Oristano
19 Agosto 2015
Cari amici,
non ne conosco la percentuale, ma tanti uomini sono ancora
realmente convinti che le donne sono esseri inferiori, magari solo un veicolo adatto alla
riproduzione, oltre che necessarie per la cura della casa e della crescita dei figli. Certo, di uomini ce ne sono anche dei “finti lungimiranti”, in quanto pur sempre convinti della superiorità maschile, che come concessione
massima alle donne hanno auspicato una
parvenza di avvicinamento alla parità, ipotizzando per loro il contentino delle
“quote rosa”. Personalmente, come molti di Voi che seguono questo blog sanno,
ho sempre sostenuto che le donne, quanto a capacità, intelligenza e caparbietà
non hanno proprio niente da invidiare agli uomini. In questo campo la Sardegna,
dove il “Matriarcato” da secoli è
imperante, credo possa essere un utile esempio per tutti.
Ebbene, le ultime
notizie relative all’economia della nostra nazione, sotto il profilo
dell’impegno femminile sono davvero confortanti: nel settore dell’innovazione
le migliori idee, quelle più fresche e creative, provengono proprio dal mondo
femminile. Nel mondo degli affari le “aziende in rosa” sono sempre più numerose.
Inoltre, le donne che decidono di mettere su un’attività economica, oltre che
realmente competenti risultano anche più decise e determinate, più capaci e
resistenti alle immancabili possibili crisi.
Oggi in Italia le
imprese a guida femminile sono quasi 1,3 milioni su un totale di circa 6 milioni:
il 21,5% del totale. Questi i dati pubblicati dall'Osservatorio
per l'imprenditoria femminile di Unioncamere, sulla base delle rilevazioni relative al primo
Trimestre 2015. In Europa, invece, le imprese femminili sono più di 10 milioni: un terzo
del totale. Esse risultano guidate da imprenditrici in media un po’ più giovani
dei colleghi maschi, e di solito risultano anche più istruite e specializzate. «La
creatività e il potenziale imprenditoriale femminile rappresentano una fonte sotto
sfruttata di crescita economica e posti di lavoro che dovrebbe essere
sviluppata ulteriormente», spiegano i responsabili della Commissione
europea. Ma se la strada della parità è ancora lunga, i primi segnali di un
cambio di tendenza si iniziano a intravedere anche d.a noi.
L’Italia, insieme a
Grecia, Portogallo e Croazia, domina la classifica del tasso di
imprenditorialità rosa, con una quota di donne che scommettono su un’azienda
pari al 16% della forza lavoro femminile, contro la media europea che è del
10%. «Scoraggiate
di fronte a un mercato del lavoro dipendente, con difficoltà di accesso, di
carriera e di conciliazione con i bisogni della famiglia, le donne decidono di
mettersi in proprio. E questo incentivo è maggiore in periodo di crisi, quando
il reddito del marito è a rischio », spiega Paola Profeta dell’Università
Bocconi di Milano, esperta di questioni di genere.
«Di trimestre in
trimestre, osserviamo una crescita costante in termini numerici: le percentuali
di aumento sono basse, inferiori all’1%, ma pur sempre maggiori delle aziende a
guida maschile», spiega, invece, Tiziana Pompei, Vice Segretario Generale
di Unioncamere. E se l’imprenditoria continua a essere per molte donne una
soluzione alla cronica mancanza di posti di lavoro, sta emergendo una nuova
generazione di imprenditrici spinte invece da un’idea di business, più che
dall’assenza di alternative. Si, cari amici, il futuro dell’imprenditoria al
femminile non rimarrà legato alla mancanza di alternative, come accadeva fino
ad oggi, ma ad una precisa volontà di affermazione e dimostrazione delle
proprie capacità imprenditoriali, nella convinzione di poter competere alla pari con i colleghi dell’altro
sesso.
Il mondo femminile più
agguerrito è quello giovanile. Sempre secondo un monitoraggio di Unioncamere,
fatto a Novembre scorso, su 618.345 imprese giovanili oltre una su quattro è
guidata da donne. In soli sei mesi quelle under
35 sono avanzate ad un ritmo del 5,8%, e, nonostante le difficoltà, hanno doppiato
il passo dei colleghi uomini. Pensate a quanto sia positivo vedere tante ragazze
competenti e determinate, entrare di prepotenza in ambiti fino ad oggi occupati
dagli uomini: forze giovani, capaci anche di rivitalizzare e riscoprire antichi
mestieri, oggi preticamente in via di estinzione.
I settori in cui la
presenza femminile è particolarmente significativa sono quelli dell'assistenza
sociale, della confezione di articoli di abbigliamento e della gestione delle
agenzie di viaggio. All'interno del mondo dell’artigiano le imprese a guida
femminile a livello nazionale sono 214.815, quasi il 16% del totale.
L'incidenza dell'imprenditoria artigiana femminile, oltre ad essere
determinante nelle attività dei servizi alla persona (64,17%), nelle attività
creative, artistiche e di intrattenimento (50,46%), nei servizi di informazione
(45,97%), è maggioritaria anche nella confezione di articoli di abbigliamento
(55,94%) e nel tessile (42,30%). La particolare predisposizione delle donne al
mondo del digitale e della comunicazione ha fatto si che su questi settori esse
primeggino: valorizzare la conoscenza dei nuovi sistemi digitali e sviluppare
la relazione con il cliente sono campi particolarmente congeniali alla personalità
femminile.
Cari amici, come ho
detto in apertura le donne non hanno bisogno di essere protette a livello di “quote rosa”, cosa che continuerebbe a
sancire una specie di emarginazione a livello di “riserva indiana”. Le donne, e la Sardegna in questo campo col suo matriarcato millenario ne è un esempio eclatante, possono dimostrare che il loro valore non è né
inferiore né “derivato” da quello maschile,
ma fresco, autonomo, innovativo, e, sotto certi aspetti anche superiore
a quello maschile. E' arrivato il momento che il mondo femminile faccia vedere al mondo cosa è capace di fare!
Grazie, amici, della
Vostra attenzione.
Mario
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