mercoledì, novembre 20, 2024

LA SFIDA LANCIATA DALL'AUTO A IDROGENO A QUELLA ELETTRICA: LA TOYIOTA, CON LE CARTEUCCE SOSTITUIBILI, POTREBBE TRAVOLGERE L’AUTO ELETTRICA.


Oristano 20 novembre 2024

Cari amici,

C’è una sfida titanica in corso, che riguarda il mondo delle auto e della movimentazione in generale: quella tra l’auto elettrica, pubblicizzata come l’unica capace di garantire il futuro, e quella a idrogeno, che, potrebbe, invece, risultare vincente nella competizione. Che il futuro di questo pianeta passi per l’abolizione dell’utilizzo dei combustibili fossili per la produzione di energia, che dovrà avvenire solo con l’utilizzo di fonti rinnovabili, è una certezza inequivocabile, ma c’è sicuramente da distinguere tra fonte e fonte, senza dimenticare i costi di smaltimento.

Che l’auto elettrica, prima decantata come il toccasana, abbia poi presentato diverse, serie problematiche è certamente vero, tant’è che le vendite non sono certo schizzate a meraviglia. Mentre l’Europa ha già preparato il piano di eliminazione delle auto a benzina e diesel, dei geniali costruttori stanno rielaborando l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile pulito e non inquinante. Tra questo c’è la Toyota, che di recente ha annunciato il lancio sul mercato di un’auto a idrogeno, che utilizza delle cartucce sostituibili o ricaricabili di idrogeno, che potrebbero essere proprio l’uovo di colombo. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Amici, la tecnologia del motore ad idrogeno non è recentissima, ma più antica di quanto si possa immaginare: il primo motore, un prototipo, fu realizzato dallo svizzero Francois Isaac de Rivaz; era un motore a combustione interna, funzionante con una tecnologia che successivamente fu migliorata con l’adozione di motori a celle di combustibile (FCV), fino all’80% più efficienti. Il primo motore a celle di combustibile fece la sua apparizione nel 1959. È un trattore agricolo convertito, opera di Harry Karl Ihrig, contenente 1.008 piccole celle a combustibile alcaline. Nel 1966 fu la General Motors a creare la prima automobile FCV da passeggeri, e da allora le sperimentazioni sono proseguite all’insegna di una sempre maggiore efficienza.

Ma vediamo “Come funziona un’auto a idrogeno, dotata della moderna tecnologia. L’auto viene dotata di una bombola ad alta pressione, e l’idrogeno contenuto immesso poi in una pila a combustibile, la cosiddetta fuel cell. Questa è considerata il cuore delle auto a idrogeno, al cui interno avviene una reazione elettrochimica che, ionizzando il combustibile (gli atomi d’idrogeno), genera elettricità e produce come scarto nient’altro che acqua. Le automobili a idrogeno sono quindi tecnicamente veicoli elettrici!

Ebbene, il colosso giapponese TOYOTA ha presentato la sua auto a idrogeno  dotata di una “cartuccia portatile”, realizzata con una tecnologia innovativa, quasi una potente “Batteria gigante portatile”, che rappresenta un modo nuovo di concepire il futuro dell’auto e della mobilità in generale. Immaginate di poter “ricaricare” la vostra auto in pochi secondi, proprio come cambiate le pile del telecomando! La novità è stata annunciata al Japan Mobility Show Bizweek 2024, dove Toyota Motor Corporation ha parlato di sostenibilità e futuro.

Amici, a parte che l’idrogeno è un combustibile pulito, avere un’auto a idrogeno col sistema Toyota, significa avere un’auto alquanto versatile e con tempi di ricarica velocissimi. Mentre le auto elettriche richiedono lunghe soste per la ricarica, un veicolo con la cartuccia a idrogeno potrebbe fare il “pieno” in pochi secondi, proprio come cambiare una batteria. Essendo, poi, l’unico sottoprodotto dell’uso dell’idrogeno l’acqua, che viene eliminata dal tubo di scappamento dell’auto, questo è un vantaggio non da poco in un mondo che lotta contro il cambiamento climatico!

