Oristano
29 Dicembre 2017
Cari amici,
Il termine Futurologo è per molti un vocabolo che
ha che fare con gli indovini, con i medium, con i tarocchi e la chiromanzia; la definizione, insomma, di un soggetto dotato di particolari poteri che gli
consentono di predire il futuro. Nella moderna terminologia, invece,
“Futurologo” sta ad indicare una seria e qualificata professione che, svolta da un esperto, nei
prossimi anni sarà molto richiesta e apprezzata, e che, tra l’altro, risulta al
momento poco presente sul mercato, se non addirittura mancante. Si,
amici, questa nuova figura professionale appare necessaria negli organici aziendali e pertanto molta è la richiesta proveniente da aziende e
strutture commerciali, che però faticano a trovarla. Per questo motivo diverse Università si stanno attrezzando per
venire incontro alle esigenze degli operatori socio-economici, sia pubblici che
privati attivando appositi corsi di laurea.
Fino ad oggi, infatti, in Italia la
gran parte delle strutture universitarie ha praticamente ignorato questa
nuova esigenza, mentre all'estero da tempo Università importanti hanno introdotto corsi di
laurea e di dottorato sui cosiddetti "Futures
studies", una materia accademica introdotta negli anni sessanta. Lentamente,
però, iniziano a muoversi anche le università italiane; l'Università degli
Studi di Trento, per esempio, ha dato vita al Master di secondo livello in
"Previsione sociale" rivolto a soggetti che sono già operativi nel mondo del
lavoro.
Secondo Carola Adami della "Adami & Associati", un'agenzia che si occupa di selezione del personale, la figura
del futurologo è già tra le più ricercate e meno disponibili sul mercato. Nel
nostro Paese da qualche anno l’Italian
Institute for the future cerca di introdurre anche da noi i "futures
studies", che, utilizzando le moderne metodiche di previsione, risultano
in grado di dare a chi, Manager aziendale o Politico, deve assumere decisioni
inerenti il futuro aziendale o sociale della struttura che governa.
Anche la sezione
italiana del network "Millenium Project" effettua queste attività di
previsione, con lo scopo di accumulare conoscenze sul futuro e, di conseguenza,
poter effettuare le scelte migliori possibili. Il 7 Aprile 2017 gli Enti
sopracitati hanno presieduto un gruppo di lavoro di livello internazionale
chiamato "Anticipation, Agency and Complexity" con lo scopo di dare
vita ad una rete italiana di futurologi.
Secondo il Professor Roberto Poli, docente presso il Dipartimento
di Sociologia e Ricerca Sociale dell’università di Trento e con cattedra Unesco sui
sistemi anticipanti, la moderna professione di futurologo sarà in tempi brevi
fra le più richieste. Gruppi bancari, assicurativi e aziendali stanno già
investendo nel settore delle previsioni. La Barilla, per esempio, ha già un
gruppo di lavoro impegnato a disegnare gli scenari sul futuro
dell’alimentazione nel 2030.
Per ora, però, sono
poche le strutture aziendali in possesso di un reparto composto da persone con
formazione specifica, e si avvalgono di consulenti esterni, per ora rari. Anche il settore pubblico, come quello
privato, necessita di persone esperte in questa nuova professione. “Quasi tutti i governi europei hanno un
ufficio che si occupa di queste cose”, dice il professore Poli, “la Finlandia
in particolare, dove è stato costituito un gruppo al seguito del parlamento e
non del governo. Qui in Italia ancora non si è visto nulla del genere”.
Il bisogno però,
come sempre, aguzza l’ingegno. Ad aprile 2018 a Bologna, nella sede del Consiglio nazionale
delle ricerche, è stato già programmato un incontro dei futurologi italiani,
dedicato alle anticipazioni sul lavoro. “Faremo un discorso più aperto di
quanto non appaia da molti report”, dice sempre il professor Poli, “l’automatizzazione
del lavoro non è qualcosa come l’invecchiamento della popolazione rispetto a
cui possiamo solo rassegnarci. Dipenderà dalle politiche adottate. È importante
muoversi con visione per non farsi travolgere”.
All’incontro parteciperà anche Mara Di Berardo, dottoressa di ricerca in Culture, Linguaggi e Politiche della Comunicazione e co-chair del nodo italiano del Millennium Project. Dal 2016 ha iniziato a lavorare sullo studio globale “Scenari alternativi su lavoro e tecnologia al 2050”. Nell’incontro di Bologna i partecipanti cercheranno di definire azioni a breve (5 anni), medio (15 anni) e lungo termine (35 anni), per cercare di prevedere prima e realizzare poi, il miglior futuro possibile. “Su questi scenari per il lavoro nel 2050 sarebbe utile aprire un discorso con i sindacati”, aggiunge, poi, la Di Berardo.
Cari amici, prevedere
il futuro è sempre stato il sogno dell’uomo. La storia insegna che anche nel
lontano passato si cercava di conoscere il futuro attraverso una serie di
metodiche empiriche, che spaziavano dall’osservazione delle viscere fumanti
degli animali ai voli degli uccelli, dalle lettura delle gocce dell’olio versate su un recipiente ai segnali dati dalle volute di fumo, dagli oroscopi alla
lettura delle carte (tarocchi). Ebbene, ora nel terzo Millennio, l’evoluzione
ha fatto sì che il futurologo, ovvero colui che per noi prevede cosa accadrà in
futuro, sia un soggetto più aderente alla realtà: un manager che cerca scientificamente
di interpretare il futuro con serie previsioni realistiche.
Insomma,
il futurologo moderno sarà un serio manager con i piedi per terra e la testa nel
futuro!
A domani.
Mario
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