Oristano 15 Dicembre
2013
Cari amici,
quando alla fine degli
anni settanta dovetti trascorrere circa tre anni a Fonni per ragioni di lavoro,
non conoscevo ancora quella varietà di timo selvatico (per i sardi nota con il nome di Armidda), in quanto non presente nelle
campagne della pianura sarda, ma di casa, invece, nei nostri pendii di montagna.
Feci la conoscenza di questa pianta profumatissima una delle prime volte che
accompagnai ziu Battista Cualbu, patron dell’albergo dove soggiornavo, alla Sua
azienda di Orrui, nelle campagne verso Gavoi. Mentre attraversavo un prato
verde con dei fiorellini bianchi fui colpito da un profumo molto intenso, mai
sentito prima. Chinandomi a raccogliere un ciuffetto di quell’erba, da tutti
chiamata “armidda”, e portandolo alle narici, mi accorsi che il profumo era di
un’intensità tale da risultare addirittura troppo forte e penetrante. Il vecchio e
saggio uomo di campagna, ziu Battista, mi disse che la gran parte dei magri pascoli
d’altura erano coperti di quell’erba profumata, il cui aroma veniva trasmettesso anche
al latte delle pecore che la mangiavano, per la sua forte fragranza. Quell’erba
era considerata benefica per il pastore e la sua famiglia, che sapeva fare buon
uso dell’intenso concentrato delle essenze contenute: per lavare e deodorare i recipienti
del latte, per togliere gli odori sgradevoli negli ovili, per profumare le
cantine, oltre che utilizzarne le proprietà, dopo averla raccolta nel periodo giusto, come
rimedio popolare a scopo medicinale.
Chi viene a contatto
per la prima volta con quest’erba non se la dimentica facilmente. Ricordo che
per farla conoscere a mia moglie ne colsi un bel mazzo fiorito e lo depositai
nel cofano della macchina per portarglielo. Quando il venerdì sera presi l’auto
per rientrare a casa mi accorsi che il profumo di quest’erba aveva avvolto
completamente l’abitacolo. Nonostante avessi aperto nel primo tratto di strada i
finestrini, il forte profumo permaneva, come se avesse impregnato l’ambiente e
non volesse più andare via. Arrivato a casa portai il “mazzetto” a mia moglie,
felice anche di liberare l’auto dell’ingombrante e forte aroma prodotto. Tutto però
fu vano, perché nel cofano della mia auto quel profumo restò a lungo, per mesi,
nonostante tutti i miei tentativi per cancellarlo! Imparai a conviverci. Di
questa pianta, cari amici, dopo averne parlato in termini ironici, vorrei, ora,
farvela conoscere nella sua vera essenza: ecco le sue principali
caratteristiche.
Il “Timo appartiene
alla famiglia delle Labiatae. Il timo (dal
greco thymos, derivato da thyein: profumare), è presente in natura con oltre
300 specie (le più note sono il Timo Serpillo e il Timo Volgare (Tymus
serpyllum - vulgaris Labiata) ed è pianta nota fin dall’antichità per le sue
notevoli proprietà antisettiche e curative. Basti pensare che il timo costituiva,
con altri oli essenziali, la sostanza base usata dagli Antichi Egizi nel
processo di imbalsamazione dei corpi, che Plinio lo raccomandava come antidoto
per le morsicature e contro il mal di testa (scrisse “per il mal di testa un
decotto preparato in aceto viene applicato sulle tempie”), mentre i Romani bruciavano
la pianta credendo che i fumi avrebbero tenuto lontano gli scorpioni. I
Crociati, invece, lo portavano addosso come simbolo di forza e di coraggio,
senza dimenticare che il timo assieme a lavanda, rosmarino e salvia entrava nel
famoso aceto dei quattro ladroni, panacea universale usata soprattutto durante
le pestilenze. In data più recente, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale
con il timo si realizzavano i disinfettanti più diffusi.
In Sardegna del timo ne
esiste una specie “endemica”, che ai sardi è nota come “Armidda, Alba barona” (Thymus herba-barona Loisel), ed è un endemismo
Sardo Corso. Endemismo è un termine che identifica una condizione
di stenocoria (dal greco stenos = stretto ekhora = terra, territorio), e, in
ambito floristico, indica la presenza esclusiva di determinate specie botaniche
in ristrette aree geografiche. È, quello dell’endemismo, un concetto espresso
per la prima volta in botanica nel 1920 dal naturalista svizzero De Candolle
(1778-1841), che per analogia lo riprese dalla terminologia medica, indicante
la costante o frequente presenza di malattie in una popolazione o in un ristretto
areale per cause diverse. La Sardegna, per la sua costituzione orografica,
posizione geografica e altre particolari caratteristiche, ha custodito areali
favorevoli allo sviluppo e conservazione di un congruo numero di specie
endemiche, le quali risultano essere oltre il 10% della popolazione floristica
dell'isola.
