venerdì, gennaio 04, 2019

“LE RADICI DELL’ALBERO: UN DECENNIO AL SERVIZIO DELLA STORIA”. L’INTERESSANTE CONFERENZA SULLE RADICI DELLA NOSTRA STORIA ORISTANESE, RECENTEMENTE TENUTA AL TEATRO SAN MARTINO.


Oristano 4 Gennaio 2019
Cari amici,
Che la storia della nostra antica e luminosa Oristano, manchi di molti tasselli per conoscere completamente la sua evoluzione è cosa nota. Gli studiosi però non demordono e continuano ad effettuare le loro ricerche, scoprendo sempre altre tessere per rendere sempre più completo e preciso il mosaico.
I risultati di alcune ricerche recenti sono stati portati a conoscenza del pubblico Giovedì 27 Dicembre scorso, nel corso di un’interessante conferenza svoltasi presso il teatro San Martino di Oristano e tenuta da Enrico Correggia e Nadir Danieli. Quanto presentato è solo una parte delle nuove scoperte, in quanto alla recente conferenza faranno seguito altri incontri tematici "a puntate", nel corso del corrente anno.
La conferenza del 27 Dicembre è stata organizzata e realizzata, in totale autonomia, da Enrico Correggia e Nadir Danieli, due studiosi ai quali il Comune di Oristano ha concesso, oltre il patrocinio, l’uso del Teatro San Martino per l’esposizione al pubblico. Titolo del convegno “Le Radici dell’Albero: Un decennio al servizio della Storia”. Il decennio indicato nel titolo aveva una sua precisa ragion d’essere: dieci anni di ricerca in ambito storico e storico-artistico della nostra antica città.
La ricerca principale è partita dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, della quale si è tentato di ricostruire la storia attraverso la collazione e la verifica delle fonti documentarie e la costante indagine sul campo. Grazie a questa caparbia costanza dei ricercatori ed ai lavori di restauro condotti di recente, è stato possibile unire alla ricerca documentaria la scoperta di alcuni materiali e frammenti inediti, i quali hanno permesso, attraverso raffronti tipologici, di “restituire un volto” più chiaro alla Cattedrale oristanese.
I primi tasselli aggiuntivi a quanto conosciuto in precedenza, vennero resi noti in occasione del seminario di studi “…in ecclesia Sancte Marie de Arestano, in basilica videlicet Sancti Micaelis, que dicitur Paradisus”, tenutosi il 29 Settembre 2013; tutto questo venne poi raccolto in atti e pubblicato nel volume omonimo edito per Camelia Edizioni l’anno seguente. Successivamente, grazie al certosino lavoro svolto dall’Arch. Gabriele Pettinau, è stata resa possibile anche la ricostruzione grafica dello stato d’epoca della nostra Oristano. Il progetto portato avanti, noto come “Aristanis 1300”, fu presentato il 12 Maggio 2018, sempre presso il teatro San Martino, e mostrava la ricostruzione dell’intera città di Oristano nel secolo XIV in grafica 3D e realtà virtuale.
Giovedì 27 Dicembre, invece, sono stati i relatori Correggia e Danieli a presentare i risultati delle ricerche dell’ultimo decennio, attraverso l’esposizione di due relazioni, che partivano dalla classica domanda: quali sono, dopo 10 anni d studi, le “questioni rimaste ancora insolute”?
La prima relazione è stata quella di Nadir Danieli e aveva per titolo: “Le sepolture giudicali a Oristano nel Trecento: una questione aperta”. Ecco, in sintesi, la relazione.
In tutta Europa le sepolture medievali dei sovrani e della corte reale, risultano un punto di riferimento fondamentale sia sotto un profilo storico-artistico che identitario, per via del bisogno - ancora attuale - delle nazioni di identificarsi nella propria storia; in Sardegna, la pressoché totale assenza di questi sepolcri è solo “apparente”, in quanto le fonti le citano e alcuni frammenti, permettono di ricostruirne la storia. Partendo dagli esempi locali (lapide di Filippo Mameli in Cattedrale, lapide di Costanza di Saluzzo in Santa Chiara, sarcofago marmoreo oggi nella parrocchiale di Tramatza), è possibile tracciarne un profilo anche a Oristano, dove il transetto gotico della Cattedrale, ultimato con ogni probabilità sotto il regno di Ugone II de’ Bas-Serra, giudice d’Arborea, rivela numerosi indizi al riguardo.
