Oristano
17 Maggio 2014
Cari amici,
circondati dal mare
come siamo noi sardi, conosciamo bene la posidonia: le nostre spiagge,
soprattutto quelle occidentali ben battute dal maestrale, spesso abbondano di
posidonia, depositata anche in grande quantità dalle maree e dalla forza del
vento. Ogni anno i comuni costieri non sanno a che santo votarsi per reperire i
fondi per lo smaltimento di questi cumuli di alghe, che i moderni regolamenti
considerano un “rifiuto speciale” da smaltire appositamente a parte. Eppure,
popoli più esperti e lungimiranti di noi, hanno studiato a fondo le alghe,
scoprendo che da ipotetico rifiuto potrebbero diventare risorsa. Ecco le ultime novità,
partendo dallo studio di questo vegetale.
La posidonia oceanica,
nota anche con il nome di erba di Nettuno, è una pianta acquatica tipica del
Mar Mediterraneo. È caratterizzata da radici, come una pianta terrestre, e da
foglie a forma di nastri che arrivano fino ad un metro di lunghezza.
Sott’acqua, ad una certa profondità, costituisce delle vere e proprie praterie,
all’interno delle quali si nutrono e trovano protezione diversi tipi di flora e
fauna. Il continuo lavorio delle onde porta a riva notevoli quantità delle
parti morte della pianta che, per i bagnanti, costituiscono una fastidiosa
presenza, anche per il forte odore rilasciato durante la decomposizione.
La
posidonia, però, ha sull’ecosistema un’azione
benefica, perché in primo luogo protegge la costa dall’erosione, poi indica anche
la buona qualità delle acque marine che sulla spiaggia si affacciano. Guardiamo
quindi con occhi diversi i cumuli di alghe e le tante curiose palline di varie
dimensioni, le egagropili, costituite da fibre di posidonia, lavorate
dall’incessante azione marina e dagli agenti atmosferici.
Alghe, dunque, come rifiuto
o come risorsa? Altri prima di noi si sono posta questa domanda, trovando anche
ottime soluzioni per trasformare un potenziale rifiuto in risorsa. La
natura, cari amici, spesso senza che noi ci accorgiamo, mette e disposizione molte risorse e
materie prime che, sapute utilizzare ed applicare, risolvono con poca spesa
problemi anche complessi. Nel caso della Posidonia, ad esempio, si è accertato che questa può
essere utilizzata come isolante termico. Il suo utilizzo non è proprio recente:
in passato, nel Nord Europa (in particolare in Danimarca), le alghe venivano già
utilizzate, anche se in modo primitivo, nell’isolamento di costruzioni nelle
zone marine, in assenza di altre materie prime.
Secondo la tradizione locale,
le alghe venivano fatte essiccare e poi utilizzate per realizzare l’isolamento
delle abitazioni. Su un’isola della Danimarca, l’isola di
Læsø, le alghe sono usate da sempre come isolante termico, in particolare per
il tetto. L’isola danese di Læsø si trova nella striscia di mare, nota come
Kattegat, che divide la Svezia dalla Danimarca. Si estende per circa 114 kmq, di
cui due terzi sono riserva naturale, ed il suo paesaggio è caratterizzato da
sabbia e brughiere: la cronica carenza di alberi ha fatto sì che gli abitanti
imparassero ad utilizzare quanto l’isola offriva loro in abbondanza, ovvero le
alghe che quotidianamente si depositavano sulla spiaggia.
Oggi, invece, con le
nuove tecnologie, c’è la riscoperta di questo prezioso isolante nell’ambito
delle costruzioni ecologiche, già messa in atto, in particolare, da parte dei Paesi
del Nord Europa. Al Fraunhofer Institute, il più grande centro di ricerca
applicata d’Europa, gli studi sui vantaggi dell’impiego di questo tipo di alga
hanno evidenziato che essa è un buon
isolante termico e acustico; inoltre è riciclabile ed è di lunga durata: si è calcolato
infatti che la sua vita media arriva anche ai 150 anni. Inoltre, cosa di non
poco conto, è ignifuga e resistente alla muffa, poiché al suo interno è presente
una percentuale di sale compresa tra lo 0,5 e il 2%, il che evita che
marcisca; inoltre, essendo queste alghe in
grado di assorbire vapore acqueo e di rilasciarlo senza subire danni, non
necessitano per il loro utilizzo di additivi chimici. Tutto questo ha fatto si
che notevoli siano state le applicazioni mell'uso abitativo. In Svezia sorge la Modern Seaweed House: in
un contesto costituito da circa 2/3 di riserva naturale, è il luogo perfetto per
fare uso della posidonia come isolamento della copertura; per la realizzazione
del tetto la posidonia è stata raccolta e messa ad essiccare, raggruppata in
cuscinetti ed utilizzata non solo per l'isolamento del tetto ma anche per la coibentazione della struttura, compresso
l’isolamento della pavimentazione.
In Germania il
Fraunhofer Institute of Chemical Tecnology ha studiato le caratteristiche della posidonia
e i vantaggi nell’applicazione nel campo dell’edilizia. Quest’Istituto, per
ottenere un materiale isolante facilmente lavorabile e da porre in opera, ha
sviluppato metodi di trasformazione delle palline di posidonia in materiale
isolante privo di problemi. La soluzione adottata prevede un processo in cui le
palline vengono scosse per essere liberate dalla sabbia, messe su un nastro
trasportatore che le conduce ad un macchinario di taglio che permette di
separare i grumi ed ottenere fibre lunghe tra 1,5 e 2 cm; vengono poi collocate
in sacchetti di plastica. Il materiale isolante ricavato, che si sta già
commercializzando e distribuendo con successo, risulta facile da installare
anche senza l’aiuto di professionisti, visto che anche con il “fai da te” è
possibile isolare la casa in costruzione riempiendo da soli gli spazi vuoti di
tetti, pareti e soffitti. Il materiale fibroso, infatti può essere pressato a
mano, anche se, per una migliore coibentazione, viene consigliato di utilizzare un
macchinario a pressione, adatto a “sparare” le fibre anche nei più piccoli
interstizi.
Cari amici, anche
quest’anno nella nostra isola c’è il gran daffare dei Sindaci dei Comuni
rivieraschi per cercare di reperire fondi per ripulire gli arenili dalla Posidonia. Immense
montagne di alghe, con odori anche poco edificanti, infastidiscono già i primi
bagnanti che nelle belle giornate si riversano sulle nostre coste. Perché
anche da noi non si porta avanti questa politica del recupero dei materiali che
ci potrebbero, davvero, dare una mano anche economicamente, nell’isolamento delle
nostre abitazioni? Non saremo certo i primi nell’innovazione, ma anche “copiare”
qualche volta può aiutare ad evitare gli sprechi, in tempi in cui è difficile permettersi il lusso di non risparmiare, anche perché non ce lo possiamo
permettere! L’utilizzo delle alghe, buon materiale ecologico, consentirebbe di
diminuire l’uso degli altri materiali che ecologici non sono e ridurrebbe anche l’immissione di C02
nell’atmosfera!
Meditate, gente,
meditate…(mi riferisco soprattutto ai nostri politici….)
Grazie dell’attenzione!
Mario
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