Oristano 13 Dicembre
2013
Cari amici,
l’idea del SARDEX, una
sorta di moneta virtuale, quando nel 2009 si è affacciata sul mercato sardo,
non sembrava una di quelle sfide capaci di superare l’atavica diffidenza e
l’individualismo particolarmente in auge in Sardegna. Non mi voglio qui
dilungare sulle ragioni di questo nostro modo chiuso e riservato di pensare, ma
la cosa sorprendente è che, forse anche merito della crisi che attanaglia la
nostra economia, questa nuova idea commerciale ha già iniziato a funzionare
egregiamente.
Questa idea, per i
sardi abbastanza rivoluzionaria, è nata nella mente di quattro ragazzi sardi
nel 2009. Il progetto ideato, denominato “Sardex.net”, viene concepito dai quattro appassionati di economia,
per trovare una soluzione al perdurare della crisi economica che sembrava non
finire mai. Era necessario, quindi, trovare un modo per svuotare i magazzini
pieni di merce invenduta e garantire la permanenza nel posto di lavoro dei
dipendenti. I quattro ideatori del progetto, Gabriele Littera (laurea in
marketing a Teramo), Giuseppe Littera (laurea in Lingue a Leeds), Carlo Mancosu
(diploma, responsabile area broker) e Franco Contu (diploma, responsabile
commerciale), analizzando i diversi modi possibili per risolvere il problema
finanziario della carenza di liquidità e poter superare la crisi economica in
atto, hanno trovato ispirazione nella precedente grande crisi mondiale del 1929.
“Ci
siamo rifatti al modello del circuito svizzero Wir”, spiega Littera;
Wir è un circuito economico nato nel 1934, e a idearlo furono 16 imprenditori
elvetici che si trovarono con molte merci ma poco denaro. Decisero quindi di
aprire conti in compensazione. “Loro segnavano debiti e crediti su un
registro, noi lo facciamo su Internet”, spiega Littera. Il circuito Wir
esiste e funziona ancora: oggi conta circa 70mila aderenti. Vediamo, allora,
meglio come funziona questa “Moneta
Alternativa”, questo nuovo strumento finanziario messo intelligentemente in
atto da questi validi giovani sardi. Partendo dai vari concetti di moneta.
Per moneta
alternativa si intende una qualsiasi forma di moneta o di titolo di
credito che serva per lo scambio di beni e attività tra i membri di una
comunità, diversa, però, dagli "strumenti
monetari ufficiali", vigenti legalmente all'interno di quella Comunità.
Questi diversi strumenti creditizi hanno avuto nel tempo diversi nomi, come
"monete complementari" (Bernard Lietaer, 2001), "monete
parallele" (Jerome Blanc, 2001), "monete locali" o appunto il
termine "monete alternative" (Margrit Kennedy, 1995). "Monete Alternative"
che, secondo alcuni autori, non sostituiscono ma si affiancano ai sistemi di
credito locali, e sono ispirati a principi di equità, solidarietà e supporto, maggiormente
necessari proprio in momenti di crisi generale. Sistema monetario alternativo che
cammina a fianco di quello ufficiale, quest’ultimo, ovviamente, sempre legato
alle logiche ed alle dinamiche dell’economica capitalistica, competitiva e
tendente allo sfruttamento di ogni risorsa impiegata.
Moneta
Alternativa, dunque, questa nuova forma di scambio,
ma non sostitutiva di quella ufficiale, alla quale si affianca. Il Sardex, che
ha valore pari all’Euro, non può esistere senza l’euro al quale si riferisce;
le vendite effettuate all'interno del circuito Sardex sono fiscalmente
equiparate alle vendite in Euro, quindi va seguita la medesima procedura di
fatturazione, comprensiva del calcolo dell'IVA. Gli introiti in Sardex devono
essere necessariamente integrati nella normale contabilità aziendale, quindi
iva, imposte e contributi vanno ancora pagati in euro. Sardex, quindi, alternativa
parziale, rispetto ai sistemi monetari ufficiali, rispetto ai quali, però, non
prevede pagamento di interessi che, invece, nella moneta ufficiale sono fonte
di guadagni, a volte anche poco leciti, e di forti disuguaglianze economiche.
Il Sardex svolge quindi una funzione calmieratrice e di supporto, propria delle
MONETE ALTERNATIVE. Analizziamo meglio
questo strumento nei dettagli.
Del Sardex non esistono banconote, perché
si tratta di una “moneta virtuale”, elettronica, riconosciuta solo dalle
imprese che si associano al circuito. Un Sardex vale un euro, e su questo
valore si effettuano le transazioni. I crediti però non sono convertibili in
denaro corrente ma solo in prodotti. Quindi se si accumula un attivo di mille Sardex
non si può pretendere di cambiarli in euro. Si possono solo fare acquisti in
prodotti dallo stesso valore. E’ come tornare al baratto, allora, direbbe
qualcuno! “Non esattamente
– precisa
Gabriele Littera, 26 anni, presidente del CDA della Società e responsabile marketing – Faccio un esempio: con il baratto un produttore
di uova non potrebbe ottenere un cavallo dal valore di duemila euro solo
scambiando la sua merce. Quante uova ci vorrebbero? Altra differenza
fondamentale è la multilateralità, che non è prevista dal baratto”. Quindi
l’ipotetico produttore di uova potrebbe acquistare un cavallo andando a meno
duemila Sardex, un passivo che compenserebbe cedendo uova per duemila euro a
più imprese che ne hanno bisogno. Così come il proprietario degli animali
spenderebbe i suoi duemila Sardex di attivo, acquistando qualsiasi altra cosa.
