Oristano, 9 Dicembre
2013
Cari amici,
la schiacciante
vittoria di ieri di Renzi alle primarie del Partito Democratico, mi ha fatto
ricordare un analogo fatto del passato, quando Francesco Cossiga riuscì in
un’impresa simile, anche per allora incredibile, avvenuta a Sassari. Era il 19
marzo del 1956, e nelle elezioni per il rinnovo del Direttivo Provinciale della
DC sassarese, con un colpo di mano, a Cossiga riuscì un exploit fino ad allora mai tentato: accantonare la
vecchia dirigenza, vincendo inaspettatamente le elezioni. Era, forse, il primo
tentativo di rinnovamento, accantonando, anzi, “rottamando” i vecchi burocrati della
Democrazia Cristiana. Il nome dato al giovane gruppo battagliero fu quello di “Giovani Turchi”, in riferimento a quell’antico
movimento giovanile dei Giovani Turchi che riuscì a portare istanze radicali di
cambiamento e rinnovamento nell'Impero ottomano, tra la fine dell'Ottocento e
gli inizi del Novecento, costringendo il sultano a passare dall'assolutismo ad una monarchia
costituzionale. La curiosa, anche se appropriata denominazione fu coniata dalla giornalista
Egle Monti per stigmatizzare quella pattuglia di giovani politici sardi,
insofferenti delle vecchie logiche di potere della allora potentissima Balena
Bianca. Al
tempo del blitz di Cossiga era saldamente a capo della Democrazia Cristiana sarda
Antonio Nino Campus, uomo fedele e cugino di Antonio Segni.
Campus in poco tempo fu estromesso (e
mai più ricandidato) dal comando della DC sarda, da questa rivoluzione
bianca dei giovani turchi, fu una delle prime vittime del “ricambio
generazionale” messo in atto e che
emarginò la generazione dei "reduci". I principali esponenti di
quel “fermento giovanile”, di quel rinnovamento, capeggiato da Francesco
Cossiga, furono: Antonio (Nino) Giagu De Martini (nella foto a sinistra), Pietro Soddu, Paolo Dettori,
Michele Corda, Pietro Pala, Angelo Solinas, Sebastiano Cabizza, Piero Are,
Mario Dedola e Giuseppe Pisanu; tutti divennero politici di primo piano, prima
a livello regionale e successivamente nazionale.
Questa voglia di
rinnovamento da parte dei giovani, continua essere definita dai media un’operazione
da ‘giovani turchi’, modo di dire entrato ormai nel lessico corrente per indicare la voglia
di un forte cambiamento; la stessa definizione è stata utilizzata anche recentemente
per indicare una delle Correnti del Partito Democratico che nel 2013 ha portato
nel Parlamento un gruppo di giovani deputati dello stesso P D, che ha
contribuito al rinnovamento della rappresentanza parlamentare.
Credo che oggi il
Partito Democratico si trovi in una situazione molto vicina a quella in cui,
nel 1956, si trovava la Democrazia Cristiana. I mali di cui soffre il PD sono
noti: la divisione in tante correnti, la litigiosità continua, il bavaglio
forte messo ai giovani che, pur capaci, sono tenuti a freno come dei destrieri
scalpitanti da tenere “chiusi” nei box, anziché essere lanciati, come fresche
“forze nuove” in pista, lasciando invece sul podio gli “gli uomini del passato”, a
continuare le vecchie alchimie, senza tenere conto del fatto che il mondo cambia
ad una velocità a loro sconosciuta.
Il mondo cari amici
cambia, e senza rinnovamento non c’è futuro! La situazione di inadeguatezza presente
nel nostro Paese la tocchiamo con mano tutti i giorni: disoccupazione in
crescendo, aziende che chiudono, debito pubblico alle stelle, tasse non solo
esagerate ma impossibili, che creano un’evasione fiscale da primato mondiale,
un costo “assurdo” della struttura pubblica, che non trova eguali in nessun
altro Stato.
Situazioni di questo
genere portano lo Stato che ne soffre sulle soglie dell’abisso: ecco perché,
oggi, la sfida lanciata da Renzi ha trovato un consenso così forte! Il Partito
Democratico credo che abbia voglia di abbandonare "il passato", fatto di quei rituali
schematici e pragmatici finora in auge, sembra si disposto finalmente ad aprirsi al
nuovo, all’innovazione; forse ha capito che non è più tempo di logori pragmatismi
ingessati, perché il mondo è cambiato e si muove ad una velocità diversa da
quella della generazione precedente! Se il mondo cambia bisogna seguirne l’evoluzione,
il cambiamento, altrimenti si rischia di non restare al passo coi tempi.