L’idrogeno è sicuramente il combustibile ideale per la circolazione de futuro. Su questa avventura che riguarda il “futuro dell’auto non inquinante”, non sta lavorando solo la Toyota, ma diverse altre aziende automobilistiche, come Hyundai, BMW e Honda, che stanno esplorando anch’esse il potenziale dell’idrogeno. Insomma, tutti sappiamo che in questo momento il settore dell’auto si trova in quella che possiamo definire una “crisi di scelta”, e l’idrogeno certamente giocherà un ruolo essenziale in futuro.

Cari amici, credo proprio che Il futuro della mobilità sia ancora tutto da scrivere, e, a quanto pare, ora si è aggiunta una nuova, intrigante pagina alla storia della mobilità. Di certo Toyota ha riacceso l’interesse per l’idrogeno, con questa curiosa cartuccia destinata agli automobilisti. Che sia questa la scintilla che accenderà la prossima rivoluzione energetica, o, invece, sarà l’auto elettrica a dominare il mercato? Il finale non è ancora stato scritto!!!

A domani.

Mario

martedì, novembre 19, 2024

TEMPO DI MELAGRANE: FRUTTO DALLE MILLE RISORSE IN CUCINA, PUÒ CREARE ANCHE UN DELIZIOSO LIQUORE! SICURAMENTE DA PROVARE! È ANCHE UN OTTIMO DIGESTIVO.


Oristano 19 novembre 2024

Cari amici,

La MELAGRANA, frutto di quel meraviglioso albero, decantato nella poesia del Carducci “Pianto antico”, è ritenuto, fin dai tempi antichi, simbolo di fertilità, di rinascita e di resurrezione. Indubbiamente, oltre ad essere di bell'aspetto, è un frutto ricco di molte sostanze benefiche, che matura proprio nella stagione che stiamo vivendo: l'autunno. Un frutto dolce, che possiamo consumare fresco, ma anche utilizzarlo per preparare macedonie, marmellate e anche liquori. Si, questo frutto può diventare anche un delizioso liquore, perfetto per un dopo pranzo, ma anche per concludere una cena speciale con gli amici.

Forse molti lo ignorano, ma i chicchi del melograno contengono numerose sostanze che fanno bene al nostro corpo; innanzitutto, sono ricchi di antiossidanti, che favoriscono la rigenerazione cellulare dell’epidermide e aiutano, dunque, a mantenere una pelle sempre bella e giovane. Inoltre, sono ricchi di vitamine, in particolare di vitamina A, C ed E. Anche la vitamina C ha un ruolo importante nella protezione della pelle dai segni dell’invecchiamento, ragione per cui il melagrano può essere considerato un vero e proprio alleato della bellezza: pensate che un singolo frutto contiene circa il 48% del fabbisogno quotidiano di vitamina C.

L’abbondante quantità di vitamina C contenuta aiuta chi consuma questo frutto a proteggersi dai malanni tipici delle stagioni fredde: raffreddori e influenze. Inoltre, il melograno è un frutto povero di calorie: consumare 100 grammi dei suoi arilli significa dare al proprio corpo un apporto energetico di circa 65 calorie, ragione per cui il suo consumo è consigliato anche all’interno delle diete ipocaloriche. Come accennato prima, questo frutto, oltre che consumato fresco, può essere utilizzato in cucina in diversi modi.

Il melograno in cucina spazia dalle ricette dolci a quelle salate; il melograno, infatti, può diventare l’ingrediente speciale di tante ricette dolci e salate. Nella cucina tradizionale indiana e persiana, per esempio, viene utilizzato soprattutto in forma di salsa o essiccato per condire piatti salati dal gusto deciso. I Paesi mediterranei, invece, ne prevedono solitamente il consumo, oltre che fresco o sotto forma di succo dissetante, all’interno di dolci golosi. Uno spunto per servire un dessert invernale diverso dal solito ai vostri ospiti? Un buon Tiramisù al melograno e Fresco Spalmabile senza lattosio: da leccarsi i baffi!

Anche l’insalatona può diventare molto più sfiziosa se arricchita da qualche arillo: provate quella tiepida, ottima per i mesi autunnali, preparata con una base di orzo, filetti di peperone, chicchi di melagrana e un filo d’olio d’oliva a crudo. Un’ultima idea per un primo piatto dal sapore un po’ esotico è il cous-cous di verdure con chicchi di melagrana: il gusto dolce-acidulo del frutto si sposa alla perfezione con quello tipicamente speziato di questo piatto!

