Oristano
13 Dicembre 2017
Cari amici,
In questi giorni, con le festività così vicine, l'isolamento della nostra Sardegna appare ancora più forte. Di continuità territoriale si riesce solo a parlare, ma quanto a concretizzarla, chissà! In questo quadro poco simpatico sembra ancora più lucido quello che voglio discutere con Voi oggi: la storia dell'aeroporto oristanese.
Il sogno di una Oristano collegata all’Italia e all’Europa con un aeroporto in grado di consentire un rapido muoversi in tutte le direzioni, non è qualcosa nata oggi, nel periodo della globalizzazione, ma un sogno antico. Questa voglia di “muoversi velocemente”, considerato anche lo stato delle strade che si sviluppano nell’Isola, risale a tempi ben più lontani. Fin da prima del 1947 (come possiamo rilevare da una foto e da un commento, scritto dall’amico Beppe Meloni su Sardegna Reporter), l’idea di potersi spostare da Oristano velocemente con un mezzo aereo, era ben presente.
Il sogno di una Oristano collegata all’Italia e all’Europa con un aeroporto in grado di consentire un rapido muoversi in tutte le direzioni, non è qualcosa nata oggi, nel periodo della globalizzazione, ma un sogno antico. Questa voglia di “muoversi velocemente”, considerato anche lo stato delle strade che si sviluppano nell’Isola, risale a tempi ben più lontani. Fin da prima del 1947 (come possiamo rilevare da una foto e da un commento, scritto dall’amico Beppe Meloni su Sardegna Reporter), l’idea di potersi spostare da Oristano velocemente con un mezzo aereo, era ben presente.
La foto a corredo dell’articolo
di Beppe mostra, scattata nel Settembre del 1947, un FIAT G12 parcheggiato sulla
pista di Fenosu e in dotazione alla Società “Airone”, che nell’occasione
effettuava un volo di propaganda. Chi ha più o meno la mia età potrà riconoscere,
partendo da sinistra: Ugo Annis, Costanzo Contini, Salvatore Pinna, Giannino
Martinez, Efisio Camba, Efisio Lopani, Enzo Dessy, Icilio Sequi, Mariano Carta,
Efisio Milia, Efisio Scalas, Giovanni Crucco, Egidio Manca, Claudio Piroddi e
Nicola Tassara. Una storia antica, dunque, quella che ipotizzava fin dai tempi
del primo dopoguerra la possibilità che Oristano potesse avere un aeroporto che
consentisse di muoversi con una certa facilità verso il ‘Continente’.
Ecco, riportata
integralmente per Voi, la riflessione fatta da Beppe Meloni, che riepiloga
per filo e per segno il sogno di un “aeroporto mai nato”; alla fine ho voluto aggiungere
un mio commento sulla vicenda. Ho voluto riportare a Voi anche la mia modesta
opinione, che credo sia comune a quella di tanti oristanesi che, a seguito
della débâcle del nostro Aeroporto di Fenosu, si sono sentiti come traditi nelle
loro aspettative.
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Fenosu,
quel sogno ad occhi aperti su uno scalo mai nato.
di
Beppe Meloni.
Quella
foto del “Settembre Oristanese 1947” a Fenosu ai piedi di un FIAT G-112, che
invita a prezzi modici all’ebrezza del volo la “meglio gioventù” arborense, è
un po’ la metafora di un sogno infranto e di speranze deluse. Un sogno da
prendere al volo, come si diceva allora, tra speranze di riscossa civile e
rilancio sociale. Quando l’antica Oristano, dopo le paure e i rumori della
guerra, aveva ripreso la sua quotidianità tra piazza Eleonora, la torre di San
Cristoforo e “Su Brugu” di Sant’Efisio.
E,
come sottolineava lo storico Manlio Brigaglia, già si attrezzava per la “Santa
Battaglia” della Quarta Provincia, “come luogo di amalgamazione delle
differenti tendenze e sensibilità del territorio provinciale”. E certo ci
voleva del coraggio in quell’impegnativo secondo dopoguerra tutto sardo, a
mettere mano alla ricostruzione partendo proprio dai trasporti pubblici,
ferroviari, marittimi e aerei. Ma i sardi, come sempre, non si tirano indietro,
e il 25 gennaio 1945, un gruppo di imprenditori di quella Cagliari
semidistrutta e colpita a morte, Sebastiano Pani, Andrea Borghesan, Enrico
Pernis e Marino Cao, danno vita alla Compagnia di navigazione aerea “Airone”.
Ma
come è già successo per i collegamenti marittimi, anche l’Airone dovrà fare i
conti con la dura concorrenza delle linee aeree nazionali, e il bel sogno
svanisce tra contrasti vivaci e polemiche infinite. Venendo all’oggi, le ultime
novità informano che Fenosu non diventerà mai lo scalo merci regionale più
volte auspicato. E come certificano le recenti scelte governative, non rientra
neppure nel piano nazionale degli aeroporti per il trasporto pubblico. Dopo
oltre mezzo secolo di desideri infranti e promesse mai realizzate, la lunga
telenovela è giunta ai titoli di coda. C’è solo da sperare che Fenosu diventi,
come merita, la base regionale dell’elisoccorso e della Protezione Civile. Ma
il tempo dei sogni ad occhi aperti e delle grandi illusioni è davvero finito!
Beppe
Meloni
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Ebbene, amici, la
realtà, purtroppo amara, è che per gli aeroporti così detti di 2° livello non c’è
speranza. Già si fatica a rendere operativa per i sardi la tanto sbandierata e
mai realizzata “continuità territoriale”,
figuriamoci, poi, se si può pensare ai così detti aeroporti minori! Dopo il
fallimento della SOGEAOR, la società di gestione dell’aeroporto di Fenosu, i
nuovi acquirenti ora pensano ad un nuovo utilizzo della struttura (la Sogeaor, titolare
dell’aeroporto di Oristano, è stata acquistata dalla Aeronike e dal Distretto
aerospaziale sardo).
Pare che la ‘nuova
avventura’ dell’aeroporto di Fenosu veda la struttura esistente non più
cavalcare il sogno dello scalo passeggeri e merci, bensì puntare al settore
dell'aviazione in generale: ad esempio un utilizzo per la manutenzione dei
velivoli (settore in cui Aeronike già opera,) e per la creazione di una scuola di
volo da destinare agli appassionati di paracadutismo, per effettuare test e ottenere
la certificazione per l’utilizzo di velivoli senza pilota. Senza escludere anche
l’ipotesi che Fenosu possa diventare la base ideale per i velivoli anti
incendio, pronto soccorso e protezione civile.
Indubbiamente, quello
nuovo, un sogno diverso da quello iniziale nato nel dopoguerra, ma, si spera
capace almeno di creare interesse, di catturare attenzione, e anche qualche
posto di lavoro, di cui si sente un grande bisogno.
A domani.
Mario
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