Oristano 15 Dicembre 2017
Cari amici,
Le statistiche, come ben sappiamo, sono sempre
impietose, ma sono importanti: servono per farci capire se e perché sbagliamo, ci
consentono di catalogare carichi di lavoro e comportamenti, che non sempre risultano
ottimali. L’argomento di cui voglio parlarvi oggi è interessante e credo molto importante:
si tratta dell’impegno educativo e sociale svolto in famiglia dai papà,
purtroppo quasi sempre scarso, se non addirittura nullo. L’affermazione che sto
facendo non è casuale, non è campata in aria, in quanto a sentenziare che i
papà italiani sono i peggiori d'Europa è il frutto, l’esito di una seria ricerca.
A studiare e fotografare
la gestione familiare corrente delle famiglie europee è stata una società di ricerca,
la P&G, che, in collaborazione
con la SIRC (Social Issues Research Center), ha intervistato diecimila donne in tredici nazioni invitandole
descrivere per filo e per segno l’eventuale coinvolgimento del partner nella
gestione della casa e dei figli. È stato chiesto loro di esprimersi assegnando un
voto, indicando anche in particolare il tempo (in ore e minuti) dedicato dall’uomo
alla gestione dei figli. I risultati
della classifica sono stati curiosi e allo stesso tempo impietosi: l’impegno
maschile non è stato mai alto, ma i papà italiani sono collocati proprio in fondo alla
classifica, con un tempo, dedicato ai figli, di appena 38 minuti giornalieri!
Insomma, amici, l’allevamento
dei figli continua a gravare in modo troppo pesante sempre sulle spalle delle donne,
anche se qualche eccezione, in verità, oggi c’è. Non in Italia, però, ma in Finlandia. La
notizia, che per noi italiani ha dell’incredibile, è che i papà finlandesi sono
gli unici in Europa a passare con i figli più tempo delle mamme! Questo emerge
da un recente rapporto dell’OCSE sull’uguaglianza di genere. L’inaspettato
risultato è certamente frutto (e merito) soprattutto delle politiche sociali varate
dal Governo finlandese, che con grande lungimiranza ha stabilito, pensate un po', che il
congedo parentale dei papà, più che un diritto dei genitori, è un sacro diritto
dei bambini!
“Vogliamo
ampliare il congedo parentale disponibile per i papà”, ha dichiarato
a The Guardian Annika Saarikko, Ministra
finlandese degli Affari familiari e dei servizi sociali. “Siamo certi, sulla base delle
ricerche scientifiche in merito, che i padri siano fondamentali per lo sviluppo
dell’essere umano nei primi anni di vita, e investiremo molto in questo”,
ha aggiunto.
La Finlandia, ben
nota per la sua lunga tradizione socialdemocratica e un sistema fiscale
favorevole, ha sempre dato la massima importanza all’educazione dei bambini,
considerati il vero fulcro della vita sociale. Il Governo di Helsinki,
ritenendo prioritaria e determinante la figura maschile, ha stabilito che “trascorrere del tempo con il proprio papà
sia fondamentale per ogni infante”; per questa ragione ai padri vengono
concesse ben nove settimane di congedo di paternità, durante le quali ai padri
spetta il 70% dello stipendio. “Questa, più che una questione di
uguaglianza di genere, è una questione di diritti del bambino”, ha spiegato
la ministra Saarikko, secondo la quale “non si tratta
del diritto della madre o del padre, ma del diritto del bambino di trascorrere
del tempo con entrambi i genitori”.
Che dire, una filosofia
davvero innovativa, forse la più avanzata in Europa, quella applicata dalla
Finlandia, che pone il bambino al primo posto come diritti, che vengono prima
di quelli dei genitori. Inoltre, per incoraggiare i papà ad usufruire del
congedo, per avere l’opportunità di approfittare del vantaggio loro concesso,
di recente è stata lanciata la campagna di comunicazione ‘È il tempo del papà!’, con volantini che mostrano un corpulento
operaio edile che spinge con gioia una carrozzina.
Cari amici, quello
del maggior rispetto dell’infanzia, cosa che consente ai papà di passare molto più
tempo con i figli, non è l’unico aspetto in cui la Finlandia eccelle in ambito
sociale. Il rapporto Global Gender Gap
ha classificato la Finlandia come il secondo Paese più equo al mondo nel 2016,
e l’Economist lo ha recentemente
classificato come il terzo Paese migliore in cui essere una mamma lavoratrice.
Una gran bella differenza con la nostra Italia, dove, poi, ci si lamenta che
nascono sempre meno figli!
Da noi,
purtroppo, la gestione della casa e della famiglia continua a ricadere sulle
spalle delle donne, che spesso e volentieri con la maternità corrono anche il
rischio di perdere il lavoro. Di cosa possiamo dunque lamentarci, se le culle
restano vuote, se il tasso di fertilità è sempre più basso e se i piccoli centri
si spopolano? Senza una adeguata politica sulla famiglia, credo che siamo, presto o tardi, destinati a scomparire.
A domani.
Mario
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