domenica, settembre 07, 2014

FARE IMPRESA SENZA LE BANCHE? OGGI È POSSIBILE CON L’EQUITY CROWDFUNDING! UNA VERA RIVOLUZIONE NEL FINANZIAMENTO DELLE START-UP.



Oristano 7 Settembre 2014
Cari amici,
quando ho sentito per la prima volta il termine “Crowdfunding”, mi sembrava una di quelle orribili parole anglo-tedesche difficili sia da pronunciare che da capire. 
Eppure dietro questo ermetico termine si nasconde un innovativo sistema di finanziamento, capace di travolgere il collaudato sistema delle banche. L’equity crowdfunding, quello più praticato, è ormai considerato come una delle principali rivoluzioni nell’ambito dello sviluppo e del finanziamento delle start-up. Una specie di Davide contro il forte Golia del sistema bancario, insomma.
Non è un caso che la rivista MIT Technology Review abbia citato proprio il crowdfunding tra le 10 tecnologie più interessanti e l’equity crowdfunding, come il fenomeno con maggiori potenzialità di crescita nel prossimo futuro. Questo sistema di finanziamento potrebbe rivoluzionare profondamente il mondo delle start-up. Su apposite piattaforme web gli “Startupper” (società autorizzate alla raccolta di fondi), possono mettere insieme i finanziamenti necessari rivolgendosi direttamente alla rete, superando quindi la necessità di rivolgersi al sistema bancario.
Apparentemente il sistema sembra semplice, ma non bisogna dimenticare i rischi gravanti, a partire dalla tutela dei risparmiatori che decidono di investire via web. Gli ostacoli maggiori, sia attuali che futuri,  nell’attuazione pratica di questo innovativo sistema di finanziamento, consistono proprio nella necessità di trovare un giusto equilibrio tra la tutela dell’investitore e i costi richiesti dai gestori delle piattaforme online, trattandosi di operazioni con elevato rischio finanziario. 
La grande diffusione che questo straordinario strumento finanziario ha subito avuto, ha evidenziato l’immediata necessità di regolamentazione: l’Italia (patria riconosciuta del diritto) non ha perso tempo e, prima di molti altri Paesi, si è dotata di un apposito regolamento operativo, che la CONSOB (deputata a regolamentare le transazioni finanziarie) ha provveduto recentemente ad emanare. Con questo importante atto regolativo oggi l’Italia può essere considerata un “pioniere” nel campo del moderno sistema della raccolta finanziaria dal basso. Negli USA, infatti, la legge sul crowdfunding, già firmata da Obama nell’aprile dello scorso anno, è ancora ferma ai box in quanto la SEC non è ancora riuscita a risolvere i problemi burocratici e legislativi per renderla operativa.
Cari amici, per migliorare la Vostra conoscenza, ecco riepilogato come funziona In Italia questo innovativo sistema di finanziamento dal basso, che consente alle Start-up di approvvigionarsi di “danaro fresco” tramite la “Rete”, senza passare nelle forche caudine delle banche. Prima di tutto partiamo dalla migliore conoscenza dei termini usati, che individuano sia i soggetti che le attività svolte; sono tutte cose utilissime, soprattutto prima di investire eventualmente in una "start-up innovativa", tramite i portali on-line. Proviamo a familiarizzare, per comprenderne meglio i rischi, con parole come: crowdfunding, start-up innovative, portali di equity crowdfunding, quali sono i principali rischi dell’investimento, quali i rischi di perdita dell’investimento, e così via.
Cos'è il crowdfunding. Il termine crowdfunding indica quel processo finanziario con cui più persone (“folla” o crowd) conferiscono somme di denaro (funding), anche di modesta entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso genere, utilizzando siti internet (“piattaforme” o “portali”) e ricevendo talvolta in cambio una ricompensa. Si parla di “equity-based crowdfunding” quando tramite l’investimento on-line si acquista invece un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa.
Cosa sono le start-up innovative. Sono queste delle piccole società di capitali (spa, srl o cooperative) italiane, da poco operative, impegnate in settori innovativi e tecnologici o a vocazione sociale. Il recente “Decreto crescita bis” emanato dal Governo stabilisce i requisiti che tali società devono possedere e dispone diverse semplificazioni normative per favorirne la diffusione e lo sviluppo. Per crescere bene è necessario un ambiente favorevole: per questo il legislatore, nel disegnare il sistema ha previsto una particolare categoria di soggetti, gli “incubatori”: società di capitali italiane che offrono servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo delle start up innovative. Per assumere le informazioni necessarie a decidere se investire (tramite internet) in strumenti finanziari emessi da start-up innovative gli investitori consultano i portali on-line che si occupano di equity crowdfunding.