Amici, come accennato prima, LE  MELAGRANE sono utilizzate anche per fare un ottimo liquore. dal gusto dolce e fruttato che conquista il palato! Si, fruttato e dall'inconfondibile colore rosso vibrante, il liquore al melograno è una bevanda alcolica raffinata, perfetta per chi ama le note dolci e lievemente acidule. Questo liquore ricco di sfumature è ideale come digestivo o come base per il Pomegranate Martini e altri cocktail sfiziosi. Ma vediamo come possiamo preparare in casa questo delizioso liquore.

INGREDIENTI PER CIRCA 1 LITRO DI LIQUORE: 2 melegrane, 500 ml di alcol, 500 ml di acqua, 370 g di zucchero, 1 limone (scorza).

PREPARAZIONE. Iniziate sgranando le melagrane; staccate con delicatezza i chicchi, eliminando tutte le parti dell’involucro, comprese le pellicine che avvolgono i chicchi. Raccogliete i chicchi in un vaso di vetro, aggiungendo e la scorza del limone che avrete prima grattugiato. Chiudete ermeticamente e lasciate macerare per 15 giorni, in un luogo fresco e buio. Ricordatevi di mescolare il composto ogni giorno (massimo ogni 2 giorni).

Allo scadere dei 15 giorni scolate in un recipiente il liquido ormai diventato rosso, mentre i chicchi rimasti pressateli con uno schiacciapatate, per fare in modo che esca fino all’ultima goccia di succo che aggiungerete al liquido alcolico. Ora preparate un pentolino con acqua e zucchero, che scalderete fino a che lo zucchero si sarà completamente sciolto. Unite questo sciroppo al recipiente dove avete versato il succo alcolico, mescolando per bene e, dopo averlo filtrato, travasatelo in bottiglie di vetro lavate e pulite, che chiuderete.

Queste bottiglie andranno riposte in dispensa per almeno 30 giorni, per dare modo, al liquore, di insaporirsi. Completato il riposo, se notate qualche velatura nel liquido potete effettuare una seconda filtratura. Ora il liquore è pronto e potete gustarlo sia a temperatura ambiente o, ancora meglio, dopo averlo fatto rinfrescare in frigorifero per berlo freddo. Gustandolo dopo i pasti, vi accorgerete del suo alto potere digestivo!

A domani amici!

Mario

lunedì, novembre 18, 2024

ALESSANDRO E NICOLA, I DUE GIOVANI SARDI “ALFIERI DEL LAVORO” 2024, SONO STATI AMMESSI AL PRESTIGIOSO COLLEGIO UNIVERSITARIO LAMARO POZZANI DI ROMA.

Alessandro Tegas e Nicola Virdis

Oristano 18 novembre 2024

Cari amici,

L'Attestato d'Onore "Alfiere del Lavoro" è una benemerenza semi-statale che fu istituita dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, in collaborazione con la Presidenza della Repubblica Italiana, in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell'Unità d'Italia nel 1961. Da allora ogni anno al Quirinale, in occasione della consegna delle onorificenze ai Cavalieri del Lavoro dell'Ordine al merito del lavoro, nella festività del 2 giugno per la Festa della Repubblica, vengono premiati anche i 25 migliori studenti d'Italia, scelti tra quelli diplomati nelle scuole secondarie di secondo grado. I giovani ricevono il premio dal Presidente della Repubblica, e vengono insigniti del titolo di "Alfieri del Lavoro", creando così un legame ideale tra gli studenti ed i Cavalieri del Lavoro, quale riconoscimento dell'impegno e della motivazione dimostrate nello studio.

La severa selezione di questi ragazzi tiene conto non solo del voto dell'Esame di Stato (bisogna aver conseguito la votazione di 100/100), ma anche dei risultati scolastici ottenuti nel corso dei primi 4 anni di studio. Sono i dirigenti scolastici a segnalare i nominativi dei possibili candidati al prestigioso riconoscimento, che, dopo una severa selezione, premia i giovani più meritevoli e promettenti d’Italia. È la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro che provvede a verificare il possesso del requisito da parte degli studenti potenzialmente capaci, che vengono inseriti in posizione utile nella graduatoria finale.

