Oristano
1 Settembre 2014
Cari amici,
quest’anno, in piena
estate, una notizia alquanto preoccupante ha conquistato le prime pagine anche
dei quotidiani sardi: l’allarme “Matrina”.
Sessantacinque tonnellate di concimi tossici contenenti il pericoloso
alcaloide, smerciate anche nel settore agroalimentare della Sardegna, erano
finite sotto sequestro. L'operazione denominata "Mela Stregata", condotta dai militari della Guardia di
finanza del Nucleo di polizia tributaria di Cagliari e dell'Ispettorato
repressione frodi (Icqrf), ha avuto origine dalla segnalazione fatta dalla Federbio all'Ispettorato. Le indagini
della GDF, dopo il blitz ed il sequestro dei prodotti a Decimomannu, si sono poi
estese alla Penisola ed in particolare in Puglia. Indagata risulta la ditta ICAS
di Milano, operante nel settore agroalimentare, che avrebbe conservato nei
propri magazzini con sedi a Cagliari, Brindisi e Foggia, prodotti contenenti “principi attivi non conformi alle
legislazione e ritenuti pericolosi per la salute”.
Questi prodotti erano
concimi contenenti una pericolosa molecola alcaloide denominata "Matrina", una sostanza
pesticida vietata, ricavata dalle radici della specie 'Sophora Flascens',
pianta leguminosa molto diffusa in Cina. I prodotti sequestrati arrivavano
soprattutto da Cina e India e proprio perché contenenti Matrina non potevano essere
commercializzati sul territorio italiano in quanto il composto esplica azione
neurotossica come il DDT e quindi è considerato pericoloso.
La notizia del
sequestro ha destato seria preoccupazione nel mondo agricolo, soprattutto
perché i concimi in parola, da tempo in commercio, erano ritenuti “naturali”, destinati
soprattutto all’agricoltura biologica, settore in lenta ma continua espansione.
L’agricoltura biologica, cari amici, è qualcosa di serio e di “pulito” che non
può essere messo in pericolo da prodotti pericolosi come quello sequestrato. L'agricoltura
biologica é un metodo di coltivazione in cui tutta la filiera, tutto il sistema
agricolo, deve essere mantenuto “naturale”; si parte dalla naturale fertilità
del terreno, effettuando attenti interventi controllati: sono esclusi
dall'utilizzo tutti i prodotti di sintesi e quelli provenienti da organismi
geneticamente modificati, favorendo la biodiversità dell'ambiente in cui si
lavora. La
salvaguardia della salute della terra e dei suoi abitanti sono l'obbiettivo
primario della coltivazione biologica. Una coltivazione per essere considerata
biologica deve rispettare un rigido disciplinare. Ecco, per capire meglio il
problema, le regole principali.
1) Nelle coltivazioni
biologiche si debbono utilizzare fertilizzanti naturali provenienti da sostanze
organiche decomposte, come il letame o sovesci (piante appositamente seminate
per incorporarle successivamente nel terreno), quali trifoglio e senape;
2) Non debbono venire
utilizzate sostanze chimiche di sintesi: insetticidi, anticrittogamici,
pesticidi, diserbanti, concimi e neppure OGM (Organismi Geneticamente
Modificati);
3) Deve essere
effettuata la rotazione delle colture, evitando di coltivare per più stagioni
consecutive lo stesso ortaggio nel medesimo terreno; in questo modo si evita ai
parassiti di trovate un'ambiente favorevole per il loro sviluppo, oltre che
permettere un utilizzo meno intensivo e più razionale delle sostanze nutrienti
del terreno.
4) Inserire nella
coltivazione biologica la contemporanea semina di piante diverse (consociazione),
l'una sgradita ai parassiti dell'altra, evitando così l’invasione di questi
nelle culture;
5) Per difendere le
coltivazioni dai parassiti e dalle altre avversità si deve intervenire
esclusivamente con sostanze naturali vegetali, oppure con l’uso di insetti utili
che si nutrono di parassiti;
6) Per correggere la struttura
e le caratteristiche chimiche del terreno e difendere le coltivazioni dalle piante
crittogame debbono essere impiegati minerali naturali e farina di roccia.
L’operazione “Mela Stregata”,
dunque, ha messo fine all’ennesima truffa ai danni del settore dell’agricoltura
biologica. Tutto è iniziato grazie alla segnalazione di FederBio, la principale associazione italiana che riunisce i
produttori biologici, che ha messo in moto gli uomini della Guardia di Finanza.
Ora, a prescindere dalla quantità presente e dalla tossicità più o meno alta della
Matrina, la cosa certa è che tale sostanza, non essendo registrata nell’Unione
europea, non poteva e non può entrare nella composizione di fitofarmaci né di
fertilizzanti e neppure di corroboranti, impiegati in qualsiasi azienda
agricola, ancorché non biologica. Né in Italia né in nessun altro paese Ue. La
segnalazione di FederBio alle Autorità è stata fondamentale nell’avvio delle
indagini, segno che sulla bontà del prodotto biologico la soglia di attenzione resta
molto alta.
Spesso cadere
nell’errore è facile: l’agricoltore, rassicurato dalla parola 'naturale', acquista
il concime pensando ad un prodotto innocuo, anche se a volte non lo è. Il fatto
poi, come in questo caso, che il prodotto fosse ricavato da una radice sembrava
dare maggiore garanzia, anche se – a ben pensare – non tutti i vegetali sono “innocui”!
Ci basti pensare ai funghi: sono naturali, certo, ma questo fatto non li rende
meno pericolosi. Ricordiamoci che i più grandi veleni esistenti in natura sono
ricavati proprio dai vegetali.
Cari amici, i prodotti usati
nell’agricoltura moderna devono necessariamente rispettare criteri molto severi
per essere regolarmente commercializzati. Truffe come quella riportata sono individuabili
certamente intensificando i controlli, ma allo stesso tempo anche formando gli
agricoltori, in modo da renderli più consapevoli dei prodotti che acquistano per
le loro produzioni, dei rischi e degli effetti che possono avere sulle persone. Solo con
una grande collaborazione tra Enti agricoli di controllo, Federazioni di
Aziende e Associazioni a difesa del consumatore, sarà possibile avere serie
garanzie; solo con una seria politica agricola comunitaria i prodotti agricoli
potranno essere commercializzati in tutto il mondo con sicurezza, soddisfazione
e guadagno per tutti.
Ciao a tutti.
Mario
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