Oristano
8 Agosto 2015
Cari amici,
l’idea di collegare il Mar
Mediterraneo col Mar Rosso, era un antico sogno, coltivato dai popoli che si
affacciavano su quei mari. La realizzazione di un canale di collegamento, come
scrive il greco Erodoto, iniziò intorno al 600 a.C. per iniziativa del faraone
Nekao II, che intraprese per primo i lavori di scavo di un canale che
collegasse il mar Rosso al Nilo, senza però riuscire a terminarli. L’imponente
costruzione venne conclusa dal Gran Re Dario I di Persia, il conquistatore
dell’antico Egitto. Dario commemorò la sua opera su diverse steli di granito
disposte sulle rive del Nilo. Una di queste iscrizioni ricorda come le navi del
Gran Re navigarono fino a Saba (antico regno comprendente Etiopia e Yemen)
passando dal mar Rosso.
Dalla “Vite Parallele”
di Plutarco apprendiamo che il canale era ancora esistente nel I secolo a.C., anche
se ormai inservibile: lo storico afferma infatti che dopo la battaglia di Azio
(31 a.C.) la flotta egizia tentò di fuggire verso il mar Rosso, fallendo a
causa della impraticabilità del passaggio, ormai abbandonato a sé stesso da
parecchi anni. Nel corso dei secoli il canale fu più volte modificato,
distrutto e ricostruito, fino al definitivo abbandono.
Nel 1504 alcuni
mercanti veneziani proposero ai sultani mamelucchi regnanti in Egitto di
collegare il Mar Rosso con il Mediterraneo tagliando
l’istmo di Suez (era stata appena scoperta una rotta per l’India da sud,
cosa che avrebbe danneggiato seriamente i flussi mercantili sia veneziani che
arabi), ma l’idea rimase sulla carta. Nel 1799, durante la spedizione in
Egitto, il generale Napoleone Bonaparte contemplò l’idea di costruire un
canale, ma un rilievo preliminare concluse erroneamente che il dislivello fra i
due mari era di 10 metri, il che avrebbe reso necessario un sistema di chiuse
(considerato troppo costoso).
Solo nel 1846 la
francese “Société d’étude pour le canal
de Suez”, riuscì a rilevare con grande precisione la topografia della zona
del canale, dimostrando che la differenza d’altitudine tra le superfici dei due
mari era trascurabile. Questo fu un risultato molto importante perché, rendendo
superflue le chiuse, consentiva un costo di costruzione assai minore. La
costruzione del canale iniziò il 25 aprile del 1859: fu una Compagnia francese
(Compagnie universelle du canal maritime de Suez, costituita il 15 dicembre
1858) diretta da Ferdinand de Lesseps, un diplomatico francese che aveva
ottenuto nel 1854 la concessione in affitto delle terre limitrofe al luogo
prescelto per gli scavi. Il progetto definitivo del canale fu redatto da un ingegnere
italiano, Luigi Negrelli.
Mentre le grandi
potenze europee (in particolare l’Inghilterra) si dimostravano scettiche sul
funzionamento dell’opera, la Francia riuscì ad ottenere dall’Egitto il 56%
della proprietà del canale. Gli imponenti lavori furono completati in un
decennio e il 17 Novembre 1869, il
canale fu inaugurato con una grande cerimonia che vide la presenza di
molteplici personalità tra cui l’Imperatrice Eugenia di Francia e l’Imperatore
Francesco Giuseppe d’Austria. La sua costruzione si rivelò di estrema
importanza dal punto di vista economico e commerciale e furono le navi inglesi,
superato lo scetticismo iniziale, a trarre il maggior beneficio della nuova via marittima,
aperta verso l’Estremo Oriente e l’India.
L’apertura del canale
fu d’importanza vitale per il Mediterraneo: dopo la scoperta dell’America
infatti le principali rotte commerciali si erano concentrate nell’Atlantico
lasciando l’antico mare interno in una condizione di inferiorità. Con
l’inaugurazione del canale di Suez, invece, il Mediterraneo tornò ad essere un
“mare vivo” al centro dei commerci mondiali. Nonostante il passare del tempo e la modernizzazione dei trasporti la
via marittima di Suez è rimasta strategica: questo fatto ha spinto il governo
egiziano a renderla ancora più fluida e scorrevole, raddoppiandola. Esattamente
un anno fa, il 6 agosto 2014, il presidente egiziano El Sisi promise solennemente:
“Il
raddoppio del canale di Suez sarà ultimato entro il 6 agosto 2015 “. Una vera scommessa!
In tanti furono
scettici: quel lavoro sarebbe stato difficile compierlo in 3 anni, figurarsi in
un solo anno! Eppure il miracolo è stato possibile: avantieri, 6 Agosto 2015, l’inaugurazione
ufficiale del canale raddoppiato, alla presenta di molti importanti ospiti. Una
cerimonia solenne, che si è svolta nella città portuale di Ismailiya, alla
quale hanno partecipato decine di leader stranieri. L'Italia era rappresentata
dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Fra gli altri, c'erano anche il
premier russo, Dmitri Medvedev, e il presidente francese, François Hollande.
Protagonista della
giornata il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, che ha percorso in
divisa militare le acque del Canale a
bordo di una storica imbarcazione: lo yacht 'Mahroussa', la prima nave che
navigò nello storico passaggio nel lontano 1869, una delle navi più antiche al
mondo ancora in servizio. “Trentamila egiziani hanno lavorato giorno e
notte per un anno per donare al mondo un enorme vantaggio. Ecco l’Egitto cosa è
capace di fare”, ha dichiarato l’ammiraglio Mohab Mumish, Presidente
dell’Autorità del Canale di Suez. Il costo dell’opera è stato stimato attorno
agli 8,2 miliardi di dollari, tutti capitali forniti dall'economia egiziana.
Il raddoppio del canale
permetterà ora il passaggio di 97 navi al giorno contro le precedenti 49 e
produrrà per l'Egitto dal 30 al 35% delle risorse necessarie alla sua economia.
Dagli attuali ricavi di quasi 5 miliardi di dollari (4,6 mld euro) l'anno si
passerà infatti, entro il 2023, a un incremento delle entrate stimato intorno al
158%, vale a dire pari a 13 miliardi di dollari. Il traffico navale tra Europa
e Asia sarà reso più veloce, e quindi più grande anche in termini di quantità
di merci trasportate.
Cari amici, Se l’Egitto
tornasse a rivestire nel Mediterraneo quell’importanza che ebbe nel passato, se
i popoli che rappresentano la civiltà europea riprenderanno a dialogare in
amicizia con quelli della civiltà araba, sicuramente Occidente e Oriente
potranno positivamente cooperare in pace e amicizia, senza combattersi inutilmente,
a causa soprattutto dei fondamentalismi. La guerra, è dimostrato, non ha mai
fatto del bene nel mondo. Spero, davvero, che anche quest’opera faraonica, caparbiamente
portata avanti dall’Egitto, sia un segnale di speranza e di progresso comune,
per un auspicato futuro di pace.
Ciao, amici, a domani.
Mario
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