Oristano
12 Gennaio 2018
Cari amici,
Sono trascorsi 70 anni,
ma delle zone franche, previste nello Statuto di Regione Autonoma della
Sardegna all’art.12 (approvato con la Legge Costituzionale n. 3/1949), per
compensare il disagio derivante dalla nostra insularità, ancora nulla si
vede all’orizzonte. Eppure 70 anni non sono un piccolo periodo di tempo! Se al tempo inutilmente trascorso
ci aggiungiamo anche la disastrosa situazione economica che viviamo, l’omissione
sa proprio di grande presa in giro. Eppure l’applicazione delle ‘zone franche’, l’utilizzo
delle previste “fiscalità di vantaggio”, avrebbero certamente potuto farci superare,
in modo più agevole, una crisi che non accenna a rallentare.
Non è servita a nulla nemmeno
la sentenza della Corte Costituzionale del 4 Luglio 2017 n° 154, che in
sostanza ha ribadito la legittimità per l’Isola della presenza di zone franche, con il
possibile annullamento delle imposte fiscali quali Iva-Irpef-Irpeg e le accise
sui beni di consumo quali alcolici e carburanti, valide nei confronti dei soli residenti
in Sardegna. Omissioni e ritardi assolutamente non giustificabili, anche considerando il fatto che
per predisporre in modo appropriato le relative zone e le condizioni per ottenere i
vantaggi fiscali, sarebbero state necessarie istruttorie complesse e difficili. Credo,
insomma, che il lungo tempo trascorso sarebbe stato più che sufficiente a
realizzarle! Eppure nulla fino ad oggi si è portato avanti, rimanendo queste concessioni, al
momento, solo argomento di cattedratiche disquisizioni tecniche di fattibilità.
A chiacchiere, come ben
sappiamo, poco si costruisce: sono i fatti quelli che contano e che risolvono
le situazioni. Per ora si è solo “menato
il can per l’aia”, trovando sempre una qualche giustificazione ai ritardi, nonostante
le pressanti istanze messe sul tappeto dai sardi. Fino all’altro giorno, però. All’improvviso il
sindaco donna (io non amo il termine sindaca) di un piccolo paese, dopo essersi
consultata con gli esperti, ha emesso un’ordinanza che, anche se a molti può aver scatenato il sorriso, ha fatto il botto, eccome! Una sparata che è servita almeno a
lanciare un bel sasso nello stagno, in quella enorme palude di indifferenza che
in Sardegna è ben nota.
Questo primo atto di
ribellione è partito da Giave, un paesino con poco più di 500 abitanti nel
cuore del Meilogu, in Provincia di Sassari. Qui la battagliera sindaca Maria Antonietta Uras ha sfidato le
Istituzioni firmando un’ordinanza con la quale dal 1° Gennaio di quest’anno
l'intero territorio comunale è stato dichiarato zona franca. L’ordinanza, partendo
dalle accise sui carburanti, intendeva, come prima cosa, far risparmiare ai suoi abitanti circa 70
centesimi al litro su benzina e gasolio.
"La mia è
chiaramente una provocazione – ha confermato all'ANSA
la prima cittadina - So bene che per attuare veramente la zona franca servono atti ben
più importanti, ma le mie azioni non sono campate in aria". Ha
proseguito poi dicendo: "Gli atti che il Comune di Giave ha
adottato sono basati su precise leggi nazionali e regionali, e sono stati
deliberati dopo aver consultato giuristi ed esperti fiscali di alto livello”.
Insomma, il vero
obiettivo immediato del sindaco M. Antonietta Uras era quello di dare uno
scossone a chi sta inerte e che invece avrebbe dovuto agire; il suo “atto di
ribellione” portato avanti con la delibera era quello di suonare la sveglia
alla Regione, che mai ha portato avanti sul serio il progetto di zona franca,
continuando ad ignorare il problema, mentre i sardi sono alla fame. “Se
la risposta alla zona franca sarà no, allora si dovrà comunque voltare pagina e
cercare altri strumenti per agevolare i cittadini e le imprese sarde in modo
che la nostra economia e la nostra società possano uscire dalla crisi”,
ha precisato caparbiamente la forte donna sarda in fascia tricolore.
Il primo gesto
simbolico lo ha fatto personalmente; è andata a fare rifornimento al distributore
di benzina Q8 di Campu Giavesu, sulla statale 131. Ha messo come al solito il
carburante alla sua auto, ma ha compilato anche una scheda carburante, con la
quale, poi, chiederà il rimborso o la compensazione con altri tributi, invitando
tutti i suoi concittadini a fare altrettanto. Una strada, quella da lei portata
avanti, che fra i fiscalisti ha destato qualche perplessità. "Non
entriamo nel caso specifico del Comune di Giave, ma le norme sulla zona franca
sono molto articolate e complesse, ed esistono delle leggi comunitarie che sono
sovraordinate a quelle nazionali e regionali", ha precisa il Presidente
dell'Ordine dei commercialisti di Sassari, Giovanni Pinna Parpaglia.
Cari amici, una sfida,
quella portata avanti dal Sindaco di Giave, che fin da subito è apparsa in
salita, anche se credo che Lei per prima lo avesse messo in conto.
Caparbiamente, però, lei è andata avanti. Tra Novembre e Dicembre scorso, con la sua Giunta ha
approvato le due delibere con lo schema di regolamento dei diritti speciali,
definendo i confini della zona con la nuova tassazione e le merci che saranno
soggette al taglio delle imposte. Subito dopo lo ha comunicato ufficialmente a
tutti i soggetti interessati, comprese l'Agenzia delle entrate, la Regione,
l'Agenzia delle dogane. A chi le chiedeva il perché rispondeva: "La
Sardegna è già Zona Franca dal 1948, e a Luglio lo ha confermato anche la Corte
Costituzionale".
Al battagliero sindaco,
credo però, che non interessasse più di tanto il risultato immediato: l’importante era
come detto “svegliare” dal torpore chi invece avrebbe dovuto lottare con tutti
i mezzi per far riconoscere alla Sardegna i diritti che le spettavano. Dagli uffici
del potere centrale per ora nessuna reazione: l'Agenzia delle entrate ha da
sempre scelto la via del silenzio.
Amici, personalmente
non so come andrà a finire, anche se penso che, batti e ribatti, alla fine la
zona franca arriverà. Di una cosa però sono certo: a Maria Antonietta Uras, il
tempo darà ragione: sarà Lei ad essere ricordata per il coraggio, per la voglia
manifestata di volersi scrollare dalle spalle, sue e di tutti i sardi, il giogo
della sudditanza, che nega a tutti noi sardi i diritti che costituzionalmente ci
spettano. Un grande plauso a questa donna, caparbia e determinata, vera donna
sarda, capace di lottare quanto e più di noi uomini, spesso timidi e poco battaglieri.
A domani.
Mario
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