Oristano 30 Dicembre
2013
Cari amici,
che io sia un
appassionato della storia della nostra Sardegna credo sia noto a gran parte di
Voi che leggete queste righe. Ho avuto modo di visitare molti nuraghi, tombe di
giganti, domus de janas, pozzi sacri e quant’altro, per cercare, man mano che
mi era possibile, di mettere insieme tutte quelle notizie che mi consentissero
di avere chiaro nella mia mente un “percorso di conoscenza”, capace di illuminarmi,
di togliermi tanti dubbi, tanti lati oscuri del nostro antico passato. Fra le
opere più significative del nostro tardo periodo nuragico che recentemente ho
potuto visionare, dopo il lungo restauro, sono stati i Giganti di Mont’e Prama, statue di grande bellezza ed espressione
di forza, il cui mistero sia sulla loro funzione originaria che la causa della successiva
distruzione, non sarà facile scoprire in tempi brevi.
In
questo mio personale percorso di conoscenza, non pochi dubbi mi sono sorti sulla
reale funzione di alcuni manufatti, di forma circolare, presenti in molti luoghi
nuragici; la loro collocazione centrale faceva presumere fosse un luogo di
riunione, anche se limitato ad un gruppo di persone. Una specie, insomma, di
sala riunioni dei capi della Comunità, oppure qualcos’altro? Una ipotesi di
utilizzo è stata formulata da Pier Luigi Montalbano, che scrive nel suo blog, in un “pezzo” dedicato alle terme/capanne, (http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2013/08/civilta-nuragica-terme-capanne-lustrali.html ), che quasi certamente anche nella civiltà nuragica
esistevano e avevano una funzione sacro/religiosa le cosi dette “capanne sudatorie”, anche se, ovviamente,
resta solo un’ipotesi. La Capanna Sudatoria, come scrive Riccardo Fioravanti
nel suo blog (http://ecatemethod.blogspot.it/2012/11/cose-la-capanna-sudatoria.html ), fa parte di un
antico rituale praticato da diverse Culture Native del pianeta, presenti ed operative in varie parti del mondo.
I bagni di vapore per scopi di purificazione e rigenerazione hanno quindi rappresentato
un’esigenza diffusa, non limitata ad un’unica cultura. Nella gran parte dei
casi tali pratiche erano in funzione con un doppio significato: fisico e
spirituale; pratiche necessarie per un rinnovato benessere del corpo e anche dello
spirito. Usanza questa che si è perpetuata nel tempo, arrivando anche fino ai
nostri giorni, pur trasformata in funzione della ricerca del benessere
psicofisico, come ad esempio la sauna
finlandese, che trae origine proprio da antiche pratiche sciamaniche, praticate
nell’antichità nel Nord Europa, o i bagni
di sudore termali, praticati prima dagli antichi Etruschi e poi dai Romani,
ed ancora oggi in auge.
La probabile
esistenza anche nella civiltà nuragica di queste “capanne sudatorie” rituali,
sembra confermata dall’attento esame di qualcuno di questi manufatti circolari prima
citati, che sembra proprio avvalorare questa ipotesi. L’analisi di questi
fabbricati circolari ha accertato che all’interno della capanna vi era lo
spazio per fuoco per dell’acqua. Intorno alla vasca centrale essi erano
dotati di un sedile circolare che poteva ospitare fino a una decina di persone.
Spazio modesto, che gli archeologi ipotizzano servisse ad un ristretto numero
di persone, ma senza accertarne gli scopi: le diverse ipotesi formulate non hanno
dato una risposta univoca. Gli studiosi hanno sciorinato le ipotesi più
suggestive: fornaci, terme, capanne per riti (ma non si sa quali) e altre ancor
più fantasiose. Un’ipotesi interessante è quella formulata da Pier Luigi
Montalbano, che io condivido, circa l’attribuzione a questi manufatti della
funzione di “capanne sudatorie”, il cui uso, come detto, è stato già accertato
in diverse civiltà della stessa epoca, in altre parti del mondo, come, ad
esempio, tra gli indiani d'America. Per rimanere all’interno della nostra
civiltà, chi visita con attenzione il villaggio nuragico di Barumini, potrà
osservare una capanna circolare con tutte quelle caratteristiche, che indurrebbero
a sposare questa teoria. Le similitudini, infatti, con le capanne sudatorie degli
indiani d’America, sono tali da confortare i sostenitori di questa teoria.
