Oristano
4 Agosto 2015
Cari amici,
dopo lunga e penosa
malattia (anche i lunghi tempi procedurali, sono spesso una malattia) il Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM)
del 13/11/2014, ha finalmente dettato le regole per introdurre la digitalizzazione
nella Pubblica Amministrazione. Una riforma informatica epocale, quella
prevista, se pensiamo all’enorme difficoltà che incontrerà il passaggio dal
cartaceo al digitale. Informatizzare un’enormità di documenti richiederà del
tempo, anche se sarà possibile, mentre molto diverso sarà, invece, il processo
di riqualificazione del personale, il cui approccio al nuovo sarà terribilmente
traumatico.
Finora tutti i provvedimenti delle PA sono stati redatti con l’uso della carta. Carta che ha
rivestito sempre un’enorme importanza: carta intestata, diversa per ogni
amministrazione; fonte di potere, dove la firma (o le firme) del burocrate di
turno aveva il valore ed il potere di una sentenza! Abbandonare il “sistema
cartaceo” richiederà un’apertura mentale fino ad oggi non solo inesistente ma
difficilmente convertibile. Insomma, la
volontà governativa “basta con la carta
nelle P.A.”, troverà non poche resistenze. A parte la probabile “chiusura”
messa in atto dai grandi burocrati, c’è anche ben altro che ‘bolle’, dentro il
calderone della riforma.
Il processo di
digitalizzazione della PA, cari amici, non è solo il convertire la carta esistente
in un pacco di file! La riforma non un semplice ‘digitalizzare l’esistente’. La
stragrande maggioranza delle Amministrazioni ha, ad esempio, risposto in modo
assolutamente burocratico alla redazione del “Piano di informatizzazione”
prescritto dalla Legge. Ma, le generiche risposte: “ora siamo apposto con la legge”
spesso sono solo fumo negli occhi. Abbiamo sempre pensato alla PA come ad un fornitore
di servizi resi in modo asettico, quasi impersonale. Fino ad ora, anche nelle
poche espressioni informatiche, le Amministrazioni hanno interpretato il
servizio come un obbligo, concepito come fosse una specie di “peso gravoso”, al
quale, seppur con fastidio, era necessario rispondere. La nascita, invece, del
nuovo “Sistema informatico Istituzionale” previsto dalla riforma, è stato concepito
come un vero veicolo di contatto
continuo tra cittadino e PA, nato per fornire servizi migliori, senza
escludere la collaborazione con l’utenza: suggerimenti e consigli, atti a
migliorare il servizio offerto.
La concreta
applicazione della nuova normativa, non sarà semplicemente quella di aggiungere
un ulteriore “aiuto informatico” a supporto dell’esistente, ma invece una vera
e reale occasione di cambiare in toto la struttura organizzativa esistente. Non
è acquistando qualche pacchetto di software di supporto, che si migliora il
lavoro delle PA! Oggi tutte le Amministrazioni pubbliche necessitano di persone
con una mentalità nuova, dotate di formazione e requisiti prima inesistenti:
una vision (strategia), una capacità organizzativa adeguata, un approccio informatico
di buon livello. Insomma, ogni Amministrazione, senza uno staff dotato di una adeguata
strategia digitale, non sarà mai all’altezza del compito: non basta essere sui
social network, per affermare di essere digitalizzati!
Strettamente connesso
alla “riforma” degli operatori, è il problema legato al risparmio derivante dall’abbandono della carta. La domanda che
in molti si pongono è: “in che modo la
digitalizzazione della PA può costituire un fattore di risparmio?“. La
risposta è semplice: solo costringendo tutti gli uffici ad operare in modo
digitale. Già l’avvio obbligatorio della fattura elettronica, previsto nel
Decreto prima citato, ha iniziato ad eliminare montagne di cartaceo, anche se
la “coercizione” non basta per avere realmente positivi effetti duraturi nel
tempo. E’ la mentalità delle persone che deve cambiare!
Se la digitalizzazione potrà
generare effetti positivi duraturi, il nuovo sistema non può essere vissuto
dalla Pubblica Amministrazione come una vera e propria coercizione. Per
realizzare un processo efficace di ammodernamento, nella Pubblica
Amministrazione dovrà cambiare l’attuale mentalità: non più distacco e freddezza
nei rapporti con i cittadini amministrati, ma vero rapporto di collaborazione,
cercando, insieme, di crescere entrambi nella cultura digitale. In questo senso
sarà anche necessario mettere in atto, in modo strutturato ed organizzato, nuove
politiche di alfabetizzazione digitale della popolazione.
I nuovi processi in
corso di digitalizzazione della PA (ed i conseguenti ventilati risparmi) non avverranno
in tempi brevi nella nostra “burocratica” Italia, ma saranno “a macchia di
leopardo“. Familiarizzare con l’innovazione richiederà il consolidarsi di una “cultura
informatica” oggi inesistente; i primi ad adeguarsi “al nuovo che avanza” saranno
gli Amministratori più avveduti, quelli che gestiranno i nuovi processi informatici
anche con l’obiettivo di favorire maggiormente il dialogo e la partecipazione
dei cittadini.
Altrimenti...moriremo di burocrazia!
A domani.
Mario
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