Oristano 5 Dicembre 2017
Cari amici,
C'è un antico detto, valido anche oggi, che recita che “La necessità aguzza
l'ingegno". Vero, verissimo, valido anche nell'argomento che voglio trattare oggi con Voi: trovare una soluzione adeguata alla protezione dei pedoni negli attraversamenti pedonali. Ormai in tutte le città le “strisce zebrate” sono diventate talmente
pericolose che qualcuno sostiene addirittura che è preferibile attraversare la strada al
di fuori di questi appositi spazi. Scartando ovviamente l’ironia di certe
affermazioni, credo che sia doveroso affrontare seriamente il problema, trovare nuove soluzioni, anche
innovative, per far sì che i pedoni che necessitano di attraversare le strade, sempre più
trafficate, possano farlo con una maggiore sicurezza.
Il difficile problema riguarda la
gran parte dei Paesi industrializzati, non solo l’Italia, e, per questa ragione, molti sono i cervelli all’opera. Una innovativa, quanto
apparentemente curiosa soluzione viene dall’Islanda, che ha messo sul tappeto una proposta che ha tratto spunto dalla
Street Art, quell’arte forte e aggressiva
che copre molti spazi delle citta; si, da quell'arte vista quasi sempre in negativo, anzi
identificata come puro vandalismo urbano. Eppure, proprio da queste forme forti, particolarmente
“diverse”, da quella vituperata arte di strada, si è pensato di prendere degli spunti interessanti,
capaci di produrre positivi sviluppi nel migliorare concretamente la caotica movimentazione urbana
di tutti i giorni.
Ironicamente potremmo dire che "rivalutare quest’arte
contestata" avrebbe il significato, se non proprio assolvere, di considerare lo sfogo murale più o meno artistico dei
combattivi giovani di oggi solo un focoso atto di protesta; trovare positività nel
loro mondo artistico significherebbe comprendere meglio il fuoco degli entusiasmi giovanili, accordando alla generazione successiva alla nostra quel 'lasciapassare' che oggi non ha, in quanto non si identifica nel mondo organizzato da noi e dalle generazioni
precedenti.
Insomma, la presa di coscienza islandese starebbe a significare che anche dalle esuberanze e dalle intemperanze della generazione successiva alla nostra, si possono ricavare spunti di interesse reciproco. Una collaborazione che, vista nel senso di una nuova educazione civica, sia in grado di farci superare quei preconcetti che hanno attribuito alla street art ed ai giovani rivoluzionari di oggi un valore negativo. La loro arte, insomma, dovrebbe meritare maggiore rispetto e dignità, se si pensa ai grandi maestri che oggi la rappresentano, tra cui Banksy, Basquiat, Kentridge, Odeith e altri.
Insomma, la presa di coscienza islandese starebbe a significare che anche dalle esuberanze e dalle intemperanze della generazione successiva alla nostra, si possono ricavare spunti di interesse reciproco. Una collaborazione che, vista nel senso di una nuova educazione civica, sia in grado di farci superare quei preconcetti che hanno attribuito alla street art ed ai giovani rivoluzionari di oggi un valore negativo. La loro arte, insomma, dovrebbe meritare maggiore rispetto e dignità, se si pensa ai grandi maestri che oggi la rappresentano, tra cui Banksy, Basquiat, Kentridge, Odeith e altri.
Una Street art e i suoi protagonisti, gli street artists, che da tempo hanno utilizzato l’arte
per sensibilizzare la gente sui temi ambientali, come ha dimostrato il
grandissimo progetto realizzato a New York che ha portato alla creazione di 314
murales di uccelli a rischio estinzione, oppure quelli realizzati per stimolare
la riqualificazione di diversi luoghi abbandonati, edifici fatiscenti, brutti e
poco attrattivi, come quelli di Scampia o quelli del “quartiere dei rifiuti” al
Cairo.
Ecco perché l’idea delle strisce in 3D, è un altro tassello costruttivo, teso a trovare soluzioni per l’incolumità dei pedoni nelle città! Si, amici, una soluzione davvero innovativa quella che viene da quest’arte, il cui primo intervento è avvenuto in Islanda.
Ecco perché l’idea delle strisce in 3D, è un altro tassello costruttivo, teso a trovare soluzioni per l’incolumità dei pedoni nelle città! Si, amici, una soluzione davvero innovativa quella che viene da quest’arte, il cui primo intervento è avvenuto in Islanda.