La proposta inerente i due studenti sardi ha suscitato il particolare interesse della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, che ha invitato i due sardi a partecipare alla selezione nazionale per poter accedere al rinomato Collegio di merito ‘Lamaro Pozzani’. Un’opportunità quest’ultima davvero eccezionale, che ha portato i due ragazzi a competere con studenti provenienti da tutta Italia. Ebbene, dopo aver affrontato un rigoroso processo di selezione, che ha visto 450 candidati iniziali ridursi a soli 13 finalisti, Alessandro Tegas e Nicola Virdis hanno raggiunto il prestigioso traguardo dell’ammissione al Collegio universitario Lamaro Pozzani!

I due ragazzi, entrambi ventenni, hanno dimostrato capacità e grande impegno, con il loro eccellente risultato ottenuto negli studi. Alessandro ha frequentato il Liceo Classico di Tortolì, dove si è diplomato con il massimo dei voti (100), mentre Nicola ha studiato al Liceo Classico Piga di Villacidro, ottenendo il diploma con 100 e la lode. Durante la cerimonia di presentazione degli Alfieri del Lavoro 2024/2025, i due ragazzi hanno ricevuto un premio simbolico: una cravatta consegnata dal presidente della Consob, professor Paolo Savona, e da Maurizio Sella, Presidente di Banca Sella e della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro.

Alessandro Tegas e Nicola Virdis sono entrambi iscritti al primo anno dell’Università La Sapienza di Roma, rispettivamente nelle facoltà di Giurisprudenza e Fisica, ora pronti e decisi ad affrontare, con rinnovato impegno, una nuova fase del loro percorso di studi. La loro ammissione al Collegio Lamaro Pozzani rappresenta non solo un riconoscimento per il passato, ma anche un invito ad un rinnovato impegno per il loro futuro, con l'auspicio di ulteriore successo nelle nuove sfide accademiche e professionali.

Il Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” può ospitare fino a 70 studenti, provenienti da tutta Italia e iscritti ai principali corsi di laurea. Obiettivo del Collegio è quello di sostenere la formazione di giovani seri e preparati, in grado di raggiungere posizioni di alta responsabilità in ogni ambito lavorativo. La struttura è in grado di offrire un’esperienza culturale e umana di prim'ordine, caratterizzata da varietà di contenuti, assistenza qualificata e massimo supporto. Per questo motivo il Collegio non offre solo l’ospitalità, ma anche assistenza didattica integrativa di alta qualità: corsi di lingue, incontri con personalità del mondo istituzionale, imprenditoriale e della cultura, esperienze da fare all’estero e scambi internazionali con diverse università di altri Paesi.

Cari amici, un grande plauso a questi due nostri giovani conterranei, che con onore si apprestano a raggiungere i più alti traguardi nella futura vita lavorativa! Alessandro Tegas è originario di Santa Maria Navarrese, ma con salde radici anche a Solarussa: la madre, infatti, è originaria di Pardu Nou e si è trasferita a Santa Maria Navarrese dopo il matrimonio con il padre. Nicola Virdis è invece  di Arbus. Il loro impegno di oggi, che li ha portati non solo a diventare ALFIERI DEL LAVORO, ma anche a vincere l’ammissione al Collegio ‘Lamaro Pozzani’, non è solo motivo di vanto personale, ma rappresenta, per tutti noi sardi, anche un esempio di determinazione, capacità e talento che gratifica l’intera Sardegna. Ogni traguardo raggiunto da giovani come Alessandro e Nicola è un forte segnale di speranza e di fiducia verso un futuro migliore per la nostra terra, che ci auguriamo più brillante e ricco di opportunità!

A domani cari lettori.

Mario

domenica, novembre 17, 2024

CAMMINARE OGNI GIORNO È IMPORTANTE E FA BENE! MA QUANTO CAMMINARE? ECCO COSA SUGGERISCONO GLI ESPERTI.


Oristano 17 novembre 2024

Cari amici,

Per quanto sottovalutato da molto, muoversi, “CAMMINARE” è un vero e proprio farmaco per la salute del nostro organismo. Camminare, evitando l’eccesso di sedentarietà, aiuta in primo luogo l’organismo in un’operazione importante: ridurre il livello di colesterolo “cattivo” (o LDL, lipoproteine a bassa densità che trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule di tutto l’organismo) e alzare quello “buono” (o HDL, lipoproteine ad alta densità, che portano il colesterolo in eccesso dai tessuti corporei verso il fegato che ha il compito di smaltirlo). Ma i vantaggi che il camminare crea solo davvero tanti!

