sabato, gennaio 12, 2019

LA TRISTE STORIA DEL “TRENINO VERDE” CHE NON PASSA PIÙ A USSÀSSAI. LA SARDEGNA E IL DEPLOREVOLE ABBANDONO DEI PICCOLI CENTRI.


Oristano 12 Gennaio 2019
Cari amici,
Sull’inarrestabile, continuo, spopolamento della Sardegna, in particolare quello dei piccoli centri, ho scritto a lungo anche su questo blog, deplorando l’arrendevole asservimento dei nostri governanti verso il potere centrale, che continua ad ignorare le giuste esigenze dei sardi. La Sardegna ha sempre contato poco a Roma, forse anche perché non è mai esistito un vero, grande partito politico dei sardi, e questo ha fatto sì che, nonostante le numerose proteste, continuano a sparire dai centri minori banche, uffici postali, negozi, scuole, sacerdoti nelle Chiese e quant’altro, senza dimenticare il perdurare di una viabilità ottocentesca che non favorisce certo il collegamento con i centri maggiori.
La situazione attuale risulta talmente grave che gli esperti di statistica quantificano con numeri a 2 cifre il numero dei centri minori destinati all’estinzione entro i prossimi 20 anni. Ebbene, nonostante questo drammatico pericolo incombente, chi ci governa poco o nulla fa per cercare di invertire, almeno in parte, la pericolosa rotta che porta la Sardegna al baratro. Con le poche forze in loro possesso i sindaci dei piccoli paesi cercano in qualche modo di rivitalizzarli, riportando in auge le antiche tradizioni, storiche e culturali, reclamizzando i saperi e i sapori unici del loro territorio, riuscendo in qualche modo a creare un modesto flusso turistico.
Ne sono un concreto esempio iniziative come “Autunno in Barbagia”, le diverse sagre paesane, a partire da quella del pane (a Ussàssai quella della mela), ma sono solo gocce in un mare di necessità, mentre i giovani, per quanto capaci e preparati, privi di un lavoro dignitoso, non possono fare altro che prendere la valigia, lasciare l’isola ed emigrare in Paesi lontani, col biglietto di sola andata. Una tragedia, perché in questo modo l’Isola perde il valore aggiunto che i nostri ragazzi migliori avrebbero potuto dare per il suo sviluppo e che, invece, si riversa in favore di altre regioni o nazioni.
Il mio convincimento è che la Sardegna le risorse le abbia, solo che manca la capacità di farle emergere e di sfruttarle adeguatamente; è come se avessimo una miniera di diamanti e non avessimo tecnici minerari e minatori capaci di estrarre le gemme e poi commercializzarle con profitto. Credo che a confermare questa mia affermazione sia sufficiente prendere nota di un caso recente, che ha riguardato una parte della Sardegna di una bellezza straordinaria: l’Ogliastra.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del 1900 i collegamenti in Sardegna, in particolare in una zona montuosa come l’Ogliastra, erano davvero scarsi; uno dei pochi mezzi di collegamento tra i vari paesi era il treno a scartamento ridotto, che collegava il mare (Arbatax) con l’interno. Oggi questa è considerata una “ferrovia da rottamare”, anche se ne fu tentato un riutilizzo turistico come “Trenino verde”.
Ferrovia che, nel tratto da Mandas a Sorgono, fu percorsa nel Gennaio del 1921 anche dallo scrittore inglese David Herbert Lawrence insieme alla moglie Frieda Von Richtofen. Ebbene, nonostante questi ricordi famosi, il riutilizzo turistico di questo antico mezzo di trasporto, che avrebbe pouto, turisticamente, essere un veicolo capace di risollevare le sorti di questi paesi dell’interno, è apparso lacunoso e discontinuo, insomma più  che precario. Lo dimostra un fatto recente che sto per riportare e che riguarda la storia di un ogliastrino di mezza età. 
