giovedì, agosto 06, 2015

PER TENERE IL CLIMA SOTTO CONTROLLO È NECESSARIO IL CONCORSO DI TUTTI. FINALMENTE ANCHE GLI STATI UNITI HANNO ANTICIPATO SERI PROVVEDIMENTI PER RIDURRE I GAS SERRA.



Oristano 6 Agosto 2015
Cari amici,
i risultati veri  si vedranno alla Conferenza di Parigi nel Dicembre di quest’anno. La Francia è stata ufficialmente nominata Paese ospitante della ventunesima Conferenza di Parigi (più nota come COP 21), nella quale saranno affrontati, e possibilmente avviati a soluzione, i problemi legati ai cambiamenti climatici del pianeta. Come Nazione ospitante sarà dunque la Franca ad accogliere per due settimane le migliaia di delegati e osservatori di tutto il mondo, alla conferenza nata sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
Quest'incontro mondiale è di cruciale importanza, poiché deve condurre ad un serio accordo internazionale sul clima, che limiti il riscaldamento globale sotto i 2° C. Un accordo certamente ambizioso e vincolante per tutti i Paesi,  capace di vincere la sfida del cambiamento climatico, che,  nel bene e nel male, coinvolge tutti i Paesi del mondo. Per tenere sotto controllo il clima, sostengono gli esperti del CNR, nei prossimi 10 anni è indispensabile ridurre del 50-60% le emissioni di gas serra. Sono questi i più pericolosi, che mettono il nostro pianeta ad alto rischio.
Anche la Chiesa, con l'enciclica "Laudato Si" di Papa Francesco, ha ammonito i governanti del mondo sull’urgente necessità di mettere in salvo la Terra, bene prezioso per tutti. Recentemente il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato il “nuovo piano” del suo Paese, che prevede la chiusura di centinaia di centrali elettriche a carbone e un'impennata della produzione di energia pulita. La rivoluzione verde di Obama nella lotta ai cambiamenti climatici prevede un taglio delle emissioni del 32%, dai livelli del 2005, da raggiungere entro il 2030. Forse perché a fine mandato, non vincolato dall’eventuale rielezione, le sue decisioni saranno forse la più importante eredità che l’inquilino della Casa Bianca  lascerà al prossimo Presidente.

L'Europa , invece, aveva già preso una “posizione forte” da tempo: erano gli Stati Uniti e la Cina, i due Paesi che emettono più gas serra in assoluto, che avevano sempre glissato sulla volontà di evitare alla Terra il pesante inquinamento. Sandro Fuzzi, ricercatore dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del nostro CNR, interpellato circa i rischi derivanti dal riscaldamento globale ha affermato: “Con il corrente ritmo di aumento di CO2 nell'atmosfera, entro fine secolo la temperatura potrebbe superare di gran lunga il limite di due gradi centigradi, che si spera possa metterci al riparo da nuovi eventi catastrofici”. Poi aggiunge “Una semplice dichiarazione di intenti  non basta: ci aspettiamo che al vertice parigino venga sancito un vero accordo, che sia vincolante per tutti”. Facile a dirsi, molto più complicato sciogliere l'interrogativo che da sempre blocca i negoziati”.
L'appello di Fuzzi, in vista della Conferenza di Parigi, si presume che non sarà recepito facilmente da tutti. "Siamo sulla buona strada ma finora si è fatto troppo poco per salvaguardare il nostro pianeta", egli sostiene, ma, in particolare “bisogna sapere chi paga”: i Paesi in via di sviluppo vedono l’accordo come una limitazione alla loro crescita economica e, se non avranno incentivi da parte delle grandi potenze che finora hanno causato il problema, è facile prevedere che ci saranno molte resistenze. “Quello che conta - aggiunge il ricercatore - è comunque il risultato: entro i prossimi due o tre decenni bisognerà giungere a limitazioni dei gas serra nell'ordine del 90%”.
Il cosiddetto obiettivo '20/20/20' del pacchetto europeo Clima energia (ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili), non è che un primo passo: è necessaria un ferrea volontà da parte di tutti, perché a prescindere da chi li causa, i danni ricadranno poi su tutti.

A questo punto sorge una domanda spontanea, in questo bailamme di tira e molla: l’Italia in quale punto si colloca? E’ sempre Fuzzi a rispondere. “Pochi sembrano interessati a parlarne - ammette il ricercatore - e la causa è soprattutto la mancanza nel nostro Paese di una cultura scientifica: è ancora troppo limitata se confrontata con gli altri Paesi dell'Unione europea. Nell'ultimo ventennio si è fatto di tutto, addirittura negare che il problema esistesse. Lentamente si sta diffondendo una coscienza maggiore. Anche la crisi paradossalmente ha contribuito: negli ultimi anni le emissioni si sono ridotte in modo considerevole, ma molto può essere fatto per migliorare il futuro delle prossime generazioni”.
Cari amici,  la salute del nostro Pianeta non dipende dai “marziani”, ma da tutti noi. Solo con grande umiltà, come ha esortato a fare Papa Francesco, e, con grande senso di responsabilità, come ha iniziato ad agire Obama, il serio problema potrà, davvero essere risolto positivamente. Non certo per noi e per i vantaggi di oggi, ma per poter consegnare, ancora integro, il mondo alle nuove generazioni.
Ciao.
Mario
                               EVITIAMO CHE IL PIANETA...BRUCI!

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