La pianta di timo “Armidda,
Alba barona” è un piccolo arbusto con fusto molto ramificato. Ha piccole foglie
lineari-lanceolate, brevemente spicciolate ed a margine intero con nervatura
centrale evidente; sono di dimensioni modeste, cotonose, biancastre nella
pagina inferiore. I fiori di colore bianco rosato o lillà sono raggruppati in
spighe all'ascella fogliare; i numerosi fiori presenti sono con corolla
bilabiata, rosea, e calice con 5 denti acuti. I semi sono piccoli e debolmente
glabri. La fioritura avviene dalla primavera al primo autunno. La pianta ha
portamento strisciante e al tocco emana una forte profumazione aromatica. Il
suo habitat è quello dei pendii aridi e ventosi della Sardegna e della Corsica,
in particolare dagli 800 metri s.l.m. a 2000 metri di altitudine. Pianta
aromatica, il timo ama i terreni solatii, ben esposti, sia dell’interno dell’Isola
che declinanti vero le coste.
Nei paesi delle nostre
montagne l’armidda è di casa. Oltre che un ottimo pascolo per il bestiame è
usato per tenere linda, pulita e profumata la casa; il suo intenso profumo
assorbe gli odori sgradevoli del latte rancido, del formaggio e delle muffe. Inoltre
è un ingrediente importante nella gestione familiare: è utilizzato per aromatizzare
i cibi, estrarne liquori digestivi, oltre che essere un importante componente
della medicina popolare. Nella tradizione sarda s’armidda veniva
raccolta durante il periodo estivo ed utilizzata per curare non pochi malanni. Si
utilizzavano le foglie e i rametti fioriti raccolti da maggio a luglio,
tagliando i fusti fin dove non erano lignificati. L'essiccazione avveniva in
luogo asciutto e ventilato. Si usavano soprattutto per fare infusi ma anche
tinture. Parti della pianta aromatica, per distillazione,
forniscono anche un olio aromatico con proprietà balsamiche ed antisettiche. I
componenti chimici presenti nella pianta sono: un olio essenziale contenente
cimene, timolo, carvacrolo, borneolo, pinene, timene, mentene, linalolo,
acetato di bornile, tannino, resine, un glucoside. Composti capaci di un’azione
farmacodinamica: antibiotica, antiparassitaria, antisettica, aromatica,
carminativa, coleretica, diaforetica, diuretica, emmenagoga, emocinetica,
scialagoga, stimolante, vermifuga, antispasmodica, sedativa. Il
timo, nelle sue varie specie, è considerato l'antibiotico della medicina
popolare, con il suo mix di essenze con proprietà antivirali e antimicrobiche.
Un suo componente, il timolo, come per altri fenoli
essenziali, allo stato di elevata concentrazione è corrosivo e tossico, per cui
è necessario seguire, per l’uso, i consigli di un esperto.
Affezioni interne come
afta, atonia digestiva, blenorrea, bronchite catarrale cronica, clorosi, colica
intestinale, dispepsia, dispepsia spastica, flatulenza, gastrospasmo,
ipotensione arteriosa, leucorrea, meteorismo, raucedine, spasmi da menorrea,
tenia, tosse asinina, herpes, trovavano rimedio con quest’erba; come anche le
affezioni esterne, come acariosi, atonia muscolare,
congiuntivite catarrale, emiplegie, nevralgie, piaghe, sciatica, uretrorrea.
Un’erba
utilissima, in particolare, per curare efficacemente le digestioni lente e
difficili, accompagnate o meno da eccessivi gas gastro-intestinali. E'
sufficiente, in questi casi, bere dopo i pasti una tazza d'acqua calda nella
quale sia stato messo in infusione un pizzico abbondante di armidda. Quando i
bambini, soprattutto nei primi mesi di vita, sono affetti da tossi e catarro senza
essere in grado di espettorare, un’ottima precauzione era quella di
somministrazione dell'infuso di armidda. Questo si preparava mettendo un
cucchiaio abbondante di timo in una scodella di acqua bollente che veniva, poi,
addolcita con zucchero o miele e somministrata a cucchiaini, più volte al
giorno. Con questa cura non solo si favoriva il riassorbimento del catarro, ma
si eliminavano gli eventuali vermi che si erano annidati nel piccolo organismo.
Quest’infuso, bevuto caldo prima di coricarsi, riusciva anche a sedare tossi
secche e raucedini, mentre i gargarismi contribuivano all'igiene ed alla
pulizia delle prime vie respiratorie. L’armidda, perfettamente essiccata e
finemente polverizzata, unito al talco dava un'ottima polvere aspergente, molto
utile ed efficace in caso di eccessiva traspirazione dei piedi con relativi
odori e fitte spesso insopportabili. La pianta oltre che armidda è chiamata in
Sardegna anche "Amenta de Santa
Maria", poiché nella medicina popolare era utilizzata per regolare il
flusso mestruale e quindi, come altre piante aromatiche efficaci nella cura dei
disturbi femminili, è dedicata alla Madonna.
