Oristano
26 Agosto 2015
Cari amici,
la Sardegna ha sempre
avuto una forte vocazione agricola. Il Campidano tra Oristano e Cagliari, le
pianure estese tra i rilievi mammellonari della Marmilla furono, nel periodo
romano, ampiamente coltivate a grano, tanto da costituire il granaio dell’Isola.
Su queste antiche terre agli inizi del secolo scorso fu impiantata una nuova
varietà di grano, un cultivar di grano
duro autunnale, ottenuto dal genetista Nazareno Strampelli. La nuova specie trovò
in Sardegna il clima adatto e la coltivazione si estese anche ad altri territori,
dando vita ad una produzione di “grano duro” di eccezionale bontà. Vale la
pena, prima di riportare la notizia della sua riscoperta, ricordare brevemente
la storia di questo eccellente ‘particolare’ grano duro.
Agli inizi del XX
secolo (siamo nel 1915) presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia
Nazareno Strampelli, genetista di fama, riesce ad ottenere, per selezione
genealogica da un grano nordafricano (lo “Jenah Rhetifah”), una nuova varietà, a
cui fu dato il nome di “Senatore Cappelli”. Questo signore che diede nome al
grano era il Marchese Raffaele Cappelli, Senatore del Regno d'Italia di origine
abruzzese e agricoltore per passione, che negli ultimi anni dell'Ottocento
aveva avviato, assieme al fratello Antonio, numerose trasformazioni agrarie in
Puglia e, in particolare, aveva sostenuto lo Strampelli nella sua attività,
mettendogli a disposizione campi sperimentali, laboratori ed altre risorse.
In Sardegna il grano Cappelli
arrivò nel 1920 e si diffuse rapidamente. Questo tipo di frumento, nonostante
fosse di stelo alto, circa 150-160 cm, con le ariste lunghe e di colore bruno dorato, tardivo
e suscettibile alle ruggini ed all'allettamento, ebbe nell’Isola grande
successo, grazie alla sua larga adattabilità, alla sua rusticità ed alla
eccellente qualità della sua semola. Per oltre un trentennio, dagli anni Venti agli anni Cinquanta,
oltre il 60% della superficie agraria nazionale fu destinata a questo cereale, coltivazione che in seguito si
diffuse anche in altri Paesi del Mediterraneo. Col passare del tempo, però, questa coltivazione iniziò a calare: a segnare l’inizio del declino
del Cappelli, dopo decenni di dominio incontrastato, furono le nuove varietà di
grano duro introdotte: il “Capeiti 8 e il Patrizio 6”, anche
se questi cultivar, pur più produttivi e precoci (di 10-15 giorni rispetto al
Cappelli) e resistenti all’allettamento, erano di qualità peggiore, sia per la
panificazione che per la fabbricazione della pasta.
Il Senatore Cappelli, pur relegato ad una
coltivazione marginale, resistette in alcune zone: dopo quasi un secolo è ancora oggi
coltivato nel Meridione d'Italia (Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna), per
la produzione di pasta di qualità superiore, pane e pizza biologici, prodotti
di nicchia per i quali si va sempre più sviluppando un mercato interessante. In
Sardegna, dopo anni di pura sopravvivenza, ora il Cappelli sembra tornato davvero in
auge: è nata una nuova sfida, fatta non solo di produttori lungimiranti ma
anche di mugnai, panificatori, artigiani della pasta e della birra. Per la
Sardegna questo ritorno è quasi una rivoluzione: nella terra dell’individualismo più spinto, l’unione
è una cosa rara, soprattutto se rivolta verso una buona causa! Questa “Santa
Alleanza”, intende ora puntare sulla valorizzazione delle nostre risorse
tradizionali, come il pane in tutte le sue svariate forme confezionato con il
lievito naturale, le paste ricavate da eccellente grano duro, e ora anche la
birra artigianale.
Il nome data a questa ‘Alleanza’
è “Consorzio Sardo Grano Cappelli”, che
riunisce 40 imprese, disposte a rilanciare il grano degli antenati. Un grano
che piace, che da sapore e profumo unici al pane confezionato nuovamente con l’antico
lievito madre e che ha già varcato il mare per approdare, grandemente
apprezzato, nella Penisola. Il Consorzio, per essere meglio identificato, ha
adottato un marchio che torna all’antico: ha i baffi all’insù di Nazareno
Strampelli, l’inventore del Cappelli. La Vice Presidente del Consorzio, Laura
Accalai, dice: “E’ una sfida per tutti noi, abbiamo alzato il prezzo ai coltivatori
per stimolare la produzione, vogliamo rispettare i consumatori, offrire un
prodotto sano, adatto anche ai celiaci”.
Si, cari amici, è una
grande sfida! Il Consorzio è partito con oltre 30 agricoltori consorziati, aziende molitorie come il molino La pietra di
Nurri e Sulis di Samugheo, panifici come Kentos di Orroli e Sa Modixia di
Genuri, pastifici come Cicalò di Isili e Demetra di Siddi, birrifici artigianali
come il Lara di Tertenia. Una sfida quasi all’insegna del detto sardo “Saludi e Trigu”, come scrive Lello Caravano su l’Unione Sarda del
23 Agosto. La sfida lanciata sembra aver già prodotto i primi effetti: lo dimostrano le richieste pervenute dalle
grandi fiere internazionali, dal Biofach di Norimberga al Salone del Gusto di
Torino, inventato da Slow Food. La produzione del Cappelli, oggi, ha già
raggiunto i 5.000 quintali di grano da seme e i 12/15 mila quintali da massa;
il suo prezzo, rispetto ai grani normali, è praticamente il doppio: 55/60 euro
a quintale, contro i 26/28. La produzione attuale non basta: dovrà essere incrementata.
Pochi giorni fa (nel
mio post del 22 Agosto, parlando del PSR Sardegna 2014-2020), ho riportato le
parole dell’Assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi che, parlando degli
interventi previsti dal PSR, ha detto di voler sostenere in particolare le
eccellenze alimentari della Sardegna, valorizzandole e premiandole. Sicuramente
tra le eccellenze più importanti c’è il grano duro di Sardegna Senatore
Cappelli e tutti i prodotti derivati. Ce lo auguriamo tutti!
Ciao, a domani.
Mario
1 commento:
LA ROVINA DEL GRANO SENATORE CAPELLI, SAREBBE LA CONCORRENZA DEL GRANO IMPORTATO DALL'ESTERO.... ARRIVEDERCI.
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