Oristano 17 Dicembre
2013
Cari amici,
la parte costiera del
Sinis di Cabras (zona dove fortunatamente ho la mia casetta al mare), in
particolare l’oasi di “Seu”, è straordinariamente ricoperta di macchia
mediterranea (cisto, lentischio, fillirea, elicriso ed altre essenze) ma, in
modo particolare di rosmarino. Nelle giornate primaverili ed estive, quando il
maestrale con la sua brezza carica di salsedine assale le narici dopo aver
attraversato l’oasi, ti porta, quasi come un regalo, il suo intenso profumo.
Una fragranza unica, una miscela di
essenze che ti ristora, ti affascina, ti rassicura, quasi a dirti che la tua
terra ti vuole bene, ti ama! Quando, poi, a primavera inoltrata di primo
mattino ti addentri nella macchia bassa, ricoperta di fiori di e di una miscela
intensa di profumi, perdi, quasi la cognizione del tempo. Allora, accarezzando
un cespuglio fiorito di rosmarino, ancora umido di rugiada, sei colpito e
avvolto da un intenso profumo: aspirandolo ti inebria e anche allontanandoti ti
rimane tra le dita. Ti senti quasi riportato indietro nel tempo, in un onirico
ritorno alle origini primordiali dell’umanità, quando tutto era più semplice,
più naturale, più vero, e la gente non era, come oggi, schiava di una civiltà
che ha perduto l’innocenza, che non si ferma di fronte alla natura, che corre…corre…in
una corsa senza fine, alla perenne ricerca del Dio denaro.
Il Rosmarino cari amici
è un’essenza straordinaria, che adoro il clima marino. L'etimologia del suo
nome già lo fa presumere: secondo alcuni deriverebbe dal latino "ros =
rugiada" e "maris = mare" vale a dire "rugiada del
mare", secondo altri deriverebbe sempre dal latino ma da "rosa =
rosa" e "maris = mare" cioè "rosa del mare", secondo
altri ancora dal latino "rhus = arbusto" e "maris = mare"
cioè "arbusto di mare". In ogni modo, qualunque sia la sua origine, è
sempre strettamente legata al mare, come ce lo ricordano anche i suoi delicati
e deliziosi fiori proprio colore del mare. Conosciuto fin dall’antichità per le
sue numerose proprietà, il rosmarino è sempre stato una delle
piante più amate. Utilissimo in cucina, possiede notevoli virtù terapeutiche, e
si rivela ancor oggi di grande utilità per numerose patologie.
Che il rosmarino fosse
una pianta quasi mitica, dotata di proprietà straordinarie, lo dimostrano le
numerose leggente e le "ricette", alcune anche incredibili, che, con
parti di questa pianta, sono state preparate nel corso dei secoli. Ne riportiamo
alcune, tra le più famose, per la Vostra curiosità.
Una preparazione curiosa
e molto famosa è "l'Acqua della Regina d'Ungheria" che diceva:
"Io
donna Isabella, regina d'Ungheria, di anni 72, inferma nelle membra e affetta
di gotta, ho adoperato per un anno intero la presente ricetta donatami da un
eremita mai da me conosciuto, la quale produsse su di me un così salutare
effetto che sono guarita ed ho riacquistato le forze, sino al punto da sembrare
bella a qualcuno. Il re di Polonia mi voleva sposare ma io rifiutai per amore
di Gesù Cristo. Ho creduto che la ricetta mi fosse stata donata da un angelo.
Prendete l'acqua distillata, quattro volte trenta once (1 oncia = 28,35 gr
n.d.r.), 20 once di fiori di rosmarino,
ponete tutto in un vaso ben chiuso, per lo spazio di 50 ore: poi distillate con
un alambicco a bagnomaria. Prendete una volta alla settimana una dramma (1
dramma = 3,545 grammi n.d.r.) di questa pozione con qualche altro liquore o
bevanda o anche con carne. Lavate con esso il viso ogni mattina e stropicciate
con essa le membra malate. Questo rimedio rinnova le forze, solleva lo spirito,
pulisce le midolla, dà nuova lena, restituisce la vista e la conserva per lungo
tempo; è eccellente per lo stomaco ed il petto" (cfr . Giuseppe De
Vitofranceschi, Le virtù medicinali del rosmarino, Milano 1983).
