Oristano
23 Dicembre 2017
Cari amici,
Ho già avuto modo su
questo blog di parlare del rischio di estinzione dei ricci, frutti di mare che,
a livello culinario, sono una vera e propria prelibatezza. L’ho fatto circa un
anno fa, precisamente il 23 di Dicembre, quando informavo dell’iniziativa presa
dal Centro Marino Internazionale (I.M.C.) di Torregrande-Oristano, che studiava
la possibilità di riprodurre e allevare in cattività proprio il riccio di mare.
Per chi volesse leggere il post, ecco il link dove trova la mia riflessione: http://amicomario.blogspot.it/2016/12/i-ricci-di-mare-una-prelibatezza-che.html
Ebbene, la
“guerra” per la pesca, spesso indiscriminata, di questo animale marino è proseguita
senza sosta, lotta che vede nell’Isola i vari comparti di pescatori
accapigliarsi in modo anche rissoso. Che fare, dunque, per evitare che questa
pregiatissima “pietanza”, costituita dalle uova del riccio, possa correre il
rischio di essere perduta per sempre? Insomma, che fare per evitare di dare l’addio
ai succulenti spaghetti con i ricci?
Le attuali norme in
vigore certamente non appaiono sufficienti a proteggere questa specie. Non solo
nelle coste della Sardegna ma in quelle della penisola, in particolare in quelle
del Sud, la caccia al "Paracentrotus
lividus", questo il nome scientifico del riccio di mare, continua in
modo indiscriminato. In Sardegna la
"guerra" tra i ricciai dell'Oristanese e quelli del capoluogo sardo, da
tempo spostatisi verso le coste oristanesi per la carenza di prodotto prima
presente nel golfo di Cagliari, è continuata in modo sempre più aspro.
Ciò ha indotto la
Regione a stabilire delle nuove norme per limitare lo sfruttamento del riccio,
più restrittive delle precedenti. Le norme, cercando di mediare tra le esigenze
dei pescatori e quelle del necessario ripopolamento, stabiliscono che per il
2017-18 la pesca del riccio potrà essere praticata dal 15 Novembre al 15 Aprile.
Inoltre, ciascuna coppia di pescatori potrà prelevare 4 mila esemplari (anziché
6 mila) al giorno, oppure 1000 (anziché 1500) se si lavora in solitaria. Ai
pescatori sportivi, invece, è consentito il prelevamento di 50 ricci al giorno
e solo per uso personale. Oltre il limite primaverile e per tutta l'estate vale
il fermo biologico: divieto assoluto di pesca su tutto il territorio.
Circa la guerra in atto
sui “confini della pesca” è intervenuto anche il Ministero, che ha chiarito che
i pescatori subacquei professionali, in regola con le autorizzazioni regionali
e in possesso di imbarcazione propria e licenza di pesca, potranno immergersi
non soltanto nel proprio compartimento ma in tutti e cinque i compartimenti presenti
in Sardegna; vale a dire, in quelli di Cagliari, Oristano, Olbia, La Maddalena
e Porto Torres. Prima, però, dovranno richiedere l'autorizzazione agli uffici
locali delle rispettive Capitanerie. Una decisione salomonica, anche se di
fatto una nuova regola, che cerca di porre fine a guerre senza senso, che da
qualche anno accompagnano la stagione di raccolta dei ricci.
Ufficialmente (l’inizio è stato il 15 di Novembre) la campagna di raccolta ha
comunque preso il via, con la constatazione però, che il prodotto è sempre più scarso. Nel contempo è partita anche una campagna di sensibilizzazione
per la difesa e protezione del riccio, rivolta ai consumatori ma soprattutto ai
ristoratori che servono i tradizionali spaghetti. Una pagina Facebook ha provato a rompere il
silenzio intorno alla pesca intensiva del Paracentrotus
lividus che, diventato un alimento irrinunciabile (e caro come il caviale)
della tradizione gastronomica di molte regioni d'Italia, è ora a rischio di
scomparsa. La campagna sembra comunque aver portato quqlche effetto.
I ristoratori di
Cagliari - poco più di una decina per il momento – hanno preso l'impegno di non
servire ai loro clienti i ricercatissimi echinodermi per almeno un anno, così
da permettere il ripopolamento del riccio nelle coste del Sud Sardegna, dove la
loro sparizione è già una certezza. “Non è certo sufficiente, ma è un buon punto
di partenza", ha spiegato a Tiscali.it, Piero Addis, biologo marino
dell'Università di Cagliari. "La popolazione di ricci di mare nelle coste
della Sardegna in dieci anni si è più che dimezzata”.Per cercare di non fermare del tutto la richiesta del meercato, sempre pressante, i pescatori dell'oristanese hanno chiesto di poter pescare, anche se limitatamente, all'interno dell'Area marina Protetta. Si attendono risposte.
Cari amici, è noto che
per salvare qualsiasi specie in via di estinzione, servono leggi severe, a
volte anche molto coraggiose. In questo caso, salvare il riccio, specie pregiata
tutelata anche dalle norme internazionali (come quelle incluse nell'Annesso III
del Protocollo SPAMI della Convenzione di Barcellona, lo strumento giuridico e
operativo del Piano d'Azione delle Nazioni Unite per la difesa del
Mediterraneo, che parla del riccio come di una "specie che necessita di
una gestione oculata"), confermate anche da un decreto emanato nel 1995,
significa applicare severamente la normativa, senza eccezioni.
Nel frattempo sarà
necessario dare corpo e gambe anche ai progetti che studiano la riproduzione
artificiale, come quello portato avanti dai ricercatori dell’I.M.C. di
Torregrande-Oristano (di cui ho parlato nel post del mio blog prima richiamato),
diretti dal biologo Paolo Mossone; l’Università di Cagliari, con un suo innovativo
progetto, portato avanti dal Dipartimento di Scienza della vita e dell'ambiente,
unitamente all’ateneo di Genova, ha messo a punto un sistema, utilizzando dei
finanziamenti europei, per migliorare "le metodologie di allevamento del
riccio. Piero Addis, il ricercatore dell’Università di Cagliari prima citato, ha
spiegato che, “attraverso l'ottimizzazione delle diete artificiali e delle
tecnologie di allevamento sugli 8 mila ricci ospitati nelle vasche dei
ricercatori universitari, si è ottenuta una migliore capacità di sviluppo”. Insomma,
sembra che anche queste vie portino alla salvaguardia del riccio, se non
vogliamo perdere un tesoro che, senza interventi, presto potrebbe scomparire.
A domani.
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