La capanna
sudatoria, o Inipi, come era
chiamata dagli Indiani nativi d’America, era per loro un autentico luogo di
preghiera. La parola
“Inipi” nella loro lingua significa “nascere
di nuovo”, rinascere a nuova vita, per essere sempre in totale sintonia con
lo spirito dell’universo: un omaggio, un canto dell’uomo alla grande madre
terra, che purifica e guarisce l’uomo ferito. La capanna sudatoria, quindi, come luogo di culto,
dove ritrovare se stessi, esternando il ringraziamento alla terra, Madre
creatrice. Questi antichi rituali consentivano ai componenti quella comunità di
riconnettersi, purificandosi, con la natura, con la Madre Terra, e con tutto
l’universo. I rituali praticati nella capanna ricreavano nel gruppo quella “rinascita”
cercata, che oniricamente riportava l’uomo nel grembo materno; il corpo, perdendo
con la copiosa sudorazione le scorie accumulate, si rigenerava e, ritornato purificato,
pulito come un neonato, poteva
riprendere con vigore la sua attività, apprezzando nuovamente le meraviglie del
creato e la bellezza delle cose che lo circondavano. Il rito che si svolgeva nella
capanna sudatoria era una delle cerimonie più importanti di purificazione dei
nativi americani.
Anche altri popoli avevano in uso cerimonie simili: sono
state accertate ad esempio in Messico con il Temascal, o in Perù con il “Bagno
degli Incas”; anche nelle culture europee, soprattutto nel nord Europa, si sono
trovate tracce di una antica pratica della capanna del sudore, come in
Finlandia o nella tradizione celtica.
Il rito
della capanna, quindi, con il suo doppio risultato, fisico, con la purificazione del corpo con il
vapore, e spirituale, attraverso un “viaggio
interiore”, nel buio della propria coscienza, che, con l’aiuto degli spiriti, consentiva
all’individuo di liberarsi delle sue ansie e delle sue angosce, consentendogli quella voluta profonda
trasmutazione che lo avrebbe guarito dai propri mali. L’atto fisico di
purificazione che il corpo mostra, nel lasciar uscire il sudore, testimonia anche
l’apertura dell’anima verso quegli infiniti spazi interiori che, con l’accompagnamento
e l’aiuto di preghiere, canti e la presenza degli spiriti benevoli, davano al
soggetto una rinnovata possibilità di guarigione sia dai mali fisici che
spirituali.
In Sardegna, Il complesso di Sedda 'e sos carros di Oliena, recentemente analizzato
da studiosi di fama internazionale come Mauro Atzei, mette in luce diversi
aspetti ancora sconosciuti e molto importanti, relativi alla spiritualità del passato del nostro popolo dei Nuraghi.
Proprio Mauro Atzei, scrivendo all’amico Marcello Cabriolu (notizia rinvenuta
si internet http://ilpopoloshardana.blogspot.it), così si esprime sull’analisi del sito di Sedda 'e sos carros:
Caro Marcello, leggevo proprio oggi il
tuo interessante resoconto sul sito sacro di sedda e sos carros. Mi pare che
siano passati non molto più di due mesi da quando ho avuto l'occasione di
seguire, proprio relativamente a questo bellissimo complesso rituale situato in
territorio di Oliena, la conferenza dell'archeologa nugorese Gianfranca Salis
che ne parlò con profusione di particolari. A parte il grande dispiacere
nell'apprendere dei danneggiamenti subiti dalle nove protomi d'ariete,
giustamente prelevate dalla sovrintendenza per meglio tutelarle e sostituire
con delle coppie fedeli, l'impressione che quel tipo di vasca dotata di
fornelli esterni per il riscaldamento dell'acqua (simile nella tipologia come
tu hai giustamente riportato a quelle di Serra Orrios a Dorgali e di Su
Romanzesu a Bitti), oltre che per le forme circolari del complesso, fanno pensare ad un impianto tipo temazcal
per la creazione di un ambiente sacro del sudore. Io penso che l'impianto,
chiuso a tholos, come gli studiosi suppongono, fosse in origine una
sofisticatissima capanna sudatoria in stile nuragico, probabilmente antesignana
delle capanne sudatorie da li a venire. Il sospetto è che già in diverse tombe
dei giganti i nuragici svolgessero queste tipologie rituali. Tuttavia, alla
fine del bronzo, certamente, il sincretismo avvenuto con l'esorcizzazione di
miriadi di nuove divinità, cioè con l'esercizio dell'animismo sempre più
spinto, messo in mostra con la produzione della bronzistica sacra, ha segnato
anche un balzo in avanti nella realizzazione di capanne sudatorie certamente
architettonicamente molto elaborate e sofisticate. Il rituale che le
sacerdotesse svolgevano in questi piccoli edifici cultuali erano simili
senz'altro a quelli che si svolgono ora tra i nativi americani. Chi ha fatto
esperienza dell'effetto mistico indotto da questo genere di pratiche (io lo
feci sotto la saggia guida di una anziana sciamana maya), sa che lo scopo
principale, oltre al rituale della purificazione spirituale e fisica tout
court, è quello di avere con facilità, la trance estatica che porti con se la
"visione mistica". (Mauro Atzei).
