senza sprechi la produzione agricola anche in periodi di siccità prolungata.

Amici, l’irrigazione a goccia è un eccellente metodo di irrigazione, che consente di distribuire l’acqua direttamente alle radici delle piante, riducendo al minimo le perdite per evaporazione e percolazione. Questo sistema utilizza tubi o nastri dotati di piccoli fori o gocciolatoi che rilasciano l’acqua lentamente e in modo controllato. In questo modo, le piante ricevono la giusta quantità di acqua di cui hanno bisogno, senza sprechi. Questo sistema può ridurre il consumo di acqua fino al 50-70% rispetto ai metodi tradizionali di irrigazione.

Come accennato prima, anche incentivare la raccolta delle acque piovane è un ottimo suggerimento. L’acqua piovana è una risorsa naturale facile da conservare. In città è un ottimo sistema per l’irrigazione dei giardini,  in particolare durante i periodi di siccità, quando l’acqua potabile è scarsa e costosa. L’acqua piovana è anche più dolce e meno trattata rispetto all’acqua del rubinetto, il che la rende ideale per l’irrigazione delle piante. Per raccogliere l’acqua piovana, è possibile installare delle grondaie, con dei tubi di scarico che la convogliano su un serbatoio di raccolta. L’acqua raccolta potrà, poi, essere utilizzata per l’irrigazione del giardino e dell’orto con un sistema di irrigazione a goccia o con un tubo flessibile.

Cari amici, viviamo un periodo di grandi cambiamenti climatici, per cui ogni nostro sforzo per il risparmio dell’acqua sarà senz’altro positivo per affrontare nel modo giusto la siccità rinveniente e garantire la sicurezza alimentare a lungo termine. Risparmiare l’acqua credo sia un dovere di tutti noi, nessuno escluso, perché, se ognuno di noi fa la sua parte, il futuro del mondo sarà meno preoccupante.

A domani.

Mario

venerdì, ottobre 25, 2024

LA STRAORDINARIA CAPACITÀ DI RESISTENZA DELLA “SALSOLA” (DA NOI NOTA COME ROTOLACAMPO), PIANTA INFESTANTE DEFINITA QUASI IMMORTALE.


Oristano 25 ottobre 2024

Cari amici,

Della strana pianta di cui voglio parlare con Voi oggi, quelli della mia età qualcosa la sanno, perchè l’hanno addirittura potuta osservare nei fil western, tanto in voga negli anni 70/80 del secolo scorso; gli sceneggiatori di questi film, infatti, utilizzavano come oggetto di suspence un cespuglio secco di “SALSOLA”, che rotolava, mosso dal vento, nella strada di fronte al Saloon, mentre i due pistoleros protagonisti si affrontavano in duello! Quella palla rotolante creava nello spettatore, unitamente a lento sottofondo delle meravigliose musiche di Ennio Morricone, un clima particolarmente drammatico, considerato assolutamente avvincente.

Questa pianta, amici, è la SALSOLA L., un'erbacea arbustiva appartenente alla famiglia delle Amarantacee, originaria del Continente Euro-Asiatico e successivamente diffusasi anche in America (arrivata alla fine del XIX secolo, entrata nel Continente americano come clandestina in sacchi di semi di lino arrivati pare dalla steppa russa). Seminando quel lino proveniente dalla lontana Russia, miscelato ai semi di Salsola, successe un vero e proprio disastro: la Salsola si riprodusse in maniera incontrollabile, riempiendo in poco tempo i deserti americani del mitico Far West, come poi abbiamo potuto osservare dalle immagini cinematografiche.

La Salsola, amici, è una pianta antichissima; menzionata fin dai tempi biblici (non è escluso che il famoso “Roveto ardente” fosse proprio un cespuglio di Salsola), che era utilizzata in particolare per la bontà della sua cenere, ritenuta ideale per produrre il  sapone con cui lavare i tessuti. Una cenere importante, tanto che ancora oggi questa cenere è usata per fabbricare il vetro. A parte questi pochi usi, la Salsola è una pianta davvero infestante, addirittura praticamente “immortale”, vista la sua capacità di resistenza straordinaria!

