Oristano
29 Agosto 2014
Cari amici,
la casa è senz’altro il
bene più grande. Fin dagli albori della sua esistenza l’uomo ha cercato di
trovare un riparo per difendersi dai
pericoli e dalle innumerevoli insidie. Nei millenni la casa da rifugio e luogo
di protezione è diventata anche vera e propria “dimora”, dove trascorrere il
tempo del riposo e anche luogo da esibire, che rendesse noto a tutti lo status
sociale del proprietario. Lo studio degli agglomerati urbani che nei secoli si
sono formati, mette in evidenza tutto
ciò, confermando la grandissima differenza abitativa tra le varie classi
sociali.
Oggi volevo proprio parlarvi del grosso problema
delle “carenze abitative”, ben
evidenti anche nel terzo millennio. Il primo secolo che stiamo vivendo, pur
essendo super tecnologico, ha mantenuto la “fame di case”, in particolare nelle
classi più modeste della popolazione mondiale. Costruire case popolari è
diventato proibitivo anche per gli Enti Pubblici preposti e, spesso, intere
famiglie sono costrette a vivere in condizioni estreme. Negli anni tante le
idee messe sul tappeto per cercare di trovare soluzioni economicamente
accettabili.
Ebbene, cari amici, tra
le tante idee nate per risolvere o almeno calmierare questo problema, una in
particolare mi è sembrata molto interessante: quella di trasformare i numerosi container
dismessi in spazi abitativi. Le dimensioni standard di un container sono 259 cm
di altezza, 244 cm di larghezza e 610 o 1220 cm di lunghezza, anche se esiste
una versione più piccola. Sono facili da
reperire e abbastanza economici oltre che molto resistenti, e si prestano per
essere impiegati in diversi modi.
La brillante idea è certamente
venuta la prima volta a qualche curioso architetto, osservando le cataste di
vecchi container industriali, il più delle volte abbandonati in gran numero in vasti
piazzali dismessi alle periferie delle città. Forse proprio la visione di
queste montagne di metallo ha spinto la sua fantasia creativa a cercare
soluzioni per ridare una “nuova vita”, a questi grandi e forti contenitori, riciclandoli
e trasformandoli in spazi abitativi, cioè case, palazzi, negozi, botteghe. Il
container, del resto, è costruito in materiale robusto, capace quindi di
sostenere in modo adeguato anche la sua nuova possibile funzione, perché non
riciclarlo?
Al primo si sono poi
aggiunte schiere di sfiziosi architetti che con questi grandi cassoni sono
riusciti a creare gradevoli opere architettoniche che nulla hanno da invidiare
alle costruzioni tradizionali. Gli spazi interni e le forme esterne, infatti, pur
differenti dagli standard tradizionali, appaiono comunque gradevoli e
funzionali, spesso frutto di un ricercato design, capaci anche di creare
meraviglia e stupore in chi li osserva. Non a caso sono sempre in aumento gli
architetti che si dedicano allo sviluppo di progetti costruttivi per il riciclo
dei container dismessi. Per appagare anche la Vostra curiosità ecco le immagini
di alcune soluzioni interessanti che hanno suscitato approvazione, stupore e
simpatia.
Per essere trasformati
in abitazioni, essendo i container interamente realizzati in acciaio, è
necessario, per evitare sbalzi termici e umidità, creare il giusto isolamento.
In ogni caso, con un’adeguata progettazione, è possibile risolvere con facilità
questi problemi e il risultato finale può essere davvero strabiliante! Riciclare
è diventato un moderno “concetto innovativo”, che coniuga risparmio ed
ecologia, con meno sprechi e un maggior riciclo.
Di anno in anno il
riutilizzo dei vecchi container ha finito per creare dei veri e propri
agglomerati urbani, con abitazioni, negozi e spazi commerciali.
Ci sono stati
architetti che hanno costruito interi quartieri con i container: case a più
piani e palazzi a schiera, niente di diverso dai vari agglomerati urbani
costruiti con i soliti materiali. Ecco, per esempio, un progetto di edilizia
residenziale a basso costo realizzato attraverso l'impiego di container
colorati, sovrapposti e sfalsati, progettato dello studio ACM, realizzato nel
2009 a Carabanchel, periferia sud-est di Madrid.
In Francia, Progettato
dall'Atelier Cattani Architectes, è stato realizzato nel 2010 a Le Havre un
grande complesso studentesco, composto interamente da containers. E’ un agglomerato
di 100 appartamenti destinati agli studenti: ciascuno di 24 metri quadri,
dotati di una zona notte e di una zona giorno composta da studio, cucina e
bagno. Ogni container è dotato di isolamento termico e di uno strato di
isolante acustico nel pavimento. Le facciate esterne dei moduli-container sono
state verniciate in grigio-metallico, mentre all'interno gli appartamenti sono
intonacati e verniciati in bianco, e rifiniti con arredamento in legno. La
facciata esterna di ciascun modulo presenta sul lato corto del container
un'ampia vetrata, che consente di massimizzare gli apporti solari, dotata di
avvolgibili in tela per l'ombreggiamento. La composizione
architettonica del complesso alterna i moduli abitativi a spazi vuoti nei quali
si trovano le scale per l'accesso agli appartamenti.
In Olanda, addirittura,
è stata costruita una vera e propria città universitaria, tutta realizzata con
l’utilizzo di container riciclati. E’ successo ad Amsterdam, dove lo studio
Tempo Housing, specializzato nell'utilizzo dei container per strutture
residenziali, ha realizzato nel 2006 una serie di edifici destinati agli
studenti composti da oltre mille container, per altrettante unità abitative
disposte in blocchi. Ogni alloggio è dotato di una camera da
letto/studio, la cucina, il bagno e un accesso alla balconata comune, con
riscaldamento centralizzato, sistema di ventilazione automatica e connessione
internet. Inoltre, ogni edificio è completato con un tetto dotato di sistema di
drenaggio e di raccolta efficiente dell'acqua piovana. Oltre agli alloggi
privati, ciascun blocco presenta di un'area centrale comune, dotata di
parcheggio per le biciclette, negozi, bar e palestre.
Cari amici, l’idea del
riutilizzo dei container è senz’altro molto interessante. Alla maggiore
facilità e velocità di “costruzione” se ne aggiunge un’altra: quello della
flessibilità di riutilizzo: se necessario, i moduli si possono smontare,
trasportare e ricollocare altrove in breve tempo e con facilità. Questo
consente non solo tempi più rapidi di realizzazione ma anche grandi risparmi
costruttivi che, anche da noi, gli Enti Pubblici potrebbero ben utilizzare per
dare un tetto ai tanti che, per mille ragioni, continuano a non averlo!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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