Oristano
21 febbraio 2019
Cari amici,
Credo che la giornata del
13 Febbraio scorso, dedicata al Santo Patrono della nostra Diocesi Arborense e
della città di Oristano, Archelao, sia stata vissuta dal nostro Arcivescovo
Monsignor Sanna, come un evento molto speciale, sicuramente diverso dagli anni scorsi.
Speciale nella forma e nella sostanza, anche per gli altri eventi collaterali abbinati che
sicuramente hanno avuto la loro influenza. La ricorrenza in realtà anticipava di
qualche giorno il compimento del Suo 77° compleanno, data quest'ultima che sanciva la fine
dell’ulteriore mandato per 2 anni concessogli da Papa Francesco per proseguire nella guida e nel governo della nostra Diocesi.
Il nostro Arcivescovo sta certamente preparando da tempo questo distacco dal suo gregge perchè esso possa avvenire nel modo migliore, in quanto a breve dovrà lasciarlo. Questa Sua attenzione mi è parso di rilevarla anche in occasione della festa di S. Archelao, avendo voluto abbinare
alla solenne celebrazione del Santo Patrono la speciale mostra
“I tesori della nostra fede”, allestita nel Museo Diocesano. Una mostra di
grande interesse, che ha consentito di esporre al pubblico un gran numero di
tesori giacenti presso le numerose Parrocchie della nostra Diocesi.
Ho partecipato, con la
Delegazione di Oristano dell’Ordine Equestre del S.S. di Gerusalemme, sia alla
solenne concelebrazione in Cattedrale che alla successiva inaugurazione della
mostra, ricavandone delle sensazioni che voglio esporre anche a Voi amici lettori. In una
cattedrale gremita di fedeli, con in prima fila le autorità (presenti oltre il
nuovo Prefetto Dr. Gennaro Capo e il Sindaco della città Ing. Andrea Lutzu,
numerose altre autorità civili, militari e religiose), l’Arcivescovo, preceduto
dal Clero diocesano, ha attraversato la navata della chiesa con il suo dolce
sorriso benedicente, quasi volesse aggiungere un saluto di commiato.
Sensazione, amici, che ho
provato ancora più forte durante la Sua Omelia, che mi è sembrata
“particolare”, diversa dal solito, in quanto non limitata al solo ricordo del Santo Archelao, ma
contenente anche diverse sfumature aggiuntive, che potevano essere interpretate
come delle speciali raccomandazioni di commiato, fatte alla sua grande famiglia
diocesana da padre e da pastore; un pastore che,
a breve, si sarebbe dovuto allontanare dal suo gregge. Nel suo lungo e meditato
discorso mi è sembrato di cogliere, pur nella consueta, dotta interpretazione
del Vangelo, che Egli volesse preparare i fedeli ad un nuovo corso.
La sua riflessione è
partita dall’identità, da quel senso di appartenenza cristiana e civile che
ogni fedele porta dentro di sé. Il cristiano lo fa affidando se stesso e la
Comunità di appartenenza alla protezione di un Santo, come in passato facevano i Gremi che
affidavano la protezione propria e dell’associazione ponendola “in grembo”
(Gremio significa proprio questo) ad un Santo; ancora oggi il Gremio dei
contadini si affida a S. Giovanni e quello dei falegnami a S. Giuseppe, così
come il Gremio dei muratori si affida a S. Lucia.
“Affidare la propria
comunità ad un Santo – ha detto l’Arcivescovo -
vuol dire chiederne la protezione nelle circostanze della vita e seguirne
l’esempio nell’esercizio della propria professione”. Poi, facendo il
confronto con i giorni nostri, ha detto che di martiri ne esistono tanti anche
oggi, seppure spesso ignorati. “Chi si ricorda dei cristiani perseguitati
in diverse parti del mondo? Chi condivide la sofferenza dei tanti malati di SLA
che offrono il martirio della loro immobilità al Dio della vita e della
speranza? Chi ringrazia le tante suore e i tanti sacerdoti che sacrificano la
loro vita per assistere coloro che sono senza tetto, senza dignità, senza
lavoro, senza futuro? Il martirio, cruento ed incruento, è diffuso più di
quanto la cronaca dei quotidiani non lo faccia sapere”.
L’Arcivescovo non ha
dimenticato di rivolgere un pensiero di speranza anche ai pastori sardi,
impegnati sulla giusta lotta messa in atto per dare dignità al proprio lavoro;
ha rinnovato loro la solidarietà della Chiesa diocesana, auspicando che
attraverso il dialogo civile si possa arrivare quanto prima a una giusta
soluzione. Nel saluto finale ai fedeli della “Sua Chiesa Arborense” mi è
sembrato davvero di cogliere nelle parole di Monsignor Sanna i primi segni di
un imminente saluto di commiato. Ecco le Sue parole.
“Cari fratelli e sorelle,
la nostra città si prepara alla Sartiglia, un evento festoso fortemente
identitario. Conserviamone la tradizione di gioia dello stare insieme con un
supplemento d’impegno comune per il rispetto delle regole e delle persone. S.
Archelao, nostro patrono, interceda presso il collega di cielo S. Francesco,
perché ci renda tutti uno strumento della sua pace.
Grazie, Eccellenza del
suo affetto paterno, sarà per noi, anche domani, un grande padre e un saggio
pastore.
Mario
P.S.
Ieri pomeriggio, nella S.
Messa, celebrata in cattedrale per ringraziare il Signore per il Suo 77° compleanno,
Mons. Sanna nell’Omelia, seppure in maniera velata, è tornato ancora in argomento; nel
ribadire il Suo ringraziamento al Signore per il percorso di vita e di servizio
concessogli, è partito dagli albori della sua vocazione, quando giovanissimo ad
Orune il suo donarsi a Dio era visto un po’ come un’eccezione, tanto che
qualcuno commentò che “in un paese dove
albergavano gli sparvieri, finalmente era apparso un colombo”. Ha poi
ricordato che il Signore ha sempre lasciato libero l’uomo di scegliere la via
da seguire, giusta o sbagliata che fosse, concludendo con un sibillino “…con
questi sentimenti vi do il mio saluto”.
In tanti lo abbiamo
salutato con commozione al termine della Santa Messa, augurandogli ancora
lunghi anni di servizio al popolo di Dio. A
chent’annos, Monsignor Sanna!
Mario
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