Oristano
9 Settembre 2014
Cari amici,
la riflessione di oggi
potrebbe essere definita sociologicamente “tosta”, difficile da mettere nero su
bianco, considerate le innumerevoli interpretazioni che lo stesso termine
“FAMIGLIA” evoca.
Originariamente il nucleo familiare era considerato un “patrimonio umano”, posto in capo al
Patriarca, il “Pater Familias”. Il termine Famiglia,
che deriva dal latino Familia, indicava
quel "gruppo di servi e schiavi
patrimonio del capo della Gens", anche derivato da famulus, "servo,
schiavo". All'interno del campo semantico di Familia erano inclusi anche
la sposa e figli del Pater Familias, a cui appartenevano legalmente.
Nel tempo la lenta e
costante evoluzione ha portato la Famiglia a non essere più “patrimonio” del
Capofamiglia, essendo ormai diventata una solida Istituzione sociale, nucleo fondamentale
e insostituibile della Società umana. La Sociologia definisce la
famiglia "quell'insieme di persone
unite fra di loro da legami di parentela, di affetto, di servizio o di
ospitalità che vivono insieme sotto lo stesso tetto”. Il termine
parentela, invece, identifica "coloro che, sia che convivono o no,
sono legati da vincoli di filiazione, matrimonio e adozione"
("Sociologia" di Bagnasco, Barbagli, Cavalli, 1997).
Ebbene, cari amici, nel
tempo la famiglia, che ha rappresentato per secoli un nucleo assolutamente
coeso, legato non solo da vincoli di sangue ma soprattutto affettivi, si è
lentamente trasformata, sbriciolata, fino a diventare “uno stare insieme” instabile, privo di equilibrio, soggetto a
rapide quanto pericolose devianze. Stabilirne con esattezza le cause non è
semplice, anche se certamente alla base di questa mancata coesione familiare
c’è senz’altro il desiderio di libertà e autonomia, lentamente reclamate da moglie e figli nei
confronti del “Pater Familias”. E’ sicuramente la "perdita di potere", l'annullamento della
storica dominanza del capofamiglia, che ha prima incrinato e poi portato a rottura
la precedenza armonia e coesione esistente nella famiglia.
Al di là della reale
complessità di questo tema, ha ancora senso, oggi, parlare di "famiglia" nel
vero senso della parola? Di fronti al costante aumento dell'instabilità
coniugale, della convivenza more uxorio, delle famiglie di fatto, della diminuzione
della nuzialità e della natalità, delle continue separazioni e divorzi, della
bi-genitorialità, e di quant’altro fino ad arrivare alle unioni omossessuali,
non risulta facile continuare a definire “famiglia” un semplice stare insieme. Il
concetto di famiglia, a questo punto, credo proprio che debba essere riscritto,
partendo da presupposti ben diversi.
Cari amici, non basta
il legame di sangue per formare una famiglia, se manca al suo interno l’amore,
il rispetto e il riconoscimento della parità di diritti e doveri di tutti i
componenti. Nessun capofamiglia si sogni di ridiventare novello “Padre Padrone”,
proprietario di moglie e figli! Paradossalmente la famiglia, il luogo deputato
per eccellenza a gestire e coltivare il maggior bene possibile di tutti i suoi
componenti, si rivela, invece, il luogo dove avvengono i peggiori misfatti e
drammi. Prevaricazioni, quelle messe in atto, che la maggior parte delle volte non solo non vengono
denunciate, ma spesso si fa di tutto per poterle nascondere perché "è meglio
preservare certe apparenze di buon costume" che non ribellarsi ad esse. A farla
da padrone, spesso, non è la violenza fisica esercitata dal capofamiglia, ma
quella psicologica, sotto certi aspetti anche peggiore.
La costante aggressione psicologica, fatta di ricatti emotivi, minacce e
insulti, paradossalmente non viene neppure riconosciuta come violenza, mancando il danno fisico.
Non solo, quando la donna o i figli si decidono ad opporsi alle prevaricazioni
subite, spesso non trovano all'esterno appoggio alcuno; si evita di intervenire per paura di
rompere "gli equilibri formali", di evidenziare quella situazione che apparirebbe come
“vergogna”. Quando, poi, succede l’irreparabile ormai non vi è più rimedio. La
lunga catena di femminicidi che hanno insanguinato numerose famiglie ne è la
dimostrazione più lampante.
Che dire, cari amici,
credo che per questo spinoso problema non vi siano soluzioni facili o a portata di mano. Ricostruire all’interno
delle persone certi valori che nel tempo sono andati perduti non è né semplice né
facile. Riportare l’uomo dalla cultura della violenza a quella del rispetto e
dell’accettazione dell’altro, necessita di non poco tempo e di costante opera di educazione e insegnamento, sia
da parte della scuola che della società. Solo il tempo potrà dire se la “Famiglia”, in
futuro potrà ancora essere definita "quell'insieme di persone unite fra di
loro da legami di parentela, di affetto, di servizio o di ospitalità che vivono
insieme sotto lo stesso tetto"!
Ciao a tutti.
Mario
1 commento:
Commento l'immagine sulla famiglia romana. Che assurdità.
I figli erano tanti di più, la madre formale non se ne occupava era la nutrice a pensarci, che era come uno schiavo, inoltre il paterfamilias generalmente aveva le concubine se poteva permettersi di avere gli schiavi! Altrimenti non aveva né concubine né schiavi ma solo animali. Leggiti Aristotele!
Posta un commento