Camminare aiuta ad abbassare la pressione arteriosa, a controllare il rischio di diabete di tipo2, e, cosa non meno importante, a tenere il peso nei limiti. Di norma, come suggerisce la Fondazione Umberto Veronesi, una passeggiata di circa sessanta minuti a quattro chilometri all’ora, per esempio, fa spendere fra le 100 e le 200 calorie e fa bruciare almeno sei grammi di grasso. Se si accelera, si bruciano più calorie in minor tempo, ma si consumano più carboidrati e meno lipidi (la stessa persona che cammina un’ora a 6 km/h consuma tre grammi di grasso).

In realtà noi italiani siamo un popolo alquanto “sedentario”, nel senso che non abbiamo ancora acquisito la convinzione che l’attività fisica ci offre degli straordinari benefici: all’estero, invece, la cultura dell’attività fisica è ben più radicata, e in molte nazioni europee le strutture sportive sono molto presenti, e non carenti come da noi;  la frequentazione fin da giovanissimi di palestre e piscine in Italia è limitata ai cosiddetti “appassionati”, anche se lentamente, comunque, anche la nostra mentalità sta iniziando a cambiare. Si, diversi segnali positivi ci dicono che anche da noi stanno nascendo gli anticorpi contro la sedentarietà!

Tra le regioni italiane più attive al primo posto troviamo la Toscana (è la regione dove fa tappa il Giro d'Italia), che ha attrezzato più di ottomila strutture dove praticare una qualsiasi attività sportiva; si calcola che quasi un milione di persone frequentano le palestre e un milione e mezzo vanno in piscina! Tuttavia, a prescindere dalle strutture, ovvero anche senza andare in palestra, chi vuole può fare una cosa molto semplice: “CAMMINARE”! Quest’attività, solo apparentemente banale, è in grado di permette a chiunque, a costo zero e senza bisogno di essere un vero atleta, di ottenere significativi benefici in termini di salute, con controindicazioni praticamente pari a zero.

Si, amici, la camminata è un'attività accessibile e a basso impatto, che ha da sempre dimostrato di apportare notevoli benefici in termini di salute fisica e mentale. Numerosi studi confermano che questa attività fisica dell’andare a piedi in modo costante, può migliorare notevolmente la qualità della vita. Un esempio significativo è una recente ricerca che ha evidenziato come un piano di 12 settimane di camminata giornaliera, è in grado di ridurre l'ansia e la depressione, oltre a migliorare la salute cardiorespiratoria, specialmente negli adulti di mezza età e negli anziani.

Ovviamente  alla base di questi risultati deve esserci un impegno costante! Anche senza contare i passi, dedicare 30 minuti al giorno a svolgere un’attività fisica regolare, può fare la differenza. La durata limitata rende la camminata più sostenibile rispetto ad altre forme di esercizio. Al termine di un mese di camminate quotidiane, i benefici risultano già evidenti, non solo a livello fisico, ma anche mentale. Le passeggiate di 30 minuti all’aria aperta, mantenendo un ritmo moderato, hanno dimostrato di aver favorito una riduzione delle ansie da prestazione nel lavoro.

Inoltre, se l’impegno è portato avanti per 4 settimane il risultato risulta essere ben maggiore: chi lo ha sperimentato si è accorto in modo tangibile che il contatto con l’aria fresca ha stimolato il flusso sanguigno,  oltre ad aver migliorato la lucidità mentale. Con il passare del tempo e la costanza, questa bella abitudine si è poi trasformata in una “pausa rigenerante”, tale da permettere di alleviare prima e allontanare poi lo stress, riacquisendo con gioia una nuova prospettiva di vita.

Cari amici, camminare è la più semplice delle attività fisiche, che regala benefici importanti, come l'alleggerimento dello stress e un buon miglioramento del nostro umore, in quanto aiuta a bilanciare gli ormoni dello stress prodotti nell’arco della giornata. «Fare due passi dopo cena, a ritmo sostenuto ma senza sudare, è un’abitudine che ha un’efficacia cardiovascolare e neuropsicologica incredibile», come sostiene il dottor Carlo Cipolla, Direttore dell’unità di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «Quest’attività  -prosegue Cipolla - crea una condizione di vasodilatazione che dura a lungo, anche tutta la notte, e funge da potente anti-ipertensivo e antistress». Personalmente sono convinto (pratico la camminata quotidiana) che Camminare è una ricetta valida per tutti!

