Oristano
27 Dicembre 2017
Cari amici,
L’affermazione che una “maggiore disponibilità di fondi porta
anche allo spreco”, può essere anche, masticando amaro, tollerata. Nel caso, invece, che lo spreco avvenga quando i fondi a
disposizione non solo non sono abbondanti, ma addirittura scarsi, fa indignare non poco. Perché oggi introduco
la mia riflessione quotidiana parlando di spreco? Per mettere il dito nella piaga nel bilancio della nostra sanità pubblica, ché, come molti di noi sanno
e toccano con mano tutti i giorni, è in costante profondo rosso, una voragine che si fa
ogni giorno più profonda.
L'Italia, che come è
risaputo non investe troppi soldi nella sanità, dalle analisi fatte risulta
invece che sia magnanima nello spreco: studi recenti lo quantificano in ben 23 miliardi di euro
l'anno, cifra non secondaria in un settore così delicato. Il nostro Paese,
infatti, investe solo il 14,1% della spesa pubblica per mantenere il proprio
sistema sanitario, l’1,1 per cento in meno della media europea. A superare
tutti, dedicando la quota più alta è l’Irlanda, con il 19,3 per cento. Ebbene
confrontando questi dati, però, scopriamo che mentre in Irlanda questa spesa
incide per il 5,7 per cento del proprio PIL, in Italia incide per il 7 per
cento. Questo è confermato da una ricerca (fatta da Eurispes ed Enpam), svoltasi
sotto l'egida dell’Osservatorio Salute, Previdenza e Legalità.
In Italia il SSN è un
"datore di lavoro" di gran peso: i dati 2015 evidenziano che gli
occupati nel comparto della sanità sono stati 1.796.000. Ma a questo dato
ufficiale i ricercatori stimano di dover aggiungere altri 3-400mila lavoratori 'neri o grigi' che si annidano soprattutto nell’area della cura alla
persona. Tutto compreso, dunque, in Italia nel settore della salute lavora quasi un
occupato su dieci.
Il confronto con gli
altri Paesi, ci fa pensare, con un certo margine di sicurezza, che alla base di certe ‘differenze’ vi sia una quota
importante di corruzione. Tra i dati economicamente più rilevanti del documento
prima citato, le stime circa il tasso medio di corruzione e frode in sanità non
appaiono molto felici. I valori medi comunemente stimati e relativi alla
situazione italiana, ammonterebbero a 6,5 miliardi di euro l’anno. Se poi si sommano
i dati sull’inefficienza della spesa pubblica nel comparto sanitario (che
inciderebbe per il 3% del totale) e il peso degli sprechi (valutato nell’ordine
del 18% della spesa totale), l’insieme delle pratiche grigie della corruzione, degli sprechi
e delle inefficienze, può essere valutato annualmente in ben 23,6 miliardi di
euro.
Usando l'analisi matematica da questi risultati si ricava che nella sanità pubblica ogni 10 euro
spesi se ne potrebbero mettere da parte 2, con un risparmio, come detto prima, di
circa 23 miliardi su una spesa annua 2016 sull’ordine dei 120 miliardi.
Eliminare gli sprechi però, lo sappiamo bene, non è certo facile! Tuttavia, per quanto risulti difficile all’apparenza,
è assolutamente necessario farlo: dal taglio delle prestazioni inutili (ce ne sono tante) alla
lotta alle frodi, dall’estensione dei costi standard negli acquisti ad una
efficiente prevenzione. Negli ambiti affini agli "sprechi" rientra
anche il fatto che gli italiani fanno eccessivo ricorso alla medicina d’emergenza,
quella dei “pronto soccorso", il cui uso è calcolato per circa un quarto assolutamente improprio
e non motivato.
Eppure, come detto
prima, nel nostro Paese la spesa per la Sanità non è abbondante. Allora ci si
chiede: perché si sprecano oltre 23 miliardi di euro all’anno senza cercare di porvi rimedio?
In questo contesto poco felice, la Sardegna non appare certo una “Regione diligente”! La Manovra Finanziaria 2018 della nostra Regione è di 7,792 miliardi di euro, e circa la metà di queste risorse sono destinate alla sanità. Risorse ingenti, pari a 3 miliardi 318 milioni di euro: il 93% (3.094 milioni) per i Lea, i livelli essenziali di assistenza; il 4% (130 milioni) per il ripiano del disavanzo e il resto per “altre spese” (tutela della salute e investimenti). Eppure, nonostante queste ingenti somme che assorbono praticamente la metà del bilancio regionale, l’assistenza non è certo ai massimi livelli ma alquanto carente, nel vero senso della parola.
In questo contesto poco felice, la Sardegna non appare certo una “Regione diligente”! La Manovra Finanziaria 2018 della nostra Regione è di 7,792 miliardi di euro, e circa la metà di queste risorse sono destinate alla sanità. Risorse ingenti, pari a 3 miliardi 318 milioni di euro: il 93% (3.094 milioni) per i Lea, i livelli essenziali di assistenza; il 4% (130 milioni) per il ripiano del disavanzo e il resto per “altre spese” (tutela della salute e investimenti). Eppure, nonostante queste ingenti somme che assorbono praticamente la metà del bilancio regionale, l’assistenza non è certo ai massimi livelli ma alquanto carente, nel vero senso della parola.
Siamo sicuri, allora
che non ci siano troppi sprechi anche in Sardegna? Per cercare di entrare nel
merito da tempo una Commissione è all’opera per cercare di far luce su come si
è venuto a creare lo spaventoso disavanzo nella sanità sarda; “la
Commissione di inchiesta effettua, tra mille difficoltà, un’indagine mirata ad
individuare gli sprechi che si sono perpetrati e che ancora si perpetrano nelle
aziende isolane”, ha dichiarato il Presidente della Commissione di
inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza
dei suoi costi, il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in
Consiglio Regionale Attilio Dedoni.
Cari amici, è con
amarezza che si deve constatare che col passare del tempo il costo sanitario
che resta a carico del cittadino diventa ogni giorno più pesante. A prescindere
dai ticket in aumento, effettuare gli accertamenti diagnostici in strutture pubbliche
è diventato proibitivo: le prenotazioni, spesso, assicurano la prestazione a
distanza di troppo tempo, anche dopo 300 giorni, costringendo chi ha vera necessità
e urgenza a rivolgersi ai laboratori privati. Dove sta allora la prevenzione,
le cure adeguate, la possibile riabilitazione, se chi necessita di cure deve “arrangiarsi”
pagando di tasca?
La domanda che molti si
pongono ma che non trova risposta è: Ma quella montagna di euro, grande quanto la
metà del bilancio regionale, dove e come sparisce? Nonostante il lavoro della Commissione
d’inchiesta (che so che fatica non poco a trovare il bandolo della matassa, trovandosi di fronte a muri spesso invalicabili per scoprire la
verità), penso che difficilmente si arriverà a scoprire tutta la verità…
A domani.
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