venerdì, agosto 14, 2015

L’UOMO E L’ETERNO MITO DELL’IMMORTALITÀ. L’IBERNAZIONE, UNA DELLE VIE CHE SI STANNO PERCORRENDO PER CERCARE DI RAGGIUNGERLA.



Oristano 14 Agosto 2015
Cari amici,
l’uomo ha sempre cercato di fuggire la morte. Nessuno ha mai chiaramente dimostrato di non temerla, se anche Gesù Cristo sulla croce domandò al Padre se fosse possibile allontanare da Lui quel “calice amaro”. Siamo esseri mortali e tutto quanto attenta alla nostra salute, tutto ciò che ci avvicina al trapasso, si cerca di esorcizzarlo, di allontanarlo, per quanto possibile. Gli studi e le ricerche per sconfiggere la malattia, per prolungare le speranze di vita, sono sempre esistite: oggi un'ulteriore possibilità è attribuita all’ibernazione, un sistema che consente di “sospendere” temporaneamente la vita, in attesa di trovare quei rimedi terapeutici che al momento non sono disponibili.
Anche in tempi molto lontani, pensiamo ad esempio alla civiltà egizia, l’idea della conservazione del corpo era sicuramente un modo per pensare all’immortalità: conservare il corpo in attesa di una “nuova vita”, anche se in un altro mondo, diverso da quello terreno. Oggi, invece, con le nuove tecniche disponibili, si pensa di trovare soluzioni “terrene” ai mali incurabili,  con un procedimento di “sospensione della vita”, attraverso l’ibernazione del corpo malato, in attesa di trovare il giusto rimedio per curarlo, magari molti anni dopo.
L’ibernazione, almeno in una delle sue forme, sotto certi aspetti è sempre esistita nel mondo animale; essa può essere definita una particolare condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa notevolmente. Nel mondo animale è definita “Letargo” e consente, anche a mammiferi di grossa taglia, di superare le avverse condizioni esterne di vita (inverni molto gelidi) che potrebbero comprometterne la sopravvivenza. Anche in campo umano, forse come idea derivata proprio dal letargo animale, è nata l’ipotermia preventiva, già in uso  in medicina e in chirurgia.
L’uso più comune dell’ipotermia avviene proprio in chirurgia. Questo tipo di ipotermia preventiva, attraverso l'abbassamento artificiale della temperatura corporea del paziente, è messa in atto per diminuire al massimo i processi vitali della persona durante particolari operazioni chirurgiche (come ad esempio interventi di cardiochirurgia e neurochirurgia), oppure in pazienti che hanno subito ipossia cerebrale (ad esempio dopo una rianimazione cardiopolmonare). Le temperature, seppur basse, non arrivano mai al punto di congelamento, rimanendo sempre al di sopra. La stessa tecnica è usata per conservare temporaneamente gli organi destinati al trapianto.
Eppure la vita può essere conservata anche a molti gradi sotto lo zero. L'ibernazione in azoto liquido, ad esempio, meglio detta crioconservazione, è utilizzata per custodire gli spermatozoi e gli embrioni umani, anche se oggi, per problemi legati alla velocità di congelamento e scongelamento, risulta tecnicamente impossibileconservare organi o parti del corpo di dimensioni maggiori. Le ricerche, però, continuano senza sosta e i risultati ottenuti iniziano ad essere interessanti.
Un gruppo di scienziati italiani è riuscito per la prima volta ad “ibernare” un mammifero di taglia media. Gli scienziati hanno abbassato per sei ore di 20° la temperatura corporea di un ratto, in quella che è stata definita «un'animazione sospesa», riportando poi l’animale alla normalità. Chissà se in futuro sarà possibile farlo anche con l'uomo! Ad aprire le strade dell'imponderabile sono stati otto fisiologi dell'Università di Bologna guidati dal Prof. Giovanni Zamboni. Finora si tratta dell'unico tentativo di ibernazione fatto su un mammifero di buona taglia.
L’idea di trovare una via di fuga alla morte attraverso l’ibernazione, ha già contagiato non pochi individui in tutto il mondo. Sono già in tanti ad aver accettato di utilizzare quest’ancora di salvezza, anche se la legislazione di oggi consente la “crioconservazione” solo su individui dichiarati clinicamente morti. Stante questo, agendo immediatamente e sfruttando il lasso di tempo che passa dal blocco del battito cardiaco alla morte cerebrale, può essere messo in atto il processo crioconservativo, con la speranza di preservare le funzionalità degli organi, in particolare le strutture nervose.
Secondo i sostenitori della crioconservazione, in futuro dovrebbe essere possibile sviluppare una tecnologia in grado di ripristinare completamente le funzioni vitali dei corpi ibernati. In questa ipotesi, al momento del risveglio il corpo riacquisterebbe il fisico che aveva prima della conservazione: ovvero, il tempo del congelamento non determinerebbe un invecchiamento. In parole povere, se fossero passate decine di anni, l'età biologica del corpo rimarrebbe quella del momento dell’ibernazione.

Cari amici, c’è chi, anche se malvolentieri, si rassegna alla morte e chi invece vuole a tutti i costi mantenere viva la speranza. Non si tratta di una speranza mistica o spirituale, ma di una speranza ritenuta concreta, anche se acquistabile a prezzi tutt’altro che modici: i costi attuali per ibernare un corpo possono arrivare fino a 150 mila euro! Si tratta sicuramente di una scommessa “molto cara”, anche se si basa su presupposti scientifici. Sta di fatto che il fanta-business dell'ibernazione, sta prendendo sempre più piede. Oggi al mondo esistono già due centri specializzati negli Stati Uniti, e uno sportello è stato aperto anche in Russia. Pensate, le prenotazioni sono già 2 mila!
Una curiosità: tra le duemila persone che hanno prenotato la loro speranza per l'immortalità c'è anche un italiano, un imprenditore morto a 75 anni, e che già da due anni attende la “resurrezione” nel suo barattolo d'azoto. Un suo amico, Giovanni Ranzo, 55 anni, spiega che farà altrettanto: "L'ibernazione per me è l'unica alternativa all'estinzione". Ad oggi, però, i risultati della sperimentazione non sono dei più incoraggianti, non fosse altro per il fatto che, ancora, nessuno è stato fatto risorgere…
Ciao, amici, a domani.
Mario


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