A domani.

Mario

 

sabato, novembre 16, 2024

UNO STRAORDINARIO, NUOVO MATERIALE CHE RIVOLUZIONERÀ LA FISICA: UN GEL VETROSO CON GRANDI POTENZIALITÀ NELLA MEDICINA, NELLA ROBOTICA E NELL’ELETTRONICA.


Oristano 16 novembre 2024

Cari amici,  

Che il mondo della scienza dei materiali sia sempre alla ricerca di nuove applicazioni, è una realtà inconfutabile. Difficile accontentarsi di quello di cui disponiamo, perciò siamo sempre alla ricerca di "nuovi materiali", e, come spesso succede, si arriva a scoprire dei materiali assolutamente imprevisti e imprevedibili, come è avvenuto di recente. Si è casualmente scoperto, per esempio, uno strano “GEL VETROSO”. che sembra addirittura sfidare la fisica, riuscendo, tra l’altro, a ripararsi da solo! Insomma, una scoperta che certamente rivoluzionerà i materiali del futuro.

A scoprire questo “Gel vetroso”, che presenta la durezza del vetro, l’elasticità della gomma e ottime capacità auto-riparanti, sono stati i ricercatori della North Carolina State University, alimentando in questo modo forti speranze di utilizzo nella medicina, nella robotica e nell'elettronica; insomma, una scoperta che aprirà nuove, interessanti possibilità per lo sviluppo di materiali compositi avanzati. In effetti, credo che pochi finora abbiano mai immaginato un materiale con queste particolari caratteristiche, ovvero con una flessibilità mai concepita prima!

Di certo è un materiale assolutamente straordinario,  capace di allungarsi come una gomma, ma duro e resistere come il vetro, capace anche di auto-ripararsi. Insomma, un materiale che sembra proprio uscito dalla lampada di Aladino! Possiamo dire che è proprio vero: la realtà è capace anche di superare la fantascienza! Si, amici, questo gel vetroso è una scoperta shoccante, che ha meravigliato in primis gli scopritori e poi gli scienziati di varie parti del mondo. Una scoperta, tra l’altro, che è frutto di un’intuizione casuale da parte di un ricercatore, maturata nel laboratorio della North Carolina State University, e che ora potrebbe cambiare per sempre il nostro concetto sui materiali finora conosciuti.

Amici, il professor Michael Dickey, grande esperto di materiali presso la NCSU, nel confermare che la Scienza dei materiali è spesso fonte di sorprese, ha affermato che questa scoperta, davvero eccezionale, è nata proprio in modo fortuito. La scoperta è avvenuta mentre la ricercatrice Meixiang Wang stava lavorando con gli ionogel, materiali fatti di polimeri e liquidi ionici conduttori di elettricità. L’obiettivo iniziale della ricercatrice era quello di creare dei dispositivi indossabili e flessibili per applicazioni mediche, robotiche e sensoriali. Ed ecco che, mentre modificava la composizione degli ionogel, ha ottenuto questo straordinario risultato inaspettato!

La nuova composizione, che a prima vista, sembrava un semplicissimo pezzo di plastica trasparente, ha dimostrato che le apparenze a volte ingannano! Testando il materiale, i ricercatori hanno scoperto una combinazione di proprietà mai viste prima, che, per le conoscenze note, sfidavano la logica: il materiale risultava allungabile fino a 5 volte la sua lunghezza, era duro praticamente come il vetro, oltre che capace di autoripararsi, nel senso che poteva essere tagliato e risaldato, e poi in grado di tornare alla forma originale dopo essere stato modificato con il calore.

Qualità indubbiamente straordinarie, mai rilevate prima! Questi gel vetrosi risultano incredibilmente flessibili ed elastici come il gel, ma resistenti alla rottura come i polimeri vetrosi. Sono anche facili da produrre e possono essere utilizzati in molte applicazioni, dalla stampa 3D alla robotica soffice. La “ricetta” per ottenerli è stata pubblicata sulla rivista Nature da un gruppo di ricerca statunitense guidato dalla North Carolina State University.

