Oristano
11 Agosto 2015
Cari amici,
fin dagli inizi,
dall’Unità d’Italia, il Nord e il Sud non sono mai stati alla pari. Una
difficile unione di culture diverse, mai neanche tentate da un “melting pot”
serio ed efficace, ha fatto sì che la nazione camminasse a due velocità, quasi
che fosse normale pensare a due Italie, una di serie A e una di serie B. Il gap
iniziale, poi, anziché lentamente diminuire col passare degli anni, sotto certi
aspetti alla fine è anche aumentato. I dati recenti fanno addirittura paura!
Dal 2000 al 2013,
l’economia del Mezzogiorno è cresciuta addirittura meno di quella della Grecia!
Nel 2014 il prodotto interno lordo (PIL) delle Regioni meridionali è stato
negativo per il settimo anno consecutivo. Sempre nel 2014, sei famiglie
meridionali su dieci (il 60%) hanno guadagnato meno di 12mila euro annui,
contro il 28,5 per cento del Centro Nord. Lo ha rilevato l’Associazione per lo Sviluppo
del Mezzogiorno (SVIMEZ) in un recentissimo studio sull’economia del meridione
d’Italia. Analizzando i consumi delle famiglie meridionali, questi sono
crollati quasi del 13 % e gli investimenti nell’industria addirittura del 59 %.
Un vero disastro!
Eppure, come scrive
Marco Lodoli (giornalista-scrittore già citato in precedenza nel blog), “Sul
nostro Mezzogiorno per decenni sono stati rovesciati acquazzoni di denaro
pubblico, ma non è servito quasi a niente. Certo, alcune zone se la cavano,
penso ad esempio al Salento, che è diventato una delle mete preferite del
turismo di massa, ma gran parte del territorio ha assorbito quella pioggia di
soldi come la sabbia: un po’ di bagnaticcio, qualche pianta spinosa venuta su a
stento, e subito il deserto. Generazioni di amministratori locali hanno gestito
nel peggiore dei modi possibili miliardi e monetine, sperperando tutto senza
edificare nulla di buono”.
Eppure tutti noi
sappiamo che gli italiani del Sud, quanto ad intelligenza, non sono certo
secondi a quelli del Nord! I maggiori giuristi, solo per citare un campo
culturale importante, sono in gran parte figli di quel Sud che oggi langue e
dove anche la scuola sembra essere diventata la peggiore d’Italia! Tassi record
di giovani che non studiano e non lavorano (Neet) nel Mezzogiorno, che
registra anche un tasso di diplomati nettamente inferiore a quello del Nord. Lo
rivela il secondo rapporto UrBes sul livello di benessere delle città italiane
presentato pochi giorni fa a Roma da Istat e Anci.
“Chi non studia non
cresce: il Sud deve tornare a scuola”, è il grido di
dolore di Marco Lodoli, precisando che “…i ragazzini del Sud studiano e imparano poco
e male, spesso disertano la scuola e poi la lasciano definitivamente,
ingrassano in modo allarmante, non fanno sport, non sognano una vita migliore.
E per di più, a quanto affermano le ultime indagini, sono sempre di meno: il
tasso di natalità del Meridione è sceso ai livelli di centocinquant’anni fa.
Insomma, un mezzo disastro, un pianeta sassoso che sembra andare alla deriva
nello suo spazio desolato, un’Italia che non reagisce quasi più, che si
accartoccia su se stessa sotto il sole cocente”.
In un Paese pieno di
contraddizioni come l’Italia, dove il Nord cresce più della Germania, mentre il
Sud non cresce nemmeno come la Grecia, cosa sarebbe necessario fare con urgenza
per evitare la catastrofe totale? Innanzitutto, ritengo, partire da una
possibile maggiore solidarietà tra Nord e Sud. Nel secolo scorso il Nord si è
avvantaggiato enormemente del lavoro portato dai tanti emigrati del Sud. Oggi,
nel Terzo Millennio ed in piena Globalizzazione, nulla è cambiato in meglio,
anzi!
L’Italia a ‘due
velocità’ in questo terzo millennio sembra addirittura aver allargato il
divario iniziale. Oggi il nostro è un Paese con oltre 2 mila miliardi di debito
pubblico, ma anche con 9 mila miliardi di ricchezza privata, allocata in
particolar modo al Nord. Questo significa, in sintesi, che l’Italia nel suo
complesso può essere considerato un ‘Paese ricco’, anche se la grande disomogeneità esistente dovrebbe
essere maggiormente livellata. Solo lo Stato, con lungimiranza e seria visione
d’insieme, potrà e dovrà intervenire per migliorarla, con grande
determinazione.
Matteo Renzi,
apparentemente sensibile all’agonia del Mezzogiorno, nelle sue dichiarazioni
del 7 Agosto ha esposto pubblicamente il suo sogno per il Sud: una specie di
“Piano Marshall”, in grado di mettere insieme i fondi europei e i
cofinanziamenti, superando anche gli angusti limiti del Patto di Stabilità.
Sarà stato il tragico rapporto Svimez a fare grande pressione sul
Premier-Segretario, ma la questione meridionale pare sia entrata sul serio
nell’agenda del Governo.
Cari amici, il Governo
farà sicuramente la sua parte, ma perché i risultati possano davvero arrivare,
dovranno essere i giovani del Sud a “mettersi in moto” nel modo più forte
possibile! Per poter competere ad armi pari con i loro colleghi del Nord,
dovranno tornare con impegno a scuola, perché
senza una cultura vera, seria, il loro futuro non cambierà.
Ciao, amici, a domani.
Mario
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