L’utilizzo dell’armidda
come medicinale è abbastanza semplice. Per gli infusi sono sufficienti: foglie
e fiori gr. 2-3 per 100 gr. d’acqua bollente. Riposo 16 minuti. Da 2 a 4
tazzine al giorno. Come collutorio, lozioni, lavande: foglie e fiori gr. 8, acqua
gr. 100, riposo 25 minuti. Per le tinture: 20-120 gocce. La tintura si fa con
20 gr. d’estratto in 80 gr. d’alcool a 60°: 3-4 cucchiai. Per un buon bagno
aromatico: infuso di timo al 12%, riposo 30 minuti. Per la tintura: Timo
fresco o secco q.s., alcool (Whisky, Gin, Grappa min. 38°/40°) q.s. 1 Vaso di vetro. Procedimento: mettere il timo
nel vaso e coprirlo con l'alcool; se si usa il timo fresco, l'alcool deve
superare di ca. 0,5 cm la massa di timo; se si usa il timo secco, di ca. 2-3 cm perché
il timo secco assorbe molto liquido). Mettere il vaso in cucina o in un luogo
dove si passa tutti i giorni in quanto il vaso deve essere girato e mosso al
minimo una volta al giorno per ca. 1 mese. Filtrare ed imbottigliare possibilmente
in un vetro scuro. La tintura non ha scadenza. Posologia: somministrare a
gocce. L’olio essenziale estratto dalla pianta viene utilizzato sulle pelli
molto grasse con tendenza ai foruncoli, dove penetrando in profondità svolge
una forte azione antisettica molto efficace; utile anche per frizionare le
parti del corpo indolenzite. Evitare, se
si dovessero ancora utilizzare le vecchie ricette che ho richiamato, il “Fai Da
Te”! Seguire i consigli delle erboristerie, rispettando scrupolosamente le dosi!
Oltre le sue eccellenti
proprietà medicinali, come accennato, il timo è utilizzato in modo gradevole
anche come condimento: aromatizzante dei cibi, arrosti, formaggi, sanguinaccio,
olive confettate. Il suo aroma si utilizza anche per mitigare il forte sapore
della selvaggina conferendole un gusto più appetibile. Lo spirito innovativo
barbaricino utilizza, ora, questa pianta anche per aromatizzare un tipo di formaggio
pecorino a latte crudo, con l’aggiunta dosata di foglie tenere di “armidda”,
che prende il nome di Pecorino al timo “Su Barone”. Formaggio già molto
apprezzato sia dai sardi che fuori dalla Sardegna. Senza dimenticare che l’armidda è
ben utilizzata per preparare liquori e digestivi di grande interesse. Insieme a
limone, cannella, vaniglia, macis (involucro esterno della noce moscata), coriandolo
ed acquavite è una componente del famoso liquore "dell´amore
perfetto". I sardi, e non solo…, oggi apprezzano un profumato liquore
digestivo che prende il nome di “ARMIDDA LIQUORE DI TIMO”,
prodotto da un liquorificio artigianale Fonnese, che ha rispolverato un’antica
ricetta gelosamente tramandata. L’infuso idroalcolico, ottenuto per infusione a
freddo del timo in alcool puro con l’aggiunta di zucchero, ha una gradazione alcolica
di 31 gradi. Il composto, molto gradevole e digestivo è venduto in bottiglie da
0,500 lt.
Che dire, cari amici,
di questo straordinario arbusto che fa della Sardegna un posto unico al mondo?
Difficile trovare da altre parti prodotti di questo genere! Per gli amanti
della natura un ultimo consiglio: questo timo profumato è anche un
piacevolissimo compagno dei piccoli giardini, per la sua robustezza e resistenza, per il profumo, la
bellezza e la delicatezza dei suoi fiori bianco rosati. Non c'è che da scegliere, vi sono alcune varietà
nane che si possono usare anche come tappeto erboso! Vi assicuro che se lo mettete nel Vostro
giardino vi sembrerà di abitare in un altro mondo e... non ve ne pentirete!
Sardegna, davvero unica, un grande Continente! Grazie a tutti dell'attenzione.
Ciao a tutti.
Mario
2 commenti:
Caro mario ti ringrazio tantissimo per questo stupendo articolo sull'armidda una pianta a me particolarmente cara poiché oltre all'uso che ne faccio in cucina soprattutto in sa bagna..sugo a base di carne di pecora,e anche nel classico stufato di manzo.Mi ricorda innanzitutto il profumo che sentivo da piccolo quando mio padre mi prendeva in braccio.Il profumo dei suoi abiti della sua macchina e della nostra Sardegna.(Babbo era un cacciatore che putroppo e morto per un incidente di caccia) nelle campagne di Onani'...con il profumo della armidda e della nostra stupenda Isola.
Caro mario ti ringrazio tantissimo per questo stupendo articolo sull'armidda una pianta a me particolarmente cara poiché oltre all'uso che ne faccio in cucina soprattutto in sa bagna..sugo a base di carne di pecora,e anche nel classico stufato di manzo.Mi ricorda innanzitutto il profumo che sentivo da piccolo quando mio padre mi prendeva in braccio.Il profumo dei suoi abiti della sua macchina e della nostra Sardegna.(Babbo era un cacciatore che putroppo e morto per un incidente di caccia) nelle campagne di Onani'...con il profumo della armidda e della nostra stupenda Isola.
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