Amici, come accennato prima, le potenzialità di questo gel vetroso sono enormi, anche se è ancora presto per parlare di applicazioni concrete. I settori che potrebbero trarre vantaggio da questo materiale includono: Medicina: sviluppo di dispositivi medici flessibili e durevoli, Robotica: creazione di robot più resistenti e adattabili, Elettronica: produzione di dispositivi elettronici flessibili e auto-riparanti, Ingegneria dei materiali: base per nuovi materiali compositi innovativi.

Cari amici, indubbiamente saranno necessari ulteriori studi per utilizzare al meglio questo incredibile gel vetroso in modo pratico, ma le prospettive sono davvero entusiasmanti. Questa scoperta sta a dimostrare l’importanza della ricerca, e, spesso, le innovazioni più rivoluzionarie nascono quasi casualmente: cercando una cosa, se ne trova un’altra ancora più interessante. Magari in un futuro che vedrà protagoniste le nuove generazioni, i dispositivi elettronici si auto-ripareranno, i nostri edifici si auto-adatteranno alle mutate condizioni ambientali e i nostri veicoli combineranno leggerezza e resistenza, con maggiore confort e sicurezza! Chissà cosa riserverà ancora il futuro, non tanto a noi, ma soprattutto alle nuove generazioni!

A domani.

Mario

 

venerdì, novembre 15, 2024

ECCO DUE VARIETÀ DI PIANTE FRUTTIFERE DIMENTICATE: IL SORBO E IL PERASTRO. NON ABBANDONIAMO LE ANTICHE SPECIE FRUTTIFERE, PORTANDOLE ALL'ESTINZIONE!


Oristano 15 novembre 2024

Cari amici,

Viviamo tristemente in un mondo che non ammette lentezza! Tutto deve essere rapido, “veloce e pronto all’uso”, senza se e senza ma. Si, abbiamo perso il gusto del gustare con calma, di assaporare, anche le diverse varietà di frutta, che devono arrivare da alberi che crescono e si sviluppano in tempi straordinariamente veloci, scartando e facendo passare nel dimenticatoio quelle varietà che impiegano molto, troppo tempo a fruttificare! L'uomo sembra aver perso il senno, anche se da tempo sa che “La fretta non è mai stata una buona consigliera”!

Quand’ero ragazzo (parlo degli anni 50/60 del secolo scorso e poco più), le campagne erano ben più frequentate di adesso; gli alberi di perastro, per esempio (oggi è una rarità trovarne qualcuno in campagna, cresciuto spontaneamente, quasi da clandestino, negli anfratti di qualche muro di confine) venivano amorevolmente seguiti dai tanti che dalla campagna ricavavano quanto era necessario per cucire il pranzo con la cena! Ricordo ancora il grande piacere che provavamo noi ragazzi nel mangiare i perastri maturi, quelli molli, con la pasta interna scura, che deliziavano il nostro palato di ragazzini, che la frutta a tavola poco la vedevano, salvo determinati periodi come quelli della vendemmia!

Si, amici, oggi certe specie fruttifere continuano a scomparire anche nella nostra isola, a causa della loro lentezza nel produrre i frutti, perché noi abbiamo praticamente cancellato la lentezza dalla nostra mente e dal nostro vocabolario, in quanto viviamo di corsa, come se fossimo inseguiti da chissà quali nemici, pronti a farci la pelle! La nostra è una vita dove abbiamo cancellato il piacere dello stare insieme, del dialogare con calma in amicizia, preferendo la ansimante “corsa solitaria” verso traguardi sempre più cervellotici e difficili da raggiungere, diventando quella “FOLLA SOLITARIA”, ben descritta da David Riesman nel suo famoso libro.

Nella nostra Sardegna, che, come molti sanno, possiede un patrimonio straordinario, unico, sia nel campo della varietà vegetali che animali, stanno praticamente scomparendo le due varietà di alberi da frutta di cui voglio parlare con Voi oggi: il SORBO e il PERASTRO. Come scrive Antonangelo Liori in una sua riflessione (La sorba, il perastro e la pazienza) che nei giorni scorsi ho scoperto in rete, “Il perastro e la sorba sono gli ultimi due frutti che persistono nel selvatico, poi arriverà il mirto e il corbezzolo, ma non sono la stessa cosa. La sorba - il frutto più buono del mondo - è ormai in via d'estinzione perché ci mette trent'anni per portare frutti: chi lo pianta ha in animo il piacere dei nipoti che lo gusteranno. Ma nessuno ormai ha la pazienza per programmare così a lungo”. E io aggiungo l'accortezza e la generosità di essere altruisti!