Altra ricetta, ancora
oggi famosa, è "l'Aceto dei quattro
ladri", originato da un'antica leggenda francese che narra la storia dei
quattro ladri che nel 1630, quando la peste colpì tutta l'Europa,
saccheggiavano le case degli appestati senza mai contrarre la malattia. Quando
furono finalmente presi e condannati a morte svelarono la ricetta dietro la
promessa d'avere salva la vita (non appena l'ebbero rivelata, vennero uccisi):
si cospargevano il corpo con un aceto da loro inventato formato dagli oli
essenziali di salvia, rosmarino, timo, menta, ginepro, cannella e lavanda (le
piante potevano variare a seconda della zona di origine della storia), tutte
piante note per le loro proprietà antisettiche e antibatteriche. Nacque così
"l'aceto dei quattro ladri" che veniva molto usato coma antibiotico
naturale in caso di infezioni ed epidemie.
Queste sono soltanto
due delle più famose ricette di antica data, ma tante altre se ne raccontano per testimoniare gli
straordinari poteri e virtù di questa incredibile pianta che ci ha fornito
madre natura. Pianta davvero unica per le sue molteplici proprietà, tra le
quali anche virtù magiche, tanto che nel Medioevo si aveva l'abitudine di
realizzare oggetti di ogni tipo con il legno del rosmarino da usare come “talismani”,
tra i quali i pettini, che avrebbero impedito a chi lo usava la calvizie! La
pianta di rosmarino vantava anche la proprietà di allontanare gli insetti dalle
piante vicine, tenendo a debita distanza anche le zanzare. Sacchetti contenenti
del rosmarino erano sistemati anche negli armadi per tenere lontane le tarme. Vediamo,
allora le principali caratteristiche di questa pianta.
Il rosmarino appartiene
al genere Rosmarinus, famiglia delle Labiatae ed il suo nome scientifico è Rosmarinus officinalis. In
sardo il suo nome varia a seconda delle zone: Zippiri (Villacidro – Sard.
merid.), Rosmarinu (Sard. merid.),
Zipari (Iglesiente), Romasinu (Logudoro - Goceano), Romaninu (Sard.
sett. – Bolotona),Romaniu (Sard. centr.), Romazzinu (Gallura), Rumasinu
(Sassarese – Logudoro), Rumazzinu (Sassarese – Logudoro), Rumosinu (Sard.
Sett.), Arromaniu(Sarcidano), Ispicu (Ierzu). E' una pianta
arbustiva perenne con portamento cespuglioso, che può raggiungere un'altezza di
tre metri. Il fusto all'inizio è prostrato, poi eretto e molto ramificato con
radici molto profonde e tenacemente ancorate al terreno. Le foglie sono
piccole, prive di picciolo, un po' coriacee, di un bel colore verde scuro sulla
pagina superiore e verde-argentate-bianche in quella inferiore, strette,
lineari e molto fitte sui rami e ricche di ghiandole oleifere. I fiori a
corolla azzurra (o azzurro-violetto e anche bianchi) e con due stami sono
riuniti in grappoli che crescono all'ascella delle foglie; sono presenti sulla
pianta quasi tutto l'anno (nelle zone litoranee fiorisce nei mesi di
ottobre-febbraio, mentre nelle zone interne tra marzo-luglio). I frutti sono
degli acheni che diventano scuri a maturità.
Diffuso in
tutte le regioni mediterranee, in
Sardegna il rosmarino è “Specie indigena”, tipica della macchia
mediterranea, distribuito sia lungo le coste che nelle zone interne, da 0 a
1000 metri sul livello del mare. Esiste anche una bella
varietà a fiore bianco, con una tenue presenza di rosa, a seguito di mutazione
genetica. Sia sotto forma di arbusto che di cespuglio la pianta ha un rapido
accrescimento e si adatta a qualsiasi substrato. La specie sarda è fortemente
aromatica e per questa ragione è diffusamente utilizzata come spezie. E’
presente e diffusa in macchie basse, miste a corbezzolo, fillirea, cisto ed eriche, soprattutto nelle zone costiere.
Si riproduce sia per seme che per talea.
