Oristano 29
Gennaio 2018
Cari amici,
Il dolore ha sempre fatto
parte della vita umana, fin dal primo giorno. È la Bibbia, nella Genesi, a
ricordarci che Dio, dopo la disubbidienza commessa da Adamo ed Eva nel Paradiso
Terrestre, li apostrofò dicendo all’uomo: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie
e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato, non
ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore né trarrai
il cibo; aggiungendo poi alla donna: «Io moltiplicherò grandemente
le tue pene e i dolori della tua gravidanza, con dolore partorirai i figli; i
tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». Dolore
dunque: da sempre, un fardello davvero pesante che grava sulla specie umana.
L'uomo da allora ha cercato di trovare sollievo dal peso del dolore. Anticamente i metodi
per combatterlo erano molto rudimentali: per secoli la famosa
randellata in testa o un pugno alla mandibola sono stati quelli più diffusi; erano sistemi
per cercare di rendere il malato meno cosciente e poco sensibile al dolore.
Gli Egizi furono i primi a capire che il freddo inibisce la circolazione e quindi la sensibilità; iniziarono pertanto ad utilizzare la neve o l’acqua ghiacciata. Avevano anche scoperto che la "pietra di Melfi" (un minerale che strofinato sopra le membra da recidere o operare le rendeva abbastanza insensibili), che utilizzavano per lenire le temute sofferenze dell'intervento chirurgico. Successivamente, dopo aver raggiunto una maggiore conoscenza erboristica, iniziarono ad usare l'oppio (ricavato dal papavero), la mandragora e la Cannabis; l’uomo insomma voleva riuscire ad evitare o almeno mitigare il dolore in maniera più adeguata. L'oppio (dal greco opion, succo), ricavato dal papavero bianco, era già conosciuto dai Sumeri nel 3500 a.C. che lo utilizzavano in particolare come rimedio per il mal di denti e nell'Antico Egitto dove era usato invece come tranquillante.
Gli Egizi furono i primi a capire che il freddo inibisce la circolazione e quindi la sensibilità; iniziarono pertanto ad utilizzare la neve o l’acqua ghiacciata. Avevano anche scoperto che la "pietra di Melfi" (un minerale che strofinato sopra le membra da recidere o operare le rendeva abbastanza insensibili), che utilizzavano per lenire le temute sofferenze dell'intervento chirurgico. Successivamente, dopo aver raggiunto una maggiore conoscenza erboristica, iniziarono ad usare l'oppio (ricavato dal papavero), la mandragora e la Cannabis; l’uomo insomma voleva riuscire ad evitare o almeno mitigare il dolore in maniera più adeguata. L'oppio (dal greco opion, succo), ricavato dal papavero bianco, era già conosciuto dai Sumeri nel 3500 a.C. che lo utilizzavano in particolare come rimedio per il mal di denti e nell'Antico Egitto dove era usato invece come tranquillante.
Anche la mandragora era
usata anticamente in funzione di analgesico naturale. Fu il medico greco
Dioscoride (I sec d.C.) ad usare per primo questa pianta per ricavarne l'anaisthesia
(in greco mancanza di sensazioni e che oggi possiamo considerare una
primordiale anestesia), ovvero fa raggiungere alla persona quegli effetti narcotici capaci di sedarla, rendendola insensibile al dolore. Il sistema utilizzato era quello
della spugna soporifera: preparato un composto di oppio, giusquiamo, cicuta,
papavero e mandragora (preventivamente essiccati), questo veniva inumidito e fatto assorbire da una spugna
che, posta davanti alla bocca e al naso del paziente, lo addormentava. Nella
civiltà romana fu Plinio il Vecchio, naturalista, ad utilizzare la mandragora prima
di effettuare le operazioni chirurgiche: bastava far annusare la mandragora per
far cadere il paziente addormentato. I medici, a Pompei, coltivavano la
mandragora addirittura in giardino. Nel medioevo la guerra al dolore veniva combattuta
soprattutto con beveroni e pozioni magiche di questo tipo.
