Oristano
12 Maggio 2014
Cari amici,
“Tanto
tuonò che piovve!”
Cosi pare che avesse esclamato Socrate dopo che sua moglie Santippe, gli
aveva rovesciato sulla testa, dalla finestra, un pitale colmo di urina. Anche
allora tra marito e moglie sicuramente le scintille non mancavano e Santippe,
dopo aver a lungo brontolato sul suo incorreggibile marito, persa la pazienza,
lo aveva d’impulso innaffiato in modo maleodorante.
Ho voluto accomunare l’episodio
accaduto a Socrate ai recenti fatti succeduti nel Consiglio Regionale della
nostra Sardegna, riguardanti la battaglia messa in atto dall'opinione pubblica per conoscere l’elenco
degli “Ex Onorevoli”, destinatari di laute pensioni e indennità di fine
mandato, al termine dell’ultima legislatura. Credo che il riferimento a Socrate sia
abbastanza calzante. Ma veniamo ai fatti.
A pochi giorni
dall’insediamento della XV legislatura alcuni giornalisti scoprono che il 19
marzo, ultimo giorno di mandato della XIV legislatura, il Collegio dei Questori
ha compiuto un’intensa e insolita attività di delibera. Tra le tante questioni affrontate
anche il Regolamento su “le pensioni dei
consiglieri”, anzi la sua interpretazione; questione interessante, che fa
scattare subito da parte della stampa la ‘ricerca’ del documento, che viene
richiesto al Consiglio Regionale prima informalmente e poi con richiesta formale.
Correva
già voce, infatti, che Claudia Lombardo, Presidente dell’Assemblea della scorsa
legislatura, nonostante non in età di pensione (ha compiuto 41 anni il 1
Dicembre 2013), godesse già, a partire dal 20 marzo 2014, di una ‘pensione’ di
5.129 euro al mese. Si mormorava anche che, come Lei, godessero del “trattamento
privilegiato” diversi altri “baby pensionati”.
L’attuale presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd), alla richiesta degli atti, negava
i documenti, invocando la privacy; sfortunatamente, però, veniva immediatamente
smentito dal Garante, Antonello Soro, anche lui ex consigliere regionale della
Sardegna, che affermava: quegli atti sono pubblici, è il Consiglio che deve
stabilire se e come pubblicare. Tuttavia, in attesa del parere ufficiale degli
uffici competenti, ha continuato a regnare il silenzio non essendo giunta
ai media alcuna risposta. Nel frattempo diversi consiglieri, di maggioranza e
opposizione, chiedevano trasparenza.
Il quotidiano L’Unione Sarda, in prima
linea, raccoglieva l’indignazione dei lettori e lanciava l’hashtag #dateciinomi (gli hashtag sono un tipo
di tag utilizzato in alcuni social
network per creare delle etichette; essi sono formati da parole - o
combinazioni di parole concatenate - inserite nei commenti precedute dal
simbolo # ).
L’appello lanciato e la
mobilitazione conseguente, dopo un breve tira e molla, produce i frutti
sperati: anche se a malincuore i dati richiesti saltano fuori. Resta ora da chiarire,
conosciuti i nomi, l’interpretazione che è stata data al Regolamento interno e
che consente ai consiglieri ‘cessati’ dal mandato di prendere da subito il
‘vitalizio, cioè la pensione, senza neanche aspettare i 50 anni, termine in passato deliberato dal Consiglio Regionale.
Il Regolamento interno del Consiglio
era stato approvato nel 1988, anche se più volte modificato, e prevedeva che i Consiglieri
‘cessati’ dal mandato elettivo potessero percepire il vitalizio al compimento
dei 50 anni di età. Successivamente, nel 2011, fu deliberato dall’Ufficio di
Presidenza che, a partire “dalla successiva legislatura (oggi quella attuale)”
e fatti salvi i diritti acquisiti”, i vitalizi fossero cancellati. Ovvero chi
ha maturato i diritti avrà tutto il dovuto, mentre per i prossimi consiglieri
regionali non ci sarà più nulla. Senza entrare nel
merito del rispetto formale di normative che certamente esistono, anche se in passato prese,
comunque, con grande leggerezza, oggi, nei tempi che stiamo vivendo,
diventano autentici macigni, che colpiscono sfrontatamente chi fatica e fa i salti mortali per
sopravvivere con stipendi e pensioni da fame.
