Oristano
1 Gennaio 2018
Cari amici,
Nel primo post del
2018 vorrei iniziare il dialogo facendo gli AUGURI a tutti Voi, nella speranza
di essere ricambiato! Credo che tutti abbiamo davvero bisogno di un anno migliore!
Il primo tema che
voglio affrontare in questo 2018 che oggi comincia è quello relativo al lavoro. Lavoro che, complice in particolare la robotizzazione, presenta vuoti davvero impressionanti, con oltre la metà dei nostri giovani inoccupati e a carico dei familiari. Il mondo ormai
sta cambiando in maniera impressionante: succedono tante di quelle novità (comprese le numerose 'follie') che
è molto probabile che già da questi primi decenni del Terzo Millennio, l’attuale
struttura portante della nostra Società (da quella sociale a quella economica e
del mercato del lavoro) apparirà obsoleta, dovrà cambiarà rotta: risulterà,
infatti, inadeguata e dovranno essere apportati numerosi cambiamenti, molti dei
quali sicuramente "epocali". Cerco di
spiegarmi meglio.
L'attuale struttura all'interno della quale si muove il mondo del lavoro dovrà essere seriamente “ripensata”, rifondata di sana pianta.
Con un avanzamento tecnologico impressionante, che ha creato macchine altamente
specializzate, computerizzate in modo tale da essere diventate addirittura strutture “pensanti” (come certi “Robot” ci hanno dimostrato), la forza lavoro
umana, inizia quasi ad apparire superflua. Si, non solo quella semplice, quella classica manodopera poco istruita,
ma anche quella medio alta, dovrà cercare di trovarsi qualche altra collocazione, in
quanto brutalmente estromessa dai circuiti produttivi. È ormai frequente
leggere su quotidiani e riviste periodiche, che professioni anche importanti
sono state proficuamente sostituite dalle nuove “macchine pensanti”, capaci di
svolgere perfettamente il lavoro prima riservato agli umani.
Secondo uno studio recente,
condotto dalla società McKinsey & Co., entro il 2030 l’impiego di robot nei
processi produttivi eliminerà quote importanti di posti di lavoro. Posti, come detto, che
non riguardano solo il livello operaio all’interno delle fabbriche, ma anche livelli
ben più alti: dalla gestione dei magazzini alla mansioni amministrative, per
finire alle reception delle strutture di accoglienza. I primi calcoli approssimati prevedono
che le macchine-robot elimineranno in breve tempo nel mondo almeno 800 milioni di posti di lavoro.
Lo studio ha preso in
esame la situazione in 46 Paesi e analizzato ben 800 diverse tipologie di
lavori, arrivando alla conclusione che i dati ricavati potrebbero essere
addirittura approssimati per difetto. Lo sviluppo e la progressione della
robotizzazione è infatti sempre in crescendo e si allarga sempre più includendo ulteriori settori e mansioni
anche specialistiche, considerata la sempre maggiore capacità gestionale dei robot. Sempre
più aziende, infatti, si stanno affidando all'automatizzazione per velocizzare
la produzione, ridurre i costi e aumentare la sicurezza. Un solo esempio: Foxconn, produttore di elettronica e fornitore di Apple e Samsung, ha
già sostituito 60.000 dipendenti con dei robot di ultima generazione.
Gli studi portati
avanti dagli economisti hanno già messo sull’avviso che l'automazione
influenzerà sempre di più il mercato del lavoro; un recente rapporto, redatto da
consulenti della Deloitte in
collaborazione con l’Università di Oxford, ha stabilito con buona
approssimazione che il 35% dei posti di
lavoro è a rischio nei prossimi 20 anni. Lo scenario nel medio-breve si prefigura quindi
non certo dei migliori, e costringe tanti di noi a porsi delle domande alle quali credo sarà difficile rispondere.
Se i robot produrranno grandi quantità di beni, dopo aver sostituito milioni di lavoratori, a chi verranno venduti i beni prodotti, se i possibili acquirenti sono rimasti privi del lavoro e della relativa retribuzione? Inoltre, questa immensa schiera di 'diseredati' con quali mezzi camperà, come potrà soddisfare almeno le esigenze primarie? I governi di tutto il mondo hanno già oggi una bella gatta da pelare, con i tassi di disoccupazione in costante aumento e col sistema economico in crisi crescente.
