Oristano
15 Maggio 2014
Cari amici,
oggi voglio parlare con Voi di "Relazioni Internazionali", ovvero della Diplomazia. La diplomazia può
essere definita “quell’antica arte di
relazione”, messa in atto tra nazioni diverse, allo scopo di instaurare o
mantenere, attraverso negoziati, pacifici rapporti tra popoli e nazioni. Pur
essendo il termine “Diplomazia” coniato per la prima volta nel 1796, l’arte
delle relazioni internazionali era in auge fin dall’antichità.
Sia nella
civiltà egizia che in quella greca o romana non esistevano apparati diplomatici
permanenti. La relativa semplicità dei rapporti internazionali dell’epoca,
non richiedeva l'esistenza di un gruppo di “specialisti della relazione”
interamente dediti a questa attività. Non essendoci quindi nè gli ambasciatori
permanenti, nè gli appositi uffici diplomatici,
le questioni che eventualmente sorgevano tra i diversi popoli erano risolte con l’invio, di volta in volta, di
scelti “ambasciatori”, persone particolarmente qualificate ed esperte, con l’incarico
di risolvere questo o quel problema. Compiuta la missione la delegazione
inviata si scioglieva e gli specialisti inviati tornavano alla loro
precedente attività. Questa situazione rimase sostanzialmente identica durante
il Medioevo: i re, i comuni, i signori, utilizzavano gli ambasciatori soltanto nei
momenti di necessità o in circostanze particolari. La grande novità, nel campo
delle relazioni internazionali, comparve in Italia verso la fine del Medioevo,
quando vennero istituiti gli ambasciatori permanenti e le relative ambasciate.
La nascita di questa figura stabile, professionale, si deve soprattutto
al mutare delle situazioni nello scacchiere mondiale: il lento declino
delle grandi potenze "universali", che in precedenza avevano svolto
autorevolmente funzioni di arbitrato internazionale, assumendo il ruolo di "stati-guida", portò ad una maggiore suddivisione del potere di indirizzo e conseguentemente ad una maggiore conflittualità tra stati. Una volta scomparso il precedente potere prima accentrato in poche mani, era
necessario instaurare un metodo nuovo di relazione tra stati di uguale potenza, con un sistema di perenne monitoraggio delle
relazioni, sia dirette che indirette, con la conseguente e necessaria istituzione di appositi
uffici diplomatici. Da questa nuova situazione nacquero delle figure nuove, gli “esperti nell’arte della diplomazia”,
capaci professionalmente e dotati di mezzi adeguati all’importante incarico
relazionale loro affidato; ad essi fu demandato il compito di dialogare in continuazione con le
altre nazioni, applicando quella politica del "giusto equilibrio tra le opposte
esigenze". Tra la fine del 1.700 e nei secoli successivi grande fu l’impegno
messo in atto dai corpi diplomatici delle varie nazioni, non solo in Europa ma di
tutto il mondo.
Oggi il diplomatico del
XXI secolo deve avere una preparazione non comune. L’impressionante sviluppo
dei sistemi di comunicazione e la globalizzazione dei mercati e
dell’informazione hanno profondamente modificato le fondamenta su cui poggiavano
prima le relazioni fra gli Stati e fra i popoli. Le complesse interconnessioni
economiche e commerciali hanno affiancato i più tradizionali legami politici,
mentre il “villaggio globale” ha ridotto le distanze tra centro e periferia,
amplificando la portata di eventi lontani. Il diplomatico del XXI secolo ha dovuto
adattare il proprio ruolo a questo nuovo contesto. Le parole d’ordine oggi sono
interdisciplinarità, rapidità, professionalità, preparazione e comunicazione.
La
sua funzione di base è rimasta quella tradizionale di condurre le relazioni
internazionali del suo Paese, ma a questa se ne è aggiunta un’altra, ugualmente
importante, quella di fornire servizi ai
cittadini del suo Stato, presenti nel territorio dove Lui opera.
