venerdì, gennaio 11, 2019

CIRCONCISIONE. IL RECENTE CASO DEL BAMBINO MORTO PER UNA CIRCONCISIONE CLANDESTINA, METTE TUTTI DI FRONTE A SERI INTERROGATIVI.


Oristano 11 Gennaio 2018
Cari amici,
La notizia dei giorni scorsi, immediatamente diffusasi, sul caso dei due gemelli la cui circoncisione clandestina ha avuto effetti devastanti (uno è morto e l’altro è in gravi condizioni), ha sconvolto l’opinione pubblica, che continua a restare inorridita di fronte a questa antica barbarie che, seppure per motivi religiosi, continua a sopravvivere anche nel 3° millennio. Nel mondo occidentale, poco avvezzo a simili pratiche, ci si interroga e si discute, anche in modo forte, sulla permanenza del fenomeno e di come risolverlo.
Si, nonostante stiamo percorrendo il 3° Millennio, ben diverso da quello di migliaia di anni fa, questa pratica, per motivi culturali e religiosi, continua. Si calcola che tra i 4.000 ed i 5.000 bambini stranieri ogni anno in Italia vengono sottoposti alla circoncisione; di questi tra i 1.400 e 1750, pari al 35%, vengono circoncisi clandestinamente, e molto spesso l’intervento non è effettuato da medici, con il rischio concreto di infezioni ed emorragie che, come nel caso prima riportato, possono portare alla morte dei piccoli. Per chi non è molto al corrente di questa pratica antichissima, voglio qui riepilogare, anche se per sommi capi, l’origine di questa barbara consuetudine.
Circoncidere viene dal latino circum («intorno») e caedere («tagliare»), quindi indica il «tagliare intorno» all’organo sessuale maschile la parte che ricopre il pene, ovvero il prepuzio. L’uso di eliminare questa parte che ricopre il pene nacque quasi certamente per motivi igienici, diventando poi, invece, una pratica legata alla religione e come simbolo di appartenenza. Rito che iniziò ad essere praticato in tempi lontanissimi, come risulta dalla descrizione fattane dagli antichi Egizi nel cosiddetto Papiro di Ebers, reperito a Luxor nel 1862 dall'archeologo tedesco Georg Moritz Ebers, che accertò che lo scritto era stato deposto tra le gambe di una mummia risalente a circa 3000 a.C.
La circoncisione era nota anche ai Caldei, abitanti sulle montagne dell'Armenia e del Kurdistan, com'è documentato nelle tavolette di argilla ritrovate da Sir Henry Layard nel 1849 nelle rovine del Palazzo Reale di Nineveth, distrutto nel 612 a.C, ed attualmente esposte al British Museum di Londra. Queste tavolette furono collezionate dal re Assurbanipal (668-626 a.C.) e si ritiene che siano state prodotte nel 1600 a.C.
Presso gli Ebrei la circoncisione risulta ancora oggi praticata non per motivi igienici ma con un significato puramente religioso. Motivo religioso dunque, in quanto fin dall’antichità la chirurgia in generale era scarsamente praticata presso gli Ebrei (era limitata soltanto a casi dove era l'unica soluzione inevitabile), per cui non si ipotizza altra motivazione nel continuare a sottoporre i bambini o i giovanissimi a questo barbaro trattamento, considerato anche che la circoncisione non era e non è ancora oggi effettuata da un medico, ma dal Rabbino.
Storicamente la circoncisione è menzionata anche nella Bibbia (Genesi, 34 ed Esodo 4 e 25), dove si rileva che si tratta di una iniziazione puberale. Infatti il termine khatana («circoncisione») deriverebbe da hatan che in ebraico significa «fidanzato». Questo ragionamento concorda anche con quanto praticato da altre civiltà, presso le quali la circoncisione viene ancora oggi effettuata alla pubertà, come ad esempio presso le tribù africane dei Konso, dei Kerre, dei Gheleba, ecc., oltre che presso molte altre tribù in Africa Orientale e Centrale, dove è considerata un rito capace di abilitare alla vita sessuale rendendo più facili i rapporti sessuali.
Nell’antichità la circoncisione si diffuse e venne praticata anche nella civiltà greca e in quella romana, effettuata soprattutto per migliorare la situazione igienica della zona puberale, facilmente soggetta ad infezioni. Anche le popolazioni pre-colombiane dell'America praticavano la circoncisione, come rilevato sia presso le tribù degli Athabaska del Canada, e presso alcune tribù messicane e amazzoniche. Gli Atzechi ed i Totonacs risulta che circoncidevano i loro bambini con una cerimonia rituale all'età di 28 o 29 giorni. Nel corso della stessa occasione cerimoniale il sacerdote che praticava la circoncisione ai maschi praticava un rito analogo anche alle bambine, che venivano deflorate con il dito.
Amici, con questi presupposti non desti meraviglia, dunque, che popolazioni ancora oggi legate a riti religiosi antichissimi, come gli Ebrei, continuino a praticare anche nel terzo Millennio questo barbaro rito. Che fare, dunque, per evitare tragiche situazioni come quella recente del bambino deceduto a Monterotondo? Indubbiamente, per non turbare i sentimenti religiosi, sarebbe almeno opportuno regolamentare l’operazione, facendola svolgere attraverso l’utilizzo del Servizio Sanitario pubblico. È già stato inoltrato un appello alla Ministra della Salute, proponendo di abbassare i costi dell'operazione ed evitare, quindi, gli interventi clandestini.
D’altro canto, proibire il rito stabilito da una religione millenaria diventerebbe troppo difficile, in quanto le operazioni clandestine continuerebbero; alcune nazioni europee hanno tuttavia già emanato norme di proibizione, come la Germania. La corte d'appello di Colonia ha di recente stabilito che la circoncisione per motivi religiosi è un delitto perseguibile penalmente. E' quanto si legge nella motivazione di una sentenza del Giugno scorso relativa al giudizio nei confronti di un medico, citato per aver circonciso un bambino di 4 anni. Per i giudici di Colonia, le circoncisioni devono essere considerate alla stregua di ''lesioni contrarie alla legge'' perché ''violano l’integrità fisica'' dei minori, così è scritto nella sentenza.
Cari amici, personalmente non sono molto favorevole alla circoncisione, però credo anche la proibizione, che andrebbe a stravolgere una tradizione millenaria, parte integrante di una fede professata da milioni di persone, sia un rimedio peggiore del male. Ribadisco, però, l’esigenza che questo rito, per quanto barbaro, vada regolamentato e gestito con tutte le garanzie, quindi effettuato presso una struttura medica pubblica.
A domani.
Mario
Circoncisione di un bimbo ebreo

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