Per
governare il “nuovo” il vecchio sistema non è adatto: risulterebbe incapace di
dominare il cambiamento, per questo è necessario passare la mano ai giovani.
Ecco perché Renzi ha vinto: perché Renzi è il nuovo, perché è l’unico che ha
avuto il coraggio, come Cossiga nel passato, di dire a voce alta che era
necessario “rottamare” gli uomini del
passato - anche a costo di creare una forte frattura con la vecchia dirigenza. Renzi
ha sollecitato un “cambio di mano”, una guida nuova, fresca, capace di dare
speranza ai milioni di giovani che non trovano lavoro e che, forse
difficilmente lo troveranno.
Non ho mai avuto dubbi
sulla vittoria di Renzi. Il Sindaco di Firenze Matteo Renzi, che all’interno
del PD gestisce un gruppo di sostenitori, che ha preso il nome di “Rottamatori”, anche se pare non sia una vera e propria corrente, in quanto Egli stesso si è sempre detto
contrario a fare qualsiasi tipo di corrente all’interno del partito, ha
coagulato su di se una valanga di consensi. Egli ha sempre sostenuto questa
logica del ricambio, chiedendo perentoriamente ai “vecchi” dirigenti di passare
la mano. D’Alema, Veltroni, Bersani, Prodi e molti altri, dice Renzi, è tempo
che lascino le leve del comando ai giovani; questo ricambio non deve essere
visto come una condanna, ha detto Renzi, perché Loro in passato hanno dato, e
anche molto, al partito, con vittorie e sconfitte, luci ed ombre, ma ora è
tempo di passare il testimone, di far correre e combattere la generazione più
giovane, in quanto più dinamica, più capace di gestire “il nuovo”, insomma una
generazione di “Giovani Turchi”. Solo cosi si può salvare l'Italia!
Ieri il PD di Renzi ha
vinto anche la sfida contro l'antipolitica tanto temuta: la partecipazione alle primarie,
nonostante i timori ed i pronostici della vigilia, ha sfiorato il traguardo dei
3 milioni di votanti. Un dato inaspettato che rafforza il trionfo di Matteo
Renzi, che raggiunge il 68%, lasciando Gianni Cuperlo al 17,9, poco distante da
Pippo Civati al 14. Un successo che dà lo scettro del Pd al "Rottamatore",
pronto ad affondare la sua lama anche sul governo. ''Ora tocca alla nostra
generazione, io sarò il capitano'', esulta il neoleader, che avverte
che con lui finiscono gli ''inciuci'', gli ''alibi'' perché
''scardineremo il sistema''. Poi ha aggiunto:
"Questa
non è fine della Sinistra, ma cambiamo i giocatori" - "Basta
alibi" non ce ne sono più per nessuno perché "quando milioni di
italiani vanno a votare" questo ci dicono. ''Non ci hanno dato solo 2 euro
ma l'idea che si può credere nella cosa pubblica''.
Quello di Renzi è un
successo oltre ogni aspettativa. La missione di prendere in mano il partito
Renzi l'ha superata di slancio. Ora toccherà ad altri domandarsi come questo
sia stato possibile. I Renziani,
gruppo o corrente che da domani il segretario vuole sciolta, una risposta già ce
l'hanno: ''è l'uomo su cui il Partito democratico può davvero puntare per
tornare a vincere nel Paese, per riprendere la speranza'' dicono. Le
stesse parole che Renzi ha usato tante volte nella sua campagna elettorale. Enrico
Letta, subito dopo la conferma dell’elezione di Renzi ha detto: "Lavoreremo
insieme con uno spirito di squadra" - "Lavoreremo insieme con uno
spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al Paese ed al
centrosinistra".
Sicuramente l’inizio
non sarà ne semplice ne facile, a partire dall'approvazione di una nuova legge elettorale. Come il passato ci insegna, come avvenne in passato
per Cossiga ed il suo gruppo, che volente o nolente riuscì a rottamare i vecchi
dirigenti della DC, anche nel caso di Renzi sarà necessario un impegno forte e
deciso, senza reticenze e favoritismi. Io sono certo che tra i due uomini oggi
più importanti nella nostra povera Italia preoccupata e delusa, Letta e Renzi, ci sarà
un feeling di necessaria unione per il bene comune, non una lotta per prevalere
uno sull’altro. Sono certo che verranno stabilite le priorità, costruito un comune
percorso condiviso e portate avanti quelle riforme necessarie e urgenti, con
particolare riferimento al mondo giovanile privato brutalmente della possibilità di lavorare.
Se
questo non accadrà, cari amici, se
l'Italia non "cambierà verso", sarà proprio la fine.
Grazie della Vostra
attenzione.
Mario
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