Tutto questo, a mio avviso, non fa
che confermare che anche presso il popolo dei nuraghi fossero attive, come del resto presso altre
civiltà dello stesso periodo storico, delle apposite “capanne sudatorie”, che riuscivano
a legare l’umano con il diviso, in un connubio di purificazione ed ascesa
spirituale. Tutto lo fa supporre, anche il simbolismo esteriore: dalla forma del
manufatto, agli appositi spazi interni, creati per essere un vero e proprio “luogo
di culto”. La capanna simboleggia la Terra, l’altare la Luna e la buca del fuoco il
Sole. Lo studio delle capanne sudatorie del popolo americano dei pellerossa,
ben più avanzato, ha messo in luce anche i rituali di partecipazione, molto
significativi. Le persone che prendono parte al rito entrano nella capanna a
gattoni, come i bambini, a rappresentare l’umiltà verso il Grande Spirito e il
rispetto verso la divinità. Successivamente vengono portate all’interno della
capanna le pietre roventi, una alla volta, e viene chiusa la porta in modo da
oscurare totalmente l’ambiente. E’ un modo di ricreare l’origine della vita, un
“rientrare” nell’utero di Madre Terra, con lo scopo di purificarsi e “rinascere”
a vita nuova. All’interno della capanna si canta, si prega, si condivide il
rito, in comunione spirituale. Si versa, poi, l’acqua
sulle pietre roventi che incominciano a cantare, cioè a rilasciare il vapore.
In questo modo la temperatura nella capanna sale, dando inizio così alla
sudorazione, alla purificazione dei partecipanti: sia nel corpo che nella mente;
mentre il sudore esce dal corpo le emozioni di ciascuno subiscono uno shock
difficilmente raccontabile. Sicuramente l’unico modo per conoscere le reali emozioni
che si provano in quei momenti nella Capanna Sudatoria è praticare il rito!
Cari amici, scoprire tutto questo e poi
raccontarlo a Voi, accende la mia mente, fervida e fantasiosa, in modo
particolarmente intenso. Essa immagina, in una chiara visione onirica, questo gruppo di nostri antenati nuragici
riuniti e “connessi”, tutti insieme, in una grande capanna sudatoria, che
rivolge una preghiera corale alla dea madre terra; un “collettivo” forte e coeso,
che affronta un processo di purificazione, attraverso il quale scaricare il
corpo dalle impurità e spiritualmente cercare di recuperare i valori del vivere
in comunità.
Un efficace metodo, non individuale ma collettivo, di fare una
profonda analisi interiore di se stessi, quasi
un confessarsi collettivo di fronte allo spirito, dichiarando di essere fragili
peccatori di fronte alla divinità, rappresentata dagli elementi della natura.
Un modo, attraverso la purificazione, di chiedere il perdono e la guarigione, del
corpo e dell’anima. Un omaggio ed una sottomissione alle divinità primordiali, rappresentate
in tutta la loro forza dal fuoco posto al centro, dall’acqua che porta la vita,
dagli spiriti del vapore e dell’aria, che portano in alto le preghiere rivolte all’entità
superiore, la madre terra, pronta a perdonare e a riaccogliere sempre i suoi figli nel
suo grembo.
Cari amici, l’uomo ha sempre cercato
Dio, questa Entità Superiore che stava sopra di Lui. La religiosità del
passato, pur in uno stadio embrionale, sostanzialmente non è molto differente
da quella di oggi! Grazie amici della Vostra gradita attenzione e ancora...a
tutti Voi i miei migliori auguri di…
BUON ANNO!
Mario
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