Arbusto bello, colorato
e profumato, il rosmarino è stato tenuto dall’uomo, anche migliaia di anni fa,
nella massima considerazione per i suoi poteri, ritenuti davvero eccezionali. Tante
leggende sono fiorite sul suo nome. Già in periodo romano lo si usava per
preparare ghirlande propiziatorie e venivano bruciati rametti in onore di
Afrodite e degli Dei che proteggevano la casa. Nelle Marche, un tempo era
ritenuto nefasto anche piantarlo, perché si pensava “succhiasse” la vita altrui
per crescere bello, rigoglioso e profumato. In Veneto ne avevano
somma cura convinti che, se fosse morta la pianta, si sarebbe di certo ammalato
un componente della famiglia. Nel Meridione in generale è considerata “la
pianta funebre”, perché durante le morti per epidemia si usava bruciarla per
disinfettare stanze e cose. Ancora oggi non è raro vederne dei cespugli
piantati nei cimiteri dei piccoli paesi. In Albania, Romania e nell’Est Europa,
invece, è creduto afrodisiaco: ma non nei cibi. E’ credenza popolare anche che
farci la pipì sopra (sic) a mezzanotte in punto, e solo la notte di San Giovanni, donerebbe vigoria e
fertilità. In Provenza invece le ragazze si appuntavano fiori di rosmarino
accanto al cuore, per avere la certezza di essere corrisposte dai loro amati. Nel
Comasco le spose lo univano al bouquet nuziale come simbolo di amor perfetto. I Lombardi, invece, usano tenerne un rametto a
contatto con la pelle, nella convinzione che rendesse allegri.
La Sardegna, come
credenze popolari su questa pianta, non è dammeno. Nel '700, per preservare
dalla peste le pecore, si consigliava di profumare con rosmarino l'ovile ove
esse dormivano. Una legenda narra che il rosmarino offrì riparo alla Vergine
Maria durante la fuga dall' Egitto, e poiché vi poggiò sopra il proprio manto,
i fiori, originariamente bianchi, divennero azzurri. Il rosmarino, da sempre,
ha avuto utilizzo nelle cerimonie religiose popolari della Sardegna.
Tralasciando le
credenze e ritornando nella realtà, possiamo affermare che il rosmarino ha ancora
oggi una funzione essenziale, sia in cucina che a scopo curativo, per le sue
proprietà fito-terapeutiche. In cucina è un ingrediente indispensabile per
insaporire una grande varietà di cibi: dal pesce alla carne, dagli arrosti ai
formaggi, passando per il pane, i cereali e la frutta. Per la profumazione del
pane durante la cottura si aggiunge un rametto intero di rosmarino nel forno che
trasferisce il suo aroma a pane e focacce, oppure si può aggiungere tritato, in
modica quantità, direttamente all'impasto del pane; Per la profumazione di
piatti di cereali si può aggiungere un trito di rosmarino, fresco o essiccato, nei
risotti o nelle minestre di ceci, fagioli o lenticchie. Per insaporire le verdure
si unisce, tritato finemente, a verdure crude e cotte. I fiorellini del
rosmarino, di colore azzurro-cielo, in piccole quantità, sono una nota fresca e
piacevole nelle insalate.
La mensa sarda utilizza
il rosmarino anche per migliorare condimenti e salse. Un rametto in una
bottiglia di olio o di aceto crea un ottimo condimento aromatico. E anche molto
indicato per profumare salse e sughi: il suo aroma si armonizza bene con quello
intenso dell'aglio; tra le erbe aromatiche, le più affini sono il timo, la
santoreggia e la salvia. Anche la frutta può essere aromatizzata con pizzico di
rosmarino: alcune foglie di rosmarino aggiungono un aroma particolare anche a
composte e macedonie di frutta. Una leccornia sono “le Sardine al rosmarino”,
come “Il Pane Guttiau al Rosmarino”, ottimo snack, accompagnato da una buona
birra, ricetta ben apprezzata anche fuori dall’Isola. Le “Costolette di agnello
sardo al rosmarino” sono una specialità che allieta sardi ed ospiti, come le seadas,
condite con il Miele sardo di rosmarino,
sono una vera delizia, apprezzate ovunque.
Ma, a parte quelle
culinarie, le proprietà davvero uniche
di questa pianta sono racchiuse nei suoi principi attivi, di incredibile
efficacia terapeutica per curare non pochi malanni. Oltre gli utilizzi diretti
di parti della pianta, da questa si estrae un olio essenziale, a cui si deve
anche l'intenso profumo che lo contraddistingue, davvero straordinario ed
efficace. I sui sottili rami, inoltre, sono ricchi di importanti costituenti
chimici, tra cui derivati terpenici e flavonoidi, che contribuiscono a fare del
Rosmarino una pianta di grande utilità terapeutica.
Poiché vorrei descrivervele in dettaglio, queste “molteplici virtù”
terapeutiche, per oggi accontentatevi della parte che vi ho raccontato: il rosmarino,
pianta che profuma e aromatizza i cibi; domani, per evitare di annoiarvi troppo
oggi, Vi racconterò, descrivendole in dettaglio, le straordinarie virtù
curative di questa pianta.
Nella speranza di aver
soddisfatto, anche oggi, un pizzico della
vostra curiosità, Vi ringrazio di cuore. A domani!
Ciao
Mario
Nessun commento:
Posta un commento