martedì, settembre 23, 2014

LE STRAORDINARIE CAPACITÀ DEL NOSTRO CERVELLO: LE AREE SPECIFICHE DEL LINGUAGGIO PRIVILEGIANO SEMPRE LA PRIMA LINGUA ACQUISITA.



Oristano 23 Settembre 2014
Cari amici,
che il nostro cervello sia un computer straordinario è cosa nota, anche se gran parte delle sue innumerevoli capacità sono ancora tutte da scoprire. Ho avuto occasione di leggere di una recente scoperta, che ora voglio riportare anche a Voi, che mi ha incuriosito in modo particolare, non solo per il lato prettamente scientifico; la notizia, considerato che sono un sardo convinto, facente parte di un popolo al quale i vari conquistatori hanno volutamente “tagliato la lingua”, in modo virtuale ovviamente, mi ha colpito non poco. Ecco i fatti e le mie successive considerazioni.
Presso il reparto di Neurochirurgia di Udine (ma sicuramente anche in altre strutture ospedaliere), i pazienti neurochirurgici vengono sottoposti “a chirurgia da svegli”, quando l’area interessata dalla patologia è vicina alle aree eloquenti. Infatti, per preservare le aree funzionali, i neuropsicologi presenti in sala operatoria somministrano una serie di test al paziente che è sveglio e collaborante. Così facendo essi possono creare una mappa delle zone funzionali e preservarle durante la necessaria resezione chirurgica. Nel caso specifico di Udine, il gruppo multidisciplinare, composto da Barbara Tomasino dell’IRCCS Medea, due neuropsicologi, un neurochirurgo, una fisica, un neurofisiologo e un neuro linguista, ha individuato in una porzione della corteccia temporale superiore, che già presiede all’elaborazione fonologica, una delle aree implicate nel “Bilinguismo”.
L’interessante scoperta è stata fatta durante un intervento che riguardava una paziente di madrelingua serba, diventata successivamente bilingue ma con il serbo come prima lingua (L1 serbo, L2 italiano). Mentre il neurochirurgo svolgeva i test sulla paziente per costruire la “mappatura cerebrale” mediante la stimolazione diretta della corteccia, la donna eseguiva i compiti linguistici assegnati. Gli operatori dell’equipe hanno osservato che quando il chirurgo stimolava una porzione della corteccia temporale superiore e il compito assegnato alla paziente era quello di contare, succedeva qualcosa di strano: la paziente, a seguito dello stimolo, cambiava involontariamente lingua, passando dall’italiano al serbo, sua lingua nativa. Le stimolazioni di altre porzioni della corteccia cerebrale non causavano tale fenomeno, ma l’arresto del linguaggio per alcuni secondi (speech arrest).
Il curioso fenomeno, definito Involuntary Language Switching, fa scattare involontariamente una specie di “interruttore” che comporta “il passaggio” dalla lingua acquisita a quella originaria, precedentemente memorizzata nella nostra memoria! Sono state identificate le coordinate spaziali del punto che, se stimolato, produceva il cambio di lingua: l’analisi ha mostrato che quel punto era corticale (in quanto non si sovrapponeva alle fibre della sostanza bianca) e si situava in un’area che nell’esame di risonanza magnetica funzionale pre-chirurgico veniva attivata per entrambe le lingue L1 e L2. Quest’area, che viene chiamata STP (Sylvian parietal temporal area) ed ha un ruolo nell’elaborazione fonologica, è implicata nel meccanismo che controlla la produzione del linguaggio.
Durante l’intervento “La stimolazione dell’area STP ha causato interferenza con il sistema di controllo per la seconda lingua, lasciando intatto il sistema di controllo per la prima lingua – spiega la Tomasino – Per tale motivo la paziente sotto stimolazione tornava alla sua lingua nativa”. Mentre i movimenti articolatori necessari alla produzione dei suoni nel linguaggio nativo sono automatici, quelli coinvolti nella produzione della lingua acquisita non lo sono e necessitano di maggiore controllo e maggiore attività cerebrale nelle aree uditive e fonologiche.
Cari amici, questo interessante studio che è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Neuropsychologia”, aggiunge certamente un nuovo tassello alla conoscenza del nostro grande elaboratore qual è la nostra mente. A me personalmente, sardo orgoglioso, ha fatto riflettere molto, non tanto per le considerazioni puramente scientifiche, quanto per la nostra condizione di popolo privato della sua lingua. 
Il nostro cervello, ormai, di sardo ha poco e niente, considerato che fin dalla nascita i genitori di oggi, seguendo quegli input sottili e ingannevoli, calati abilmente dall’alto fin dai secoli scorsi,  si guardano bene dall’insegnare ai loro bambini la lingua sarda. La lingua L1, pertanto per i nostri bimbi sardi non sarà più il sardo ma l’italiano! Bene andando, se anche certi programmi di recupero della nostra lingua sarda proseguissero, il sardo sarebbe la lingua 2, anzi che dico, la lingua 4 o 5, considerato che verrebbero prima magari l’inglese, il francese o lo spagnolo.
Prima di chiudere Vi racconto un fatto curioso. Il fenomeno prima riportato, per quanto magari ancora non sufficientemente studiato a dovere, era stato già rilevato, addirittura in Sardegna, nella clinica neurochirurgica dell’Università di Cagliari. Conosco il fatto per essere amico della persona che subì una complessa operazione al cervello, diversi anni fa. Superata la fase critica il paziente venne riportato in terapia intensiva e alle domande dei familiari sull’esito dell’operazione, l’equipe chirurgica confermando il risultato positivo ottenuto, rispose che però, probabilmente, l’intervento poteva aver leso la zona del cervello deputata alla parola, in quanto – a loro dire – il paziente si esprimeva in maniera incomprensibile. 
Il timore dei familiari venne fugato quando, in presenza sia dei medici che della moglie e delle figlie, l’uomo riprese a parlare in una strana lingua, sconosciuta ai dottori, ma non ai familiari: si esprimeva, infatti, in arabo! Fu una delle figlie a rassicurare il chirurgo, che il padre non aveva perso l’uso della parola: era nato in Egitto, dove aveva vissuto fino ai 18 anni, e la sua prima lingua era l’arabo (che il suo cervello aveva ben conservato) non l’italiano.
Tutto si risolse felicemente e, esaurita la convalescenza, il paziente tornò a casa, dove riprese a parlare tranquillamente in italiano! Anche in questo caso, cari amici, nel suo “grande computer” la lingua originaria, l'arabo, era rimasta indelebilmente impressa!
Grazie, amici, della Vostra sempre splendida attenzione.
Mario

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