Rimane aperta la questione della sepoltura dello stesso Ugone II, forse vicina a una soluzione grazie al rinvenimento di un ignorato documento del 1335, di imminente pubblicazione. La questione era stata riportata all’attenzione degli storici da Paolo Gaviano nel 2000, in uno studio in cui si ipotizzava l’originaria collocazione dei rilievi del supposto “Retablo del Rimedio” (oggi al Museo Diocesano Arborense) in un’arca sepolcrale. Dopo aver ricostruito le vicende del “Retablo del Rimedio” e del simulacro della vergine con bambino con la stessa intitolazione conservato in Cattedrale, è stata proposta una nuova pista d’indagine riguardo la sepoltura di Ugone, della quale potrebbero aver fatto parte le ancora poco note colonne cariatidi del Duomo di Oristano, opera di scultori pisani del primo Trecento, oggi conservate presso il Liebieghaus di Francoforte. Sull’argomento sono in corso alcune ricerche e seguiranno a breve degli articoli a tema, proposti dallo stesso Danieli.
La seconda relazione è stata quella di Enrico Correggia, che portava per titolo: “Tra Cinquecento e Seicento in Cattedrale: sulle tracce di alcuni illustri personaggi”. Ecco la sintesi della relazione.
La Cattedrale di Oristano conserva anche le tracce di altri sepolcri più recenti, da riferire, come è emerso dalle indagini, a personaggi legati a una élite locale fatta di notai e consiglieri civici e non solo a sacerdoti e vescovi. Tra questi personaggi si scoprono laici molto legati alla vita della Cattedrale: amministratori o “obrieri” di cappelle, pie società e confraternite, i quali grazie ai diritti di sepoltura e ad ingenti somme messe a disposizione della Chiesa Cattedrale per l’acquisto di prestigiose opere d’arte, trovarono l’ultima dimora in sepolture ornate di lastre con epigrafi e stemmi gentilizi. Di queste testimonianze marmoree, reimpiegate nei più vari ambienti e per i più vari utilizzi, le più antiche sembrano appartenere alla metà del XVI secolo.
                                   Cattedrale: cappella del Gremio di S. Giuseppe
Nella seconda parte della relazione è stata poi illustrata la storia di un personaggio molto celebre nell’Europa del Seicento, “di passaggio” a Oristano: Domenico Pietro Cerone, cantore, presbitero, compositore e autore italiano, morto a Napoli nel 1625. Cerone iniziò la sua attività di cantore proprio a Oristano, per volere dell’allora arcivescovo Antonio Canopolo, grande riformatore della diocesi. Più tardi scrisse il trattato di ampia divulgazione “El melopeo y maestro”, nel quale vengono ampiamente citate le sue esperienze oristanesi, ricche di divertenti aneddoti sui gusti musicali dell’epoca.
Cari amici, la conferenza, ampiamente partecipata, si è conclusa con l’annuncio, oltre che dei futuri articoli di cui si è già detto, di nuovi incontri divulgativi più regolari organizzati dai due relatori, allo scopo di rendere noti gli avanzamenti della ricerca sulla storia della nostra antica e gloriosa Oristano.
Grazie dell’attenzione, a domani.
Mario 

Oristano medioevale, mappa Cauli.

1 commento:

Terry ha detto...

Io ero presente, è stata una conferenza molto interessante.
I due relatori sono apparsi molto preparati e con il loro appassionato eloquio
hanno catturato l'attenzione del pubblico.
Attendo con interesse i futuri incontri annunciati e auguro a tutti e due di non perdere mai l'entusiasmo che li anima.