Se i robot produrranno grandi quantità di beni, dopo aver sostituito milioni di lavoratori, a chi verranno venduti i beni prodotti, se i possibili acquirenti sono rimasti privi del lavoro e della relativa retribuzione? Inoltre, questa immensa schiera di 'diseredati' con quali mezzi camperà, come potrà soddisfare almeno le esigenze primarie? I governi di tutto il mondo hanno già oggi una bella gatta da pelare, con i tassi di disoccupazione in costante aumento e col sistema economico in crisi crescente.
"Adelante (Pedro) cum judicio" ribadisce il Manzoni nei suoi scritti, e certamente il detto vale anche in questo caso. Si, amici, inizialmente
abbiamo gioìto, quando le prime macchine tecnologiche si facevano carico del pesante e pericoloso lavoro nelle fabbriche al posto dell’uomo. Poi, invece, le
macchine, sempre più perfezionate hanno iniziato a sostituire non solo l’operaio
ma anche il lavoratore qualificato, in mansioni sempre più elevate. Già oggi macchine-robot con sembianze umane sostituiscono gli addetti alla 'reception' degli alberghi, oppure cuochi-robot in molti Fast Food preparano panini e pizze senza problemi di fatica o costosi straordinari. E siamo solo
all’inizio. Pensate che negli USA, presso il San Francisco Medical Center, è già in funzione il robot
farmacista, una macchina in grado di analizzare la prescrizione medica e
trovare i medicinali giusti che servono al paziente; in Spagna è già in funzione un robot casalingo che, pensate, è in grado (con grande felicità delle donne) di stirare la biancherià, in modo eccellente, mentre a Singapore in palestra c’è un personal
trainer chiamato RoboCoach.
Cari amici, per alcuni studiosi
siamo prossimi all’avvento del post-capitalismo, che vedrà inesorabilmente un
cambiamento epocale delle regole economiche, sociali e del lavoro, che adottiamo oggi. Nei prossimi decenni ci attendono (e di molti credo che ne saremo
testimoni) rivoluzionari cambiamenti, che per ora è addirittura difficile
immaginarne la grandezza. La risposta angosciosa che ci assilla, però, resta quella ipotizzata prima: se le macchine sono destinate a prendere il potere e
a sostituirsi quasi in toto agli esseri umani, cosa succederà a milioni di uomini e donne
privati del lavoro, che - lo voglio ribadire - non è semplicemente prendere la retribuzione ma sentirsi parte attiva e utile della società?
Il dubbio attroce che assilla me, ma certamente anche molti altri, è questo: ma se il lavoro lo faranno le macchine, e di conseguenza
milioni di lavoratori saranno disoccupati, le merci prodotte dai robot a chi
verranno vendute? C’è chi parla di una soluzione “sociale”, ovvero quella di un salario donato dallo Stato, ma a Voi questa soluzione sembra concepibile? Milioni di uomini e donne dovranno vivere di elemosina, fornita dagli Stati che regaleranno
a tutti del denaro anche in assenza di prestazione lavorativa? C’è chi ci
crede, io no!
Proviamo davvero, amici, a chiederci cosa succederà nel
mondo nei prossimi 50 anni, quando su 7 – 10 miliardi di abitanti della terra,
un miliardo di persone (i grandi cervelli) lavorerà in maniera altamente specializzata, mentre 8-9 miliardi saranno privi di occupazione! Chi
si occuperà di loro e di cosa vivrà questa immensa plebe? Saranno tutti, uomini e donne, vecchi e bambini, schiavi del “Grande fratello” che governerà un mondo altamente informatico, oppure si ribelleranno? Sarà forse questa la terribile rivoluzione che scuoterà il Terzo Millennio? Una lotta impari dell'uomo contro la macchina? Non credo che la mia considerazione sia semplice fantascienza...
Pensateci,
il problema è davvero serio!
A domani.
Mario
1 commento:
Ciao Mario! La verità sta sempre nel mezzo, anche in questo caso. Prova a dare un occhio a questo articolo:
http://www.linkiesta.it/it/article/2018/01/06/i-robot-non-tolgono-ma-creano-lavoro-ed-e-ora-che-ce-ne-rendiamo-conto/36703/
Posta un commento