Esaminando gli impegno
dei diplomatici italiani all’estero possiamo dire che i nostri uomini, nelle
numerose ambasciate sparse in tutto il mondo, svolgono importanti
compiti (di tipo politico, economico, culturale o sociale), tutti necessari
alla salvaguardia dell’interesse nazionale. Nelle sedi all’estero, i funzionari
d’ambasciata raccolgono le informazioni che hanno rilevanza per l’interesse
nazionale e le riferiscono alle autorità di governo, fornendo così
indispensabili strumenti di analisi per comprendere la realtà del Paese in cui sono operativi. Talvolta essi prospettano anche possibili linee di azione e, in
ogni caso, promuovono lo sviluppo di relazioni amichevoli. Questi compiti
richiedono oggi un raggio d’azione sempre più ampio, una profondità di contatti
crescente e, soprattutto, tempi di reazione rapidissimi. Il
diplomatico di oggi deve saper leggere il mondo che lo circonda, in continua e
rapida evoluzione, cercando di cogliere il senso degli avvenimenti. Egli deve saper affrontare
con uguale perizia i temi della politica e dell’economia, i fenomeni
socio-culturali, le priorità strategiche, in un continuo esercizio di
riflessione, di osservazione attenta e consapevole e d’interpretazione della
realtà. Insomma, deve essere un eccellente negoziatore, ma anche un promotore di pace e
comprensione tra i popoli.
L’ambasciata e il
consolato costituiscono ormai "centri vitali", attorno ai quali si coagula il Sistema
Paese; sono avanguardie dell’Italia, vetrine dei prodotti delle sue imprese,
dell’ingegno dei suoi cittadini e della bellezza delle sue terre. Essi sono
anche rappresentanti dei valori di libertà, uguaglianza e rispetto dei diritti
fondamentali e dello stato di diritto che stanno alla base della nostra
Costituzione e, allo stesso tempo, fornitori di servizi ai cittadini, agli
stranieri e alle imprese. Quella diplomatica è sicuramente una
carriera di prestigio, privilegiata e multiforme, per la molteplicità degli
aspetti che permette di trattare e per la possibilità di poter viaggiare e
trasferirsi in altri Paesi. La complessità delle funzioni che un diplomatico è
chiamato a svolgere richiede una solida preparazione culturale in campo
storico, economico, giuridico e linguistico; implementata dalla flessibilità e dalla
capacità di operare nei contesti più disparati. Oltre ad una approfondita
preparazione culturale, il diplomatico del XXI secolo deve avere una grande
capacità d’intuito: saper leggere il mondo che lo circonda e cogliere il senso
degli avvenimenti, spaziando dalla politica all’economia, dai fenomeni
socio-culturali alle priorità strategiche.
In Italia alla carriera
diplomatica si accede esclusivamente dopo il superamento di un impegnativo
concorso pubblico. Titolo accademico richiesto: lauree specialistiche/lauree
magistrali o diplomi di laurea del vecchio ordinamento universitario nei tre
grandi filoni delle scienze politiche/relazioni internazionali, giurisprudenza,
economia e ogni altro equiparato a norma di legge, conseguito in Italia presso
università o istituti di istruzione universitaria o nei Paesi Europei purché il
titolo conseguito sia equiparato per legge. L’età non deve superare i 35 anni.
Il
primo grado della carriera è il Segretario di Legazione, ruolo a cui si accede dopo un periodo di di formazione della durata di 9 mesi, svolto presso l’Istituto Diplomatico della
Farnesina. I gradi della carriera diplomatica sono cinque:
1) Segretario di
Legazione (da 1 a 10 anni di carriera)
2) Consigliere di
Legazione (10-15 anni di carriera)
3) Consigliere di
Ambasciata (15-22 anni di carriera)
4) Ministro Plenipotenziario
(22-27 anni di carriera)
5) Ambasciatore
Cari amici, la carriera
diplomatica credo sia una di quelle che fanno sognare tanti giovani, perché,
oltre che sicuramente ben retribuita, consente di visitare, da un osservatorio
privilegiato, il mondo a 360 gradi. Oggi, chiacchierando con Voi, pensavo di
parlarvi anche di una figura più modesta, riferita sempre al campo della
diplomazia, qual è quella del “Console
Onorario”, figura importante anch’essa, sopratutto in campo commerciale e non solo. In
particolare volevo parlarvi dei 22 Consoli Onorari che svolgono la
loro funzione in Sardegna, in rappresentanza di altrettanti Paesi stranieri. Sono nostri concittadini
(non appartenenti allo Stato che rappresentano) e in gran parte hanno sede a
Cagliari. Di loro Vi parlerò nella prossima chiacchierata!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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