Credo che Antonangelo LIORI, che della comunicazione ha fatto lo scopo della sua vita, abbia ragione da vendere! Il sorbo e il perastro sono due alberi antichi, due giganti che oggi stentano a sopravvivere, ma il loro destino appare segnato, perché l’attuale società non è più quella della lentezza ma quella del “tutto e subito”. Ora i pochi alberi rimasti di queste due meravigliose piante da frutto sono la gioia degli uccelli, che cercano e ben conoscono questi frutti gustosi e dolci, e che, contrariamente alla nostra fretta, seminano nella campagna i loro semi, nella speranza che le loro future generazioni possano anch’esse gustare questi frutti straordinari. Amici, prima di chiudere, per la curiosità di quelli che poco conoscono questi due frutti, faccio un rapido cenno su di loro.

Il “PERASTRO” è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae, da lunghissimo tempo presente in Sardegna; è il progenitore della comune pera coltivata. Pianta cespugliosa e arbustiva ha rami coperti di spine. I suoi fiori sono bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo (la sua fioritura è davvero spettacolare!). I frutti sono rotondeggianti, di 2-4 cm di diametro, di colore fulvo e sapore acido e astringente, dolci, con polpa nerastra, quando maturi. È un arbusto che, in condizioni favorevoli, può evolvere anche a piccolo albero, seppure a lento accrescimento. Molto resistente al clima mediterraneo arido e secco, può essere anche molto longevo, superando con facilità il secolo di vita. Ai tempi della civiltà contadina, Il perastro godeva di una notevole considerazione, sia per il legno che per i suoi frutti, che costituivano un ottimo alimento per il bestiame. Oggi, purtroppo, trovarlo in campagna è sempre più raro!

Il “SORBO” (nome scientifico Sorbus domestica L.), appartiene alla famiglia delle rosacee (in Sardegna è chiamato Sroba (nella Sardegna sud - Villacidro), Suprevia (nel Logudoro). È una specie caducifoglia, originaria dell’Asia Minore, presente inizialmente in Sardegna per scopi ornamentali, utilizzata nei parchi pubblici e in giardini pubblici e privati. Albero alto dai 6 ai10 metri, con fusto eretto e ramificato; presenta una chioma  espansa di colore verde-chiaro. Ha le foglie caduche, alterne,  imparipennate, lunghe 15-20 cm., con margine seghettato, di colore verde vivo nella pagina superiore e più chiaro in quella inferiore.

I suoi fiori, ermafroditi e riuniti in corimbi ombrelliformi, sono di colore bianco, composti da 5 sepali, 5 petali, 5 carpelli e numerosi stami. La fioritura è a marzo-aprile. I suoi frutti sono ottimi, di gusto alquanto gradevole: piccoli pomi sferici di 2-3 cm, molto ricercati dagli uccelli che ne  favoriscono anche la disseminazione. È una pianta a lento accrescimento ed eliofila, ma si adatta anche alle zone ombrose, così come si adatta a qualsiasi tipo di terreno, anche se preferisce quelli calcarei. Il legno di colore rosso-bruno è duro ed elastico. Cari amici, spero con tutto il cuore che queste due piante riescano a passare indenni le “forche caudine” della civiltà della fretta, nella speranza che la lentezza torni lentamente a contagiare il mondo! Voglio chiudere questa mia riflessione con le parole di Antonangelo Liori, che ho apprezzato molto! Eccole!

“Io sono paziente. Ho chiesto all'amico Iosello Cadeddu di Genuri di portarmi in dono per natale due piantine di sorba in modo che io le metta a dimora nel mio giardino e le curi sino a quando vivo e poi le gusti mio nipote, quando avrà trent'anni, e possa dire mentre lo offrirà a suo figlio: un dono di mio nonno. Nel frattempo sbocconcellerò un frutto maturo di perastro femmina. Il più saporito quando la sua polpa è nera, il più cattivo e aspro se non ben maturo. Dovrò essere però più abile degli uccelli, di me ben più affamati, che cercano anche loro i frutti più dolci. Gli uccelli invidiano me, che sono sazio e io invidio loro che sono liberi e selvaggi. Ecco perché li sfiderò davanti al perastro femmina: per invidia. Loro sono più liberi. Ma io più paziente. (Antonangelo Liori)

A domani.

Mario