Oristano
15 Gennaio 2018
Cari amici,
Che il DNA
dell’indimenticata “Vespa”, lanciata
dalla Piaggio negli anni Cinquanta del secolo scorso subito dopo la guerra,
avesse una stretta relazione con gli aerei, in pochi lo sanno. La storia di
questo scooter è curiosa ed intrigante, come del resto lo sono le storie dei
pionieri, degli industriali curiosi e illuminati che contribuirono a ricostruire l’Italia
del dopoguerra. Enrico Piaggio era uno di questi pionieri. Una storia interessante la sua,
bella da raccontare, in particolare a quei giovani di oggi che in gran parte
non hanno mai vissuto i conflitti sanguinosi come quelli dei loro padri e dei loro nonni; ne hanno avuto sentore solo al cinema o nei libri di storia. Ripercorriamo insieme,
allora, la storia della vespa e del suo inventore, Enrico Piaggio, il pioniere di quel leggero
e docile mezzo di trasporto che contribuì a “far muovere” i giovani della prima
metà del secolo scorso.
Enrico Piaggio nasce il
22 febbraio 1905 a Pegli. Giovane brillante, si laurea in Economia e Commercio
a Genova nel 1927. Alla morte del padre Rinaldo, nel 1938, eredita insieme al
fratello Armando la Piaggio, azienda che costruisce aerei. Terminata la guerra,
dopo aver cercato di far ripartire l’azienda seriamente danneggiata dagli
eventi bellici, cerca di portare al suo interno una certa innovazione. Il suo
pallino è affiancare alla produzione di aerei un’altra più “leggera”, capace di
creare mobilità senza però far spendere troppo gli italiani, e per questo pensa
alla 2 ruote. Siamo nei primi anni del dopoguerra.
Per concretizzare
questa sua idea si rivolge ad uno dei suoi tecnici più fantasiosi, l’ingegnere
aeronautico Corradino D’Ascanio, l’uomo che firmò il brevetto del primo
elicottero italiano, e che sarà considerato il vero padre “tecnico” della
Vespa. L’ingegnere, però, sulla “2 ruote” ha delle perplessità: non amava la
moto, soprattutto in quanto odiava salirvi sopra “montandola a cavallo”. Studia
pertanto qualcosa di diverso. Ecco allora l’idea geniale: costruire un mezzo,
sempre a due ruote, ma diverso dal solito; dalle sue mani esce la prima “moto”
a scocca portante, un mezzo che non ha bisogno di un tunnel centrale che
supporta il motore e tutto il resto, sul quale può salire anche una donna,
senza montarvi sopra, come a cavallo.
Esteticamente il nuovo
mezzo appare diversissimo dalla classica motocicletta.
Privo del telaio
centrale, con il cambio sul manubrio, dotato per la propulsione di un motorino
di avviamento da aereo, il prototipo del nuovo scooter appare subito interessante.
Era il 23aprile del 1946 quando questo nuovo veicolo viene presentato al
pubblico, battezzato con il nome di “Vespa”. Quanto al nome si dice che esso sia
nato da un’esclamazione di Enrico Piaggio, che alla vista del primo esemplare
pare abbia esclamato “sembra una Vespa”! In effetti l’accostamento era pertinente,
sia per la forma che per il ronzio del motore, il classico rumore fatto dal
motorino d’avviamento aeronautico.
Lo scooter, subito dopo
il lancio, fu molto apprezzato, in particolare per il suo straordinario design;
il suo fascino si mantenne forte nel tempo, tanto da non passare mai di moda,
e, anzi, subendo molte imitazioni. La sua fama nella prima metà del secolo
scorso fu tale che anche i grandi registi introdussero la vespa nei film di
successo. Uno per tutti: chi non ricorda Gregory Peck e Audrey Hepburn a spasso
per Roma su una Vespa, nel film “Vacanze Romane”?
Al grande successo
iniziale, come spesso succede, subentrano poi cadute e rallentamenti: dalle logiche di mercato e seri motivi di
famiglia. Nel 1964 nella Piaggio il reparto motociclistico venne scorporato dal
reparto aereo e, dopo un breve periodo, complice un matrimonio, la nuova
azienda motociclistica passa sotto il controllo degli Agnelli. Storia familiare
curiosa, questa. Enrico Piaggio aveva sposato Paola Antonelli, contessa di un nobile
casato fiorentino; la contessa, però, era stata sposata in precedenza con il
colonnello Alberto Bechi Luserna, da cui aveva avuto una figlia, Antonella.
Enrico Piaggio, quando sposa la contessa Paola, né adottò anche ufficialmente
la figlia, che diventò così Antonella Bechi Piaggio.
Antonella, partito di alto
rango e fisicamente anche molto bella, andò in sposa ad Umberto Agnelli, il
numero due della famiglia torinese dell’auto. Il loro figlio, Giovanni Alberto
Agnelli, una volta diventato presidente della società, portò la Piaggio nel
“gruppo” Agnelli. Giovanni Alberto, uomo molto posato e attento, era, in
pectore, il vero erede dell’impero torinese. Ma il destino qualche volta è
davvero beffardo. Giovannino, come era chiamato confidenzialmente per distinguerlo
dallo zio Gianni, a poco più di trent’anni viene colpito da una forma rarissima
di cancro allo stomaco. Fa lunghi soggiorni in America alla ricerca di una
cura, ma alla fine del 1997 muore.
Dopo la sua morte il
clan degli Agnelli inizia a disinteressarsi della Piaggio, tanto che dopo diverse
trattative viene ceduta a Roberto Colaninno, manager della telefonia, che la
acquista per farne la capogruppo di un polo motociclistico, fra cui spiccano
Laverda, Aprilia e Moto Guzzi. Per il famoso scooter vespa i tempi sono ormai cambiati, ma non certo per andare
definitivamente in pensione. Per la vespa si affaccia all’orizzonte una seconda
vita. Grazie alle conoscenze internazionali di Colaninno, che ha intuito che
c’è ancora futuro per questo scooter, la vespa riprende a vivere, in
particolare in Asia, dove moltissima gente ha voglia di spostarsi, ma ha pochi
soldi.
Cari amici, sono
trascorsi più di 70 anni dalla sua nascita, ma oggi la vespa è ancora, seppure
in Oriente, un utile e pratico mezzo di locomozione. Grazie all’idea brillante
di un grande manager d’altri tempi, Enrico Piaggio, l’uomo che riuscì a
motorizzare quell’Italia mal ridotta che usciva a brandelli dal tunnel della guerra.
A domani.
Mario
1 commento:
Paola Antonelli era di famiglia romana! Nobiltà nera, papalina, in quanto discendente dal famoso cardinale Antonelli dei tempi del Papa Re. Antonelli a sua volta era nipote di ricchi e avidi mercanti di campagna della ciociaria. Il padre era stato generale di cavalleria e governatore dell'Eritrea. Uno zio, Pietro Antonelli, aveva negoziato il disastroso Trattato di Uccialli con Menelik, come protagonista della politica di espansione coloniale in Etiopia.
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