Portali di equity crowdfunding.   Si tratta di piattaforme vigilate dalla Consob che facilitano la raccolta del capitale di rischio delle start-up innovative. Chi può gestire un portale per la raccolta on-line di capitale di rischio emesso da start-up innovative? I gestori iscritti al registro e quelli annotati nella sezione speciale della Consob. Proprio per il ruolo cruciale che svolgono il legislatore ha ritenuto necessario garantire l’“affidabilità” e la “qualità” del servizio svolto dai portali. Per questi motivi la loro gestione è riservata a due categorie di soggetti: quelli autorizzati dalla Consob e iscritti in un apposito registro tenuto dalla medesima Autorità; le banche e le imprese di investimento (SIM) già autorizzate alla prestazione di servizi di investimento (i c.d. “gestori di diritto”, annotati nella sezione speciale del registro tenuto dalla Consob). Il ruolo fondamentale del portale è quello di assicurare che gli investitori possano comprendere caratteristiche e rischi degli investimenti proposti, prendendo visione della relativa informativa presente nel portale.
Quali sono i principali rischi dell’investimento in start-up innovative. L’investimento in start-up innovative presenta caratteristiche particolari e rischi economici più elevati rispetto agli investimenti tradizionali: una start-up innovativa è qualcosa di nuovo, non ha una storia, né propria né riferita al settore in cui opera, non ha risultati da presentare, non ha dividendi da promettere. Una start-up, in sostanza, offre un’idea e un progetto per realizzarla. La scelta se investire o meno risulta un fatto del tutto “emozionale”, una scommessa in cui, senza basi concrete si crede e si intende rischiare. Rischio ulteriormente aumentato anche dall’alea  delle transazioni effettuate via web: truffe informatiche on line, in primis.
Il rischio di perdita del capitale. La disciplina italiana sull’equity crowdfunding consente di sottoscrivere solo strumenti di capitale delle start-up innovative: si tratta quindi di investimenti tra i più rischiosi, perché acquistando “titoli di capitale” si diventa soci della start-up e si partecipa quindi per intero al rischio economico che caratterizza tutte le iniziative imprenditoriali. Poiché si tratta, come detto, di società neo costituite operanti in settori innovativi, il rischio che il progetto imprenditoriale non vada a buon fine è maggiore rispetto a quello delle società che già da tempo sono operative in un determinato settore. Finanziare, quindi, un’attività nuova aggrava il rischio, con la conseguenza per gli investitori di perdere in tutto o in parte il capitale investito. E’ opportuno, di conseguenza, investire in start-up solo quelle somme la cui eventuale perdita possa essere facilmente sopportata.
Ai rischi prima ipotizzati possiamo aggiungere che inizialmente è difficile aspettarsi dividendi e che per un periodo abbastanza lungo le somme versate saranno “illiquide”, e quindi difficilmente monetizzabili. Pertanto, chi compra tali nuovi strumenti deve essere consapevole del fatto che, accanto al rischio di perdita dell’intero capitale investito, vi è anche il rischio di "illiquidità", collegato sia al divieto per un primo periodo di scambiare le quote societarie su mercati organizzati e sia al fatto che - almeno inizialmente - non esiste un c.d. "mercato secondario" organizzato sul quale è possibile effettuare gli scambi, una volta che gli strumenti sono stati sottoscritti. Resta ferma la possibilità di effettuare la compravendita fra privati, nel rispetto delle norme stabilite per i singoli casi, sostenendo i relativi costi.
Cari amici, in tempi come quelli che stiamo vivendo, far fruttare il proprio denaro non ne facile ne privo di rischi. Considerato però che, ormai, pensare di ricavare remunerazione dai propri risparmi depositati in banca, è pura utopia, dobbiamo certamente pensare ad altro. Credo che il consiglio più razionale che si possa dare sia quello di “DIVERSIFICARE”, distribuire, cioè, il proprio risparmio in diversi canali, costituendo un ventaglio di investimenti tali che uno compensi l’altro, in caso di poca o nulla resa da parte di alcuni. Salvaguardare il capitale messo faticosamente da parte è importante e quindi anche investire una modesta somma in “quote di rischio” può migliorare il rendimento globale del tutto. Se posso dare un consiglio, credo che anche l’investimento ragionato su qualche operazione di equity crowdfunding sia da mettere in conto, ovviamente acquisendo tutto il corredo informativo necessario previsto dalla Consob. Il crescente successo che importanti operazioni di crowdfunding (anche per importi elevati) continuano ad avere, dimostra che la fiducia dei risparmiatori per le Start-Up non manca e che le idee innovative trovano sempre buoni sostenitori!
Grazie, amici, della Vostra attenzione.
Mario

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