Inoltre questo tipo di scambio prevede la multi temporalità: è possibile
riscuotere il proprio credito o estinguere il proprio debito in una fase
successiva a quella della vendita. Tutte le operazioni fatte tramite il
circuito Sardex.net sono fatturabili ed entrano nelle voci di bilancio”.
Il Sardex, nella sua
consistenza immateriale, è solo una semplice unità di conto, utile a misurare
debiti e crediti all’interno del circuito, una “moneta” il cui valore è
garantito dalla fiducia delle imprese che scelgono di accettarlo iscrivendosi
al circuito, e dalla loro capacità produttiva: sono le relazioni e la
collaborazione con gli iscritti e tra gli iscritti il vero motore
dell’iniziativa. Ad oggi, oltre 1000 imprese sarde hanno avuto la forza ed il
coraggio di mettersi insieme e di abbracciare questo progetto dimostrando di
essere il vero punto di forza del Sardex: di fatto, sono loro “il Circuito”.
Attraverso
Sardex le imprese hanno un sistema di credito non in moneta corrente, ma
appunto in Sardex, dello stesso valore dell’euro. Accettando un’azienda di
entrare nel circuito, acquista ciò che serve per produrre, per esempio un computer,
spendendo € 1.000 in crediti: quindi il suo conto sarà a meno € 1.000. Di
fatto, l’impresa non deve far altro che vendere ciò che produce, alle altre
imprese del circuito, ad esempio per lo stesso valore, rientrando
dall’esposizione. Infatti questa linea di credito è a tasso zero, senza
interessi. Proprio la mancanza di interessi incentiva la circolazione delle
merci: perché chi ha debiti, non vede l’ora di pagare coi propri beni e
servizi; chi ha crediti è ansioso di spenderli perché sennò l’inflazione riduce
il potere d’acquisto.
Il Sardex è
sostanzialmente un fido bancario senza interessi, richiedibile attraverso il
sito web www.sardex.net
. Una società chiede un certo ammontare di Sardex per la sua attività ed è
obbligata a restituirli entro dodici mesi. Per restituirli deve erogare dei
servizi che gli verranno pagati in Sardex dai propri clienti. I broker di
Sardex contattano l’azienda interessata a vendere prodotti attraverso questa
nuova forma di scambio, vengono analizzate le esigenze di spesa, cosa si vuole
vendere e cosa s’intende acquistare. Si scansiona poi la rete Sardex per far
combaciare le esigenze dei produttori con quelle dei consumatori, e si
concludono i primi affari entro un mese. Le aziende sono tenute a pagare un
canone d’iscrizione annuale al sito Sardex.net, che va da 350 euro per le
piccole imprese, a 2.500 per quelle di più grandi dimensioni; in cambio
ricevono una quota di Sardex con cui fare transazioni. L'obiettivo non è quello
di accumulare denaro, ma soltanto di farlo circolare il più possibile, in modo
da favorire gli scambi commerciali. Uniche società escluse dal circuito, per
ragioni etiche, sono quelle farmaceutiche, di vendita di armi e finanziarie.
“Quello che ci
interessa davvero non è tanto guadagnare molto, quanto correggere le storture
dell’economia reale”, sottolinea il presidente di
Sardex, che ha già cinque dipendenti a tempo indeterminato e cinque da
stabilizzare. Ci si può associare al circuito solo se si opera in Sardegna. Se
questa nuova moneta elettronica è ora in uso solo alle Aziende, tra poco Sardex
sarà utilizzabile anche dai privati. La grande novità è annunciata per la prossima
primavera. Mentre le aziende pagano una quota d’iscrizione, i privati dovranno
fare un acquisto (in euro). Un esempio. Sara compra un frigorifero nel negozio
associato. Lo paga 300 euro e invece dello sconto riceve dal rivenditore un tot
di Sardex da spendere all’interno del circuito. Sara potrebbe utilizzarli per
fare shopping nel negozio di abbigliamento, oppure per pagare la stanza nel bed
&breakfast, a due passi dal mare. Per le due attività una ghiotta occasione
di promozione che, questo è l’obiettivo, porterà nuovi clienti: con le tasche
piene di Sardex ma anche di euro.
Oggi Sardex vanta oltre
1.000 imprese iscritte (tra cui nomi importanti come il gruppo L’unione Sarda).
Il fatturato dopo tre anni è in costante crescita: il Sardex viaggia con una
percentuale di crescita pari al 370% e con le sue attuali transazioni (4,2
milioni), rappresenta un po’ un “ritorno
all’economia del dono e dello scambio”, basato sul valore degli oggetti e
delle prestazioni, recuperando una prassi
importante della società sarda, praticata in un tempo neppure troppo lontano. Con
le aziende sempre più in difficoltà per il blocco del credito e per il mancato
pagamento da parte della pubblica amministrazione, questa moneta virtuale forse
può essere una risposta alla crisi, in quanto crea un circuito chiuso e
protetto all’interno del quale le produzioni locali e le piccole aziende, cuore
pulsante e telaio principale dell’economia della Sardegna, possono sperare di
sopravvivere all’attacco impari del mercato globale. Anche la Regione Sarda ha
deciso di utilizzare Sardex introducendolo nella manovra finanziaria, inizialmente
con la funzione di creare un” reddito di comunità” di 500 euro al mese, pagato
proprio in Sardex, e destinato
inizialmente a diecimila giovani
disoccupati. Il Sardex, insomma, uno strumento in più, capace di dare una mano
in un momento cosi delicato.
Cari amici, la Sardegna
e soprattutto i giovani sardi hanno grandi capacità, come dimostra questo
importante esempio di invenzione del Sardex. Chissà che il futuro non trovi nei
nostri giovani di valore la nuova strada per risalire la china!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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