Giunti all’età moderna,
con la nascita dell’industria del farmaco, arrivarono le iniezioni e le pillole, per
rendere i pazienti meno sensibili al dolore e poter affrontare al meglio traumi
e operazioni chirurgiche anche di grande complessità. L’evoluzione però, come
sappiamo, non si ferma. Oggi le società farmaceutiche continuano a sviluppare
tante alternative anche a iniezioni e pillole. Dall’ago ipodermico alla siringa
cava (inventate verso il 1850), tanti i nuovi mezzi anti dolore che si sono
aggiunti. Si, perché la sensibilità al dolore risulta davvero molto ampia e varia,
dipendendo molto dall’individuo; molte persone, per esempio, non tollerano le
iniezioni e, spesso, i medici somministrano il farmaco direttamente sul sistema
nervoso centrale. Oggi, le alternative che vengono consigliate per alleviare il
dolore sono ancora aumentate: includono cerotti che diffondono il medicinale
tramite la pelle, spray nasali, inalatori, ostie oro-solubili e molto altro. Eccoli.
I cerotti
antidolorifici, per esempio, vengono utilizzati per diffondere oppioidi, in
particolare il Fentanyl (nome del
brand: Duragesic). Il fentanyl è un oppioide sintetico che risulta molto più forte e potente della morfina (da 72 fino a
125 volte), considerato uno dei narcotici più liposolubili. In
pochi secondi raggiunge il cervello tramite la pelle. Utilizzato tramite
cerotto è in grado di offrire una somministrazione della droga costante e
sostenuta che dura anche per giorni. La somministrazione del fentanyl può
essere fatta anche per bocca: è stato sviluppato un applicatore a forma di
lecca-lecca (il prodotto si chiama Actiq) ed ha la forma di una losanga
zuccherata. Uno stecco contiene tantissimo fentanyl e il sistema è considerato, senza dubbio, un modo
intelligente e veloce per diffondere il medicinale tramite il sangue, perchè viaggia
molto più velocemente di qualsiasi altra pillola, dando un risultato pari a quello di
un’iniezione endovenosa di morfina. I pazienti dicono di sentire sollievo dopo
soli cinque minuti.
Spray nasali. Il naso è
una delle vie più dirette al cervello. Gli spray antidolorifici nasali per
l’influenza sono già disponibili e molti altri sono in arrivo. Per anni gli
inalatori sono stati una manna dal cielo per gli asmatici. Oggi questo metodo
farmaceutico sta toccando anche altri medicinali, inclusi gli antidolorifici. Inalando
una sostanza vengono mandate le molecole dritte ai polmoni per un assorbimento
rapido nel circolo sanguigno. Gli inalatori sono stati sviluppati e testati per
condurre la morfina in caso di dolore intenso più velocemente di un’iniezione
endovenosa.
Le Ostie oro-solubili. Tra i vantaggi delle ostie oro-solubili troviamo la loro praticità ed il fatto che non richiedano acqua per essere attivate. Il farmaco per l’emicrania a base di rizatriptan (Maxalt) si presenta in un’ostia che si dissolve sulla lingua in pochi secondi.
Le Ostie oro-solubili. Tra i vantaggi delle ostie oro-solubili troviamo la loro praticità ed il fatto che non richiedano acqua per essere attivate. Il farmaco per l’emicrania a base di rizatriptan (Maxalt) si presenta in un’ostia che si dissolve sulla lingua in pochi secondi.
Cari amici, cosa possiamo
prevedere ancora? Cosa potrà riservarci il futuro? All’orizzonte si
intravvedono anche iniezioni senza aghi.
Somigliano a grandi penne ed utilizzano un sistema ad elio compresso. Sono in
grado di sparare nella pelle una nuvola densa di microscopiche particelle di
droga alla velocità di Mach 3. Mentre le prime versioni di queste penne
causavano lividi e dolori, i nuovi modelli sono indolori. Già oggi si
utilizzano per sedare in anestesia locale i pazienti prima di un’operazione
dolorosa.
Personalmente sono
convinto che tutti questi sistemi siano validi, in grado di darci una mano a sopportare quei dolori che spesso risultano portatori di grande sofferenza. Si, proprio "farci soffrire il meno possibile", in quanto mai e poi mai il dolore
scomparirà dalla nostra vita! Ci sono dolori, però, che mai riusciremo a lenire: sono quelli non fisici ma interiori, quelli spirituali,
quelli che le medicine non saranno mai in grado di curare. La Bibbia, cari amici, contiene la verità: del
dolore, sia l’uomo che la donna, non potranno mai liberarsi!
A domani.
A domani.
Mario
La "Cacciata dall'Eden", una delle scene degli affreschi dipinti da Masaccio (1401-1428) per la cappella Brancacci
Nessun commento:
Posta un commento