Oristano
7 Agosto 2014
Cari amici,
l’argomento di oggi
sembra apparentemente banale ma, credetemi, Vi assicuro che non lo è proprio.
La riflessione riguarda l’atto di “guardare
la gente negli occhi”.
Col passare del tempo nelle relazioni sociali si è
perso qualcosa: pur salutando con un sorriso, stringendo la mano, a volte anche
abbracciando la persona se c’è una certa amicizia, ma, quasi fosse una colpa,
non guardiamo più negli occhi il nostro interlocutore. Questo comportamento,
che modifica sensibilmente secoli, se non millenni di consuetudine, è stato oggetto
di studio, anche di recente, in modo approfondito.
A New York la Quantified Impressions, una società
texana che analizza la comunicazione, ha studiato l'attuale metamorfosi
socio-collettiva analizzando il comportamento di “soggetti campione” durante delle
conversazioni “faccia a faccia” con
altri interlocutori. E’ stato accertato che essi non riuscivano a guardare
negli occhi il loro interlocutore per più di sette secondi: erano distratti da
altro, come il telefono, lo smartphone o il tablet. L'atteggiamento in
questione è stato analizzato nello studio pubblicato dalla rivista Computers in
Human Behavior: la risultante è che non si è trattato di un semplice modo di
fare, ma di un tipo di paura, la “FOMO”. Questo disturbo, "Fear Of Missing Out", ormai
tipico delle “Nuove Generazioni” abituate al multitasking e sempre connessa in
Rete, ha sviluppato, nei giovani in particolare, la paura di perdere delle
opportunità sociali concentrandosi su un solo soggetto. Il cambiamento,
pensate, non riguarda soltanto la sfera privata ma anche quella lavorativa.
L’analisi effettuata ha
messo in risalto un problema complesso. Lo sguardo, come sappiamo, è qualcosa
di enormemente importante, perché è la principale fonte di comunicazione del
corpo: comunicazione non verbale, che aiuta gli interlocutori ad intendersi,
influenza il flusso del discorso e gli attribuisce il reale significato.
Guardare
negli occhi, cari amici, è qualcosa di innato nella specie animale di cui quella
umana fa parte, e svolge una funzione importantissima: dando senso al ruolo
sociale e comunicativo. Per esempio negli animali con gli occhi si mandano
segnali di aggressività, oppure di sottomissione, cosi come di attrazione
sessuale. Forse anche nell’uomo, nel suo DNA, sono rimasti presenti questi
ricordi ancestrali, per cui essere guardati dritto negli occhi in alcune persone
scatena una innata “reazione di paura”; sentire addosso uno sguardo forte, viene
istintivamente interpretato quasi unicamente come un segnale di aggressività,
quindi da scansare.
La psicologia ha
studiato a lungo il fenomeno del “guardare negli occhi”. La letteratura del
passato attribuiva addirittura agli occhi la funzione di “Specchio dell’Anima”. Guardare
una persona negli occhi non è facilissimo, soprattutto se non si è abituati a
farlo oppure ci si sente timidi. Gli studi di psicologia ci suggeriscono qual è il
modo "migliore" per utilizzare uno degli strumenti di comunicazione
più potenti di cui è equipaggiato l'essere umano: lo sguardo. Anche le persone
timide potrebbero migliorare molto la loro timidezza se si esercitassero con
alcuni degli esercizi consigliati. Quelli di base sono 5,
semplici ed efficaci, eccoli:
1) Allenamento. Allènati: seguendo il "principio della
timidezza", guarda le persone per strada negli occhi senza timore. Se
qualcuno si arrabbia, scusati e poi digli che lo avevi scambiato per un'altra
persona ;
2) Guardare le persone negli occhi. Guarda le persone negli occhi,
passando in rapida successione le parti del viso. Cioè resta qualche secondo a
fissare gli occhi (uno alla volta o in mezzo) e poi passa ad altre parti del
corpo (se è una persona dell'altro sesso evita di guardare la bocca);
3) Guardare “oltre la persona”.
Un metodo che molti comunicatori usano è quello di guardare "oltre
la persona". Un modo ottimo è quello di entrare nello stato di
"Hakalau". Questo ti consente
non solo di riposare gli occhi, ma anche di creare un certo grado di
suggestionabilità nel tuo interlocutore;
4) Guardare la radice del naso senza sbattere le palpebre. Era questo
il metodo usato da chi praticava l’ipnosi agli inizi del secolo scorso. Per ipnotizzare
qualcuno e bloccarlo nei suoi movimenti, bastava guardarlo in mezzo agli occhi,
tenendo lo sguardo fisso. Questo manda in "trance" molte persone;
5) Sorridere con gli occhi. Gli occhi sono in grado di trasmettere grandi
emozioni. Ogni emozione di base è collegata ad una certa espressione del viso e
degli occhi. Quando si sorride con gli occhi e si guardano le persone, il
messaggio lanciato è certamente intercettato e compreso.
Cari amici, credo che
riprendere a guardare la gente che incontriamo “dritto negli occhi”, sia un
modo per riprenderci la nostra personalità e trasmettere agli altri messaggi
meno difficili da capire, così come, leggere lo sguardo degli altri ci darà
maggiore capacità di capire il loro messaggio. Chiudo questa riflessione con una notizia
curiosa. Recentemente due giovani artisti torinesi hanno messo in atto un "esperimento
sociale", stile “candid camera”. Gli autori Marco Gili e Nicola
Bremer, attrezzati di tutto punto, nella stazione Lingotto di Torino, hanno
girato un video dal titolo “Ti fisso
@Torino”. I due importunavano i passeggeri dei treni in attesa sulle
banchine fissandoli fino a ottenere una loro reazione: c'era chi si arrabbiava,
chi si spostava, chi invece li ignorava. Il loro primo video sta spopolando sul
loro canale Youtube "Noi ci
mettiamo la faccia", dove hanno postato altre diverse ‘riprese candid’
fatte in giro per gli affollati locali e strade di Torino!
Con la mia innata
ironia, alla fine di questa riflessione, posto una foto del nostro Presidente
del Consiglio Renzi che guarda dritto negli occhi la Merkel: secondo Voi stanno
pensando di andare a cena insieme e si stanno mettendo d’accordo sul locale, oppure
Renzi cerca di ammansire con astuzia tutta italiana la sua durezza
politica? Chissà!
Ciao a tutti e…a
presto!
Mario
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