Vive praticamente di nulla, riproducendosi in zone praticamente aride, secche. e talvolta anche saline o acquitrinose; la Salsola è infatti una pianta considerata alofita, proprio per via di questa sua caratteristica. Ciononostante la sua resistenza è al top, tanto da essere considerata praticamente immortale! Pur essendo una pianta a ciclo annuale, una volta secca tiene in serbo una montagna di semi tra i rami: fino a 200.000 in una sola pianta!

Una volta diventata secca, il cespuglio si stacca dalla radice e, appena soffia il vento, il cespuglio a forma di palla inizia a rotolare velocemente (fino a 40 km all’ora), facendo sì che i semi si spargono in tutti i terreni  lungo percorso; questi, appena trovano un po’ di umidità germinano, dando vita a tante altre nuove piante. Negli USA il dipartimento dell’agricoltura (Department of Agriculture – DOA) per decenni ha provato a liberarsi del problema ma senza risultati soddisfacenti. Ovunque si estirpi una pianta di Salsola, ne spuntano altre.

Amici, la Salsola è davvero una pianta difficilissima da combattere, considerata assolutamente invasiva. È la sua estrema capacità di sopravvivenza che la fa considerare quasi immortale. Anche quando alla vista si mostra secca e appassita, dentro è vivissima, e continua produrre semi che, come accennato prima. tra un rotolamento e l’altro, seminano chilometri di suoli seppure aridi. La sua è una dote aggressiva, che le permette di vivere e moltiplicarsi in uno dei luoghi meno fertili di questo pianeta! Inoltre, coperta di spine com’è, non è funzionale alla vita di nessun altro essere vivente, né tantomeno viene usata dagli insetti per l’impollinazione! Insomma la Salsola, a prescindere da tutto, esercita con forza il suo diritto all’esistenza!

Cari amici, credo che la Salsola, che ha fatto della filosofia della sopravvivenza una strategia inattaccabile, possa, però, insegnarci qualcosa. Spesso l’uomo, anche di fronte a difficoltà non proprio severissime, si arrende e si lascia andare. Tutti possiamo cadere, ma l’importante è non mollare e cercare subito di rialzarci; a volte, come ci insegna la Salsola, basta un alito di vento per trovare nuovo terreno fertile e ricominciare da zero. Sposiamo la filosofia di sopravvivenza di questa pianta, e riprendiamo, sempre e comunque, a camminare con lungimiranza verso il futuro, verso l’avvenire. Sempre, a qualsiasi età, perchè chi è giovane dentro e si fa sospingere dal vento non invecchia e non morirà mai!

A domani, amici lettori!

Mario

 

giovedì, ottobre 24, 2024

ENERGIE RINNOVABILI: ALLO STUDIO NUOVI SISTEMI PER SFRUTTARE L’ENERGIA EOLICA IN MODO MENO INVASIVO E PERICOLOSO. ECCO LE “TURBINE IMMOBILI”.


Oristano ottobre 2024

Cari amici,

Che le energie rinnovabili siano il futuro del nostro pianeta è una realtà incontestabile. Dall’energia idroelettrica a quella prodotta dai pannelli solari e dal vento, tanti i sistemi per cercare di dare un futuro più vivibile alle nuove generazioni, mandando definitivamente in soffitta i carburanti fossili, che continuano a mettere in pericolo la futura sopravvivenza del nostro pianeta. Il problema è alquanto serio, perché i nuovi sistemi di produzione debbono necessariamente essere in grado di coesistere con la vita svolta finora dall’uomo sulla terra, salvaguardando l’ecologia, il paesaggio, la storia e le tradizioni.

Ampio il dibattito che ogni giorno viene portato avanti sui danni, per esempio, che l’installazione sia dei pannelli solari che delle pale eoliche crea sul territorio, con forti reazioni da parte della popolazione che vede, in particolare nell’installazione delle pale eoliche, la distruzione di un patrimonio assolutamente da salvaguardare. La Sardegna in particolare ha avuto reazioni pesantissime sulla folle richiesta di coprire gran parte del territorio dell’isola con i potentissimi aerogeneratori.

Amici, reazione condivisibile e ampiamente giustificata, perché progetti portati avanti in maniera speculativa, senza nessun coinvolgimento della popolazione interessata. Bisognerà trovare soluzioni adeguate, per evitare danni che, una volta fatti, saranno irreversibili! Mentre la politica cerca una possibile soluzione, gli studiosi continuano le loro ricerche e alcuni studi sembrano approdare a soluzioni meno invasive e più accettabili delle immense pale eoliche in corso di installazione in terra e in mare.

