Differenze di genere: a parità di lavoro stipendi diversi...
Oristano
30 Gennaio 2018
Cari amici,
Il tempo passa
inesorabile, senza mai fermarsi, senza mai rallentare o accelerare, scrutando
inesorabile gli avvenimenti e i cambiamenti che giorno dopo giorno scrivono la storia di questo
nostro mondo. Cambiamenti, quelli succedutisi nel tempo, a volte epocali;
cambiamenti anche brutali, che hanno visto guerre, rivoluzioni, cambi di fronte, crisi
economiche e sociali, ricerca di uguaglianza e di parità; quest'ultima, però, troppo
spesso negata.
Una delle battaglie più
combattute nella storia dell’umanità è quella dell'uguaglianza di genere: la ricerca della
parità tra uomini e donne. Ricerca di uguaglianza che ha visto vittorie
parziali e sconfitte cocenti. La donna, sempre succube dell’uomo fin dai tempi della
Bibbia, ha sempre lottato per ottenere giorno dopo giorno piccole vittorie, ma
le concessioni fatte (spesso pagate a prezzo altissimo) non hanno mai raggiunto
la reale, concreta parità con l’uomo. Si, amici, siamo arrivati al Terzo
Millennio e la tanto agognata parità di genere ancora non è arrivata. In tutti i campi: in famiglia, nella società e in particolare nel
lavoro.
Secondo il recente rapporto
delle Nazioni Unite (ONU), le donne, a parità di mansioni, continuano a
guadagnare meno dei colleghi maschi: la retribuzione risulta inferiore di circa il 23 per cento! Si, amici, secondo
l'Onu questo è da considerarsi "il più grande
furto della storia"; il fenomeno, più noto come il gender pay gap, è generalizzato, quasi a dimostrare la minore validità del lavoro delle donne rispetto a quello degli
uomini. Il triste fenomeno non è concentrato solo in determinate zone ma
risulta ampiamente diffuso in tutto il mondo. La differenza retributiva risulta
evidente in tutte le mansioni e qualifiche, senza distinzioni di aree,
comparti, età o adibizioni. I dati rilevati dall’OCSE evidenziano che in
Giappone il gap è al 25,7 per cento, negli USA al 18,9 per cento, in Gran
Bretagna al 17.1 per cento, in Germania al 15,7 per cento.
"Non esiste un
solo Paese, né un solo settore in cui le donne abbiano gli stessi stipendi
degli uomini", ha detto il consigliere dell'ONU, Anuradha Seth. Il divario salariale è
dovuto alla sommatoria di numerosi fattori: dalla sottovalutazione del lavoro
delle donne alla mancata remunerazione del lavoro domestico, dalla minore
partecipazione femminile al mercato del lavoro al livello delle qualifiche
assunte. Secondo le stime, con ogni nuova nascita le donne perdono in media il 4% del
loro stipendio rispetto a un uomo, mentre per il padre il reddito aumenta invece di
circa il 6%. Ciò testimonia, afferma Seth, che buona parte del problema è il
lavoro familiare non retribuito che le donne continuano a svolgere in modo
sproporzionato.
Col tempo e con le
lotte portate avanti le donne hanno continuato a combattere per l’uguaglianza e
la parità, ma nonostante il maggior inserimento femminile verificatosi negli ultimi decenni,
il numero di donne presenti nel mercato del lavoro resta di molto inferiore a
quello degli uomini. Al ritmo attuale, avverte l'ONU, ci vorranno più di 70
anni per porre fine al divario salariale tra i due sessi.
L’allarme lanciato dal
rapporto ONU non è il certo il primo di questo tenore sul tema della
disuguaglianza salariale. Già l’8 Marzo dello scorso anno, in occasione della
Giornata internazionale della donna, un report di Oxfam aveva evidenziato il divario retributivo esistente tra uomini
e donne, calcolato sempre intorno al 23 per cento. Oxfam aveva calcolato che sarebbero
serviti 170 anni per colmare il gap retributivo a livello globale: 52 anni di
più di un anno prima, a significare che il divario anziché diminuire continuava
ad allargarsi.
L’allargamento della
forbice, reso con maggiore evidenza negli ultimi anni, incide sempre di più
sulla vita di milioni di donne soprattutto nei Paesi poveri. Molti dei diritti
acquisiti dalle donne infatti sono costantemente messi in discussione e le disparità anziché
diminuire sono in crescita; la quota di lavoro non retribuito, soprattutto nel
settore della cura delle persone, viene svolto da 2 a 10 volte in più dalle
donne rispetto agli uomini.
E l’Italia non resta
certo fuori da questa situazione di disagio femminile. Secondo il rapporto
presentato a Ottobre dall’OCSE sulle
competenze dei lavoratori italiani, nonostante i piccoli progressi degli ultimi
mesi, il nostro Paese resta al quartultimo posto tra i 35 Paesi sviluppati per
percentuale di donne occupate.
Secondo l'Organizzazione Internazionale del
Lavoro (ILO), l'agenzia delle
Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti
umani internazionalmente riconosciuti, nel 2015 risultava impegnato nel lavoro
il 76,1 per cento da uomini, mentre per le donne la percentuale scendeva al
49,6 per cento. Le donne, pensate, guadagnando di meno dovrebbero lavorare tre
mesi in più rispetto agli uomini per colmare il differenziale!
Cari amici, sono davvero situazioni di grande tristezza, e credo che sia giunto il tempo di dire BASTA! Non sembra anche a Voi che sia arrivato il tempo di cambiare?
A domani.
Mario
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