Oristano
14 Settembre 2014
Cari amici,
sinceramente devo dirvi
che la notizia mi ha molto rattristato. Mai avevo saputo (e mai avrei potuto immaginare)
che anche sulla “raccolta fondi”, che le diverse organizzazioni del “No Profit”
portano avanti con grande buona volontà e sacrificio, denari che la brava gente
sensibile versa, privandosi a volte non solo del superfluo ma anche del
necessario, fosse applicata l’I.V.A., come per qualsiasi altra transazione
commerciale.
Credo che in tanti,
come me, non sapessero che in Italia le associazioni del Terzo Settore, che
lavorano sui beni comuni e intervengono in situazioni spesso difficili di
disagio, sono sottoposte al regime dell’Iva come un’azienda qualsiasi! Ebbene,
cari amici, sì, è proprio così: anche l’Italia che fa bene all’Italia è vessata
da uno Stato esoso, con un regime fiscale che volutamente ignora il valore
dell’impegno sociale, portato avanti da tanti volontari e sostenuto da una
miriade di modesti cittadini che apportano il loro contributo.
L’IVA - acronimo di
Imposta sul valore aggiunto – è una imposta indiretta che colpisce i
beni in ogni fase del ciclo produttivo e distributivo; il valore aggiunto, cioè
il margine realizzato in ogni stadio di commercializzazione, si somma al valore
precedente. Anche al più digiuno di economia viene da chiedersi
che “valore aggiunto” ci può essere nell’aver ricostruito una scuola distrutta
da un terremoto, per esempio, se non quello di aver restituito un pezzo di speranza
ad un territorio? Quali passaggi economici può aver mai vissuto una donazione se non quello dal portafogli
di un lavoratore, che, nonostante i propri conti da far quadrare, ha deciso
comunque di privarsi di quei 5 euro e donarli ai propri connazionali in
difficoltà? Che c’entra il consumo e in quale mercato dovrebbe trovare collocazione
una donazione?
Le stesse domande credo
se le siano poste al “Corriere
della Sera” e al “TG di La7” che dopo aver organizzato una raccolta di fondi
dopo il terremoto in Emilia, si sono poi visti chiedere l’IVA sulle donazioni
raccolte. Questa volta, però, la cosa non è passata sotto silenzio. I Media
hanno fatto partire una campagna denominata #noprofitnoiva, che sta diffondendosi rapidamente. E’ di chiara
evidenza che solo uno Stato in perenne crisi finanziaria può pensare di “raschiare
il barile” in questo modo, sottraendo alte percentuali di imposta su denari
faticosamente raccolti non per fini commerciali ma per soccorrere persone in
grande difficoltà. Al grande silenzio del passato (le centinaia di piccole
associazioni non hanno mai avuto la forza per far sentire la propria voce)
questa volta, però, si è sostituita la voce forte e potente dei media: il
Corriere della Sera e il TGLa7 sono grandi organi di informazione e quindi di
pressione, capaci di sollevare il caso in campo nazionale e dargli il risalto
che merita. Cosa che hanno immediatamente fatto.
In Italia,
fortunatamente, il Terzo Settore è vivo e attivo, e quest’occasione non va
sprecata: si tratta di una occasione importante per far capire al Governo che
deve intervenire, subito! Governo, che qualche tempo fa aveva annunciato la
volontà di riformare il Terzo Settore, ma poi, come tante altre promesse, è caduta
nel dimenticatoio, è rimasta lettera morta. Solo un’opinione pubblica forte può
far capire in modo chiaro a chi ci governa che il settore No Profit non solo
non va affossato ma maggiormente sostenuto, considerato che libera lo Stato da
mille problematiche che, altrimenti, sarebbe stato costretto a soddisfare
direttamente. È questo il momento giusto per chiedere che venga eliminata una
volta per tutte la tassa sulla
solidarietà, anche in considerazione del fatto evidente che nella maggior
parte dei casi i servizi erogati dalle associazioni no profit servono a colmare
proprio i vuoti che lo Stato non è in grado o non sa colmare e quindi tassare
questi interventi è come tassare il bene comune.
La campagna #noprofitnoiva ha già ottenuto il
sostegno delle più importanti associazioni italiane e molti politici ad ogni
livello si sono dichiarati pronti a sostenerla nelle relative sedi
istituzionali. Vorrei che su questo tema non si producessero le solite
stucchevoli divisioni tra destra e sinistra e che tutti i territori, dal Nord
al Sud, fossero in prima fila. Per questo faccio anch’io un forte appello a
tutti i parlamentari, di ogni schieramento, invitandoli a fare propria ed a
sostenere - nei modi più adeguati - questa campagna, portandola quanto prima in
Parlamento, sia alla Camera che al Senato. Si tratta di una battaglia di
civiltà che, in un Paese come il nostro, definito da secoli “Patria del Diritto”,
deve trovare quanto prima adeguata soluzione.
Anche a Voi, cari amici
che mi leggete, rivolgo un forte appello: diffondete in tutte le maniere la
notizia, più saranno le persone informate, maggiore sarà la possibilità di
avere successo!
Grazie!
Mario
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