Oristano 1° novembre 2025
Cari amici,
Oggi 1° novembre è il giorno dedicato a "Chi non c'è più", a Chi, prima di noi, ha percorso questa terra lasciandoci insegnamenti ed esperienze, in particolare i nostri cari. Ebbene, voglio cogliere perciò l'occasione di parlare di un grande del passato, l’ateniese PLATONE,
filosofo, scrittore e politico greco del passato, considerato uno dei personaggi
più influenti della storia, essendo colui che, insieme al suo maestro Socrate e
al suo allievo Aristotele, ha posto le basi del pensiero filosofico
occidentale. Il suo influente pensiero politico ha posto le basi per il
possibile governo dei popoli, dando vita a numerosi dibattiti inerenti il modo
di governare, dal significato della giustizia alla governance, ipotizzando la
struttura ideale dello Stato. Il suo pensiero e le sue riflessioni noi le
possiamo analizzare anche oggi, ripassando in particolare le sue opere principali
sulla politica: LA REPUBBLICA e il
POLITICO (dialogo).
In questi scritti Platone
si interroga sul ruolo che la politica deve avere nella vita degli uomini, e su
come si possa organizzare uno Stato giusto e ben governato. Il suo modello di
governo ideale, in realtà, si mostrava già diverso da quella che era la democrazia ateniese
praticata nel suo tempo, che egli criticava aspramente, proponendo una
struttura diversa: gerarchica, guidata dai filosofi-re; Egli pensava che individui preparati e altruisti, grazie
alla loro saggezza e conoscenza, erano i più adatti, in grado di governare per il bene
comune. Nel concetto di Platone, la politica è una delle dimensioni più
importanti dell’esistenza umana, poiché è attraverso la politica che si può
raggiungere una società giusta e ordinata.
Per Platone, la politica
è l'arte di governare il popolo, creando uno Stato giusto, virtuoso e
armonioso, in cui ogni individuo è impegnato a svolgere il proprio ruolo per il
bene comune. Platone vedeva lo Stato come un grande organismo in cui ogni parte dell’insieme
deve svolgere la propria funzione per il benessere del tutto. Si, amici, il
governo dello Stato è visto da Platone come “un insieme” che ha un vero, grande obiettivo:
“IL BENE COMUNE”, nel senso di “prendersene cura. Come scrive nel suo “dialogo
POLITICO”, Platone afferma che la vera arte del politico è “ἐπιμελεῖσθαι
πάντων τῶν ἀνθρώπων”, ovvero “avere cura di tutti gli uomini”
(Politico, 276b).
Secondo il grande
filosofo, questa “Cura” non si esercita dall’alto, ma si intreccia come una
tessitura tra i fili diversi della Comunità: il potente e il fragile, il
maestro e l’allievo, chi guida e chi è guidato. La politica, per Platone, è
questa arte di “intrecciare le differenze”, per costruire armonia, proprio come
il tessitore che unisce fili opposti per creare un tessuto solido e bello. Amici,
con il passare degli anni e dei secolo, però, i diversi governanti hanno abbandonato l’idea
della “cura del bene comune”, tanto da eliminarlo anche dal linguaggio usato da chi si occupa di gestire una Comunità.
Oggi, purtroppo, siamo
arrivati a praticare una politica che privilegia “una parte” della società e non “tutta”! Una politica non di interesse generale ma settoriale, dove la burocrazia opera per scelta e non per merito, violando l'interesse generale. Oramai viviamo una società anonima, arida ed egoista,
ben descritta da David Riesman nel suo libro la “Folla solitaria”, dove l’egoismo e l’indifferenza,
oltre alla prevaricazione, sono diventati il contrario della ricerca del bene
comune per dedicarsi al bene personale. Ma, come sosteneva Platone, “senza epimeleia
– ovvero senza la cura, l'attenzione e la responsabilità di occuparsi
dell'esistenza di tutti gli uomini” (Politico, 276b) - non c’è polis, non c’è Comunità.
Credo, amici, che sia tempo di gettare alle ortiche questa politica sbagliata, cercando di rileggere con attenzione e applicare gli insegnamenti del passato, come ad esempio, rileggendo e applicando il
pensiero di Platone. In questo modo, forse, capiremo meglio che chi governa (che sia un Paese, una scuola o
un’azienda, poco importa) non è colui che comanda, che impone, ma colui che si preoccupa e si prende cura dei suoi amministrati, occupandosi di ogni singola persona, di ogni fragilità, di ogni bisogno. La politica
dovrebbe essere proprio questo: un esercizio di cura condivisa, Rileggendo oggi
Platone, amici lettori, sono convinto che potremmo capire i nostri errori e cercare di porvi rimedio.
Cari amici, per quanto credo che sia difficile farlo, personalmente
auspico che la politica prenda coscienza, riprenda ad amministrare con
saggezza, preoccupandosi non dei bisogni "di una parte", ma di "quelli di tutti", ovvero della “cura del bene
comune”, un impegno che, purtroppo, è stato non solo dimenticato, ma ancora
peggio gettato alle ortiche!
A domani.
Mario







