Oristano
6 Settembre 2014
Cari amici,
il tema del sesso nelle
famiglie italiane è ancora vissuto prevalentemente come un vero e proprio tabù.
Ormai, lo sappiamo, i figli stanno a casa anche ben oltre i venticinque,
trent’anni (quando noi e molti della nostra generazione avevano già costruito
una famiglia), ma ciò nonostante di sesso non si parla mai, quasi fosse una
cosa sporca, assolutamente da evitare. Eppure questo “ignorare il sesso” è causa di rischi e pericoli altrimenti
evitabili, non ultime le gravidanze in giovanissima età. E’ anche sorprendente
notare che non è una questione di preparazione culturale più o meno ampia: l’argomento
sesso è volutamente ignorato anche in quelle famiglie culturalmente evolute.
Eppure il mondo che
stiamo vivendo, con una fitta rete di social network a disposizione dei ragazzi
24 ore su 24, imporrebbe una adeguata informazione, seria e responsabile. Parlare
ai ragazzi di sesso a casa, da parte dei genitori, significherebbe completare
quel percorso “fai da te” che trovano in rete, dove in gran parte manca la cultura del rischio e della protezione. Solo
la famiglia e la scuola possono costruire negli adolescenti la giusta maturità
e la consapevolezza necessaria. L’età dell’adolescenza richiede, oltre la
preparazione prettamente scolastica, necessaria per l’inserimento nella vita professionale
di domani, anche di maturare il giusto senso di responsabilità nella vita di
relazione con l’altro sesso. Ignorare quest’esigenza, sia da parte della
famiglia che della scuola, espone i giovani a pericoli seri che possono
compromettere la loro serenità futura.
In Italia, per ora,
siamo ancora all’anno zero. Se in un’ipotetica intervista provassimo a chiedere
a ragazzi anche vicini al diploma (se non alla laurea), come funziona
l’ovulazione, come si deve usare in modo corretto un preservativo, come ci si
può difendere efficacemente dalle malattie sessualmente trasmessibili, pochi
sarebbero in grado di rispondere correttamente. I dati statistici disponibili
sono deprimenti: solo una strettissima minoranza (appena il 4%) di adolescenti ha
dimestichezza con una corretta educazione sessuale, perché i loro genitori
lungimiranti hanno instaurato con loro un proficuo dialogo sull’argomento.
Se pochi sono i
genitori avveduti, in Italia anche la scuola, in tema di sesso e
contraccezione, è ancora lontana rispetto alle altre nazioni europee. Nonostante
da oltre un secolo siano state presentate proposte di legge sull’argomento (la
prima risale addirittura al 1910), l’istruzione scolastica non è ancora
riuscita a trovare il suo giusto ruolo educativo. In assenza di istruzioni da
parte dei maggiori protagonisti, famiglia e scuola, i giovani salgono sull’ottovolante
di Internet, dove la disinformazione non manca; i ragazzi e le ragazze più
coraggiose a richiesta ottengono in famiglia (i maschi dal padre e le femmine
dalla mamma) solo rapide informazioni tecniche, quanto più possibile asettiche,
dove viene spiegato solo quanto è necessario per capire le “situazioni evidenti”,
come ad esempio il perché dell’arrivo del menarca alle adolescenti di casa.
Una ricerca effettuata
dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha messo in luce che le
carenze informative in tema di educazione sessuale cominciano proprio in
famiglia: i genitori, che non hanno evidentemente a loro volta ricevuto
informazioni strutturate e corrette nell’adolescenza, continuano a ignorare
questo importante compito. Nelle famiglie parlare di sesso è ancora un tabù:
ben 1 famiglia su 3 non ha mai affrontato l’argomento. I genitori poi rivelano
una grande confusione riguardo ai metodi contraccettivi: solo il 12% conosce
l’effettiva validità della contraccezione ormonale, il 22% ritiene che il
preservativo non sia utile ad evitare le malattie ed addirittura 1 genitore su
4 confida nei metodi naturali, come contraccezione ideale per i giovanissimi. Ma
c’è anche di più: solo il 5% dei genitori intervistati crede che i propri figli
possano avere rapporti sessuali prima dei 15 anni, mentre ben il 38% dei
ragazzi ammette di aver avuto il primo rapporto prima di quell’età.
