Oristano 22 febbraio 2019
Cari amici,
Che la gran parte dei
lavori che si portano avanti oggi nel mondo, dal più complesso al più pesante, siano fatti
con l’aiuto dei robot lo sappiamo tutti; per constatarlo basta poco: nessuna
auto esce oggi dalle catene di montaggio senza il preponderante supporto delle
macchine robotizzate, così come scavare un tunnel sotto le montagne o negli
abissi marini sarebbe impossibile senza i sistemi robotizzati oggi esistenti. Il
futuro, è certo, sarà sempre più robot-dipendente,
e il timore che l’uomo in futuro verrà sostituito in toto dalle macchine
pensanti, e conseguentemente estromesso dal lavoro, appare sempre più concreto.
Il problema reale è che l’intelligenza
artificiale continua a fare passi da gigante, per cui appare necessario fare
chiarezza sul possibile futuro che attende milioni di lavoratori impauriti, i
quali vedono concreto il rischio di perdere il poto di lavoro, sottratto dalle
macchine intelligenti. Si, amici, sulla possibilità che in futuro i robot
“ruberanno” il lavoro a milioni di persone, si dibatte ormai da tempo.
Addirittura, secondo una recente ricerca fatta ad Oxford, sarebbero 158 le
professioni in cui le macchine sostituiranno l’uomo. Ma in realtà come stanno
davvero le cose? Sono queste paure infondate, oppure l’uomo sarà costretto obbligatoriamente a cambiare
professione, o a riciclarsi con qualcos’altro?
Secondo gli scienziati l’uomo
è vicino ad un’epoca di grande “Cambiamento”. Cambiamento che sta a significare che con la robotizzazione sempre più
perfezionata, scompariranno tante delle professioni di oggi. Che significa? Che a fronte di
quelle scomparse se ne apriranno molte altre, forse anche più di quelle che
andranno a scomparire, in quanto effettuate in automatico dai robot. Credo che un
esempio banale serva a farlo capire meglio. Quando ai primi del Novecento
iniziò quell'industrializzazione massiccia in molti campi (classica quella dell'auto con il fordismo), con il suo progredire scomparvero diverse professioni; per esempio quelle dei maniscalchi e dei
cocchieri che operavano sulle carrozze e sui cavalli, così come, con l’avvento dell’energia elettrica, scomparvero i
lampionai, gli addetti all’accensione dei lampioni che illuminavano le città, solo per citare
alcune delle professioni dell’epoca che si estinsero.
Questo però non
significò perdite di posti di lavoro, in quanto nacquero professioni nuove, come gli
elettricisti, i meccanici, i carrozzieri, oltre ad una miriade di altre,
necessarie a supportare il cambiamento in atto. Questo fa presupporre che avverrà la stessa
cosa ora. Secondo uno studio effettuato dall’International Federation of Robotics
(IFR) saranno dai 10 ai 14 milioni i posti di lavoro che verranno creati nel
mondo entro il 2020 dalla robotizzazione. Non tutti ovviamente sono d’accordo su queste prospezioni,
in quanto vi sono quelli che sostengono, invece, che i robot sottrarranno
sempre più posti di lavoro all’uomo, senza sostituzione.
Difficile stabilire cosa
succederà realmente. Che fare? Dobbiamo allora avere paura che i robot o le macchine
ci “rubino” una grossa fetta delle attuali professioni? In realtà bisognerebbe avere fiducia. Gli esperti sostengono che, visto che l’uomo sotto certi versi
non sarà mai “sostituibile in toto” dalle macchine, il lavoro per lui ci sarà
sempre. Certo bisognerà cavalcare il cambiamento, questo sì! Sotto quest'aspetto
non ci sono alternative. Come dicevamo prima, come non si salvarono quei
lampionai, quei cocchieri e quei maniscalchi di ieri, anche oggi i titolari di
molte professioni dovranno necessariamente cambiare pelle.
Cari amici, in futuro
sarà sempre più necessario avere una mente elastica, aperta al cambiamento,
capace di cavalcare la novità senza averne timore; riciclarsi, adeguarci a
nuovi lavori che emergeranno in continuazione (spesso anche in misura maggiore rispetto
alle professioni che scompariranno), sarà assolutamente necessario. Questo sarà possibile
con una formazione continua, senza fossilizzarsi sul passato, scoprendo sistemi
nuovi, capaci anche di arricchirci professionalmente e pure socialmente. Si, amici, perché nel
grande cambiamento ipotizzato, salteranno radicalmente gli schemi attuali, compresi i tempi e i modi
di lavorare.
Si ipotizza che nella società di domani ci saranno anche meno stress e meno ora dedicate al lavoro, per
cui la famiglia potrà riprendere in parte l’importanza che aveva una volta e
anche le relazioni sociali potranno essere vissute con la disponibilità di un maggior
tempo e quindi di piacere. Personalmente credo che il lavoro non sta finendo
per l’uomo, ma cambierà certamente molto il modo in cui esso verrà svolto. Entrando nei dettagli, forse, potrà diminuire anche quello subordinato, il lavoro dipendente, con larga crescita di quello autonomo, creativo e indipendente, dove la differenza la faranno la capacità individuale e l’estro di ciascuno.
Sicuramente, cari amici,
l’organizzazione futura del lavoro sarà molto diversa da quella attuale.
Scomparso già da tempo il sistema verticistico, sostituito da quello
orizzontale, anche quest’ultimo è destinato a subire ulteriori variazioni, con
alla base una grande capacità di adattamento al cambiamento; un sistema nuovo, che non tarderà ad arrivare e
modificherà sia la struttura aziendale che quella dei lavoratori (sindacato).
Un futuro diverso, amici, ci attende: ma non disperiamo, perchè potrebbe anche risultare migliore dell'attuale modus vivendi.
Cari amici, mai disperare! Anzi è necessario vivere il cambiamento senza troppe ansie, senza troppi timori; il futuro è stato sempre foriero di preoccupazioni, che certamente continueranno ad affliggerci come nel passato, in quanto anche gli antichi erano convinti che “Del doman non v'è
certezza”.
Mario
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