Vedere per la prima
volta il risultato ottenuto applicando le
tecniche pittoriche in 3D nel contesto urbano (nel nostro caso la
realizzazione delle strisce pedonali), si rimane davvero increduli; osservate da
lontano esse appaiono all’automobilista come se fossero rialzate, ben più alte
del suolo stradale. Anche i pedoni che le devono attraversare sono resi molto
più evidenti, riuscendo in questo modo a creare una maggiore sicurezza stradale.
Un’intuizione, dunque, che appare davvero geniale: ad osservarle da lontano le
strisce pedonali in 3D sembrano galleggiare a mezz’aria! La prima nazione a
sperimentare questo marchingegno è stata l’Islanda, ma l’esempio è apparso da
subito contagioso, tanto da diffondersi a macchia d’olio.
In Islanda è stata la
piccola città di Ísafjörður, nota per essere uno dei centri principali per la
pesca nazionale, a fare da pioniere. La città è molto piccola, ma
l’amministrazione è particolarmente attenta alla salute dei suoi circa 4mila
abitanti. Come possiamo osservare dalle immagini, le strisce pedonali disegnate
in 3D risultano ancora più efficaci delle solite strisce per far rallentare le
auto e i motorini in prossimità degli incroci pericolosi. Sono così ben
realizzate che non sembrano neanche strisce, piuttosto dei blocchi sospesi in
aria, grazie all’ombra sotto di loro in grado di colpire all’istante l’occhio
del guidatore.
In Italia uno dei Comuni
ad adottare queste particolari strisce 3D pedonali è stato quello di Molinella
in Provincia di Bologna, che le ha realizzate in via Marconi. Sui social
tantissimi utenti hanno apprezzato l’opera, gradita anche come prodotto
derivato dalla street art. A disegnarle è stato il sindaco Dario Mantovani in persona. “L’obiettivo
è che qualcuno passi di lì apposta per vederle, che rallenti davanti alle
strisce, come dovrebbe fare sempre, anche solo per guardarle”, ha detto
nelle prime interviste. A chi gli ha chiesto se tutto ciò fosse legale, ha
risposto che: “Sì, le dimensioni sono quelle previste dal codice della strada”.
Anche la spesa per realizzarle non è molto diversa: basta solo un po’ di
vernice in più.
Allora, direte Voi, se
sembrano funzionare a dovere, come mai le strisce pedonali 3D non vengono
adottate ovunque? Nelle grandi città del nostro paese (e anche in quelle
piccole), come ben sappiamo il rischio di incidenti è altissimo, dunque c’è necessità
di un serio programma di sicurezza stradale. I dati statistici evidenziano che
un terzo dei pedoni che muoiono in Italia viene travolto mentre sta
attraversando le strisce pedonali. Umberto Guidoni, Segretario Generale della
Fondazione ANIA (che ha lo scopo di “affrontare l’emergenza nazionale
rappresentata dagli incidenti stradali”), ha detto: “Il confronto con l’Europa e le
statistiche mondiali, ci debbono spingere ad affrontare il problema della
tutela dei pedoni. È indispensabile avviare un processo che porti ad un
cambiamento radicale del modo di pensare, inculcando una profonda cultura del
rispetto delle regole della strada”.
Anche all’estero, dove il
problema è particolarmente sentito, ci si muove in questa direzione. In India
le strisce pedonali 3D sono già viste favorevolmente. In questo Paese il
problema della sicurezza stradale è fortissimo, e le strade causano ogni anno
tantissimi morti. Le prime strisce adottate sono opera femminile: le autrici
sono due ragazze, Saumya Pandya Thakkar e Shakuntala Pandya.
Cari amici, plaudo
davvero a questa bella idea, auspicando una concreta realizzazione anche da
noi. Oristano, per esempio, sta diventando famosa per il crescente numero di
incidenti che hanno ‘falcidiato’ un bel numero di pedoni in attraversamento sulle
strisce pedonali, in particolare nelle strade del centro. Sperimentarle subito
sarebbe davvero una bella cosa. Mi piacerebbe molto se il Sindaco, leggendo questo post, ci pensasse seriamente...
A domani.
Mario
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