Che nel mondo
globalizzato di oggi lo stile di vita e di relazione dei nostri ragazzi sia
molto più avanzato di ieri, relativamente al sesso, lo dimostrano le
statistiche: a partire da fasce di età sempre più basse (anche sotto gli 11-12
anni), è in aumento costante il numero delle malattie trasmesse sessualmente;
il 68% dei casi di clamidia e il 48% di gonorrea riguardano ragazzi e ragazze al
di sotto dei 25 anni. Senza parlare dei rischi legati all'AIDS. Se poi si aggiungono le circa 10mila mamme-bambine (con
un’età media 16 anni) e il numero crescente di aborti under 18, arrivato a
superare nel 2009 i 4000 casi, si comprende, in modo inequivocabile, quanto sia
importante far sì che in famiglia si inizi seriamente e quanto prima a parlare di educazione sessuale.
Grandi assenti, dunque,
in Italia i maggiori protagonisti/responsabili dell’educazione sessuale dei
ragazzi: FAMIGLIA E SCUOLA. Nel corso dell’ultimo secolo, in Italia, si sono succedute diverse
campagne (a volte vere e proprie battaglie come nel caso della distribuzione di
preservativi nelle scuole) sulla necessità di impartire lezioni di educazione
sessuale a cominciare già dalle elementari. Il tema, però, ha sempre accesso roventi
polemiche ed il risultato è quello che tocchiamo oggi con mano: l’educazione
sessuale rimane tagliata fuori da ogni programma ministeriale – salve poche e
non sempre corrette iniziative di autonomia didattica – mentre un apposito
disegno di legge è fermo in Parlamento dal 1975. E’ un’altra occasione persa
per la nostra scuola, specialmente se si confrontano i dati del nostro Paese
con quelli degli altri Paesi d’Europa, ben più avanti e con successi già
ottenuti.
Il podio spetta, come
al solito, ai paesi del nord Europa, dove i programmi ministeriali sono attivi
dal 1956 (Svezia) e si distribuiscono gratuitamente kit e video informativi
(Finlandia). In Germania le lezioni di educazione sessuale e sentimentale (con
tanto di approfondimenti sulle posizioni) sono parte del programma ministeriale
fin dal 1970. L’Olanda ha avviato seri programmi educativi,
interamente finanziati dal Governo nel 1980, partendo dalle scuole elementari.
Il successo ottenuto era scontato; in particolare il programma “Lang leve de
liefde” (Amore per tutta la vita), ha fornito ai giovani tutte le conoscenze
necessarie, rendendoli, in particolare, non solo edotti ma anche consapevoli, in
grado di poter prendere giuste e ragionate decisioni in materia di salute e
sessualità. Il successo è dimostrato dalla netta diminuzione delle gravidanze
indesiderate, tanto che l’Olanda risulta il Paese con la più bassa percentuale
di ragazze madri nel mondo.
Cari amici, l’argomento
della riflessione di oggi è, davvero, di grande importanza e andrebbe analizzato,
sia dalle famiglie che dalla scuola e da chi ci governa, con maggiore attenzione.
Consapevolezza e senso di responsabilità dovrebbero guidarci a trovare le
soluzioni più idonee da adottare, considerata la giovane età dei nostri
interlocutori, ma, soprattutto, una cosa è certa: non possiamo più continuare a
“chiudere gli occhi” e far finta di non
vedere quello che succede. La grande responsabilità nei confronti dei nostri
giovani ci impone non solo di fare, ma di fare presto!
Ciao a tutti.
Mario
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