Uno degli studi più interessanti è quello portato avanti dalla “BMW GROUP AEROMINE TECHNOLOGIES”, che lavora ad un progetto innovativo con una tecnologia d’avanguardia. Sarebbe il primo sistema eolico "immobile" del Regno Unito, e il primo esemplare è stato installato su un tetto di un loro stabilimento ad Oxford. Contrariamente alle turbine eoliche che conosciamo, collocate su enormi pale che girano per azionare un generatore di elettricità, questo sistema ideato dall'azienda statunitense Aeromine Technologies, produce l'energia senza movimento delle pale, con il vantaggio di essere più silenziosi e più sicuro anche per gli uccelli.

Ma come è fatto e come funziona questo sistema di energia eolica senza movimento? Intanto, c’è da dire che, allo stesso modo delle pompe di calore e degli altri dispositivi previsti dalla transizione energetica pulita, anche queste turbine non sono molto belle da vedere. Si collocano sui bordi dei tetti, inclinate verso la direzione da cui arriva maggiormente il vento. L'unità operativa è composta da profili alari verticali che creano un effetto di vuoto, attirando il vento all'interno dove si trova un'elica in grado di generare elettricità.

Come spiega Claus Lønborg, amministratore delegato di Aeromine, "La nostra tecnologia per l'energia eolica "immobile" è stata progettata per lavorare senza problemi accanto agli impianti solari, massimizzando la produzione di energia rinnovabile dai tetti e aiutando a risolvere problemi come il rumore, le vibrazioni e l'impatto sulla fauna selvatica". Come accennato, il primo impianto eolico “immobile” del Regno Unito è stato installato sul tetto dello stabilimento di Oxford del BMW Group Aeromine Technologies. L'unità funziona insieme a un sistema solare di pannelli, collocati sul tetto (un insieme di 11.000 pannelli), che coprono un'area grande come cinque campi da calcio e generano elettricità sufficiente ad alimentare l'equivalente di 850 famiglie per un anno.

L'idea di associare i due sistemi (pannelli solari e eolico) è scaturito dall’idea che l'unità eolica possa intervenire quando le condizioni dell'energia solare si indeboliscono: la sera e durante l'inverno. Secondo l'azienda, gli impianti eolici di Aeromine sono tipicamente da 50 kW o più e sono ideali per edifici di grandi dimensioni e con tetti piani, come magazzini, centri dati, uffici e condomini. L’idea della Aeromine pare abbia contagiato già altri ipotetici produttori, tanto che l’idea delle “turbine immobili” pare camminare più che velocemente.

Altri eco-inventori, infatti, si stanno dando da fare. L'azienda francese New World Wind, ad esempio, ha creato la tecnologia "Aeroleaf" che colloca microturbine eoliche su strutture che sembrano alberi. Queste si integrano facilmente in ambienti urbani, come le strade residenziali, e sono anche silenziose. Un altro progetto, che non prevede l'utilizzo di pale, proviene dalla startup spagnola Vortex Bladeless. Soprannominata "Skybrator": la sua turbina genera energia solo attraverso le vibrazioni.

Cari amici, il raggiungimento degli obiettivi di emissioni nette zero entro il 2050 dipenderà in larga misura dal successo dello sfruttamento dell’energia eolica e solare. Con i nuovi generatori “Turbine immobili”, che si interfacceranno con i pannelli solari, significa fare affidamento su una combinazione di risorse energetiche distribuite (DER), che è possibile collocare sui tetti delle strutture residenziali e commerciali.  Un mix che, applicato in larga scala, potrà davvero portare a quei risultati tanto attesi!

A domani.

Mario

mercoledì, ottobre 23, 2024

IL SAPORE DELL'ACQUA. SFATATO IL MITO CHE L'ACQUA È INODORE E INSAPORE. IN REALTÀ UN CERTO GUSTO CE L’HA!


