Oristano
17 Agosto 2014
Cari amici,
Quattro anni fa, Martedì
17 agosto 2010 l'Italia, ed in particolare la Sardegna, persero un personaggio
straordinario: Francesco Cossiga. Era un uomo d’altri tempi, rimasto per molti
anni al centro della vita politica nazionale, fino a diventare Presidente della Repubblica. Un uomo certamente difficile,
controverso, amato e contestato, definito anche, per le sue forti esternazioni
finali, “il picconatore”. Prima di diventare Presidente della Repubblica fu,
tra l’altro, Ministro degli Interni quando fu rapito Moro, Presidente del
Consiglio l’anno seguente, Presidente del Senato nel 1983. Eletto, infine, Presidente
della Repubblica dal 1985 al 1992, diede le dimissioni un paio di mesi
prima della scadenza del mandato.
Ho sempre avuto grande ammirazione per questo sardo schietto, franco, senza peli sulla lingua, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente. A quattro anni dalla sua scomparsa mi piace, oggi, fare una riflessione su di Lui, riepilogando il suo lungo impegno di uomo e di politico, di sardo orgoglioso, oltre che di italiano forte e capace, mai succube in nessuna circostanza, nelle varie, difficili, posizioni ricoperte.
Ho sempre avuto grande ammirazione per questo sardo schietto, franco, senza peli sulla lingua, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente. A quattro anni dalla sua scomparsa mi piace, oggi, fare una riflessione su di Lui, riepilogando il suo lungo impegno di uomo e di politico, di sardo orgoglioso, oltre che di italiano forte e capace, mai succube in nessuna circostanza, nelle varie, difficili, posizioni ricoperte.
Francesco Cossiga
nacque a Sassari il 26 luglio del1928 da una famiglia della borghesia del Nord
Sardegna, di probabile origine Corsa (in dialetto sassarese Cossiga significa
proprio Corsica). Diplomatosi a 16 anni (con 3 anni di anticipo) al Liceo Azuni
di Sassari, si iscrisse in Giurisprudenza, dove tre anni dopo a soli 19 anni si
laureò brillantemente. Fin da studente iniziò a frequentare gli ambienti della Democrazia
Cristiana sassarese, iscrivendosi al partito, a 17 anni, nel 1945. Nel 1960 sposa Giuseppa
Sigurani, donna di grande riservatezza (non volle mai abitare al Quirinale), che gli darà due figli, Anna Maria e Giuseppe, la prima archeologa ed
il secondo ingegnere aeronautico.
Dopo la laurea iniziò
ad insegnare (diritto costituzionale e diritto costituzionale regionale)
nell'Università di Sassari. Nel 1958 inizia la sua carriera politica: eletto
Deputato al Parlamento fu rieletto nel 1963, 1968, 1972, 1976 e 1979.
Nel 1983 viene eletto Senatore della Repubblica. Nominato Sottosegretario di
Stato alla Difesa nel 1966 (III Governo Moro), viene confermato nel 1968 (II
Governo Leone e I Governo Rumor) e nel 1969 (II Governo Rumor). Nel 1974 viene
nominato Ministro senza portafoglio nel V Governo Moro.
Nel 1976 è Ministro
dell'Interno nel V Governo Moro e successivamente nel III Governo Andreotti; mantiene
lo stesso incarico nel 1978, nel IV Governo Andreotti. Il 9 Maggio del 1978,
dopo l'uccisione dell'On.le Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, rassegna le
dimissioni da ministro. Successivamente è Presidente del Consiglio dei Ministri dal 4
agosto 1979 al 3 aprile 1980 e dal 4 aprile 1980 al 17 ottobre 1980. Il 12
luglio del 1983 viene eletto Presidente del Senato della Repubblica. Due anni
più tardi, il 24 giugno 1985 viene eletto Presidente della Repubblica al primo
scrutinio, con 752 voti su 977. Dopo le anticipate dimissioni, rassegnate il 28 aprile
1992, come da prassi, diviene Senatore a vita, quale Presidente Emerito della
Repubblica.