Spesso il rispetto formale di una
legge non assolve nessuno, ne gli autori ne i beneficiati, messi entrambi sullo
stesso piano: il legislatore, che per egoismo e sentendosi superiore agli altri
(intendo riferirmi agli elettori) approfitta della carica pubblica ricevuta non
per gestire il "bene comune" ma per fare l’interesse di pochi (leggi la casta) e i beneficiari, che in questo caso specifico ricevono vantaggi scandalosi. Il fatto che la Sardegna sia
una Regione Autonoma, moralmente non la assolve dall’aver omesso o comunque evitato di
prendere atto della nuova normativa nazionale, varata a suo tempo dal governo
Monti, che fissava in 66 anni l’età per percepire i vitalizi delle pubbliche
amministrazioni. Al giornalista che sollevava l’obiezione dell’anomalia della
Sardegna (che manteneva il limite dei 50 anni), si è risposto che “dalla
prescrizione prevista dal governo nazionale erano esentate le Regioni che
avevano già legiferato”! Ecco cosa significa dare peso al formale e non al
sostanziale!
Cari amici, l’uomo in
oltre 4 mila anni di civiltà poco è cambiato. Già nella Polis greca di
discuteva ampiamente sul “servire il popolo o servirsi di esso”, riferito ai
pubblici amministratori. Servire la Nazione, per un pubblico amministratore,
significa gestire nel modo migliore possibile il bene comune, non servirsi del
potere concessogli dal popolo per il bene personale. Nello scorrere il lungo
elenco dei 317 ex consiglieri, che costano alle magre casse regionali ben 18
milioni di Euro l'anno, mi sono sentito avvilito. Io, uomo della vecchia generazione che
ragiona ancora in lire, ho fatto un rapido calcolo.
Questa cifra equivale a circa 36 miliardi delle vecchie
lire, che divise per circa 300 persone, significano una media di 120 milioni a
testa, circa 10 milioni lordi al mese! Vi sembra poco? Immaginatevi il
sacrificio del povero consigliere che spesso ha operato in due o 3 legislature,
ovvero, con un sacrificio (ben retribuito), durato tra i 10 e i 15 anni. Come lo conciliate Voi con il
lavoratore che prende, se gli va bene, dopo 38 o 40 anni di servizio, meno di
un quarto, ovvero meno di 30 milioni lordi all’anno? Che ctristezza!
Spesso ci lamentiamo
della disaffezione che continua a contagiare gli elettori, che di elezione in
elezione disertano sempre di più le urne. Senza una drastica inversione di
tendenza non ci sarà futuro ne per la nostra Sardegna ne per l’Italia intera.
Il malessere cova inesorabile ma la “casta” non ne vuole sapere di cambiare.
L’ho detto altre volte e lo ripeto ancora: a tirar troppo la corda, questa si spezza!
Riflettano bene quelli che non vogliono rinunciare ai privilegi: oggi non
vogliono perdere il pranzo a sette pietanze, domani potrebbero non avere
neanche pane e acqua! Chissà se la giunta Pigliaru, che in molti hanno accreditato capace di dare una svolta alla "vecchia politica", troverà la forza e la determinazione per spezzare obsoleti privilegi medioevali.
Poi ci meravigliamo che
a Cagliari oltre 10 mila persone abbiano seguito il comizio di Grillo e del
Movimento 5 Stelle, che, continuando così, potrebbe diventare il primo partito d’Italia…
Ciao a tutti.
Mario
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