Oristano 23 ottobre 2024

Cari amici,

Che l’acqua per l’organismo sia un bene prezioso e indispensabile è cosa alquanto nota. Se l'uomo, infatti, può sopravvivere fino a quindici giorni senza nutrirsi di cibo, senza acqua non sopravvive che per pochissimo tempo (qualche giorno); la disidratazione, infatti, diminuisce il volume plasmatico, l'attività cardiaca, la sudorazione e la capacità di resistenza. Il consiglio degli specialisti è che per tenere il corpo in salute è necessario berne almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno.

L’acqua, dunque, questo bene preziosissimo, è un nostro alleato quotidiano. Questo liquido, da sempre definito “INODORE E INSAPORE”, in realtà  un certo gusto ce l’ha, anche se tenue  e delicato, rispetto alle diverse altre bevande che ogni giorno consumiamo. Cosa dà, dunque, un certo gusto all'acqua? L'acqua, sia quella dei torrenti, dei fiumi e dei laghi, così come l'acqua in bottiglia, contiene sempre dei sali minerali e altre particolari sostanze che derivano dal discioglimento delle rocce che l'acqua attraversa prima di affiorare in superficie. Sono proprio queste sostanze a conferire all'acqua il suo particolare gusto.

Seppure, fin dall’antichità, i filosofi abbiano affermato che l’acqua non ha sapore, gli studiosi di oggi sostengono che il gusto invece l’acqua ce l’ha, ed è legato, oltre a quanto affermato prima, alle nostre papille gustative, Ad esempio l’acqua ci sembra più dolce dopo aver mangiato qualcosa di salato, secondo alcuni esperimenti compiuti, l’acqua fa attivare in modo molto intenso gli stessi recettori del sapore aspro, per cui si può affermare, senza ombra di dubbio, che l’acqua, quando la beviamo, un suo gusto ce l’ha, e si differenzia a seconda del cibo che mangiamo, passando dal dolce al salato, dall’amaro all’aspro!

Amici, l’acqua, dunque, anche se incolore, limpida e inodore, un suo gusto ce l’ha, e alcune sue note di pregio derivano proprio dai sali minerali contenuti, e anche dal tipo di bollicine naturali che lasciano sul palato una sensazione tattile particolare; in primis la sentiamo sulla lingua, perché l’anidride carbonica ha un rimando acidulo. Quindi, riepilogando, le acque molto  ricche di sali minerali risultano molto saporite, e, secondo gli esperti, si si sposano bene con piatti di pesce e frutti di mare, ma anche con formaggi importanti o stagionati, come il grana, il pecorino sardo e il gorgonzola.

Le oligominerali, invece, ovvero quelle che contengono  pochi sali minerali, hanno un sapore più delicato,  che si accompagna bene con i vari tipi di pasta e con tutte le  verdure. Infine, quelle povere di minerali, cioè molto leggere (solitamente provengono da sorgenti di alta montagna), esse vanno a nozze con tutti gli insaccati e con la maggior parte dei dolci. Amici, non dimentichiamo poi che l’acqua la ritroviamo in tantissimi alimenti: le patate, per esempio, sono costituite da acqua all’80 per cento, i pomodori, contengono il 95 per cento di acqua, solo per fare due esempi! Noi stessi, poi, siamo costituito dal 65 per cento da acqua, il che ci fa più liquidi che solidi, con un rapporto di quasi due a uno!

L’acqua, amici lettori, oltre che essere assolutamente indispensabile, è in natura la cosa più bella che esiste! Ci basta osservare l’acqua limpida delle sorgenti, l’acqua trasparente dei ruscelli e l’acqua delle fonti campestri, quella che raccogliamo nel palmo della mano e che portiamo alle labbra per dissetarci, magari dopo un’escursione che ci ha stancati e assetati! Purtroppo ne comprendiamo l’importanza e la sua indispensabile presenza, solo quando iniziamo ad accorgerci della sua mancanza!

Cari amici, l’acqua è un bene preziosissimo, da custodire e da non sprecare mai! Evitiamo di usarla fuori misura e senza ragione, perché mancherebbe, poi, a noi e agli altri! I cambiamenti climatici in atto stanno creando grossi problemi di siccità (in questo momento la nostra Sardegna soffre non poco, con gli invasi a meno della metà della loro normale capienza), per cui ogni spreco è un delitto! Sta a tutti noi, rispettarla e usarla con rispetto e moderazione.

A domani, amici lettori.

Mario