Dopo l’abbandono della
vita politica attiva, Cossiga resta un po’ in disparte, quasi volesse
staccarsi da un contesto politico che non condivide, che sente "estraneo". E’ il brutto periodo definito
“Mani Pulite": partono oltre 25.000 avvisi di garanzia, finiscono in carcere
oltre 4.000 persone, oltre 1.000 parlamentari sono coinvolti nello scandalo;
non mancano neanche 11 suicidi eccellenti. Più che una bufera politica è un
terremoto. Cossiga, rompendo il suo iniziale silenzio, si lascia andare ad
un’esternazione terrificante sul suo partito: “DC da lapidare, i dirigenti DC la gente li
prenderà a sassate, per la strada. Io non li ho buttati giù dalle scale, ma la
gente non avrà i miei scrupoli”, come riportò il quotidiano Il Secolo XIX. Da quel momento
Cossiga non resta più in disparte, ma da vita al suo pizzicante e martellante impegno di “Picconatore”.
I 18 anni trascorsi da
senatore a vita lo vedono sempre graffiante e impetuoso. Non ha mai taciuto di
fronte a nessuna vicenda politica, dicendo sempre la sua. Dopo la "discesa in campo" di
Berlusconi non ne condivide le grandi lodi tributate al nuovo protagonista. Rispondendo pubblicamente a Badget Bozzo, che
nel 1998 aveva definito Berlusconi “il politico del secolo, paragonabile solo a
De Gasperi”, sentenziò “…se Berlusconi è De Gasperi, come dice B.
Bozzo, io sono Carlo Magno!”. Continuerà a “picconare” praticamente
senza sosta, fino agli ultimi anni della sua vita, perché l’ironia non lo aveva
mai abbandonato. Giusto quattro anni fa, il 17 Agosto del 2010, il soffio
sottile della morte pose fine all'incessante opera del suo piccone.
Cari amici, Cossiga nei
lunghi anni della sua vita politica praticata da credente, riuscì a mantenere una
grande fede cristiana, senza tentennamenti. Amico personale di molti alti prelati,
mantenne una solida particolare amicizia con Mons. Pietro Meloni, vescovo prima
di Tempio e poi di Nuoro e con Mons. Vincenzo Paglia, oggi Vescovo di Terni, negli anni romani suo confessore. Per lui, dice Mons. Paglia, "valeva il principio dell’obbedienza. Ci teneva a far parte della
Chiesa, a far parte di un popolo, quello dei credenti nella Chiesa cattolica,
apostolica, romana. Non voleva credere da
solo". "Si era anche ben preparato alla morte - continua Mons. Paglia - e spesso ripeteva una bellissima preghiera
del cardinale Newman: Possa Egli sostenerci lungo l’intero giorno,
fino al momento in cui le ombre si allungano e scende la sera; quando
l’operosità del mondo si placa, la febbre di vivere svanisce e il nostro lavoro
è giunto al termine. Possa allora Egli, nella Sua misericordia, concederci una
dimora sicura, un santo riposo e, infine, la pace.”
Monsignor Meloni, suo
amico d’infanzia, di Lui ha affermato che era “un interprete appassionato della
dottrina sociale della Chiesa”. Avendo conosciuto Cossiga fin da ragazzo,
poteva esprimere su di Lui giudizi sicuramente profondi e veritieri. In un’intervista
rilasciata, alla domanda se Francesco Cossiga fosse riuscito a vivere e a
operare da politico e uomo di Stato, sempre accompagnato, anzi guidato dalla
Dottrina sociale della Chiesa, rispose: “La ‘Dottrina sociale della Chiesa’ era ‘il
suo forte’. L’ha conosciuta e assimilata prima di ogni altro, l’ha insegnata
negli ambienti della politica e dell’Università, l’ha comunicata a tanti laici
e sacerdoti che appena la conoscevano, l’ha testimoniata con la sua fede nella
vita personale e sociale, l’ha confermata nella sua sofferenza accolta con
serenità. Ed ha professato sempre la sua fedeltà al Magistero del Papa nella
sua matura personalità cristiana e lungimirante”.
Cari amici, credo che
la Sardegna ed anche l’Italia, oggi manchino di uomini politici dello spessore
di Francesco Cossiga. Chissà se in futuro arriveranno, a governarci, atri illuminati uomini di pari qualità.
Grazie amici della
Vostra attenzione.
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