È la storia di Marco Dessì, cinquantenne di Ussàssai, paese posto a 800 metri di altitudine e abitato da poco più di 500 anime, tra l’altro in costante declino numerico.
L’uomo è un ogliastrino vero, duro e cocciuto, che nonostante le crisi, a differenza di altri conterranei, non ha mai voluto abbandonare il suo borgo per cercare fortuna altrove. Marco Dessì, padre di due figli, si è sempre rimboccato le maniche: per vent'anni ha sfidato le avversità causate dalle cicliche crisi che hanno investito l’Isola, continuando caparbiamente a gestire il suo "Punto di ristoro Niàla", locale divenuto quasi una tappa quasi obbligata per gli amanti delle escursioni effettuate con il celebre "Trenino verde".
Ussàssai, panorama
Purtroppo, però, oggi Marco è costretto a chiudere l'attività e abbandonare i suoi sogni: la lotta è arrivata alla fine. Ma cosa è successo per sconfiggere un combattente duro come lui? Sicuramente le promesse non mantenute sullo sviluppo delle zone interne, come l’Ogliastra e Ussàssai in particolare. La storia di Marco è indissolubilmente legata alla scommessa turistica delle zone interne dell'Isola: la strombazzata e quasi "mitica" continuità possibile, nell'utilizzo sia della spiaggia che della montagna. 
Il "trenino verde", era il fil rouge capace di dare corpo a questa continuità, che avrebbe consentito ai turisti, oltre che godere di un mare unico, di prendere visione di un mondo ormai scomparso: le antiche vie a scartamento ridotto nate per accedere alle ottocentesche carbonaie, di bearsi dell’intatto verde di boschi fitti e impenetrabili, insomma di entrare nel cuore e nel ventre di un’isola unica al mondo. E Ussàssai, nel cuore del bosco di Niàla, era il punto ideale, che consentiva ai turisti di vivere momenti unici, rilassandosi nel punto di ristoro gestito da Marco e dalla sua famiglia.
Un progetto, quello messo in atto da Marco, nato con interessanti prospettive e sostenuto dalla Regione, proprietaria delle allora Ferrovie complementari della Sardegna (oggi affidate all'Arst), e dal Comune; progetto pensato per accogliere i turisti che arrivavano da Cagliari o da Arbatax. Per circa un decennio il progetto sembrò funzionare; Marco in questo progetto ha investito tutto, soldi e sacrifici. Per meglio gestire l’attività lasciò addirittura anche il fatidico "posto fisso", ma ad un certo punto qualcosa si è fermato.
Il primo problema a sorgere è stata la sicurezza del treno. Nel percorso per arrivare alla fermata di Niàla vi sono due ponti realizzati nell’Ottocento, che non hanno superato il collaudo: uno a monte e uno a valle. Che fare? Semplice: si bypassa Ussàssai e la fermata di Niàla. Per Marco inizia così il calvario: le tante promesse fatte si sono volatilizzate. È la fine: l’investimento di una vita di lavoro andato in fumo, si chiude.
La Regione, col Presidente (uscente) Francesco Pigliaru e l'assessora al Turismo Barbara Argiolas, millantano ancora promesse di nuovi stanziamenti per rilanciare la tratta a scartamento ridotto, ma in realtà tutto tace. Promesse elettorali, ha pensato Marco. Per ora il trenino è fermo a Cagliari, chissà fino a quando. L'annuncio della chiusura del ristoro di Niàla ora corre su Facebook, suscitando indignazione e anche tante parole di incoraggiamento dedicate a Marco. Ma sono solo parole. Il velo dell’oblio coprirà presto, col suo manto silenzioso, rabbia, dolore e lacrime.
Cari amici, credo che non ci sia bisogno di dire altro, di commentare ulteriormente: basta quanto da me scritto in premessa! Se questo è uno spicchio del futuro che si prospetta per la nostra Sardegna, credo che dovremo riflettere molto tutti, prima di andare (a breve) a votare per il rinnovo del Consiglio regionale.
A domani.
Mario

Nessun commento: